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sabato, Novembre 23, 2024

I percorsi della fede: Sulle vie dell’Angelo

Antica Siponto

Il Gargano è oggi protetto da un parco nazionale ed è una notissima meta turistica. Ma la sua notorietà risale fino al quinto secolo quando cominciò a richiamare moltitudini di pellegrini attratti da una grotta dove si sarebbe manifestato Michele, l’arcangelo guerriero. Monte Sant’Angelo si trasformò nel “santuario nazionale” dei Longobardi e la Via Sacra Longobardorum divenne una delle più importanti arterie del pellegrinaggio medievale. Su queste strade, che dalle pianure del Tavoliere s’inerpicano sul promontorio garganico, passarono papi e sovrani, guerrieri crociati e pii pellegrini, santi predicatori e pastori transumanti, briganti e malati nel corpo e nello spirito.

Schivando le strade affollate dalle auto dei vacanzieri e dai torpedoni dei pellegrini, andiamo a piedi alla scoperta di chiese, monasteri, abbazie, eremi, antichi xenodochi che punteggiano la Via dell’Angelo. Passeggiamo in due luoghi splendidi: l’antica Siponto e il Vallone di Pulsano. Sperando nella compagnia dell’Angelo.

I due centri di riferimento del nostro itinerario sono Manfredonia e Monte Sant’Angelo. Siamo a sud del Gargano, collegati a Foggia e all’autostrada grazie alla veloce Strada Statale 89 Garganica. Manfredonia deve il suo nome al re Manfredi e la sua notorietà al Castello che custodisce il museo delle stele daune e ai suoi porti. Siponto, meta della prima passeggiata, si trova nella sua immediata periferia. Monte Sant’Angelo, che si affaccia sul golfo di Manfredonia ottocento metri più in alto, si è sviluppata intorno al Santuario di San Michele e alla grotta dell’Arcangelo. Una tortuosa strada di 9 km lo collega al Vallone di Pulsano, meta della seconda escursione.

L’antica Siponto

Una breve passeggiata ci porta alla scoperta dell’antica Siponto. Punto di partenza è la piccola stazione di Siponto sulla linea ferroviaria Foggia-Manfredonia (Ferrovie del Gargano). Spalle all’abitato, si varca il passaggio a livello e si va a piedi tra la ferrovia e gli impianti sportivi. Troviamo subito una stradina brecciata che s’inoltra nei campi e raggiunge la vicina area archeologica. La stradina sale sulle antiche mura, nei pressi dell’antica torre e dell’area medievale e le segue sulla destra fino a una colonna di granito ornata da un capitello e da una croce di ferro. La colonna ricorda il passaggio di San Francesco d’Assisi che si recava in pellegrinaggio alla grotta dell’angelo sul monte Gargano. Si va ora a sinistra verso il recinto dell’area sacra. Un cancello e una grande croce introducono agli scavi della basilica paleocristiana e alla pineta. Ma a calamitare l’attenzione è la basilica di Santa Maria Maggiore, l’antica cattedrale. È un bell’esempio di chiesa romanica dell’XI-XII secolo. Edificata su pianta quadrata, ha un portale adorno e baldacchino con due colonne leonine. Se è piacevole l’interno, con un altare a sarcofago, ancor più interessante è la vasta cripta, retta da quattro colonne e da sedici colonnine con capitelli romanici, archi e cupolette a vela. Chi arriva qui dall’autostrada, percorrendo la statale Garganica, segue una storica variante dell’Appia Traiana, che si affermò nell’Alto Medioevo, con la crescita d’importanza del pellegrinaggio al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano, sorta di diversione obbligata per i pellegrini che si recavano in Terrasanta. La visita si completa raggiungendo in auto San Leonardo di Siponto, al km 175,800 della Statale Garganica. Il luogo è stato un importante punto di sosta dei pellegrini che nei secoli hanno voluto raggiungere la grotta dell’Angelo sulla “montagna sacra”. A fianco della chiesa sorgono l’antico ostello, che fungeva anche da ospedale per i pellegrini, e il monastero che acquistò particolare fama grazie all’Ordine dei Cavalieri Teutonici. Nel Settecento vi si insediarono i Frati Minori che si dedicarono all’apostolato tra i pastori abruzzesi transumanti che per diversi mesi all’anno si stabilivano nella zona con le loro greggi. Splendido è il portale della chiesa, con un Cristo in gloria nella lunetta e i capitelli istoriati da temi legati al pellegrinaggio: l’arcangelo Michele, l’asina del profeta Balaam e il viaggio dei Magi.

