Un riconoscimento che arriva dopo un lungo lavoro di rigenerazione e che profuma di riscatto
In Puglia quest’anno è d’obbligo visitare Mesagne, cittadina di 26mila persone in provincia di Brindisi, un tempo conosciuta solo per fatti di cronaca nera, diventata nel 2023 prima Capitale della cultura di Puglia. Una storia di riscatto che ha coinvolto cittadini ed aziende locali, oltre a sollecitare l’interesse di diversi osservatori nazionali. La città dei Messapi ha espresso una vitalità culturale capace di generare negli ultimi anni proposte di alto profilo come le mostre di artisti del calibro di Picasso, Modigliani, Andy Warhol e, dal prossimo 16 luglio fino all’8 dicembre, quella di “Caravaggio e gli autori del suo tempo”. Mesagne lo scorso anno ha avuto l’ardire di candidarsi a Capitale della Cultura Italiana per il 2024 senza riuscire a traguardare l’obiettivo. Giunta nella top ten delle finaliste ha dovuto soccombere alla proposta presentata dall’Amministrazione di Pesaro valutata dalla commissione del Ministero della Cultura più convincente. Un sogno accarezzato da molti mesagnesi che vedevano in quel titolo un attrattore di un flusso turistico anche internazionale. Una speranza non del tutto accantonata vista la scelta del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e di tutto il Consiglio regionale che nell’ultimo bilancio di previsione, all’articolo 38, hanno stabilito che “la Regione Puglia istituisce il titolo di Capitale cultura di Puglia, conferito alla città che sia stata riconosciuta, dal ministero della Cultura, Capitale italiana della cultura o che sia arrivata in finale per il conseguimento del suddetto titolo”. Un riconoscimento decretato subito alla città messapica, capace di concretizzare un processo di rigenerazione umana iniziato alla fine degli anni ‘90. Un cammino duro, costellato da sudore e sangue dei mesagnesi, sostenuto dalla cultura della legalità radicata in un passato millenario facilmente rintracciabile in tanti monumenti, ritrovamenti archeologici, storie di uomini che hanno affermato il senso di comunità forte. Mesagne fino a poco tempo fa era “capitale della S.C.U.” (Sacra Corona Unita), oggi quell’acronimo si potrebbe esplicitare come “Siamo CUltura”, una città capace di diventare un modello di riscatto anche per altre comunità. “L’obiettivo – ha sempre sostenuto il sindaco Toni Matarrelli – è quello di sottrarre umano alla barbarie e condurlo verso la sua piena realizzazione, attraverso un progetto culturale, sociale, economico che sia trasversale e inclusivo e parta dal luogo in cui viviamo, appoggiandoci proprio sulle qualità specifiche dei suoi abitanti. Il “modello Mesagne” può diventare una rappresentazione speciale di questa visione, per comprendere che, paradossalmente, l’umanità è “condannata a essere felice” e che qualunque ostacolo a questo compimento può ritardare sì il risultato ma non può fermarlo”.
Prima di giungere al titolo di Capitale pugliese della Cultura ci sono stati decenni di sofferenza per i mesagnesi che hanno dovuto subire le angherie perpetrate da parte di una piccola fetta della popolazione che voleva imporre il terrore. Anni in cui si sparava per strada, agguati in ospedale, rapine, sequestri di persone a fini ricattatori e di sera calava un coprifuoco che non permetteva a nessuno di vivere la città. Un clima di prostrazione che cozzava con la bellezza di un centro storico a forma di cuore con all’interno esempi straordinari di barocco leccese (la facciata della chiesa di Sant’Anna), scavi archeologici
(vico Quercia con le stratificazioni degli insediamenti dall’età del ferro fino al medioevo) e una umanità frizzante tipica dei paesi del Salento. Facendo leva su queste ricchezze culturali hanno investito le amministrazioni comunali che si sono alternate dall’inizio degli anni ’90 ad oggi. Tutte caratterizzate da un rispetto delle regole esemplare tanto da non aver avuto mai un politico destinatario di avviso di garanzia. I mesagnesi si riappropriarono della loro città dopo il recupero dei monumenti, gli investimenti pubblici per ristrutturare le case private e la spinta del Gruppo di Azione Locale “Terra dei Messapi” per la creazione di decine di B&B nel centro storico per un nuovo senso di ospitalità. Oggi d’estate le stradine del centro sono prese d’assalto da famiglie di turisti provenienti dalle marine del circondario e dai comuni vicini, consapevoli di trovare ogni sera uno spettacolo o un intrattenimento. Turisti che approfittano anche dei tanti i ristoranti, pub e street food presenti nei vicoli del cuore antico della città che offrono la possibilità di assaporare la cucina locale preparata da giovani talentuosi che hanno investito tempo e denaro in questa forma di accoglienza. Quest’anno Mesagne vuol fare bella figura con tutti ed ha messo in campo già diverse proposte culturali di livello.
