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domenica, Novembre 24, 2024

Pugliesi nel mondo: Giuseppe Cataldo

«Mi mancano il mare, il cibo, la giovialità  e il calore della gente»


 La prova provata delle risorse straordinarie che ci la- sciamo sfuggire: Giuseppe Cataldo, dal mare azzurro di Lizzano al cielo azzurro dell’America, luogo dove non si fanno scappare quelli bravi, e poi appunto non è un caso se l’America primeggia un po’ in tutto. Anche se alla fine la pugliesità emerge, e Giuseppe, che per lavoro indaga lo spazio sconfinato, si fa scappare un sospiro: ah, quel cielo pugliese in riva allo Jonio…


Farei innanzitutto un riassunto delle puntate precedenti: come sei arrivato alla Nasa, e che ruolo ricopri attualmente?

«Sono arrivato alla NASA nel 2009 come uno dei due studenti europei sponsorizzati dall’Agenzia Spaziale Europea per partecipare alla NASA Academy, il programma d’élite dell’agenzia americana pensato per la formazione dei futuri leader del programma aerospaziale americano. Successivamente mi fu offerto di ritornarci per la tesi di laurea magistrale, che completai nel 2010, e poi un incarico. Una strada molto lunga, da allora, che mi ha portato a lavorare su problemi di astrofisica teorica e sperimentale e sullo sviluppo di tecnologie per telescopi infrarossi. Fino a continuare come ingegnere dei sistemi per l’ormai famoso telescopio “James Webb”, come ingegnere capo di missione di due altre missioni, e attualmente come responsabile della protezione planetaria inversa per una delle prossime missioni che riporteranno sulla Terra dei campioni di roccia e atmosfera attualmente in fase di raccolta su Marte dal Rover Perseverance».

Cosa vi aspettate di trovare scandagliando l’universo con i mezzi della Nasa?

«Dalle prime stelle, formatesi circa 400 milioni di anni dopo il Big Bang, a tanti nuovi pianeti al di fuori del nostro sistema solare. E forse la vita su qualcuno di essi».

Magari proprio su Marte?

«Le missioni attuali mirano piuttosto allo studio della vita estinta sul pianeta rosso, che potrebbe fornirci tante informazioni importanti sulla storia di Marte, un tempo creduto essere molto simile alla Terra, con un’atmosfera più spessa e acqua. Così facendo potremo capire meglio i meccanismi che hanno portato alla vita proprio sul nostro pianeta».

Quando esplori lo spazio, e ammiri la sua bellezza perfetta, pensi che esista un Creatore o che sia tutto frutto del caso?

«Credo fermamente che esista un Creatore. La complessità dell’universo è tale da rendere il “caso” una spiegazione molto debole, soprattutto quando si pensa alla vita, alla complessità dei corpi degli esseri viventi, fatti non solo per vedere e sentire, ma anche per provare emozioni, pensare e farsi proprio questa stessa domanda: come è nato tutto, e perché? Detto con un esempio più semplice, “James Webb”, il più complesso telescopio finora mai costruito, avrebbe mai potuto crearsi da solo aspettando che viti e bulloni si assemblassero con l’obiettivo di creare una macchina così speciale e con degli obiettivi così specifici? Penso che lo stesso valga per noi esseri umani».

Giuseppe Cataldo

Quanto ti dà soddisfazione pensare: “Sono arrivato nell’agenzia spaziale più importante del mondo”, e cosa ti ha aiutato a sbaragliare la concorrenza – amplissima, immagino?

«È una bella soddisfazione. Non mi sarei mai aspettato di arrivare alla NASA a soli 23 anni, e per di più da studente! Ciò che penso mi abbia aiutato a raggiungerla è stato il mio coinvolgimento in varie attività e progetti, soprattutto durante l’università, che mi hanno permesso di sviluppare capacità di leadership e gestione di squadre. Oltre ovviamente allo studio dettagliato delle materie scolastiche, alla mia passione per lo spazio e la scienza in generale, alla varietà dei miei interessi, che includevano l’apprendimento di varie lingue straniere, la pratica di vari sport, lo studio della musica: sono violinista».

Si torna a parlare di andare sulla Luna dopo decen-ni di stop.

«Stiamo preparando i sistemi necessari per ripartire, come lo Space Launch System, il razzo più potente della storia che la NASA ha provato a far decollare qualche giorno fa nel quadro della missione Artemis I. L’idea è di ritornare sulla Luna con missioni di circa tre settimane in cui gli astronauti potranno stare in una stazione orbitante, chiamata Lunar Gateway, e da lì scendere sul suolo lunare per effettuare gli obiettivi della missione. A lungo termine, si pensa di costruire un ecosistema sostenibile che ci preparerà successivamente per missioni umane verso Marte».

Quando potremo, secondo te, viaggiare tutti nello spazio normalmente – “normalmente” come andare da Lecce a Lizzano, per dire?

«Ci vorrà ancora molto tempo. Per dare giusto due esempi, bisogna ancora capire più a fondo gli effetti della radiazione cosmica sul corpo umano e come sostenere viaggi lunghi tra la Terra e un altro corpo celeste, oltre alla Luna, con tecnologie che permettano di ridurne i tempi di percorrenza».

Tu vivi in America: cosa ti manca di più della Puglia quando ne sei lontano, e cosa invece non ti manca neppure un po’?

«Mi mancano il mare, il cibo, la giovialità e il calore della gente. Non sento invece la mancanza di quel disordine e di quella noncuranza che spesso affliggono tanti paesi e città, che invece potrebbero davvero diventare un fiore all’occhiello per il turismo nella nostra terra e tante altre attività».

Perché un ragazzo come te se n’è dovuto andare in America per realizzarsi e realizzare i propri sogni?

«Come ho accennato prima, me ne sono andato senza neanche programmarlo. Tutto è successo per gioco! In generale, però, gli Stati Uniti d’America offrono tante opportunità in termini di fondi per la ricerca, e un sistema meritocratico che ti permette di crescere indipendentemente da chi conosci».

Com’è la Puglia vista dagli americani?

«Come una terra bellissima, tutta da godere».

Tornare a casa prima o poi: una probabilità, una possibilità, un’ipotesi irrealizzabile?

«Una possibilità che non escludo».

La tua dieta americana è comunque un po’ italiana e pugliese o ti sei integrato con la cucina Usa? C’è qualcosa di pugliese che porti con te quando torni dalle vacanze?

«Mi sono adeguato a mangiare un po’ di tutto. È sempre bello esplorare nuovi sapori e tipi di cucina, anche se posso dire che per la maggior parte la mia dieta resta italiana e pugliese. Frise e orecchiette non possono mancare».

Cosa fai quando sei in Puglia?

«Trascorro molto tempo con la mia famiglia, che è grande e non vedo spesso data la lontananza. In estate vado al mare e, più in generale, visito tanti posti, approfittando per mostrarli a mia moglie che non è italiana. Vedo anche tanti amici, inclusi molti del liceo».

Per concludere: il cielo pugliese è più bello di quello americano o no?

«Certo, soprattutto quando lo si vede in riva al nostro mare!».

di Leda Cesari

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