In questa poesia visiva nel dialetto di Acquarica del Capo (Pajara, parite e ficarigna) il poeta salentino Carlo Stasi unisce in un paesaggio una “pajara” (pagliaio, in pietre a secco, a forma troco-conica e gradoni tipico riparo nelle campagne) con un muretto a secco (“parite”) ed un fico d’india (“ficarigna”). L’allitterazione costante della “p” richiama il suono duro della pietra spaccata ed ogni parola è una pietra (“le parole sono pietre”) e ogni pietra alza il muro (“ogni ppetra azza parite”) richiamando noti modi di dire. Se la lucertola (“sarvica”) prende il sole sulla siepe (“sapale”), il fico d’India invece avverte che è protetto dalle spine e quindi bisogna saperlo prendere.
Pajara, parite e ficarigna (1999) da: Carlo Stasi, Verso… il Futuro. Poesia Visiva (1980-2020)(iQuadernidelBardo, 2021), p. 167.