LA MOSTRA
Organizzata dalla rete di imprese “Micexperience”, rappresentata dall’imprenditore Pierangelo Argentieri, la mostra si svolgerà dal 16 luglio all’8 dicembre prossimi nel Castello di Mesagne. Si tratta di una organizzazione tutta pugliese nata dopo l’esperienza delle mostre “Picasso e l’Altra metà del Cielo” nel 2018 e “Andy Warhol l’alchimista degli anni 60” nel 2019 per stimolare un turismo culturale nella regione offrendo una possibilità che va oltre alla proposta del paesaggio incantevole della Puglia. Gli organizzatori hanno annunciato l’esposizione di 35 opere provenienti da grosse collezioni private italiane, Fondazioni, enti religiosi e qualche museo. La location è quella delle sale a primo piano del Castello Normanno-Svevo. Tra le opere della mostra solo per citare due titoli di Caravaggio basterà ricordare i celeberrimi “Ragazzo con vaso di rose” e “Fanciullo morso da una lucertola”, versioni di classici del Merisi e capolavori che guideranno la collezione prettamente caravaggesca. Altrettanto interessanti sono gli altri grandi nomi di questa esposizione curata dai professori Pierluigi Carofano, tra i più importanti specialisti dell’arte seicentesca e caravaggesca, in collaborazione con Tamara Cini. Tra gli altri titoli e protagonisti presenti compaiono: “Studio di Testa” di Guido Reni, “Teste di vecchio” di Annibale Carracci, “La Conversione di Saulo” di Ludovico Carracci, “Annunciazione” di Simone Peterzano, “Maddalena penitente” di Artemisia Gentileschi, “Santa Maria Maddalena” di Orazio Gentileschi, “San Carlo Borromeo” di Carlo Saraceni detto il Veneziano, “Maddalena penitente” di Mattia Preti, “Maddalena penitente” di Giovanni Baglione, “Santa Cecilia” di Giuseppe Cesari detto Cavalier d’Arpino, “La Giustizia e la Pace” di Antiveduto Gramatica, “Natura morta” di Panfilo Nuvolone, e tanto altro.
STAGIONE CONCERTISTICA
L’Amministrazione comunale in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese organizza nel Comunale di Mesagne, dal 3 marzo al 5 maggio, la stagione concertistica con quattro appuntamenti in programma. “La stagione concertistica rappresenta un progetto che attesta l’attenzione concreta per un genere che arricchisce l’offerta culturale della Città”, dichiara Marco Calò, consulente comunale alle Politiche Culturali e Scolastiche. “Quattro significativi appuntamenti, che riportano nella città la musica colta occidentale, muovendo dalla tradizione classica europea verso i nuovi linguaggi che da essa ne sono scaturiti. Una stagione – dice il maestro Andrea Crastolla, direttore artistico della rassegna – che mette insieme l’attenzione verso eccellenze pugliesi con un respiro nazionale ed internazionale”. Si parte il 3 marzo con il primo appuntamento dal titolo “Primavera in classica” con Nevila Kalaja, violino, e Merita Rexha Tershana, pianoforte, che si esibiranno su musiche di Mozart, Beethoven, Zadeja e Kogoj. Il secondo concerto è invece in programma per il 24 marzo. Ad esibirsi il Voxsonus Duo composto da Maurizio Cadossi, violino, e Claudio Gilio, viola, in “Salotto musicale nell’Europa del Settecento” con musiche di Bruni, Cambini e Mozart. Per il terzo appuntamento si va ad aprile. Il 14 ci sarà l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal Maestro Giuseppe Salatino con “Note da Oscar” su musiche tratte dalle più celebri colonne sonore per film. La rassegna si chiude il 5 maggio con “Echi dall’America Latina” del Duo RiGa composto da Riccardo Calogiuri e Gabriella Lubello, entrambi alla chitarra, con musiche di Cardoso, Piazzolla, Nazareth, Assad e Vasquez.
di Cosimo Saracino