“La ballata delle donne” di Edoardo Sanguineti è una delle più belle poesie dedicata alle donne. Il passaggio del tempo si coniuga con i loro mille volti e con i diversi ruoli che, al di là del- lo scorrere degli anni, sono percepiti profondamente “umani”. E in questi rinnovati venti di guerra, che agitano i pensieri già stremati da due anni di pandemia, risuonano come balsamo i versi “femmina penso, se penso la pace:/pensarci il maschio, pensare non piace”.
Alla donna abbiamo voluto dedicare questo numero di “In Puglia tutto l’anno”, non per pura adesione all’otto marzo, ma perché siamo convinti che c’è ancora bisogno di parlare delle donne, magari portando alla luce esperienze nascoste che meritano di essere conosciute. Non diamo per scontato che tutte le difficoltà siano ormai superate e che la parità di genere sia cosa fatta. Non è così, perché alcuni segnali indicano che ancora c’è tanta strada da percorrere. Sappiamo anche, però, che non è stato inutile l’impegno di tante associazioni e di tante donne che negli ultimi decenni non si sono mai arrese di fronte alle difficoltà. Noi abbiamo scelto di guardare ai segnali positivi, agli esempi di donne pugliesi che senza togliere niente all’eroismo quotidiano di tante donne anonime, si pongono come testimonianza del “si può fare”.
La bella intervista a Dacia Maraini, che nei suoi romanzi ha saputo cogliere le sfumature più intense e profonde dell’animo femminile, definisce la loro condizione attuale: «Oggi, storicamente, proprio per la loro lunga condizione di schiavitù e di servilismo, secondo me le donne sono migliori, più umili, più modeste, più coraggiose e vogliose di creare e partecipare. Sono (sempre per essere state escluse dai giochi di potere) meno corrotte, meno prepotenti, meno legate a una logica di potere, meno affascinate dalla violenza fisica». E quelle pugliesi? «Le donne del Sud – dice – per me non hanno caratteri diversi. Ma hanno subito una storia diversa, di colonialismo, di repressione, di segregazione e naturalmente fanno più fatica a uscire da certi condizionamenti». Di queste donne del Sud in questo numero troverete uno spaccato: le imprenditrici, le artiste, le partigiane, le “sentinelle” nel monastero, le militanti in associazioni, le salentine che hanno la- sciato il segno, ecc. Come al solito troverete anche altro al di là del tema dominante: il museo di Canosa, il porto ritrovato, le erbe spontanee che fanno bene alla salute, la coppia Nuzzo – Di Biase che ci dice perché ama la Puglia…
Chiudiamo questo numero mentre ad Est, in Ucraina, si combatte e si muore in una guerra che non troverà alcuna giustificazione. Il nostro pensiero va a quelle donne che stanno resistendo, che combattono come possono preservando i loro figli. Sono “donne di pace” pur in mezzo a una guerra perché, se incontrano un nemico che ha bisogno di essere rifocillato, lo fanno senza esitare. “Femmina penso, se penso la pace:/pensarci il maschio, pensare non piace”.
Le immagini del dolore di genitori che salutano i loro bambini, i volti dei feriti, le città distrutte accompagnano le nostre giornate. Forse per questo abbiamo scelto una copertina che sa di speranza. Come una notte non dura in eterno, così anche l’inverno si scioglierà nella primavera. In un mare di papaveri rossi e margherite gialle.
Maria Rosaria De Lumé