C’è una parola che in questo tempo, a dir poco difficile, può ancora guidarci nel nostro cammino? Io che ho avuto e ho tuttora una frequentazione con l’arte ho provato a cercarla nei miei lavori e l’ho trovata nell’opera di uno degli artisti di cui mi sono interessato, la parola è “Libertà” e l’artista è Sandro Greco. Nel lontano 1992, infatti, curai il testo storico-critico per la mostra Sandro Greco & Corrado Lorenzo –Le tappe della Storia (Museo d’arte contemporanea, San Cesario di Lecce), nel quale scrivevo che il ciclo pittorico, da ultimo realizzato, dedicato alla composizione poetica di P. Eluard, Liberté, era nato non da un incontro casuale, avendo avuto fin da ragazzo una frequentazione con la letteratura, ma anche, nel caso specifico, da una vera e propria coincidenza di concezione, avendo anch’egli fatto di quel “valore” assoluto il fondamento del suo lavoro di artista. Aggiungevo, inoltre, che la decisione di tradurre in immagine la sua meditazione di quel testo poetico non era da ritenere sorprendente, essendo la pluralità dei suoi interessi tecnico-operativi e culturali non espressione di una gioiosità epidermica, o di incapacità di andare a fondo nella ricerca di significati e di valori, avendo posto al centro della sua visione l’uomo nella sua totalità esistenziale, cioè come essere pensante che si riconosce nella relazione con gli altri uomini e col mondo e soprattutto in quello che fa, sente e produce, donde l’attenzione, ad esempio, alla poesia, uno dei prodotti che più profondamente possono esprimere la forza e il valore dei sentimenti. Al tempo di quel ciclo, Sandro Greco aveva ormai accumulato un ricco bagaglio di esperienze, frutto del suo modo tutto personale di immergersi nella problematica artistica contemporanea, senza mai, cioè, adeguarsi passivamente a orientamenti e tendenze in atto, ma facendo valere intelligenza e fantasia, riscoprendo anche la bellezza e la qualità degli oggetti della tradizione, un patrimonio culturale e artistico che poteva stimolare e sollecitare ancora le capacità creative, recuperando il valore di una creatività non disgiunta dal fascino e dalla fatica dei procedimenti tecnici, riuscendo così a produrre anch’egli oggetti con materiali e tecniche diversi, sentiti come l’unico modo per comunicare con gli altri uomini. Del resto egli ha sempre avuto curiosità per gli aspetti tecnico-operativi, e ha sempre provveduto da solo ad approntarsi strumenti e materiali.
Eccolo, allora, il detto ciclo dedicato al tema della Libertà, che si compone di ventidue immagini, ventuno corrispondenti alle ventuno strofe di Eluard (in realtà le strofe del francese sono venti, la ventunesima è una sorta di dichiarazione conclusiva, non costituita da immagini) e la ventiduesima dedicata alla parola Libertà. Le immagini portano come titolo un verso di ogni strofa, da lui scelto, che costituisce il rimando diretto alla tematica del testo poetico, rimando che funziona come sollecitazione al fruitore a tenerlo presente, ma, si badi, non per riconoscere nella traduzione visiva una qualche corrispondenza con l’immagine letteraria, non essendo la prima una semplice illustrazione. L’artista, infatti, consapevole della specificità e autonomia del linguaggio artistico, ha fatto valere la sua forza immaginativa, grazie anche alla ‘libertà’, è il caso di dire, propria dell’arte, scegliendo, volta per volta, le varie soluzioni espressive, grazie all’utilizzazione di tecniche e materiali diversi. Del ciclo, per ovvie ragioni di spazio, si propongono, in questa sede, solo alcune delle ventidue opere.
È stato detto che in questo ciclo l’artista è ritornato su «alcuni temi da lui prediletti, quasi un’ideale ricapitolazione della sua esperienza artistica: i fiori sulla sabbia, la tela bianca, il sole, certi incantati paesaggi, gli istogrammi, il clown ecc.», dimenticando che dette opere hanno a che fare con il testo poetico di Eluard. Come in questo, Sandro Greco ha realizzato un percorso, che ha la stessa conclusione nella dichiarazione: “ricomincio la mia vita”, un ricominciare grazie alla riconquistata “Libertà”. Pertanto le immagini selezionate per la presente circostanza sono comprensibili solo se si tiene conto di quel rapporto. (Non casualmente, nella recente pubblicazione dell’intera serie in Il mondo di Sandro Greco, Catalogo della mostra, Università degli Studi di Pavia, Lecce 2013, le immagini sono accompagnate dal testo poetico, nella traduzione di Franco Fortini, soluzione che consente di vedere che ogni strofa è conclusa dal verso “scrivo il tuo nome”, il nome, come noto, è la parola “Libertà).
