Scorrano, un piccolo paese nel cuore del Salento, vive un momento di grazia. Le sue luminarie ormai sono famose nel mondo e da ogni dove arrivano richieste per utilizzare questa arte straordinaria in tante altre realtà, dagli Stati Uniti all’Asia, dalla Russia alla Cina, ai paesi Arabi. Mariano, De Cagna… e poi Mega, con gli spettacoli pirotecnici, che anche la Cina ci invidia. Da qualche anno una nuova proposta sta incuriosendo e affascinando i cultori dell’arte povera e straordinaria allo stesso tempo: le statue di sabbia nel Chiostro degli Agostiniani. Sentiamo Vito Maraschio, responsabile del Progetto “Promuovi Scorrano”:
Come è nata l’idea delle statue di sabbia?
«L’idea è arrivata da un concittadino, Bruno Giannotta, per cinquant’anni trapiantato in Canada dove ha coltivato la passione per le sculture di sabbia. Quando è tornato a casa, nella sua Scorrano, ha raccontato l’esperienza ai suoi amici di sempre che l’hanno subito sposata».
Da dove arriva il materiale utilizzato?
«La sabbia arriva da una cava di Ginosa Marina e l’acqua è piovana e la preleviamo da una cisterna all’interno del chiostro».
Usate anche la colla?
«No. Né colla, né altri additivi. All’interno delle sculture c’è solo sabbia e acqua».
Quanto possono durare?
«Dipende dagli agenti atmosferici e dalla qualità della sabbia: all’esterno anche 30 giorni, conservandosi in ottimo stato. In un interno dei mesi, in certe condizioni anche anni!»
Se dovesse piovere crollerebbero?
«Dipende dall’intensità della pioggia e da quante volte si ripete l’evento. In caso di una pioggia di media durata e intensità non c’è nessun problema».
E se c’è vento?
«Il vento è molto dannoso soprattutto sugli elementi fini. Potrebbe creare facilmente molti danni. Asciuga la sabbia e corrode la parte esterna».
La sabbia migliore per costruire?
«Quella fine a spigoli vivi. L’ideale sarebbe avere mescolata alla sabbia una leggerissima quantità di limo (un 10%). È ottima la sabbia di fiume, e pure quella di cava, purché originata da sedimentazione, non da frantumazione. Per tutte le sabbie vale il principio che più sono fini e meglio è».
Quanta acqua serve?
«Tantissima, la sabbia deve essere fradicia d’acqua per poter essere lavorata bene. Successivamente l’acqua in eccesso viene eliminata naturalmente. In realtà di acqua, per creare una coesione tra i granelli di sabbia, ne basta pochissima. L’enorme quantità d’acqua iniziale serve solo per far sì che questa si distribuisca in modo uniforme in tutta la massa di sabbia».
Quali strumenti servono per lavorare la sabbia?
«Ogni scultore ha propri attrezzi facilmente reperibili in ferramenta o nei negozi di modellismo. In certi casi è possibile realizzare degli strumenti speciali per particolari lavorazioni».
Come si realizzano le grandi sculture?
«Si deve ammucchiare una grande quantità di sabbia e per far ciò si usano le casseforme, pannelli in legno assemblati a formare delle scatole in cui si versa sabbia e acqua. La sabbia bagnata all’interno della cassaforma viene compattata con vari strumenti. Ultimata la prima cassaforma, si monta una cassaforma più piccola sopra la prima cassaforma ripetendo lo stesso processo. Alla fine si realizzerà una piramide a gradoni. Lo scultore inizierà a scolpire partendo dalla sommità della piramide. Si toglieranno i pannelli di legno della cassaforma più in alto e si inizierà a scolpire la sabbia compattata. Ultimato il lavoro di scultura nella parte alta, si procederà verso il basso fino a completare l’intera opera».
Chi sono gli artisti coinvolti?
«Lucas Bruggemann (Lituania) che ha curato tutta la fase preparatoria (compattazione della sabbia nelle casseformi); Leonardo Ugolini (Romagna) ha realizzato la scultura raffigurante la foresta e i palazzi storici; Andrius Petkus (Lituania) quella dei palazzi moderni; Ferenc Gergo Monostori, (Ungheria), la grande mano, Madre Teresa di Calcutta e Greta Thunberg; Marielle Heessels, (Olanda) la natività; Susanne Ruseler, (Olanda), il bue e l’asinello. A Natale di due anni fa, nel Chiostro del Convento degli Agostiniani e nel palazzo De Iaco-Veris, vennero realizzate delle opere gigantesce e affascinanti, ispirate al versetto del Vangelo di S. Luca: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Oltre alla Natività, infatti, era possibile ammirare installazioni dedicate a uomini che hanno posto l’umanità, la semplicità e la fratellanza al centro della loro esistenza: Don Tonino Bello, San Francesco d’Assisi e il Mahatma Gandhi in occasione del 150° anniversario della sua nascita. Per quella occasione abbiamo avuto in vistita a Scorrano l’ambasciatrice Indiana in Italia Reenat Sandhu».
Qual è il tema di quest’anno?
«La solidarietà e l’ambiente. Due personaggi: Madre Teresa con il suo aiuto costante verso gli ultimi e Greta Thunberg che ha sottolineato con forza l’importanza fondamentale del rispetto per l’ambiente. È un viaggio immaginario dalla terra primordiale con una natura incontaminata prima dell’avvento dell’uomo per poi passare alle prime civiltà. Una successione di architetture tipiche del Salento fino ad arrivare ai grattacieli delle megalopoli e ad un’urbanizzazione selvaggia dove la natura è completamente assente. Il viaggio finisce con una grande mano che si erge dalle rovine. Un monito a tutta l’umanità per sensibilizzarla a prendere finalmente coscienza dell’importanza di un equilibrio tra natura e uomo. La mano rappresenta anche una speranza, una fiducia nell’umanità nel saper intraprendere scelte difficili ma capaci di salvarci. Solidarietà e rispetto per l’ambiente sono in realtà le due facce della stessa medaglia. I grandi cambiamenti climatici porteranno a desertificazioni, immigrazioni, conflitti etnici, instabilità che si ripercuoteranno sull’intero pianeta. Tutto questo avrà un prezzo altissimo che proprio gli ultimi, i più bisognosi, pagheranno più degli altri. Il visitatore ripercorrerà questo viaggio a ritroso, partendo dalla grande mano fino al mondo primordiale. È in qualche modo un viaggio nella nostra coscienza, una presa d’atto delle conseguenze delle nostre azioni che spero ponga a tutti la domanda di come vogliamo lasciare il mondo ai nostri figli e a tutte le generazioni che verranno».
Sono opera d’arte, ma di sabbia. Quale è il loro destino?
«Essendo opere effimere, saranno distrutte e il materiale riutilizzato per crearne delle nuove con un tema diverso ma attuale».
di Lucio Catamo