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giovedì, Novembre 21, 2024

Loredana Capone prima donna presidente del Consiglio Regionale

Loredana Capone è una delle donne che si è sempre distinta nei percorsi intrapresi durante la sua vita: prima nella carriera da avvocata, poi in famiglia, sposata e madre di quattro giovani donne. È però nella sua passione, la politica, ad aver profuso impegno e determinazione, tanto da raggiungere un ambito risultato: la presidenza del Consiglio regionale, la prima volta per una donna.

Sempre impegnata, non dimentica le sue origini e sprona in ogni occasione i giovani a sognare e a darsi da fare per raggiungere i propri obiettivi.

La prima donna Presidente del Consiglio della Puglia. Un’elezione importante che conferma un trend mondiale sulla capacità delle donne che riescono a rompere il tetto di cristallo, ma che in Puglia cerca anche di porre rimedio alla polemica sulle quote rosa. Come vive questo nuovo incarico?

Con responsabilità e orgoglio. Preciso subito che quando parlo di orgoglio non mi riferisco ad una reazione di tipo “primatista”: io mi sento di rappresentare tutte le donne che giornalmente lottano contro pregiudizi, sbarramenti e ostacoli; il fatto che questo riconoscimento sia toccato a me è solo la dimostrazione lampante che può accadere a tutte, può trattarsi della carica istituzionale che oggi ricopro, può trattarsi della direzione o rappresentanza di una grande azienda, della responsabilità in ambiti professionali più prestigiosi anche perché inediti, ovunque lo si voglia vedere, questo processo è inarrestabile, è un fiume in piena, e in Italia toccherà presto i traguardi che ancora resistono: la Presidenza del Consiglio o quella della Repubblica. Abbiamo già potuto avvalerci della presenza di donne eccezionali alla Presidenza della Camera, del Senato, della Corte Costituzionale, abbiamo avuto Premi Nobel e, tanto per cambiare astronaute entusiaste di guardare il mondo dallo spazio. Nulla è precluso. Quanto alle quote rosa, sono uno strumento su cui si può discutere, che si può migliorare, il cui maggior pregio è che concorre a dissotterrare la testa dalla sabbia, sia degli uomini, che delle donne stesse.

Gioia Catamo, Felicia Bottino, Loredana Capone

Ha alle spalle tanto lavoro: ha dovuto dimostrare di più e dovuto fare meglio per avere la stessa visibilità di un collega uomo? 

Le scelte di vita non derivano solo dai forti convincimenti o dalle passioni: è fuori di dubbio che se nella mia famiglia originaria non avesse prevalso il rispetto per quelle che erano le mie aspettative, forse non si sarebbero create le condizioni idonee perché io frequentassi il corso di studi in giurisprudenza o diventassi avvocato. A quel punto, mi sentivo già più che appagata dalla professione, sino a quando un amorevole e indimenticabile Sindaco della mia città non mi propose di occuparmi di urbanistica nella sua Giunta, entrando come tecnica. Da allora entrò in gioco l’altra mia famiglia, quella attuale, con bambine piccole ma anche e soprattutto con un compagno di vita, mio marito, che ha condiviso sin dall’inizio l’improvvisa e inaspettata attrazione che su di me iniziò ad esercitare la politica, non facendomi mai pesare le ore e i giorni che via via ero costretta a sacrificare a loro, anzi sostenendomi e avendo cura dei miei momenti più critici. Posso affermare quindi che grazie a queste condizioni mi sono ritrovata a competere “ad armi pari” con gli uomini, senza svendere naturalmente neanche un briciolo della mia prerogativa di genere, che “vede” la politica con una sensibilità e una umanità non proprio scontate.

Quanto costa a lei e alle altre donne impegnate in politica conciliare famiglia, lavoro, passioni? 

La ricetta è quella cui ho già accennato: occorre una famiglia che sposa una causa, perché l’assunto di partenza è che perché una donna conquisti una posizione che la porta spesso fuori per lavoro o per incarico pubblico – come nel mio caso – non occorre che essa sia single o confini gli affetti personali a spazi marginali. Deve vivere le proprie passioni senza averne paura, come ho detto è fondamentale che le scelte finali, quelle che non possono non aver riflessi nella quotidianità familiare, siano condivise e volute da tutti i componenti della famiglia, e non parlo solo del marito. Dovendo per forza rinunciare a qualcosa, magari, ho cercato di rinunciare al sonno, io sono da sempre abituata a dormire quel tanto che è necessario, e svegliarmi presto la mattina mi consente di vivere alcune incombenze tipicamente domestiche con serenità ed energia, prima d’essere fagocitata dagli impegni.

