L’antico insediamento messapico tra Mesagne e Latiano tra le core zone Unesco
In agro di Mesagne, al confine con Latiano, sorge Muro Tenente, l’antico insediamento messapico che prende il nome dalle masserie vicine. In una cerchia muraria di età ellenistica, racchiusa in circa due chilometri e mezzo per 50 ettari totali, il Parco archeologico di Muro Tenente si estende su 36 ettari di proprietà condivisa tra i due Comuni della provincia di Brindisi.
Per oltre un trentennio, l’antico sito di Muro Tenente è stato oggetto di ricerche ed indagini da parte della Libera Università di Amsterdam e prima della Soprintendenza archeologica. Da meta oltraggiata di cacciatori di tesori e discarica a cielo aperto, il Sito è divenuto sede di campagna di scavo per ricercatori e studenti olandesi; di pari passo, è cresciuta la consapevolezza sul valore dell’area, un sentimento supportato da svolte importanti, legate a espressioni sempre più significative di cittadinanza attiva. In questo percorso virtuoso, nel 2015, si inserisce la nascita di un primo modello di sviluppo sostenibile, con l’istituzione di un Comitato tecnico – scientifico di cui fanno parte la Soprintendenza ABAP per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, i Comuni di Mesagne e Latiano, le Università di Amsterdam e del Salento. La gestione viene quindi affidata all’Università di Amsterdam e, per ogni aspetto operativo, all’esperienza professionale degli archeologi della Cooperativa “Impact”.
Le scelte gestionali hanno segnato un cambio di rotta a seguito delle quali per Muro Tenente è cominciata una nuova fase. Accanto alle attività di studio e ricerca, negli ultimi anni, si sono intensificate le iniziative per far conoscere anche ai non addetti ai lavori l’antica città messapica: visite guidate, laboratori per ragazzi, attività ludiche, escursioni in bicicletta … Nel luglio 2019, una nuova scoperta ha aperto scenari inaspettati: in occasione dei lavori di scavo necessari a condurre energia elettrica a Muro Tenente, in prossimità dell’ingresso al Parco e dei resti della Porta di Ponente, è riaffiorato un tratto di strada glareata di romana memoria che ha fatto immediatamente pensare a una traccia dell’antica Regina delle Vie.
Nell’estate del 2021, Muro Tenente ha continuato a restituire tesori: due le tombe di età ellenistica, purtroppo già depredate, ed una sepoltura a fossa con i resti di una giovane donna e del suo corredo: una trozzella ed una coppa per il vino; all’altezza delle spalle, due fibule in bronzo a probabile sostegno dell’abito che l’ha vestita per il suo viaggio nell’aldilà. ‘Costanza’ è il nome che le è stato dato, per premiare la perseveranza degli studiosi impegnati per lunghi anni nella valorizzazione del sito archeologico, e insieme la tenacia di tutti i cittadini che a Muro Tenente hanno sempre tenuto. Nell’occasione, per la prima volta nella storia del Parco archeologico, un gruppo di cittadini ha organizzato dei presidi notturni per sorvegliare i ritrovamenti, consentendo agli archeologi di indagare la sepoltura e concedendo il giusto tempo per adoperarsi con le procedure del caso.
Gli scavi, condotti con i metodi dell’archeologia preventiva, sono proseguiti nel 2023 attraverso ispezioni che hanno confermato la presenza della caratteristica pavimentazione stradale dell’antica Roma. La Soprintendenza ha dunque validato la possibilità di unire le due trincee e di far ampliare poi lo scavo in concessione. Per la prima volta, per oltre 50 metri, fuori le mura, il tratto è stato valorizzato e lasciato a vista.
L’ipotesi che si trattasse di una strada consolare di età repubblicana ha preso forma in modo chiaro: marcatamente visibili i solchi carrai ed un cippo lungo il bordo che li delimita; leggibili alcune monete ritrovate nelle intercapedini dei ciottoli. Una di queste, in particolare, si è presentata in ottimo stato di conservazione, evidenziando il volto di Faustina Giovane, moglie di Marco Aurelio e madre di Commodo.
