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Sulle strade del cicloturismo

da “Puglia tutto l’anno” agosto 2020

Non bisogna aspettarsi perfette piste ciclabili né tantomeno attrezzati percorsi con precisa segnaletica: il viaggio in bicicletta in Puglia è tutto una sorpresa e la strada da imboccare è quella dell’avventura. Dunque, con il Gps alla mano, bisogna seguire le indicazioni, utilizzando la rete di strade secondarie e rurali che rendono questa terra ideale per essere scoperta su due ruote.

Già, perché il fitto intrico di vie di comunicazione locali ma anche il concentrarsi del traffico automobilistico attorno ai grandi centri urbani e sulle strade a scorrimento veloce, fa sì che gran parte delle strade secondarie, persino quelle in riva al mare, siano a bassa intensità di traffico. Aspettando che anche in Puglia prendano forma percorsi e infrastrutture ciclabili degni di questo nome, proprio questa rete di strade secondarie e rurali è diventata la preziosa risorsa di molti cicloturisti e tanti tour operator, molti dei quali stranieri, che hanno puntato sulla Puglia.

Non sfugge a questa regola la Ciclovia dell’Ac- quedotto Pugliese, la più importante infrastruttura della regione, realizzata per soli venti chilometri in Valle d’Itria, ma che presenta un percorso realmente percorribile, che segue le tracce del più grande acquedotto d’Europa, dalle sorgenti di Caposele fino alla trionfale cascata monumentale di Santa Maria di Leuca.

Cinquecento chilometri di pura bellezza, attraversando paesaggi unici dell’Italia interna, dall’Alta Irpinia al Vulture, dall’Alta Murgia alla Valle d’Itria, dall’Arneo al Basso Salento, toccando borghi incantevoli e luoghi selvaggi. Il racconto di questo straordinario itinerario è racchiuso nella guida “Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese” (Ediciclo editore, euro 14, 2018), nella quale ho raccontato non solo un itinerario possibile ma soprattutto l’esperienza di un gruppo di “cicloesploratori” che ha creduto nel progetto della Ciclovia, inserito nel 2016 fra le quattro ciclovie di interesse nazionale finanziate dalla Legge di Stabilità.

La passione del viaggio slow in scenari naturali unici e la scoperta di una delle pagine più affascinanti della storia di Puglia sono gli ingredienti che fanno di questo percorso un appassionante viaggio nella storia e nella natura del Sud. La ciclovia, non ancora ufficialmente segnalata ma percorribile grazie alle tracce gps che si scaricano dal sito dell’editore e alla cartografia molto accurata della guida, attraversa anche l’intero Salento, ma rigorosamente nell’entroterra.

È tutta rivolta al mare, invece, l’attenzione dell’altra guida arrivata in libreria da poche settimane, “In bici sui mari del Salento” (Ediciclo editore, euro 14,50, maggio 2020) e che conduce i cicloviaggiatori in un affascinante percorso lungo la costa. Il Salento è una penisola di tesori circondata da un mare dai colori cangianti – dal turchese al blu mediterraneo, dall’azzurro intenso al verde smeraldo – che in uno straordinario percorso gravel lascia scoprire le spiagge più belle del Sud, fra storia e natura, raccontate con tutte le istruzioni per l’uso, per raggiungerle agilmente in bici e fare bagni da sogno. Scoprendo lunghe spiagge sabbiose, basse scogliere con piccole baie, faraglioni, insenature di morbida roccia, scogliere superbe, grotte, fiordi e porticcioli al centro del Mediterraneo.

In bici sui mari del Salento nella bellezza senza confini

(dal libro di Roberto Guido “In bici sui mari del Salento” Ediciclo editore, maggio 2020.)

“… Si continua sulla litoranea per altri due chilometri, per arrivare sull’alta scogliera che contraddistingue il punto più a est d’Italia. Si svolta a sinistra, proprio all’altezza di un (brutto) insediamento militare, per imboccare una mulattiera che scende giù e alla prima curva ecco tutta la bellezza del faro di Punta Palascìa, abbarbicato sulla roccia davanti all’infinito blu del Canale d’Otranto. Ancora un tornante e dopo poche centinaia di metri si arriva ai piedi della costruzione militare che affianca il faro, che ogni anno a San Silvestro richiama qualche centinaio di persone per vedere l’alba di Capodanno, il primo sole che sorge sull’Italia con i suoi colori tenui, tra il rosa del cielo e l’azzurro del mare.

Visto da sotto, il faro è imponente e lo è ancor di più se si considera che tutt’intorno non c’è nient’altro che una selvaggia scogliera. Alto ben 32 metri, si innesta su un piccolo edificio di due piani, dove una volta vivevano i militari che gestivano l’impianto, e con la sua luce segna il confine tra l’Adriatico e lo Ionio. Le carte nautiche, infatti, indicano convenzionalmente proprio qui la confluenza tra i due mari, e non a Leuca, come molti pensano. Oggi il vecchio guardiano non c’è più, ma il faro continua a svolgere la sua funzione con un segnale luminoso di cinque secondi, visibile a ben 18 miglia nautiche di distanza.

[…]

Qui non è proprio il caso di pensare a un bagno, sia perché il mare è 30 metri più in basso e la costa è molto impervia, sia perché è subito mare aperto e i fondali sono davvero molto profondi.

Si risale la stessa mulattiera per riprendere la litoranea e godersi uno dei tratti di costa più selvaggi del Salento. Si resta per un chilometro in quota, su una sorta di altopiano in riva al mare, con lo sguardo che spazia verso l’altra costa del Canale d’Otranto, che nelle giornate più terse si mostra in tutto il suo fascino. Qui le massicce montagne dell’Albania e le isole greche, distanti 45-50 miglia, in alcuni giorni, grazie al gioco della rifrazione, si vedono nitidamente, tanto da sembrare vicinissime, e indicano a chi viaggia che il mondo della bellezza non ha confini…”.

di Roberto Guido


Roberto Guido è giornalista di professione, cicloesploratore per passione, è uno dei principali esponenti del Coordinamento dal Basso per la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese. Con un reportage a puntate sulla Cicloesplorazione dell’Acquedotto Pugliese, pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno nel 2015, ha vinto nel 2016 il Premio “Michele Campione”/Giornalista di Puglia per la sezione Cultura e Costume. Cronista al Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto dal 1979 al 1998, Roberto Guido ha fondato nel 2001 e diretto fino al 2017 “quiSalento”, l’insostituibile guida di eventi e cultura popolare salentina. È autore di diverse guide sul Salento fra cui “Le 50 spiagge più belle del Salento” (2015-2017), “Salento istruzioni per l’uso” (2005-2013), “Lecce istruzioni per l’uso” (2006-2009), nonché di originali pubblicazioni come “La Notte della Taranta 1998-2007. Breve storia per testi e immagini dei dieci anni che hanno rivoluzionato la musica popolare salentina” (2007), “Salento da favola” (2009) e “Salento da gustare” (2011), tutte nella collana “i libri di quiSalento” (Edizioni Guitar).
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