Estate salentina
Estate salentina, quanto sole!
e tutt’intorno quanta bella luce.
Così tanto l’atmosfera riluce
che la pupilla un poco quasi duole.
Cercare l’ombra in tal caldo si suole,
e mentre l’afa il respiro riduce,
mi prende il mio pensiero e mi conduce
dov’esso stesso, insieme al cuore, vuole.
È una distesa di grano dorato
sul quale forma un’onda un venticello;
è un’aia in una vecchia masseria,
è un cielo quasi bianco immacolato,
è il canto solitario d’un uccello
che vola alto sulla vita mia.
Nei vicoletti d’Otranto
Andar perdendosi nei vicoletti
d’Otranto, è qualcosa che dir bello
è come vago. Scendi dal castello
col mar ch’intona eterni motivetti
ed entra, gradito, nei negozietti
con profumo di pesce e di battello.
Sali per la cattedrale, gioiello
d’arte; ti fermi, respiri, rifletti.
Da piazza degli Eroi poi scendi al mare;
bianche vele e gabbiani si rincorrono,
e in fondo, lì a Levante, è l’Albania.
Le bianche spiagge a Nord a miglia corrono,
e a Sud se n’ sta lo Jonio a mareggiare
baciando l’Adria a punta Palacia.
Otranto è poesïa,
è un panno ad asciugare al sole steso,
e il bello che vi alberga… è un sottinteso.
Maglie
Distesa quasi al centro d’una piana,
nel cuore, a sud di Lecce, del Salento,
sta Maglie, viva, allegra e un po’ ruffiana,
sorniona e canterina col suo accento.
Il nome suo mi dona gioia arcana,
e il campanile, amico d’ogni vento,
ripete quella melodia lontana
dall’ultimo decennio del Seicento.
Le chiese ed i palazzi e poi le scuole,
i fregi sulle case e cento corti;
odor di mosto ed olio ed il mercato,
i compaesani miei gentili e accorti…
Ritorna, come me, o tornare vuole,
chi un giorno via da Maglie se n’è andato;
ma se per suo destin fuori è restato,
pensando a Maglie, batte il cuore assai,
ché il primo amore non si scorda mai.
Luna d’agosto a Poggiardo
La luna piena l’undici di agosto
s’affaccia nella piazza bomboniera
nel cuore di Poggiardo e questa sera,
prendendo ai piedi della chiesa posto,
che per bellezza ed arte non ha costo,
respiro della pace l’atmosfera:
sereno è il cuore, l’anima leggera,
e quasi levitando in volo, sosto
fra antiche mura, fregi e ghirigori
che del barocco recano l’accento
e, gli occhi chiusi, vedo i tanti amori
ormai lontani, andati via col vento,
che in questa piazza della chiesa i cuori
fecero batter di ragazzi a cento.
Oh piazza del Salento!
Silente sei, ma quante cose dici
senza parlare, alle mie radici.
Sternatia
Sì come quando un figlio parte via,
in dolce, silenziosa, eterna attesa,
nel cuore del Salento al sole stesa,
t’attende, grika madre, Sternatia.
Ti guarda, ti sorride ma kardia,
sussurra kalimera e tu d’intesa
t’infili in ogni vico, in ogni chiesa,
respiri un po’ di magica Grecìa.
Poi vanno sulla chiesa madre gli occhi
e vibri di stupore: il campanile
ch’altissimo troneggïa e cortese,
la valle allegra con i suoi rintocchi.
E mentre il vento odora di fienile
t’affacci nella piazza del paese
che t’ospita gentile…
Sì, forse è solamente qualche istante,
ma figlio sei, tornato, non viandante.
ma kardia: con amore
kalimera: buongiorno
poesie di Gianni Seviroli