La gioia per gli importanti ritrovamenti ha anticipato l’emozione per ciò che è poi accaduto esattamente 5 anni dopo, nel luglio 2024, quando a New Delhi la Via Appia è stata proclamata Patrimonio Unesco e Muro Tenente è stata incoronata ufficialmente Core Zone, ‘zona centrale’ di quella ancora sorprendente infrastruttura che è la Regina Viarum.
Intanto l’intesa tra i comuni di Mesagne e Latiano per la gestione condivisa del Parco archeologico si è consolidata. L’area è diventata luogo di riferimento per camminatori e ciclisti, dalla provincia e dall’intera regione. Nel Parco si organizzano con regolarità manifestazioni culturali, arrivano scolaresche e gruppi di visitatori in ogni periodo dell’anno. Muro Tenente è diventato sempre più frequentato, le sere di estate è popolato da rassegne teatrali e musicali di richiamo molto partecipate da giovani e famiglie.
L’attenzione sul Sito è costante. Per Muro Tenente, nel 2021, al Comune di Mesagne è stato assegnato un finanziamento di 200 mila euro che la Regione Puglia ha destinato per l’acquisizione di nuove aree, e poi ulteriori 50 mila euro utilizzati per realizzare arredi e pannelli descrittivi con testi e podcastmultilingue. Nel 2022, il MiC ha ammesso il Comune di Mesagne ad un finanziamento di 2 milioni e 250 mila. Le risorse stanziate sono impiegate per la costruzione di una ciclovia che collegherà il Parco e la via Appia al cuore antico della città, passando dalla centralissima via Marconi e ripercorrendo il tragitto de Il Cammino dell’Appia Antica, un altro progetto ministeriale che interesserà Muro Tenente, Mesagne ed il suo Tempietto di San Lorenzo, stavolta in direzione Brindisi.
L’imponente infrastruttura si inserisce in Eurovelo5, un percorso che parte da Londra per arrivare a Brindisi. Il progetto finanzia, tra gli altri interventi, l’acquisizione di ulteriori terreni dentro e fuori dal Parco. Si fa sempre più concreta la possibilità di portare alla luce, nei prossimi anni, altri tratti di glareata, in continuità con quella già visibile.
E guardando alla storia ancora più recente: in piazza Commestibili a Mesagne, da qualche mese, è nata la Casa dell’Appia, per raccontare con immagini e testi il cordone ombelicale che lega la città a Muro Tenente e alla Via Appia.
La città di Mesagne si candida a diventare un balcone affacciato direttamente sulla Regina Viarum,quasi a mostrare la sua grande bellezza e i suoi tesori: il Barocco e la sua particolare conformazione urbanistica a forma di cuore; le aree archeologiche, il Museo archeologico Mater, l’imponente Castello, le grandi mostre di respiro nazionale ospitate al suo interno. Sullo sfondo, si possono percepire il sapore e i profumi di una sapiente tradizione gastronomica, che si amalgama alla perfezione con una storia millenaria.
di Antonio Matarrelli, sindaco di Mesagne, Mimmo Stella, consulente per la valorizzazione e tutela centro storico, aree archeologiche e beni monumentali
L’intervista al professor Gert-Jan Burgers, direttore scientifico del Parco archeologico di Muro Tenente
Muro Tenente ha grandi potenzialità, soprattutto adesso come core zone della Via Appia e con il suo inserimento nella lista dei beni Patrimonio Unesco; mi piace ricordare che lo stesso riconoscimento spetta a non molti siti nel mondo, tra questi l’Acropoli di Atene e le Piramidi di Giza
Prof. Burgers, vogliamo spiegare quando e perché è iniziata l’esperienza di scavo a Muro Tenente?
