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domenica, Novembre 24, 2024

La Carta di Leuca, molto di più di un percorso per le strade del Salento – Aspettando la notte del 13 agosto

Ci sono topografie ambasciatrici di preziosi simbolismi. Il Salento, come una freccia dorata che si staglia su distese d’azzurro, punta al cuore marino di un crocevia di infinite storie, infinite civiltà. Proprio Leuca, la sua punta luminosa, è metafora di mescolanze d’identità, di cui il paesaggio si fa pittoresco narratore. È qui che l’azzurro dell’Adriatico e il verde dello Ionio s’incontrano in un indissolubile abbraccio, in cui le differenze di colore perdono significato, traducendosi in un unico spettacolo cromatico. Una morfologia blasone di unione e amalgame, musa ispiratrice di sentimenti di comunione nei popoli che l’hanno abitata e attraversata.

La Carta di Leuca perpetua e attualizza la storia del territorio, trasponendo al presente un’antica trama narrativa interculturale, di cui l’opera di Don Tonino Bello è stata importante capitolo esplicativo.

Laboratorio permanente dal 2016, la Carta di Leuca è un intenso dialogo fra giovani appartenenti alle religioni e alle culture europee e a quelle che s’affacciano sul bacino Mediterraneo. Un caleidoscopico puzzle di identità con un desiderio condiviso: la virtuosa convivialità delle differenze. Esprime vocazioni all’unisono etiche, antropologiche e turistiche e rappresenta il cuore dell’iter “Cammini di Leuca” – programma pluriennale di sviluppo sostenibile organizzato dal Parco Culturale Ecclesiale “De Finibus Terrae” della Diocesi di Ugento – e che consacra il proprio impegno alla valorizzazione e fruizione delle eredità paesaggistico-culturali dell’area salentina.



La Carta è un viaggio che si snoda su tre assi: quello geografico-territoriale, quello interculturale e quello intrapersonale. Partiamo all’esplorazione del primo. Dove muove i suoi passi pellegrini? Il percorso si snoda attraverso le meraviglie estive del territorio salentino, nella prima metà di agosto. Il programma contempla attività itineranti di dibattito, condivisione, workshop e scoperta dell’area basso-pugliese: giovani andature giunte da nazioni diverse si ritrovano sull’accogliente binario della solidarietà. Le visite si articolano in percorsi di scoperta ed esplorazione di luoghi naturali e d’interesse storico-religioso. Sposando criteri di mobilità sostenibile, i partecipanti si muovono lungo le direttrici della Via Sallentina, della Via Traiana-Calabra e della Via Leucadense. La prima coincide con il prolungamento della Via Appia: l’antico tragitto romano paralitoraneo che congiungeva Taranto ai maggiori centri salentini, e di cui i partecipanti possono ammirare le bellezze lungo il versante ionico. Su quello del basso Adriatico, i giovani si mettono in marcia lungo i tracciati più a sud della Via Traiano-Calabra, continuazione della via Traiana che collegava Brindisi a Otranto, voluta dall’imperatore da cui prende il nome e proclamata via pubblica nel lontano 109 d.C. Seppure nell’entroterra, la terza strada (Via Leucadense) offre alla vista dei viaggiatori panorami altrettanto suggestivi. Un ponte che congiunge Brindisi a Leuca e epoche diverse, costellata da affascinanti cripte e cappelle votive alla Madonna, eredità dei periodi greco, bizantino e latino. Un viaggio che ricalca le orme di antiche rotte pellegrine, come quelle che si dirigevano al Santuario di S.Maria di Leuca “De Finibus Terrae” attraversando Leuca Piccola, complesso monumentale di Barbarano, prezioso scrigno di significati architettonici, storici e religiosi datato fra il 1685 e il 1709.

Le attività laboratoriali trovano il loro momento cardine in una delle fasi conclusive della manifestazione. Durante una notte agostana in cui lo scenografico fenomeno delle stelle cadenti “nel concavo cielo sfavilla” – come scriveva Pascoli – fiaccole silenziose s’illuminano, mosse da giovani passi verso “Un’Alba di Pace”. La danza di luci, simbolicamente, si snoda da Alessano, città natale di Don Tonino Bello, per 10 km attraverso onirici squarci rupestri, raggiungendo il Santuario di Leuca alle primissime luci dell’alba. L’arrivo dei partecipanti dà inizio alla celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento, in seguito alla quale viene proclamata la Carta di Leuca.

Il documento finale, rivolto a Governi e decisori politici, è sintesi di prospettive diverse che, tuttavia, rivolgono all’unisono il loro sguardo verso un unico orizzonte: un futuro di pace nel Mediterraeo che, nella Carta, trova espressioni e proposte concrete per la tutela del creato, la centralità della persona e la progettazione di una convivialità in cui le differenze si definiscono come forze vicendevolmente migliorative. Un compendio di desideri d’uguaglianza determinati a pavimentare sentieri di Pace abbattendo le barriere dell’intolleranza e degli individualismi. Desideri che non si sono lasciati scoraggiare dalle sfide della pandemia lo scorso 2020, quando sono tornati a rinnovarsi, seppur percorrendo nuove dimensioni: quelle del digitale.

Il meeting internazionale si è svolto alternando modalità virtuali e in presenza. Con il medesimo spirito di fratellanza, dall’8 al 14 agosto del 2021 le voci coraggiose della Carta di Leuca riapriranno il loro intenso dialogo sul tema di quest’anno che è “Mediterraneo e pandemia: curare gli sguardi per un nuovo respiro di pace”.

La Carta di Leuca è un viaggio anche interculturale e intrapersonale. È interessante riflettere sul fatto che proprio il viaggio, infatti, venga utilizzato come strumento conoscitivo dalla scienza che si consacra all’indagine dell’essere umano: l’antropologia. Etnografi e studiosi delle culture si servono da secoli di veri e propri pellegrinaggi verso molti “altrove” che, a prima vista, appaiono distanti e profondamente diversi. Nella Carta di Leuca, come in un laboratorio antropologico, la vicinanza all’altro, la sua osservazione, la condivisione rappresentano strade maestre irrinunciabili per la comprensione del prossimo, e di noi stessi. Erodoto, predecessore antico della disciplina, fu tra i primi a parlare del viaggio verso e con l’altro come strumento imprescindibile per esplorare ed auto-esplorarsi, e raggiungere un atteggiamento relativistico in grado di smantellare i confini fra noi e tutto ciò che collochiamo (spesso arbitrariamente) sotto l’etichetta di “diverso”. Un approccio che ci condurrà, come si auspica la Carta di Leuca, verso una società pluriculturale, in cui ogni lingua si traduce in un unico coro, in un unico linguaggio: quello della fratellanza.

A cura di Ilenia Orsi

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