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venerdì, Novembre 22, 2024

Delia De Giuseppe, Docente di Lingua Inglese – Istituto Comprensivo Minervino di Lecce

Viviamo in un momento drammatico, lungo già più di un anno, costretti al lockdown in tutto il mondo. Come lo sta vivendo il mondo scolastico? Quello della Puglia in particolare?

La pandemia da Covid-19 ha determinato una situazione emergenziale del tutto imprevedibile e difficile da gestire, generando smarrimento e confusione in tutti i settori, compreso il mondo della scuola. La sospensione forzata delle attività didattiche ha costretto noi docenti ad attivare modalità alternative quali la didattica “a distanza”. Se da un lato la tecnologia ha contribuito a implementare le competenze digitali di insegnanti e alunni, dall’altro presenta dei limiti oggettivi. In primis è venuta meno la relazione imprenscindibile alunno-docente, che non è fatta solo di libri e parole, ma anche di sguardi, gesti, emozioni e di una rete di rapporti interpersonali irrinunciabili per la crescita! Per complicare le cose, si sono avvicendate contrastanti disposizioni normative nazionali e regionali che hanno talvolta previsto una forma anomala di didattica “on demand”, con la possibilità di scelta da parte dei genitori di tenere a casa i propri figli! Frequenti sono i problemi tecnologici, il sapere al di là dello schermo arriva a casa frammentato, le frasi più ricorrenti sono “Prof, non la sento…. la sento a tratti….”. Per non parlare poi delle difficoltà delle famiglie nel gestire la didattica e l’insegnamento di più figli a causa del sovrapporsi delle lezioni e dei dispositivi insufficienti. Un vero disastro! A volte i docenti provano un senso di svilimento e di stress, sono sottoposti a un carico didattico e organizzativo elevato, ma non demordono, anzi si impegnano sempre più e accolgono la sfida educativa, confidando in tempi migliori.

I danni economici sono sicuramente gravi e con ripercussioni a lungo termine. Quali sono i danni alla crescita culturale dei nostri giovani?

La situazione difficile che stiamo vivendo ha comportato gravi ripercussioni in campo economico. Molti esercizi e attività commerciali hanno subito danni irreparabili ai quali si è cercato di porre rimedio attraverso politiche di sostegno. All’aggravarsi di fenomeni come la disoccupazione e l’impoverimento delle famiglie si sono aggiunti fenomeni di deprivazione culturale a danno di bambini e adolescenti. Chiudere la scuola, l’agenzia educativa per eccellenza, è stato un provvedimento il cui impatto sull’apprendimento si è rivelato devastante! Si sa che l’istruzione online è meno efficace di quella tradizionale, raggiunge meno studenti e la quantità di apprendimento varia in modo significativo in base alla disponibilità o scarsità di risorse, alla qualità dell’istruzione a distanza, al supporto fornito dalla famiglia e al grado di coinvolgimento dei nostri alunni. Pertanto, a mio avviso, l’acquisizione delle tanto agognate competenze chiave potrà essere garantita solo in parte. Il rischio per molti è l’isolamento e l’abbandono! E il gap socio-culturale diventa sempre più evidente!

Gli adolescenti, i giovani in generale, sono il futuro, nostro e loro. Ma come vivono il presente?

Negli ultimi mesi, tra scuole aperte e chiuse, nuovi contesti di apprendimento, mancanza di socialità, i giovani hanno vissuto e vivono nell’incertezza, ma sembrano via via adattarsi alla nuova situazione, consapevoli che da questa singolare esperienza possono trarre una lezione positiva e guardare al futuro con maggiore fiducia. Hanno dato prova di serietà e, grazie alle loro competenze informatiche, hanno saputo mantenere i rapporti umani attraverso chat, videochiamate e applicazioni varie. Ma ciò che manca loro è la possibilità di sperimentarsi in contesti diversi, a scuola e in situazioni informali e, talvolta, la convivenza forzata in famiglia e la condivisione degli spazi porta i ragazzi ad esternare rabbia e fastidio. Nei casi più estremi hanno sviluppato una vera e propria sindrome che prende il nome di “sindrome della capanna”, ossia la paura di uscire e lasciare la propria casa, il luogo che per mesi ci ha fatto sentire al sicuro, al riparo da qualsiasi agente esterno. Inoltre, molti giovani hanno dovuto rinunciare a esperienze significative come l’Erasmus, per esempio, con la speranza di riprendere a progettare quanto prima la propria vita.

Le ripercussioni psico-attitudinali sono immense. Come state sostenendo i vostri ragazzi?

Il periodo del lockdown, caratterizzato dall’isolamento e dalla mancanza di relazioni, ha lasciato tracce profonde nei nostri giovani: stati d’ansia, repentini cambiamenti di umore, instabilità emotiva, disturbi del sonno. È nostro dovere prendercene cura, ascoltandoli e mettendoli in condizione di elaborare il loro vissuto, dobbiamo accompagnarli in questo processo di rinascita e rigenerazione sociale trasmettendo loro un messaggio di positività, spronandoli a reagire e guardare avanti perché presto, si spera, potranno ritornare alla “normale” quotidianità.

Quali proposte/consigli si sente di dare da insegnante?

Questo complesso momento storico può essere utilizzato da tutti e a ogni età come momento di riflessione e cambiamento, in positivo, ovviamente; è l’occasione giusta per mettere in campo quella che viene definita Resilienza! Bisogna dire ai nostri ragazzi che di difficoltà ne dovranno affrontare tante nel corso della loro vita, che bisogna accettare le sfide e adattarsi ai cambiamenti per poter crescere positivamente. No alla lamentela e all’inutile vittimismo, dunque, che serve solo a giustificare l’incapacità di crescere! Appropriandomi delle parole di Massimo Recalcati mi sento di dire così: “Coraggio ragazzi, siete sempre in tempo anche se siete in ritardo!”.

A cura di Gioia Catamo

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