Quando arriverà l’estate… quante volte nei mesi scorsi abbiamo pronunciato questa frase carica di sogni, di progetti, di desideri, di voglia di uscire, incontrare, incontrarsi. Voglia di mare, di navigare come ci invita la foto di copertina, l’elegante Vespucci nel mare di Gallipoli e di Porto Cesareo. Di riprendere le rotte lasciate a metà e di tentarne delle nuove. Comunque andare, uscire. Dalle nostre case e anche un po’ da noi stessi. Non era scontato che ce l’avremmo fatta, che anche con le dovute precauzioni avremmo ricominciato a vivere non proprio come negli anni precedenti, ma quasi. E a questo “quasi” abbiamo anche cominciato ad abituarci perché la voglia di vita rende sopportabili anche le necessarie limitazioni.
È scoppiata l’estate, si dice quando il caldo improvviso arriva senza dare il tempo per abituarvisi. Quest’anno l’espressione si è adattata non solo alla temperatura, che in realtà sempre altissima ha fatto definire questa estate la più calda che si ricordi, ma anche all’improvviso scoppio di vita, alla realizzazione di numerosissime manifestazioni di ogni genere di cui è anche difficile tenere il conto. Troppe, ha sottilineato qualcuno, di poche resterà il segno. Eppure in questa estate tutte, dalle più piccole a quelle articolate e “storiche”, hanno avuto il segno della ripartenza.
Le città, in particolare quelle costiere, mai con tanti turisti. Spiagge affollate e i soliti problemi amplificati dalle nuove difficoltà. Centri storici pullulanti di turisti curiosi, quelli di prossimità meravigliati di tanta bellezza proprio vicino casa. Tutti abbiamo imparato a guardare le cose con occhi nuovi, le abbiamo così rese nuove, appena create. Tutto questo, ma anche l’emergenza ambientale ormai diffusa, rafforzata in loco da una insospettata incuria misurabile dai rifiuti abbandonati nelle periferie, lungo le strade di campagna e quelle provinciali. Come si fa a continuare a parlare di bellezza quando il paesaggio viene ogni giorno violato?
È che diamo per scontata la bellezza che ci circonda, dimenticando che non è certamente merito nostro, mentre è senz’altro colpa nostra la poca cura e il disprezzo delle regole del semplice rispetto dell’area comune. Tutto quello che ci circonda ci viene dato in comodato d’uso: gratis, ma dobbiamo mantenerlo in buone condizioni per restituirlo quanto meno così come ce l’hanno consegnato, se proprio non vogliamo obbedire al monito di renderlo migliore, come sarebbe auspicabile.
È stata anche un’estate di conoscenza che ci ha visto riprendere contatti e percorsi interrotti. Conoscere è, infatti, apprezzare e quindi tutelare e difendere. È la conoscenza che dà sostanza alla bellezza, che fornisce gli strumenti per penetrarla e comprenderla, che si traduce in comportamenti responsabili di tutela e di “passaggio” del testimone alle nuove generazioni. Questo numero di “In Puglia tutto l’anno” offre numerosi spunti in questo senso. Si parla di turismo e si accompagnano vecchi e nuovi innamorati della nostra regione su percorsi inediti: il Parco archeologico di Monte Sannace, il museo e il Castello di Gioia del Colle, la ciclovia 550 sulle tracce di Giorgio Kastriota Skanderberg, la cripta del Crocefisso a Ugento, solo per nominarne alcuni. E siccome si guarda all’autunno, la stagione delle fiere, ecco un pezzo su quella di San Vito a Ortelle. Per i Pugliesi nel mondo c’è il salentino Angelo Andretta, direttore del Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio. Ci sono due innamorati della Puglia, Paolo Conte e Mario Calabresi, che ci hanno raccontato perché amano la nostra regione. C’è ancora tanto altro, che non anticipo per non togliere al lettore il piacere della scoperta, e che invita a venire in Puglia in ogni stagione.
di Maria Rosaria De Lumé