Riquadro informativo:
Il Parco Archeologico di Monte Sannace e il Museo Archeologico Nazionale di Gioia del Colle sono gestiti dalla Direzione Regionale Musei della Puglia. Il Parco è aperto dal mercoledì alla domenica; il Museo osserva la chiusura solo il lunedì.Il Parco – il più esteso della Puglia (oltre 30 ettari) – ha un percorso archeologico di oltre 2,5 km e un percorso naturalistico di oltre 3 km. Il percorso archeologico offre al visitatore la possibilità di osservare le caratteristiche topografiche e strutturali della città antica. Il percorso naturalistico consente di apprezzare le qualità naturalistico-ambientali del luogo e di raggiungere punti di osservazione di particolare interesse paesaggistico, passeggiando totalmente immersi nella natura, fra radure e tratti ombreggiati, panchine e piccoli pannelli che raccontano le specie di fauna e flora presenti. È dotato di illuminazione notturna grazie alla quale nel periodo estivo sono organizzate manifestazioni serali (musica, teatro, osservatorio astronomico, ecc.). Anche il Castello, sede del Museo Archeologico, nel periodo estivo ospita spettacoli e manifestazioni artistiche.
Riquadro indagini scientifiche:
Il centro antico di Monte Sannace è stato interessato da campagne di scavo fin dalla metà del secolo scorso. Le ricerche hanno consentito di riportarne alla luce porzioni molto ampie: mura difensive, case, strade, monumenti pubblici e sepolture. Gli scavi più recenti sono stati condotti dalla Soprintendenza e dalla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Bari con indagini annuali iniziate nel 1994. La campagna di scavo 2021 è prevista dal 6 settembre al 15 ottobre: i visitatori che si recheranno al Parco in questo arco di tempo avranno la possibilità di assistere alle operazioni di scavo.
Monte Sannace? Sì, il Parco Archeologico più esteso della Puglia nel quale sono conservati i resti dell’antica città di Thuriae, citata da Tito Livio, che visse, ampia e molto popolosa, nel periodo storico precedente all’occupazione della antica Iapigia da parte di Roma. E dove si trova? È nel cuore della Puglia, sul più basso gradino delle Murge, a 5 km da Gioia del Colle, a metà strada fra Bari e Taranto. È un luogo ancora non pienamente raggiunto dal grande pubblico, ma siamo certi che andando via vi chiederete come mai sia possibile!
La visita del Parco archeologico, prima ancora di entrare nell’insediamento antico, inizia dalla ricostruzione di una casa antica all’interno della quale il visitatore può entrare e comprendere come potesse essere un’abitazione del periodo ellenistico. Gli ambienti sono arredati con mobili, suppellettili e attrezzi, così come possiamo immaginare che lo fossero davvero, grazie alla testimonianza dei documenti archeologici (FIG 2).
L’ingresso nell’area più propriamente archeologica avviene in corrispondenza del circuito murario difensivo: la visita a questo è molto suggestiva, perché è ben visibile un lungo tratto in cui le mura sono conservate fino ad un’altezza superiore ai 3 m (FIG 3) e perché parte di esso è pienamente inserito in un ombroso e lussureggiante percorso naturalistico. La presenza di scalette interne (FIG 4), ben visibili e ben conservate, utili all’accesso da parte dei militari al camminamento di ronda, è un’altra particolarità che aiuta i resti archeologici nel racconto del centro antico anche ad occhi non esperti.
Bordati dalle mura ci sono i quartieri abitativi (FIG 5). La maglia urbana, databile alla II metà del IV secolo a.C., è ben intellegibile (anche grazie all’aiuto di una pannellistica esauriente): ci sono 5 isolati (insulae) separati da strade, talvolta con andamento irregolare, talvolta invece ben orientate. Sono quartieri abitativi, ma anche artigianali.
Vi sono case di varia estensione e diversa planimetria, dalle più semplici composte da soli due vani affiancati alla più complessa casa a peristilio. Ma troviamo anche ambienti destinati ad attività produttive. La più significativa di queste attività era la produzione olearia, testimoniata da resti di grosse basi di presse sulle quali, grazie ad analisi gascromatografiche, ancora si sono potute leggere le tracce grasse lasciate dall’olio oltre 2000 anni orsono.
Tanti sono i resti archeologici che aiutano a comprendere la vita quotidiana e le attività lavorative degli abitanti di Monte Sannace: falcetti in ferro, roncole e zappe ci parlano di attività agricole, cesoie da lana e innumerevoli pesi da telaio di attività di tessitura, macine e mortai, grandi contenitori, fornelli e ceramica da cucina danno un’idea delle attività legate alla preparazione del cibo. Molti di questi oggetti sono esposti al Museo Archeologico di Gioia del Colle (FIG 8).