Ogni immagine, dunque, è stata realizzata partendo da un verso di ogni strofa. Nella prima immagine noi vediamo un tratto di sabbia, che è sabbia vera, sul quale Greco ha posto dei fiori di carta colorata, dunque, i fiori sono ciò che egli scrive sulla sabbia, e che diventano ‘segno’ e ‘simbolo’ nello stesso tempo della sua “libertà”. Ne è conferma l’immagine relativa all’ottava strofa, il fiore è ora posto Su la montagna demente, letterariamente una figura retorica ‘ardita’, non facilmente traducibile visivamente, salvo non riconoscerne il senso nell’aspetto aspro e duro della montagna; il fiore ritorna ancora nell’immagine relativa alla diciottesima e alla diciannovesima strofa, nelle quali il fiore-Libertà vincerà sul “tedio” e sulla “solitudine”, il primo raffigurato come un vero muro, e la seconda con un arido mucchio di pietre che sovrasta visivamente i tre piccoli e solitari fiori; e, ancora, nella immagine relativa alla sedicesima, nella quale la mano che si tende, il gesto assume il senso del donare, e il dono, per l’artista, non può che essere la Libertà. L’ultima immagine è particolarmente rivelatrice del significato e del valore che Greco ha voluto dare alla parola Libertà, che associata al verso Ricomincio la mia vita, si è caricata di un ulteriore significato, avendola egli collegata all’esperienza del lontano 1955, quando egli vestì effettivamente i panni del clown, lavorando nel Circo Continental, esperienza da lui considerata “un’avventura stupenda”. Come non leggere, allora, nella leggerezza e nelle sembianze della immagine lo spirito di libertà che lo ha accompagnato sino ad oggi.
BIOGRAFIA di Sandro Greco
Sandro Greco è nato a San Pietro Vernotico (Brindisi) il 14 gennaio 1928. Inizia a dipingere da autodidatta nel 1948 e allestisce la prima personale nel 1953. Nel 1955 lavora come clown nel Circo Continental, esperienza da lui considerata “un’avventura stupenda”. Conseguita la laurea in Farmacia svolge attività di farmacista e collaboratore scientifico. Abilitatosi all’insegnamento di chimica, insegna negli istituti tecnici dal 1963 al 1993. La sua passione è, tuttavia, la pittura, muovendosi, per un buon numero di anni, nell’ambito del figurativo. Dal 1968 dà una svolta radicale alla sua esperienza artistica, guardando con intelligenza alle ricerche più nuove in atto, Land art, anti-form e Arte concettuale, esprimendosi in interventi e performances quali, ad esempio, “I camici bianchi in campagna”, “Le strisce di carta sulla roccia”, i “Rapporti prossemici”, fino, almeno, al ’73. Continuando a coltivare il rapporto con la letteratura, si inventa l’applicazione di teorie scientifiche nell’analisi di testi letterari (Foscolo, Prévert, Jimenez, Brecht, Alberti), e crea così gli “Istogrammi”. Nel prosieguo del percorso creativo rivela pienamente la ricchezza e l’originalità delle sue scelte espressive, – ne sono esempio le “Partite a scacchi con Beuys, Duchamp, Klee, Kandisky” – riscoprendo anche il piacere del fare artigianale, realizza, infatti, oggetti di ceramica e tessuti, gli originali “Tapparazzi”, metà tappeti e metà arazzi, da lui intessuti manualmente. Rifiutandosi ad astratte esigenze di coerenza stilistico-espressiva, ha continuato, sino ad oggi, a dare vita a un profluvio di creazioni artistiche, realizzate col massimo di libertà, tra le quali spicca, per impegno, il ciclo dedicato alla poesia di Paul Eluard, “Libertà”.
A cura di Lucio Galante