Le indagini della mia Università, la Vrije Universiteit – Libera Università di Amsterdam, a Muro Tenente hanno avuto inizio nel 1991, con una serie di ricognizioni topografiche dell’intero sito e delle aree immediatamente intorno. Le indagini ci hanno permesso di analizzare i resti archeologici presenti in superficie, dalle mura antiche ai singoli cocci. In questo modo abbiamo potuto definire l’estensione dell’abitato e datarne le origini, la durata e il declino. Dal 1993 sono cominciati gli scavi, che ci hanno consentito di riportare alla luce abitazioni, cimiteri, fortificazioni e strade, tra queste un tratto di quella che è stata poi individuata come l’antica via Appia. Tutte le attività sono state condotte con la concessione del Ministero e la stretta collaborazione con i Comuni di Mesagne e Latiano
La ricerca a Muro Tenente fa parte di due progetti più ampi: si tratta di uno studio del sistema abitativo e stradale antico che riguarda l’intero Salento, e nell’ambito del quale Muro Tenente rappresenta il laboratorio per eccellenza delle indagini sulla civiltà messapica e sulla regina delle vie dell’antichità. La ricerca si concentra anche su un’azione di valorizzazione che punta a rendere il sito sempre più accessibile alla cittadinanza; Muro Tenente si caratterizza oggi come un modello di gestione di un parco archeologico multifunzionale che punta ad allargare la partecipazione delle comunità, vicine e non, e a consolidare forme di inclusione sociale.
Lei è cittadino onorario di Mesagne: quanto si sente parte della comunità mesagnese?
Sin dall’inizio delle mie ricerche a Muro Tenente, a Mesagne mi sono sentito accolto, sia dalle varie amministrazioni degli ultimi trent’anni, sia dagli abitanti. Questo sentimento di ospitalità mi ha spinto sempre a ritornare, ad andare oltre i doveri strettamente professionali legati al mio lavoro di archeologo, e dunque a immaginare un percorso comune che fosse insieme archeologico e sociale. Oggi, e da anni, collaboro a progetti che nascono e crescono sul territorio: accade perché mi sento davvero parte della comunità mesagnese, mi è familiare, ed è per questo che sono stato molto felice per il conferimento della cittadinanza onoraria.
Muro Tenente è core zone della via Appia, patrimonio Unesco dall’estate di quest’anno: che futuro immagina, e si augura, per il Sito archeologico sul quale lei, insieme ai suoi collaboratori, ha dedicato decenni di ricerca e lavoro?
Muro Tenente ha grandi potenzialità, soprattutto adesso come core zone della Via Appia e con il suo inserimento nella lista dei beni Patrimonio Unesco. Mi piace ricordare che lo stesso riconoscimento spetta a non molti siti nel mondo, tra questi l’Acropoli di Atene e le Piramidi di Giza.
Per Muro Tenente si prospettano diversi scenari, senz’altro positivi se le sinergie esistenti manterranno e si consolideranno: potrebbe caratterizzarsi sempre più come polo regionale per la cultura e il turismo lento oppure configurarsi come sito multifuzionale, una sorta di modello che collega tra loro archeologia, cultura e agricoltura tradizionale, una realtà aperta alle comunità locali, e che contribuisce alla crescita socio-economica dei territori, attraverso forme sostenibili di coltivazione e produzione. Sono da scongiurare altre ipotesi in cui il Parco archeologico apre al turismo di massa, visitabile solo a pagamento e non accessibile agli abitanti (con i siti Unesco accade). Da allontanare l’immagine di un sito abbandonato che vanificherebbe il gran lavoro realizzato finora.
Occorre continuare a lavorare per la tutela del paesaggio, con investimenti e collaborazioni sempre più strutturate tra enti, università, Soprintendenza e cittadini; servono grande attenzione, cura, apertura alle comunità, tutti aspetti da legare attraverso strumenti di innovazione sociale e strategie di largo respiro per progetti a lungo termine.
di Maria De Guido – addetto stampa del Comune di Mesagne