Viviamo un momento di grandi cambiamenti e difficoltà socio-economiche e relazionali. Il Covid prima, la guerra in Europa dopo, hanno contribuito ad accentuare le incertezze, i disagi, generando una sorta di “apatia di valori”. Quali secondo lei quelli maggiormente in crisi?
Più che di “apatia” dei valori tout court parlerei di un assopimento dei valori sociali. Tra questi, i primi ad essersi attenuati, e che sarebbe necessario recuperare, sono senza dubbio quelli della socialità e della fiducia. A parte l’impulso iniziale di aiuto a chi era in difficoltà, cui abbiamo potuto assistere durante il primo periodo di emergenza, a lungo andare si è assistito ad una vera e propria “chiusura” nei confronti dell’altro. L’impossibilità di stare insieme, di poter condividere i punti di vista in una situazione reale e non mediata dalla tecnologia, ha influito sulle modalità relazionali, compromettendo la fiducia, che è alla base di qualsiasi rapporto, a maggior ragione del rapporto con le istituzioni. Nella prima fase della pandemia pensavo sinceramente che ne saremmo usciti migliori, e invece non è stato così. Il livello conflittuale è aumentato, si guarda all’altro con una sorta di prevenzione; è venuta a mancare la predisposizione all’ascolto e quindi si fa fatica a mediare tra i diversi punti di vista.
I più fragili e più esposti sono i giovani che vivono un senso di insicurezza, instabilità e minaccia costante che compromette la progettualità futura. Cosa è venuto a mancare?
Per i giovani il venir meno delle occasioni di socialità, l’essere forzatamente rinchiusi in casa per lunghi periodi, senza possibilità di incontrarsi con i coetanei per praticare sport o anche semplicemente per vedersi in contesti conviviali, ha costituito un forte ostacolo alla crescita emotiva, alla capacità di gestione delle emozioni, all’acquisizione della sicurezza e dell’autonomia. All’improvviso è venuto a mancare il mondo così come lo conoscevamo, l’incertezza si è insinuata nelle nostre vite, abbiamo dovuto fare i conti con la paura. Se questo è stato un duro colpo per gli adulti, il prezzo che i bambini e gli adolescenti hanno scontato è stato enorme. Abbiamo assistito a fenomeni di regressione emotiva, di scarsa motivazione all’impegno che lo studio richiede, di stravolgimento del “tempo”, che scorreva con ritmi inusuali, di chiusura nei confronti dei pari. Di solito fino all’adolescenza non si è proiettati nel futuro, ma si è ancorati al presente: questi bambini e ragazzi hanno vissuto un presente anomalo, strano, intermittente.
La scuola ha un ruolo fondamentale, così come la famiglia. È un elemento di appoggio, oltre che di formazione e di educazione: come può aiutare i giovani a recuperare questi valori? Quali azioni di intervento avete intrapreso nella vostra scuola e quali i risultati raggiunti?
A scuola i ragazzi trascorrono tante ore della loro giornata, è inevitabile che essa rappresenti un punto di riferimento importante nelle loro vite, non a caso essa è la seconda agenzia educativa, la prima essendo rappresentata dalla famiglia. Molte sono state e sono ancora le azioni che la scuola mette in campo per contenere e risolvere i fenomeni di disagio emersi. Nella fase emergenziale, durante il lock-down, la nostra pedagogista clinica ha diffuso sul sito e sui canali social la rubrica “#A piccoli passi”, molto apprezzata dai genitori e dagli alunni adolescenti.
Aveva la finalità di sostenere e confortare famiglie e ragazzi, fornendo loro gli strumenti per affrontare lo spaesamento dovuto alla sensazione di essere rimasti soli. L’azione più immediata è svolta, però, dai docenti nel rapporto educativo quotidiano; sono loro a prestare il “primo soccorso”. Se i problemi sono più complessi la scuola indirizza i ragazzi, ma anche i genitori in difficoltà, allo sportello d’ascolto psicologico. Talvolta è necessario agire nelle classi con interventi di osservazione e aiuto al gruppo dei pari. L’alunno in difficoltà si sente in tal modo accolto. Nella nostra scuola si cerca di offrire un intervento “a tutto tondo”, che coinvolge tutte le parti interessate, con consulenze e colloqui a cui possono accedere sia i genitori, che gli alunni e i docenti. Su questo versante abbiamo potuto offrire un valido supporto ai ragazzi e alle famiglie. Lo sportello d’ascolto, che già era attivo nel periodo pre-pandemico, è stato potenziato, grazie anche agli interventi statali. Un altro strumento efficace per riprendere la socialità e per ricominciare a guardare il mondo con serenità sono state le visite guidate, le escursioni, anche sul territorio comunale, i viaggi di istruzione. Queste ultime attività stanno consentendo di ricostruire a mano a mano la rete di relazioni che è venuta a mancare nel periodo della pandemia, stanno facendo rispuntare i sorrisi sui volti dei ragazzi, e anche dei genitori. La scuola pullula di iniziative, spesso svolte in collaborazione con gli Enti Locali e le associazioni. La nuova “normalità” è ancora più attenta all’inclusione, punto forte della nostra offerta formativa, ai bisogni e al benessere di ognuno.
L’ambiente, il degrado e i rischi del pianeta sono molto sentiti dalle nuove generazioni.
Come contribuisce la scuola a sensibilizzare e mantenere alta l’attenzione dei giovani su questo tema?
La scommessa consiste proprio nell’educare le nuove generazioni a non commettere gli errori del passato e a preservare ciò che rimane. Il curricolo del nostro Istituto Comprensivo si snoda attraverso una tematica annuale che è comune a tutte le classi e le sezioni, a partire dalla scuola dell’Infanzia.
Ogni anno i docenti scelgono un argomento diverso da approfondire. L’argomento è quasi sempre di carattere ambientale. Quest’anno, ad esempio, il titolo della tematica prescelta è “Piantiamola! La Terra al centro”.
La proposta, partita dalla riflessione sui grandi incendi scoppiati durante i mesi estivi, sulla desertificazione in atto nel nostro territorio (conseguenza anche della Xylella), sui rifiuti nelle campagne e ovunque, ha l’obiettivo di sviluppare l’attenzione alla tutela del verde, dell’albero, delle piante e la sensibilizzazione dei nostri alunni e delle nostre alunne a salvaguardare il territorio salentino, cominciando da quello più vicino e vissuto da loro, mettendo in atto comportamenti rispettosi.
Il focus della tematica sarà la conservazione dell’agro biodiversità locale e della sua promozione, nei suoi aspetti produttivi e conservativi, attraverso la creazione di orti e aiuole ma anche attraverso la riqualificazione di spazi verdi collettivi.
Il percorso proposto parte dalla conoscenza degli spazi verdi intorno alla scuola: il cortile, l’orto, il parco, per allargarsi, nella scuola secondaria di primo grado soprattutto, allo studio dei cambiamenti climatici e alla responsabilità del genere umano, fino a ricomprendere nozioni di ecopolitica, con l’approfondimento dei diritti inediti per foreste, fiumi, laghi. La sfida è, per riprendere un progetto significativo lanciato lo scorso anno da Unisalento, che ogni bambino e ragazzo diventi giovane ambasciatore di sostenibilità ambientale.
di Gioia Catamo
Pubblicato il 9 dicembre 2022 alle ore 17:13