Sull’acropoli una terrazza panoramica è il luogo ideale dal quale godere di una meravigliosa vista sugli scavi della città bassa e a perdita d’occhio in direzione di Gioia del Colle. L’acropoli, abitata più a lungo dei quartieri in pianura (dal IX a.C. al I d.C. ca) offre al visitatore un quadro più composito e pluristratificato. In tutti i secoli in cui fu occupata rappresentò il centro politico, economico e sacro della comunità: qui vi sono edifici monumentali, un recinto (temenos) che cingeva la parte più elevata dell’insediamento e probabilmente un edificio sacro, le case più ‘lussuose’ di tutto l’insediamento, come una nella quale è conservata una stanza con vasca da bagno in terracotta.
Ma l’attenzione del visitatore sarà presa dalle numerose tombe di grandi dimensioni, appartenenti a personaggi di rango, probabilmente quelli stessi che sull’acropoli avevano le proprie residenze (FIG. 6). Tombe nell’insediamento? all’interno delle mura e addirittura anche sull’acropoli? Sì, il costume funerario degli Iàpigi prevedeva questa particolare consuetudine, le tombe erano inserite negli spazi liberi fra le abitazioni e, nel caso dei bambini di più tenera età, anche all’interno delle case o dei cortili, al di sotto del piano pavimentale.
Nella parte meridionale dell’acropoli, sotto una larga tettoia protettiva, si possono ammirare tre grandi tombe a semicamera dipinte: il sapiente utilizzo dei colori giallo, rosso e blu riesce a richiamare con la pittura l’effetto di una superficie marmorea; una vivace fascia decorata dall’alternarsi di piatti da cerimonia (patere) e teschi di buoi (bucrani) (FIG. 7) mostra una pittura funeraria di altissimo livello evidente testimone dell’apertura del centro indigeno di Monte Sannace ad un ambiente culturale, mediterraneo, di ampio respiro.
Il Museo Archeologico Nazionale di Gioia del Colle, con sede nel Castello normanno-svevo, accoglie nelle sue sale prevalentemente i reperti provenienti dagli scavi dell’antico abitato di Monte Sannace. Oggi si presenta con una veste completamente rinnovata, sia per quanto riguarda i reperti in esposizione, sia per gli apparati didattici e illustrativi. Fu istituito nel 1977 proprio per accogliere i reperti provenienti dagli scavi dell’antico abitato di Monte Sannace e da allora continua ad arricchirsi con i reperti derivanti dalle ricerche effettuate nell’area archeologica.
Il Castello di Gioia del Colle fa parte di quelle opere fortificate di epoca federiciana che conservano più integro l’impianto architettonico, definito dall’ampio cortile quadrangolare, dalle imponenti torri angolari e dalle poderose cortine con paramento a conci bugnati (FIG 9 e 10).
Situato in posizione dominante, a 360 metri sul livello del mare, fu principalmente una struttura di impianto bellico, costituita per la difesa del territorio e punto nodale di comunicazione lungo importanti strade che da Bari conducevano a Taranto, collegando l’area ionico-tarantina a quella adriatica. L’edificio è frutto di un sincretismo architettonico e artistico realizzatosi in tre periodi (prenormanno, normanno e svevo) ma anche di apporti più recenti di restauro del Novecento. L’opera federiciana, comunque, rappresenta la componente principale. Sono aperti al pubblico e visitabili diversi ambienti: al piano terra il cortile, la sala del forno, con sottostante prigione, e due ampie sale contenenti l’esposizione archeologica; al primo piano la sala del trono (FIG 11), la sala del camino, il cosiddetto gineceo, la torre de’ Rossi, la torre dell’Imperatrice e tre sale contenenti l’esposizione archeologica.
L’esposizione archeologica, ordinata con criterio topografico per facilitare la visita e la fruizione da parte dei non addetti ai lavori, è dedicata a manufatti appartenenti agli antichi Peucezi (VII – II sec. a.C.). La collezione consiste essenzialmente in reperti recuperati nei corredi tombali e reperti di uso domestico scoperti nell’antico abitato di Monte Sannace. Si tratta di manufatti locali, ma anche di importazione greca (vasi attici, ionici e corinzi), che attestano la presenza di scambi e commerci tra la popolazione indigena peucezia e le genti greche.
A cura di Fabio Galeandro, Paola Palmentola