Il nostro viaggio tra le più antiche Masserie della Puglia inizia dal territorio delle Cento Masserie di Crispiano, a due passi dalla Valle d’Itria e dalla Città dei Due Mari.
A partire dal XIV secolo, l’organizzazione economica di Crispiano trovò il suo fulcro nelle masserie, aziende-comunità agricole organizzate, vere unità economico-produttive indipendenti ed autosufficienti, attrezzate per tutte le stagioni e le attività: dalla produzione del vino, all’olio, ai formaggi, alla riconversione in cantine, ovili, stalle. La politica territoriale ad opera degli angioini di Taranto concesse il possesso e l’utilizzo delle terre a tutti i cittadini come bene comune universale. Non essendoci regole che chiarissero le modalità di fruizione e di utilizzo delle terre comuni, alcuni iniziarono a usurpare i terreni esercitando su di essi il dominio e il possesso, alzarono muri di cinta ai vari appezzamenti dando vita a veri villaggi rurali in cui il padrone viveva con i contadini e gli animali, ciascuno nei propri spazi. Ancora oggi stupisce la suddivisione funzionale dello spazio nelle masserie. Alloggi padronali e dimore per i contadini, jazzi, stalle, depositi per gli attrezzi, chiese affrescate, locali per lavorare il latte, forni, pozzi, palmenti, trulli, neviere, cisterne: un’organizzazione perfetta per una vita difficile, ma ben strutturata.
Masseria è perciò una parola potente in grado di evocare la suggestione di un antico territorio rurale e di designare strutture architettoniche dalle caratteristiche più disparate. Nella Terra delle Cento Masserie, “Unicità” della regione Puglia nonché destinazione turistica del circuito “Eccellenza d’Europa”, si incontrano masserie la cui epoca di costruzione oscilla tra il XIV e il XIX secolo e le cui varianti architettoniche spaziano dalle più piccole masserie rurali alle più imponenti strutture a corte, chiuse con mura fortificate e contornate da ulivi secolari.
Il destino di queste costruzioni non è stato tuttavia sempre felice. Dopo i conflitti mondiali i terreni furono frazionati, la vita dei contadini cambiò e le masserie furono progressivamente abbandonate. Solo in tempi recenti si è pensato di riscoprirle e di ridare loro nuova vita. Molte bellissime strutture sono andate in decadenza, altre si sono salvate. Il loro fascino, la loro bellezza, il significato stesso del loro passato, hanno contribuito alla loro valorizzazione nel modo più giusto e bello, facendole conoscere a chi ama scoprire e “gustare” il sapore del passato.
Oggi le Masserie resort e agriturismo di Crispiano danno modo al viaggiatore attento di soggiornarvi immaginando altri tempi, altri valori e altre tradizioni, riportandolo a una realtà semplice eppure affascinante, quella di vivere a stretto contatto con la natura e la comunità locale.
La Masseria Amastuola
Tra le più prestigiose merita una visita la Masseria Amastuola. Il primo documento in cui troviamo menzione è l’Inventarium dei beni di Giovanni Antonio Orsini, principe di Taranto, redatto nel 1400. La masseria è qui riportata tra i beni dell’Abbazia italo-greca di San Vito del Pizzo di Taranto. Nel 1500 l’Amastuola viene venduta al nobile Giovanni Ferrandinò che acquistò le vicine terre demaniali. Nel 1652 Giovan Vincenzo Ferrandinò la vendette al chierico tarantino Andrea D’Afflitto. Nel 1700 ne divenne proprietario Saverio D’Ayala di Taranto. La Masseria rimase ai D’Ayala fino alla metà del 1900. Dal 2003 è di proprietà della famiglia Montanaro di Massafra.
L’Amastuola è rinomata per il suo “vigneto-giardino” con i vitigni autoctoni “a onde”, progettato dal noto paesaggista Fernando Caruncho, e per le rilevanti scoperte archeologiche come gli “Ori di Taranto”. La struttura, dal vetro sulla pavimentazione d’ingresso che mostra gli scavi archeologici, alla biblioteca con libri sulla Magna Grecia, ha conservato l’originale conformazione tipica delle antiche masserie della zona ed è circondata da vari clumps di ulivi secolari. Al piano superiore c’era l’abitazione padronale, in quello inferiore c’erano depositi, stalle, jazzi, forni, cucine, frantoio, dormitori per gli operai avventizi, una cappella rurale ed un pozzo. Oggi tutto questo è stato trasformato in eleganti sale per ricevimenti e matrimoni, confortevoli suites per soggiornarvi e stanze per degustare i vini biologici che qui vengono prodotti come un tempo. L’Amastuola è il luogo ideale per gli appassionati di enoturismo e percorsi esperienziali dalla terra alla tavola. Numerosi sono i premi e i riconoscimenti vinti da questi vini biologici tra i quali ricordiamo il Primitivo, vincitore di 17 titoli a livello nazionale ed internazionale. Ciò che meraviglia dell’ingegnoso progetto della famiglia proprietaria Montanaro, è l’aver preso quella terra e quella struttura in condizioni di abbandono e averle rese un vero teatro di bellezza naturale.
Quis ut Deus
Altra masseria di grande pregio storico compresa tra la Valle d’Itria e il Golfo di Taranto è la settecentesca Masseria Quis Ut Deus. Le sue origini risalgono al Settecento, quando su tutta la Puglia e il Sud Italia regnava Filippo V di Borbone, ma probabilmente il luogo già nel Medioevo fu abitato da una comunità di Cistercensi da cui nacque la regola dei Templari.
Dal Settecento la cappella custodisce un affresco con le parole Quis ut Deus (Chi come Dio) attribuite all’Arcangelo Michele, il cui culto si era diffuso dove vi erano grotte, acqua e monti (per esempio Monte Sant’Angelo in Puglia, Mont Saint Michael in Francia); nel territorio della Masseria vi sono questi tre meravigliosi elementi naturali. Non a caso essa promuove la Green road ed ha ricevuto a Bologna il premio “Ok Italia 2011” perché “è un magnete che aggrega imprenditoria e contribuisce alla valorizzazione del territorio della provincia di Taranto” .
Oggi la Masseria Quis ut Deus propone soggiorni fra atmosfere e sapori genuini, trattamenti rilassanti e benessere di coppia nella sua Spa. Circondata da trulli tradizionali e ulivi secolari, è dotata di percorso salute, vasche Devon & Devon e Jacuzzi per due, idromassaggio con cascata d’acqua, bagni di latte d’asina, cappella affrescata trasformata in “mistica” sala massaggio, area per ricevimenti e piscina all’aperto. Nell’antico trullo dove nel 1710 vi era il forno, i benevoli effetti dei massaggi a base di pietre e profumi mediterranei restituiscono la pace del corpo e dello spirito. Le 10 camere dotate di ogni comfort mantengono un fascino singolare per le alcove con arredi e letti creati da rami e radici d’ulivo fossile. La cucina a km0 della Masseria fa gustare i piatti che rendono le specialità pugliesi tanto apprezzate in tutto il mondo.
A cura di Francesco Paolo Pizzileo