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domenica, Settembre 8, 2024

Un cappello per tutte le stagioni, ma fatto a mano – Il laboratorio di Anna Rita Sammarruco

Sartoria del Cappello è un progetto di artigianato sartoriale che nasce dalle idee e dalle mani di Anna Rita Sammarruco.

Anna Rita nasce a Otranto, all’età di otto anni inizia a muovere i primi passi nel mondo
dell’abbigliamento su misura presso una bottega artigianale e fa della sua passione un mestiere. Si trasferisce a Carmiano per amore e, insieme al marito Silvestro, trasforma la sua casa in un laboratorio dedicato esclusivamente alla realizzazione di cappelli sartoriali.
L’abbiamo incontrata nella dimora dove, tra tessuti di alta moda, sacchi di juta, forbici e modelli, ci ha raccontato com’è essere un artigiano nell’epoca del prêt-à-porter.

La passione per la sartoria l’accompagna sin da bambina. Quanto tempo è necessario per imparare?
Sono dell’idea che dipenda tutto dalla voglia, dalla volontà e dalla dedizione al lavoro. La moda è in continuo mutamento e tuttora perfeziono i miei modelli. Avendo iniziato da giovanissima, ho sempre visto la sartoria come un mondo da scoprire attraverso spilli, metri e misure. Ricordo i sabati e le domeniche passati in bottega, piccoli grandi sacrifici che mi hanno ripagata e mi hanno permesso di costruire un futuro che è stato il mio presente fino a dieci anni fa, quando i cappelli hanno preso il posto di giacche e pantaloni

Dagli abiti su misura ai cappelli sartoriali. Come ha cominciato e quali difficoltà ha
incontrato?

Intraprendendo un’attività commerciale insieme a mio marito Silvestro. Avevamo un negozio di tessuti e tra la merce vi erano dei cappelli che col passare del tempo si sono rivelati di scarsa qualità. La mia fortuna nella sfortuna è stato questo accessorio. Sono una persona ambiziosa e curiosa, e così ho iniziato a crearne di miei.
La difficoltà è la stessa che si incontra nel settore dell’abbigliamento su misura, ovvero far calzare un cappello come si fa calzare un abito. I primi modelli non erano perfetti, ma studiando le varie tecniche e approfondendo i trucchi del mestiere, ho messo in piedi questa sartoria.

Quanti modelli produce?

In questi anni ci siamo specializzati in diverse tipologie da uomo e da donna. Abbiamo i classici modelli come la coppola siciliana, l’intramontabile Borsalino, il cappello da baseball passando poi al modello francese anni Quaranta, da fantino e a becco d’oca. Ci divertiamo a realizzare anche quelli con la falda larga e ondulata, perfetti per l’estate. Inoltre, abbiamo borse di diversa grandezza e tracolle da uomo.


La juta è il fiore all’occhiello della collezione, ma quali altri tessuti troviamo nel suo laboratorio?

I nostri tessuti oltre ad essere di ottima qualità, arrivano sia dalle passerelle più importanti del mondo sia dal negozio di abbigliamento sotto casa. Utilizziamo fibre preziose come la seta oppure il lino, il raso, l’ecopelle, il denim e tessuti più caldi come la lana e il panno. La juta è l’ultima nel processo di lavorazione perché è una fibra ruvida e tenace e il filato risulta anch’esso rigido e molto resistente. Infatti, è impegnativo lavorarla a macchina ma il risultato è soddisfacente.

Da dove nasce il nome Sartoria del Cappello?

Molto semplicemente dal fatto che il cappello è tagliato, cucito, imbastito e rifinito da sartoria.

La mia sartoria è simile a qualsiasi altro laboratorio, ricco di cartamodelli personalizzabili, stoffe e bobine di filato e usiamo normalissime macchine da cucire, tra cui una vecchia amica di 110 anni che ha funzionato a pedale fino a poco tempo fa. “Sartoria” perché il metodo di lavorazione è ancora il tradizionale: tutto fatto a mano.

Pensa che i giovani possano essere interessati a intraprendere un mestiere come il suo?

Assolutamente sì. Mia nuora Serena è una giovane stilista, ha voglia di sperimentare e riesce a mixare tessuti diversi tra loro, a cui io non avrei mai pensato. Produce borse e pochettes con le rimanenze, propone sempre nuove idee e recentemente abbiamo iniziato a lavorare insieme sui cappelli. È fondamentale tramandare mestieri come questo, in modo tale che non vadano perduti.

Ci racconti un aneddoto che l’ha resa fiera del suo lavoro.

Mi è capitato di incontrare una cliente qualche anno fa a Lecce. Indossava un cappello decorato con grandi fiori, tutti fatti a mano, e paillettes. Ero consapevole di averla conosciuta e soprattutto sapevo di aver visto quel cappello da vicino. Ma dove? Questa signora si avvicina, mi saluta e fa un giro su se stessa. Ed ecco la risposta alla mia domanda: quel cappello aveva fatto parte della mia collezione ben sette anni prima. Era intatto. Oppure a Otranto, durante una caldissima giornata estiva, un’importante imprenditrice di moda si è congratulata per il mio impegno e per la qualità dei miei
prodotti. Sono proprio questi piccoli gesti che mi appagano e mi spingono ad andare avanti.

Viviamo in un’epoca storica nella quale anche la sartoria è a distanza. In che modo è possibile contattarla?

Attualmente la vetrina della nostra sartoria è Facebook. Il cliente può vedere, scegliere e richiedere il modello più consono al proprio stile. Purtroppo, ci siamo forzatamente adattati al periodo che stiamo vivendo e il non poter accogliere il cliente a braccia aperte e guidarlo verso un acquisto appropriato ci dà dispiacere ma anche speranza in un futuro migliore. Tuttavia, la produzione continua.
Sartoria del Cappello in una sola parola.
Passione.

A cura di Rebecca Rizzo

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