Il Vallone di Pulsano

L’abbazia di Santa Maria di Pulsano ha una storia lunga, intessuta di santi monaci e augusti benefattori, ma anche macchiata da periodi di abbandono e incuria. Chi arriva oggi trova un monastero ricostruito, una foresteria e una comunità che prega, alternando la liturgia latina a quella bizantina, dipinge icone, studia e propone lectio divina e settimane bibliche a spiriti in ricerca. Dal parcheggio, scendendo sulla sinistra, si va a visitare la chiesa romanica, con il suo bel portale e il presbiterio ricavato in una grotta naturale, e la roccia con la grande croce da cui si gode un magnifico panorama sul golfo di Manfredonia. Tornati al parcheggio, si va ora a destra, lungo il muro di cinta dell’abbazia e s’imbocca la sterrata, che avrebbe dovuto creare un collegamento diretto tra l’abbazia e Manfredonia, ma che è rimasta interrotta. La strada s’inoltra in discesa nel Vallone Mattina, traversando a mezza costa alte pareti di roccia. Giunta sul fondo, aggira la testata del vallone, superando diversi cancelletti e due fossi su ponti di cemento, in ambiente naturale fresco e fiorito, molto piacevole a primavera. Sull’altro versante del vallone, la stradina si riduce a un esile sentiero e attraversa una rigogliosa galleria vegetale, con qualche tratto un po’ scomodo tra arbusti e cespugli. Di nuovo ampia, la strada termina bruscamente ai piedi di uno sperone di rocce. Ottime vedute sull’abbazia in alto, sulle mura di cinta e le terrazze che la sostengono, sui tre valloni di Pulsano (Mattina, Piccolo e Campanile) e sui numerosi eremi e grotte di ricovero che punteggiano gli strapiombi dell’opposto versante. Si capisce qui la natura particolare di questi sistemi rocciosi e dei canyon carsici del Gargano: l’ambiente solitario e desolato, l’aridità dei pendii soggetti alla bollente insolazione estiva, la ventosità forte e persistente, la rigogliosa vegetazione e il tesoro floreale dei fossi, i romitaggi in un paesaggio aspro e selvaggio. Sulla stessa via si torna all’accogliente abbazia.

La valorizzazione delle numerose Vie dell’Angelo (accanto alla via garganica, vanno ricordate la via tirrenica sul monte Faito e le vie francesi di pellegrinaggio al Mont-Saint-Michel) è anche necessariamente una riscoperta del culto micaelico. Le sue immagini più note dell’Arcangelo Michele sono quelle del pesatore delle anime nel giudizio finale, dell’accompagnatore delle anime dei giusti in Paradiso, del taumaturgo, del condottiero delle milizie celesti contro gli angeli ribelli, del baluardo contro il male, raffigurato con la corazza d’oro e la spada nell’atto di colpire il drago demoniaco. Se gli angeli sono i messaggeri di Dio, confesso che a questa immagine di arcangelo guerriero e di angelo sterminatore preferisco un’altra immagine angelica, quella dell’inviato di Dio che accompagna il viandante e il pellegrino. Una deliziosa pagina biblica racconta il viaggio del giovane Tobia nella Media. L’angelo rassicura i genitori ansiosi: “Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue pianure e i suoi monti e ne conosco tutti i sentieri”. E fu così che “il giovane partì insieme con l’angelo e anche il cane li seguì e s’avviò con loro”.

A cura di Carlo Finocchietti

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