Quali sono gli obiettivi della rete delle donne pugliesi elette

La rete regionale delle donne, prevista dalla Legge Regionale n.7 del 2007 e sul punto mai attuata, è importantissima perché mette insieme tutta una serie di funzioni che possiamo svolgere e che possono dare ulteriore lustro all’attività che ciascuna di noi compie nel proprio ruolo. Ma al di là del lustro questa rete può darci la possibilità concreta di confrontarci sulle politiche, stabilire percorsi comuni sugli organismi di parità, per evitare sovrapposizioni e garantire la massima efficacia, condividere progetti e buone prassi che possono essere replicati su altri territori. Ma può e deve essere, soprattutto, quel luogo in cui i fabbisogni diventano agenda, in cui potenziare le competenze, organizzare momenti di formazione e informazione, promuovere azioni comuni, attraverso cui portare le esigenze dei nostri territori all’attenzione della Regione, per modificare le leggi oppure introdurne di nuove. Dobbiamo riconoscerlo, tanti passi avanti sono stati fatti da quando è stata istituita la Giornata Internazionale dei diritti della donna, ma quante cose restano ancora da fare? Ci sono momenti, purtroppo, in cui sembra addirittura di tornare indietro. Pensiamo, per esempio, a quanto siano aumentati i femminicidi negli ultimi anni o alla percentuale di donne che hanno perso il proprio posto di lavoro in pandemia: sui 101 mila nuovi disoccupati 99 mila sono donne (fonte Istat). Quali azioni positive, allora, possiamo mettere in campo? Per le donne? Per le famiglie? Così che ci sia davvero un’emancipazione delle donne? Essere la prima donna Presidente del Consiglio regionale significa per me lasciare un segno e voglio farlo con le donne elette in Consiglio, con cui abbiamo deciso di fare squadra e ce lo confermiamo con le azioni quotidiane, e con tutte le amministratrici di Puglia, di maggioranza e opposizione. Dobbiamo agire a 360 gradi: dal punto di vista legislativo, amministrativo, programmatico, e possiamo farlo solo se lavoriamo insieme, donne e uomini. Perché i diritti delle donne sono diritti umani. Quante volte la questione della presenza delle donne in politica viene ridotta a una battuta. Quante volte sentiamo parlare di quote azzurre. E, invece, la battaglia per la parità è ancora tutta da compiersi, a partire dall’aspetto culturale, incentivando sempre più il coinvolgimento degli uomini in questo percorso. Perché se non interveniamo con il dialogo, se non prendiamo consapevolezza che solo insieme possiamo migliorarci, non riusciremo mai a costruire un presente e un futuro migliori. E in questa battaglia sono certa che la mia elezione all’interno del Comitato Europeo delle Regioni potrà essere utile a tutte e tutti perché mi prodigherò per l’attuazione della strategia e dell’uso dei fondi posti a base della nuova programmazione.

C’è stato un momento nel quale ha pensato che fosse cambiato qualcosa per le donne? Che ci fosse uno spiraglio con nuove prospettive?

 

Ho citato prima: la presidenza della Corte Costituzionale affidata in passato all’attuale Ministra Cartabia è stata rivoluzionaria in un ambiente tradizionalmente maschile come quello dei giudici e dei giuristi, che non c’entra con la vitalità delle Procure dove le donne sono presenti in buona percentuale ormai da tempo. Ma non sono le situazioni singole a cambiare i costumi: Hillary Clinton ha portato le donne a pensare di poter governare gli Stati Uniti, non c’è riuscita, ma ha spianato la strada a Kamala Harris. Ma al di là delle loro carriere, ciò che conta è cosa accadrà nella testa degli americani: senza una presa di coscienza generale, che coinvolga le donne, le mogli, le madri, le fidanzate, ognuna nel suo posto di lavoro o nella sua famiglia, il “successo” di una donna impegnata nelle istituzioni non cambierà il mondo.

E siccome tutto il mondo è paese, anche in Italia c’è un’autostrada da percorrere.

Spesso sono le stesse donne a sbarrare la strada alle altre, crede nella possibilità di una nuova riscoperta della “sorellanza”?

Sarei ipocrita se affermassi che la solidarietà di genere vince a prescindere. I difetti della società e dei suoi istituti di rappresentanza non sono prerogative degli uomini, anche se sono stati loro nei secoli a rimanerne maggiormente contagiati. Tuttavia la storia delle regine di Spagna, di Olanda o di Inghilterra, non è una storia pacifica, vero che le società da loro governate hanno raggiunto eccellenze culturali – e spesso economiche – inusitate per quegli anni, ma intorno hanno prosperato odi, inganni, congiure, dalle quali le donne non sono state esenti. Non mi illudo dunque che l’esser donna impegnata – anche nel mio caso in cui alla ragione di un riconoscimento vi sono certamente la stima di quanti mi hanno eletto in Consiglio ma principalmente il mandato di chi mi ha votato nelle urne – corrisponda a un lasciapassare automatico per e con tutte le altre donne. La condizione di genere non deve essere condizione omologante, ci sono le idee, le storie, le convinzioni, le sensibilità personali: si fa squadra comune sui principi non negoziabili, quelli della parità, della non discriminazione, della lotta ai linguaggi sessisti e violenti, ma poi si segue tutte la propria strada.

Nessun diritto è dato per sempre, si deve sempre tenere alta l’attenzione per non retrocedere. Come intende impegnarsi per i diritti delle donne?

Il mio sarà un mandato concentrato sui diritti e sulle riforme. Troverete ampio spazio a favore di quelle riforme che consentono il rafforzamento dei diritti delle donne e dei soggetti che oggi sono più deboli. Ovviamente intendo che procederemo, come sempre, garantendo la massima partecipazione delle Pugliesi e dei Pugliesi e la massima condivisione delle scelte più importanti.

A cura di Ilaria Lia

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