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domenica, Novembre 24, 2024

A lezione di etichetta

Una comunicazione breve, efficace e spesso artisticamente gradevole. Ecco il ruolo dell’etichetta di un alimento che costituisce il primo incontro con il consumatore di cui bisogna sollecitare l’attenzione. In pochi istanti il produttore cerca di comunicare la sua storia, il suo lavoro, la franchezza del suo prodotto, l’essenza, la sua filosofia.Oltre il 60% dei consumatori acquista un prodotto perché ne è attratto visivamente. Ma non è sempre garantito che le aspettative “gradevoli”, sollecitate da un’etichetta con un accostamento cromatico azzeccato e un packaging attraente, corrispondano ad un contenuto di qualità.

Le etichette hanno sviluppato, nel corso delle epoche (la prima risale ai Fenici), un forte fascino sul consumatore. Sempre più aziende si rivolgono ad illustri artisti come Chagall, Mirò, Picasso, Dalì (di Salvador Dalì è il disegno sulla carta che tuttora avvolge la caramella chupa chups), per presentare il loro prodotto di qualità.Numerose cantine si sono affidate ad autori di eccellenza per rafforzare il valore del prodotto già di per sé ad alti livelli, come fosse un’ulteriore garanzia per il consumatore.

Quest’attenzione ha fatto sì che in alcuni casi le stesse cantine siano diventate galleria d’arte. È il caso dell’azienda vitivinicola toscana Nittardi (nel cuore del Chianti)  che ha affidato l’etichetta ad artisti come Mimmo Paladino, Yoko Ono, Dario Fo, Emilio Tadini, Valerio Adami, Friedensreich Hundertwasser, Eduardo Arroyo, Tomi Ungerer, Günter Grass, Pierre Alechinsky, Kim Tschang Yeul, Karl Otto Götz.

La cantina Vietti situata nelle Langhe, ha un vero patrimonio artistico nelle sue etichette d’autore. L’azienda siciliana della famiglia Rallo “Donna Fugata”  dal 1994 ha affidato le sue etichette all’artista Stefano Vitale facendo dell’arte il segno distintivo delle sue etichette.

Cosa c’è scritto su un’etichetta? Cosa indicano le sigle, i numeri e le diciture?

Scopriamolo insieme e facciamone tesoro  perché questa conoscenza renderà i nostri acquisti più consapevoli, sapremo con esattezza che cosa stiamo acquistando e se è veramente quello che vogliamo.

Riuscire a capire e memorizzare tutti i particolari è roba da veri appassionati, ma comprenderne alcuni è fondamentale.


Sull’etichetta i produttori devono, per legge, riportare alcune informazioni:

  • Categoria del vino (frizzante, vino, vino liquoroso, spumante ecc…)
  • Espressione della Denominazione di Origine Protetta o Indicazione Geografica Protetta, in aggiunta la menzione tradizionale DOC, DOCG IGT.
  • Titolo alcolometrico volumico effettivo espresso in % vol.
  • Origine e provenienza
  • Annata delle uve, se sono pari o superiori all’85% di uve della stessa annata, questo lo troviamo solo nelle DOC e DOCG
  • Chi ha imbottigliato il vino, con tutti i riferimenti della ragione sociale, sede ecc…
  • Se è stato importato, tutti i riferimenti dell’importatore
  • Per gli spumanti bisogna segnalare il tenore zuccherino menzionando se si tratta di un brut, brut naturale (o dosaggio naturale), extra brut, extra dry, secco, semi secco, dolce
  • Se è presente l’anidrite solforosa, va indicata con una delle seguenti diciture: contiene solfiti, contiene sulfiti, contiene anidrite solforosa
  • Numero del lotto di produzione
  • Quantità contenuta nella bottiglia

Ci sono le indicazioni facoltative che ogni produttore può aggiungere come ad esempio la temperatura di servizio dove quel vino esprime al meglio, abbinamento con il cibo, varietà di vitigni, riferimenti al metodo di produzione e tanto altro ma…facoltativo.


Cosa vuol dire DOCG

Denominazione di Origine Controllata e Garantita va scritta tutta per esteso, è un traguardo che può riportare in etichetta un vino che ha già trascorso 10 anni nella DOC, ma non tutti i vini diventano DOCG, il prodotto è sottoposto a controlli estremamente severi. Se il vino DOC supera gli esami eseguiti da una commissione e presenta le caratteristiche scritte nel disciplinare che regola quelle DOCG, allora la sigla può essere apposta in etichetta per comunicare al consumatore che il prodotto è di pregio. In questo caso l’etichetta può riportare l’indicazione del Comune, frazione, fattoria, vigna, per sottolineare il legame profondo con le caratteristiche legate all’ambiente naturale e all’uomo; le uve provengono esclusivamente dalla zona descritta nel rigidissimo disciplinare di produzione e prima che il vino sia messo in commercio, una commissione con esami organolettici valuta il prodotto fino alla fase dell’imbottigliamento.


Cosa vuol dire DOC

Denominazione di Origine Controllata indica che la provenienza delle uve è garantita che arrivi da quel determinato territorio, generalmente non vasto, per avere un vino di qualità con quelle determinate caratteristiche, espressione appunto del territorio in questione. Diventa DOC se ha passato almeno 5 anni nella denominazione IGT.


Cosa vuol dire IGT

Indicazione Geografica Tipica indica un prodotto che ha utilizzato uve tipiche di quella regione, il confine viene messo dalla regione a cui appartiene. La produzione risponde a leggi precise ed è scrupolosamente controllata, parliamo sempre di un prodotto di qualità.

Dal 2010 la classificazione DOC, così come la DOCG, è stata ricompresa nella categoria comunitaria DOP. Con questi acronimi apposti in etichetta ci viene comunicato che sono state rispettate le leggi a cui il produttore/vinificatore deve attenersi.


Cosa vuol dire Classico, Superiore, Riserva

Classico: quando quel vino viene prodotto con uve provenienti da una zona di produzione storica, dai territori più’ vocati ed esclusivamente dai comuni elencati dal disciplinare.

Superiore: quando un vino ha una gradazione alcolica più alta rispetto alla versione base, sempre dello stesso vino.

Riserva: quando un vino invecchia di più rispetto alla versione base, sempre dello stesso vino.

a cura di Maria Rita Pio

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