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Lecce
giovedì, Novembre 21, 2024

Di versi in fondo

Estate salentina

Estate salentina, quanto sole!

e tutt’intorno quanta bella luce.

Così tanto l’atmosfera riluce

che la pupilla un poco quasi duole.

 

Cercare l’ombra in tal caldo si suole,

e mentre l’afa il respiro riduce,

mi prende il mio pensiero e mi conduce

dov’esso stesso, insieme al cuore, vuole.

 

È una distesa di grano dorato

sul quale forma un’onda un venticello;

è un’aia in una vecchia masseria,

 

è un cielo quasi bianco immacolato,

è il canto solitario d’un uccello

che vola alto sulla vita mia.

 

Nei vicoletti d’Otranto

Andar perdendosi nei vicoletti

d’Otranto, è qualcosa che dir bello

è come vago. Scendi dal castello

col mar ch’intona eterni motivetti

 

ed entra, gradito, nei negozietti

con profumo di pesce e di battello.

Sali per la cattedrale, gioiello

d’arte; ti fermi, respiri, rifletti.

 

Da piazza degli Eroi poi scendi al mare;

bianche vele e gabbiani si rincorrono,

e in fondo, lì a Levante, è l’Albania.

 

Le bianche spiagge a Nord a miglia corrono,

e a Sud se n’ sta lo Jonio a mareggiare

baciando l’Adria a punta Palacia.

 

Otranto è poesïa,

è un panno ad asciugare al sole steso,

e il bello che vi alberga… è un sottinteso.

 

Maglie      

Distesa quasi al centro d’una piana,

nel cuore, a sud di Lecce, del Salento,

sta Maglie, viva, allegra e un po’ ruffiana,

sorniona e canterina col suo accento.

 

Il nome suo mi dona gioia arcana,

e il campanile, amico d’ogni vento,

ripete quella melodia lontana

dall’ultimo decennio del Seicento.

 

Le chiese ed i palazzi e poi le scuole,

i fregi sulle case e cento corti;

odor di mosto ed olio ed il mercato,

 

i compaesani miei gentili e accorti…

Ritorna, come me, o tornare vuole,

chi un giorno via da Maglie se n’è andato;

 

ma se per suo destin fuori è restato,

pensando a Maglie, batte il cuore assai,

ché il primo amore non si scorda mai.

 

Luna d’agosto a Poggiardo

La luna piena l’undici di agosto

s’affaccia nella piazza bomboniera

nel cuore di Poggiardo e questa sera,

prendendo ai piedi della chiesa posto,

 

che per bellezza ed arte non ha costo,

respiro della pace l’atmosfera:

sereno è il cuore, l’anima leggera,

e quasi levitando in volo, sosto

 

fra antiche mura, fregi e ghirigori

che del barocco recano l’accento

e, gli occhi chiusi, vedo i tanti amori

 

ormai lontani, andati via col vento,

che in questa piazza della chiesa i cuori

fecero batter di ragazzi a cento.

 

Oh piazza del Salento!

Silente sei, ma quante cose dici

senza parlare, alle mie radici.

 

Sternatia

Sì come quando un figlio parte via,

in dolce, silenziosa, eterna attesa,

nel cuore del Salento al sole stesa,

t’attende, grika madre, Sternatia.

 

Ti guarda, ti sorride ma kardia,

sussurra kalimera e tu d’intesa

t’infili in ogni vico, in ogni chiesa,

respiri un po’ di magica Grecìa.

 

Poi vanno sulla chiesa madre gli occhi

e vibri di stupore: il campanile

ch’altissimo troneggïa e cortese,

 

la valle allegra con i suoi rintocchi.

E mentre il vento odora di fienile

t’affacci nella piazza del paese

 

che t’ospita gentile…

Sì, forse è solamente qualche istante,

ma figlio sei, tornato, non viandante.

 

ma kardia:   con amore
kalimera:    buongiorno

poesie di Gianni Seviroli

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