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sabato, Novembre 23, 2024

di versi in fondo

Su un foglio di quaderno

Strano mondo è questo che s’è fermato

nel sole d’un mattin di tardo inverno

su un foglio regolare di quaderno

volato via da un banco abbandonato.

Strano mondo è questo che infettato

in casa vien rinchiuso dal governo;

le strade vuote sembrano l’eterno,

e ieri, chiù, l’assiolo è ritornato.

Sparuto mondo è questo, che infantile

creatura appare quasi all’improvviso

di fronte a tal letal nemico, e vile.

È un mondo speranzoso che sul viso,

grazie a medici e infermier’, già in aprile,

attende torni il suo più bel sorriso.


Un uomo sta nascendo

E quando torneranno i tempi buoni,

insieme tutti quanti a festeggiare:

banchetti ai campi e griglie in riva al mare;

sorrisi, abbracci, vino e poi canzoni.

I bimbi fan volare gli aquiloni

e il lor frastuono il cuor fa deliziare;

chi brinda alla salute, chi al compare,

chi si sbaciucchia in mezzo a botti e suoni.

È notte ormai; tramonta pian la luna

all’orizzonte. Dorme il mondo intero

e luci non ci son, né voce alcuna.

Un uomo sta nascendo per davvero,

che apprezza, e ne gioisce, altrui fortuna;

un uom che sparte il pane, ch’è sincero

ed ama la Natura, il Giallo e il Nero.

Realtà puo diventar, sì, questa speme,

ma ad una condizion: nasciamo insieme!


Giganti dal cervello fino

Al mondo non c’è lingua ancor capace

di dire tutto quanto questo gelo;

ottenebrati quasi siam da un velo

che il sole oscura e splender l’ fa incapace.

Sì come artiglia l’aquila rapace

la preda sua e la porta via nel cielo,

così ci prende il virus, mentre il melo

sorride e la natura tutta è in pace.

Qual infima cosa siam sulla Terra:

giganti dal cervello fino vinti

da un nonnulla e dai nostri stessi mali…

Gaia scienza dai placidi arsenali,

ridacci la salute e i cieli tinti

di blu, e vinci quest’iniqua guerra!

Ognun di noi s’afferra

a te con fiducia immensa, infinita,

e attende di riavviar la sua vita

nel mentre fra le dita

il tempo scorre lento e misterioso,

fra pia speranza ed eterno riposo.


Di dolci bambini

Mentre le luci si van riaccendendo

e speranzose tornano le genti

appresso a tanti sforzi e mille stenti,

qualcuno nella nebbia sta soffrendo.

Nel mentre il primo mondo sta riaprendo,

le mascherine finalmente assenti,

immerso dentro a turbinosi venti

qualcuno ancor di fame sta morendo.

È il terzo mondo? è il quarto? è il quinto? Gloria

altissima a chi ha fame e non vaccini,

a chi null’altro ha nella memoria

che infami nottate e büi mattini

tristemente consegnati alla storia

come le tombe di dolci bambini.


Il chiurlo dell’assiuolo

Discreto sopra un albero la sera

monotonamente chiurla un assiuolo;

il canto suo nel cielo prende il volo,

e par ch’a tutti dica: “È primavera”.

È un canto ammaliatore di chimera,

è un naturale flauto, è un bel bocciolo;

il mio pensiero è preso dall’assolo,

e provo gratitudine sincera.

Ed ecco, in una pausa del bel canto,

si ode nella piana riecheggiare

un altro chiurlo: loro due soltanto

nel buio silente stanno a chiurlare:

son i primi passi di un nuovo incanto,

è un nuovo amore ch’è pronto a volare.

A cura di Gianni Seviroli

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