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sabato, Novembre 23, 2024

Nichi Vendola

Cos’è la Puglia per me? Cos’è per me che sono un pugliese della diaspora, per me che amo attraversare i confini e le identità, per me che sono allergico al localismo e detesto con tutto il cuore l’ideologia tribale delle “piccole patrie”, per me che la mia patria è il mondo? (Bellissima la poesia “patriottica” di Rocco Scotellaro: “Io sono il filo d’erba che trema. E la mia Patria è dove l’erba trema”).

Per me la Puglia è innanzitutto luce. Luce meridiana. Luminosità che ti avvolge e ti stordisce, come nelle aurore salentine, quando il cielo spumoso e abbagliante ti straripa dentro, ti morde come una tarantola, ti mette faccia a faccia con l’infinito, ti spinge a danzare al cospetto del mare. È la bianchezza elegiaca di Mattinata o la bianchezza svettante di Ostuni, è l’azzurro della costa adriatica e lo smeraldo della costa ionica. È il rosa e il lilla che addolciscono la vecchia Taranto, è la tavolozza arcaica e metafisica delle Murge. Dunque la Puglia è intensità di colori. Ed è potenza degli odori, è crudezza e leggerezza dei sapori. Ecco, la “mia” Apulia felix è la meraviglia di una natura plurale che dialoga con le pietre, con le chiese e i palazzi, con i fari e le torri, con le barche e i trabucchi, con i castelli e con le masserie.

Per me la Puglia è il profumo del rosmarino selvatico. È il trionfo del cappero , con il suo fiore ermafrodita, petali bianchi e filamenti viola. La Puglia è un fico d’India fiorito, è mille sentieri di muretti a secco, è la nobiltà dei trulli e la povertà dei pagliai, è la Torre Normanna della mia Terlizzi , è la basilica di San Nicola ed è San Nicola, il santo straniero e nero che simboleggia l’incontro tra Oriente e Occidente: nero come sono nere le più belle Madonne pugliesi, quelle fuggite dall’antica Costantinolpoli e dalla persecuzione iconoclastica, divenute icone di una cittadinanza dello spirito e della fede ma accolte anche come miti fondativi delle nostre città. La Puglia sono i ricci di Savelletri e i polpi di “n’derr a la lanz” sul lungomare di Bari.

Fermo qua il mio racconto perché è difficile raccontare gli amori. Ho solo voluto alludere alle ragioni emozionali di un amore che riempie i sensi e li scatena. Il mio amore per la mia terra d’incanti, di sospiri, di dolori, di bellezza, il vincolo sentimentale che mi lega a questa “regione plurale” e insieme “singolare”, per le Puglie che sgorgano dai piccoli presepi dell’Appennino dauno e finiscono nella punta di Leuca, in questa estremità della terra e della luce che è il grembo ancora fecondo, anche se è la fine del mondo: qua, nel “mare nostrum” nasce l’Europa, oppure qua, nel “mare mostrum” l’Europa muore…

 

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