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Farinella, una maschera che diventa patrimonio gastronomico

Tra cane e gatto ci metti Farinella. Burlone, caciarone in pratica un giullare. Un costume con losanghe colorate e un cappello a tre punte con dei sonagli pendenti, solo questo mette allegria e buon umore a sentirlo arrivare tintinnando. Il carattere giocoso lo porta a risolvere dispute e animosità, lo troviamo spesso rappresentato tra un cane e un gatto.

Farinella è sinonimo di uno dei carnevali più antico e famoso della Puglia quello di Putignano e l’edizione di quest’anno è la 627.

La maschera di Farinella nasce negli anni ’50 per mano di Castellano Domenico, nato a Gioia del Colle e trasferito a Milano nel 1967, era uno dei massimi esperti della grafica tra gli anni 60 e 70. Il nome della maschera “Farinella” proviene da uno dei piatti storici di Putignano, si realizza con ceci, orzo o tutti e due insieme. Tostati e macinati fino a ridurli in farina, ha rappresentato l’unico cibo per il duro lavoro nei campi accompagnandola con patate, mescolata nella purea di fave, sul sugo, con la frutta…ma normalmente per i poveri l’accoppiata era spesso solo una, farinella e fichi secchi e come dessert veniva mischiata allo zucchero. Cibo diventato espressione di un territorio, non manca ancora oggi nelle declinazioni moderne come una spolverata di farinella sulla pizza.

Ricetta: come usare la farinella

  • Potete sostituire la semola con la farinata e preparare una polentina morbida condita a piacere, ottimo con olio EVO e formaggio.
  • Sulla Pasta con le rape: fate la pasta con le rape a vostro gusto, le ricette esistenti come espressione di una famiglia sono tante, l’importante è mettere sopra a tutto una generosa porzione di farinella, come se fosse formaggio.
  • Sulla carne o braciole al sugo, o meglio sopra il sugo che circonda abbondantemente i pezzi di carne o le braciole.

Ricordate che potete accompagnarla con qualsiasi cosa disponiate in frigo, in altri tempi era l’unico alimento e veniva abbinato a tutto, dolce o salato, secco o umido.

di Maria Rita Pio


Pubblicato il 16/02/2023 alle ore 12:45

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