Le Linee Guida del G7 per la Sanità Italiana
Intervista al Sottosegretario per la Salute Marcello Gemmato
Un “Nuovo Impegno per la Salute” parte dalla Puglia, con il Summit del G7 dello scorso 28 e 29 novembre a Bari. Quali sono gli obiettivi?
Ci siamo incontrati a Bari nel dicembre 2023 e abbiamo tracciato alcune linee di priorità di salute pubblica con il contributo di tutti gli attori coinvolti: le istituzioni, il mondo medico e accademico, i professionisti sanitari e della filiera produttiva, i media. A febbraio 2024, con questi stessi interlocutori e con il Ministro Schillaci, abbiamo continuato a ragionare su come migliorare il nostro Servizio Sanitario Nazionale che fra pochi giorni compirà 46 anni, anche su quanto previsto dalla Legge di Bilancio che era stata da poco approvata.
Il G7 è stato un appuntamento che, sempre in Puglia, ha avviato la discussione con i Grandi della Terra a Borgo Egnazia, che hanno individuato nell’antibiotico-resistenza uno dei temi di salute pubblica mondiale da affrontare in modo tempestivo e concreto e questo è il motivo dell’incontro tenutosi la scorsa settimana a Bari, che peraltro ha chiuso tutto il G7 a Presidenza Italiana. Sono felice che la Puglia sia stata culla e incubatrice di un confronto nazionale e internazionale di alto livello sulle tematiche più importanti per la salute di tutti noi.
Il nostro Servizio Sanitario Nazionale compie 46 anni ed è ritenuto tra i migliori al mondo. Si ispira ai Principi di Universalità, Uguaglianza ed Equità. Cosa manca ancora?
Il prossimo 23 dicembre celebriamo quarantasei anni di vita di quello che ancora è considerato il quarto sistema di assistenza sanitaria universale e gratuita al mondo e che tutti noi siamo determinati a difendere, preservare e ovviamente migliorare.
Persistono ancora differenze di accesso alle cure fra Nord e Sud e spesso fra stesse aree di una medesima regione. Inoltre, è cambiato in modo significativo il contesto socio-demografico rispetto al lontano 1978, in cui le malattie croniche non erano ancora così diffuse e la popolazione stessa non era così longeva. Oggi siamo il secondo paese al mondo dopo il Giappone per longevità e questo impatta notevolmente sul modo di erogare salute e di garantire in particolare un invecchiamento attivo. Servono quindi risorse economiche ingenti, cosa che questo Governo ha garantito e sta garantendo al SSN, depauperato dagli esecutivi degli ultimi 15 anni di ben 37 miliardi di euro, come riporta la Fondazione Gimbe. E allo stesso tempo sono necessari nuovi modelli organizzativi per migliorare l’assistenza territoriale e la continuità ospedale-territorio, più in generale la presa in carico del cittadino con prestazioni prossime al suo domicilio e che lo pongano sempre al centro come merita e come rispecchiano i valori del nostro sistema sanitario nazionale pubblico e la nostra carta costituzionale.
Troppo spesso si assiste ancora a “viaggi della speranza”. Tanti i pazienti che dalla Puglia (e anche da altre regioni del Sud) vanno in strutture eccellenti del Nord, e spesso trovano medici pugliesi a dirigere queste eccellenze. Come invertire questo flusso di Pazienti?
Fermo restando il principio che ogni cittadino italiano possa avvalersi della facoltà di scegliere il luogo di cura, anche diverso da quello della propria residenza, credo che l’eccellenza dei professionisti sanitari pugliesi sia riconosciuta e figlia di una tradizione accademica di livello. Ne sono stato personalmente testimone nel corso di una visita istituzionale ad un grande ospedale pubblico lombardo in cui ho scoperto che molti clinici che vi prestavano servizio erano conterranei. Bisogna lavorare, come stiamo facendo con il Ministro Schillaci e con il Governo Meloni, a rendere la sanità pubblica maggiormente attrattiva per gli operatori sanitari in ogni luogo dello stivale. Questo è possibile con un riconoscimento economico adeguato ma anche con condizioni di lavoro che garantiscano la necessaria sicurezza e possibilità di crescita professionale. È ciò su cui stiamo ponendo grande attenzione fin dai primi giorni di insediamento del Governo e sono certo che con la stabilità necessaria e la conseguente programmazione si potrà cambiare in meglio questo aspetto.
Anche la Medicina Territoriale sta attraversando un momento di grande difficoltà, per i notevoli ritardi nella gestione e nel ricambio. Quali le proposte migliorative?
Come detto, l’assistenza territoriale – che ha palesato alcune criticità nel corso della passata emergenza pandemica – è una delle priorità in cima all’agenda politica e sanitaria per l’efficientamento del SSN. Molto è possibile fare ricorrendo maggiormente alla rete dei professionisti delle cure primarie, Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, che in team e in continuità con i professionisti della rete ospedaliera e gli specialisti possono garantire una migliore presa in carico del paziente, soprattutto delle cronicità.
A queste figure si accompagna sempre quella del farmacista, che in modo complementare e con servizi integrativi può avvicinare la prevenzione, la terapia e l’assistenza al cittadino, in particolare nelle zone della nostra penisola geograficamente più svantaggiate e sfruttando la capillarità della presenza delle farmacie sul territorio.
Telemedicina e digitalizzazione possono risolvere o anche solo aiutare e agevolare il rapporto medici-pazienti?
La digitalizzazione della sanità pubblica, uno degli obiettivi principali della Missione 6 del PNNR, contribuirà ad ampliare l’offerta di salute al cittadino e consentirà, come in alcune realtà sta già facendo, di portare la cura e l’assistenza a chilometri di distanza, nel rispetto della continuità assistenziale e di standard elevati. Televisite, teleconsulti, telemonitoraggi permettono al paziente di interagire con il proprio medico senza limiti di tempo e spazio, favorendo il processo di riabilitazione ma anche di prevenzione. In questa direzione va anche la previsione della ricetta medica elettronica che dal 2025 sostituirà completamente quella cartacea per un flusso informativo più snello e integrato con i nuovi strumenti, come il Fascicolo Sanitario Elettronico.
Anche per la Malattie Rare e il Polo Pediatrici si è accesa in Puglia la necessaria attenzione e sono stati presi degli impegni. È un argomento a lei particolarmente caro. Quali sono gli impegni?
Ho voluto personalmente prendermi l’impegno di seguire al Ministero della Salute il tema delle malattie rare assumendo una delega specifica, perché mi sento ingaggiato nella sfida di migliorare la presa in carico tempestiva e soprattutto equa delle persone con malattie rare su tutto il territorio nazionale. In questi due anni di Governo abbiamo cercato di accelerare sul percorso amministrativo e legislativo, approvando il nuovo Piano Nazionale Malattie Rare 2023-2026, che era fermo da 7 anni, e soprattutto finanziandolo con 50 milioni di euro per i primi due anni.
Le Regioni sono al lavoro, con il supporto del Comitato Nazionale Malattie Rare, per dare impulso ai centri di riferimento sul territorio e per potenziare la rete delle malattie rare, perché la chiave è intercettare la patologia per tempo e indirizzare il paziente al team di specialisti più indicato. L’Italia è un’eccellenza mondiale nel modello di gestione delle malattie rare, il primo in Europa e il secondo al mondo dopo gli USA. Un primato di cui essere fieri e che ci motiva a fare sempre di più, insieme alle associazioni dei pazienti, ai clinici, al mondo della ricerca e alla filiera produttiva.