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sabato, Novembre 23, 2024

Eva, la Virago, la Sirena, la Regina di Saba

di Vincenzo Colavero


Le figure femminili nel mosaico della cattedrale otrantina

Il mosaico della cattedrale di Otranto, dedicata all’Annunziata, si deve leggere come un testo figurato del Medioevo. Un testo articolato e complesso perché contiene una cultura millenaria passata dall’Oriente all’Occidente, ma testo anche semplice se si legge con gli occhi e la cultura del tempo in cui fu realizzato, e in relazione a quelli che erano i punti di riferimento: le Scritture, i Bestiari, S. Agostino.

La Chiesa erede del passato, del mondo giudaico, greco, romano e barbarico, ha plasmato la nostra cultura e società sulla prevalenza di un modello monacale che si può leggere anche nell’analisi delle figure femminili rappresentate nel mosaico. Esse, pur datate, per certi aspetti ci riportano alla quotidianità attuale e ci pongono delle domande anche sulla realtà futura.

Mosaico Pavimentale della Cattedrale di Otranto: La Regina di Saba

L’uomo medievale aveva le sue risposte sull’origine della donna, sulla sua natura, sul suo ruolo e la sua relazione con l’uomo, sulla donna ideale e su quella “negativa”.

Eva è la prima donna: è all’apice dell’albero, tentata dal diavolo; più giù, cacciata dal paradiso terrestre. La tradizione biblica popolare la diceva creata insieme all’uomo, “maschio e femmina a immagine e somiglianza di Dio”. Per la tradizione sacerdotale ebraica Eva viene creata dopo l’uomo. È il suo riflesso: il “suo di dentro”, proprio perché nata dalla costola dell’uomo. Se Adamo è vir lei è la virago perché tratta dal vir (uomo). Èstata fatta perché l’uomo si sente solo tra tanti animali; lei sarà così per l’uomo, il suo signore, compagna e aiuto. Tuttavia è diversa, non è un vero vir. Infatti cede all’astuto serpente, è attratta dalla bellezza e gustosità del frutto dell’albero. L’uomo accuserà lei, datagli da Dio come compagna, di averlo ingannato. I due si conosceranno bene nella loro debolezza e Adamo chiamerà Eva Zoè, la vita, perché madre dei viventi destinati alla morte.

 Il Medioevo ha discusso molto sull’origine di Eva, la productio della donna. Già per Aristotele essa era un uomo non riuscito, con un ruolo passivo rispetto all’uomo. Per i teologi, che aggiungono alla sua poca razionalità anche la caratteristica dell’umoralità, la donna è, come dirà S. Tommaso “aliquid deficiens et occasionatum”, le manca qualcosa e la sua nascita avviene quasi per caso.


 

 


Inizia la lotta tra la donna e il serpente: due semi di vita e di morte e sarà proprio il figlio di una donna a farci amare la vita. La lotta con il serpente ingannatore è così diventata lotta con l’uomo, il suo avversario. Lo vediamo in una seconda figura di donna sul primo ramo dell’albero: con l’arco colpisce l’uomo, il cervo. La donna ha grandi occhi, lunga chioma, lunga veste, seno nudo, calzari rossi con piede visibile: sono le sue armi letali. È Eva della storia, dal seno nudo (che fa intravedere la costola); ora scocca le sue frecce sul cervo che, attratto dalla sua bellezza fiera, rischia la morte. In questo caso Eva è la virago più forte dell’uomo. La donna è portatrice del fuoco. Il diavolo, caduto dal cielo, lo ha portato sulla terra in ogni carne, diventandone il signore. Dopo la trasgressione di Adamo ed Eva, l’uomo è ormai in uno stato di peccato, debole nella volontà, non più libero e padrone di se stesso, dominato dalla concupiscenza. La donna in particolare ha perso la sua natura originaria diventando la tentatrice dell’uomo. “Verso di lui ti spingerà la passione, e lui vorrà dominare su di te”. Maschio e femmina saranno per i Fisiologi come “due pietre focaie”, quella femminile è molto bella. “Chi la tocca, brucia”; “Se la femmina si avvicina, anche per caso, al maschio, si accende il fuoco”; “L’amore per le donne che cominciarono a piacere dalle origini, ancora oggi, smania nei figli della disobbedienza”. L’unica soluzione è stare lontani e separati, “anche le monache e i monaci”; “Tenete bene a mente tutto ciò”, si legge nei Bestiari.

Mosaico Pavimentale della Cattedrale di Otranto: Eva

Quale sarà allora la donna ideale? La troviamo in alto nella navata centrale in uno dei medaglioni che contengono la catechesi per i catecumeni del vescovo Gionata. È la vergine con la palma nella costellazione del cielo. La vocazione alla verginità è l’ideale per uomini e donne. Saranno i vergini, gli eletti, che, come i martiri, hanno sacrificato il loro corpo e si sono conservati “integri”. Hanno pigiato i grappoli della loro vigna per un vino ben stagionato da offrire per la gioia del cuore umano e per il santo altare della chiesa. Anche l’apostolo Paolo era per tale scelta: anche se “è meglio sposarsi che bruciare”. La verginità ti libera dalle angustie attuali, dalle tribolazioni della carne.

Mosaico Pavimentale della Cattedrale di Otranto: La Sirena

Nel cerchio della costellazione dei Gemelli, abbiamo i due, maschio e femmina, in cielo.  Non devono seminare e falciare il grano e bruciare la zizzania come deve fare l’agricoltore di questa terra. San Cirillo, evangelizzatore degli Slavi, diceva: «La cosa più difficile è arare il campo altrui…anche nel matrimonio, perché uno deve caricarsi, oltre la propria croce, anche quella dell’altro». S. Agostino, che fa da maestro al vescovo, ricorda che pure negli onesti affetti c’è slealtà e malvagità. Anche in casa ci si impone con l’obbedienza e la sottomissione: liti, processi, incomprensioni. “In cauda venenum”, il veleno è proprio nella coda e la coppia ne ha due. La carne non serve a nulla. Senza lo spirito non c’è vita. “Chi ha perso la pace nella sua natura ne conserva solo gli avanzi e può sperare solo in una ordinata concordia” che viene dal dialogo e dal rispetto di regole.

Nella zona del presbiterio il discorso sulla donna e sul suo mistero, su cui anche la chiesa discute, viene affidato alla regina di Saba e alla Sirena.

La regina “bruna, ma bella” (“il sole mi ha abbronzata”), ha fatto innamorare pazzamente lo stesso Salomone che a lei dedica il Cantico dei cantici. La loro è la storia di una esperienza vissuta: uomo e donna che trascendono nel dono del loro corpo. Lei tutta emozione e desiderio, lui grande intelligenza e cuore vasto, tutto preso dalla bellezza del corpo di lei. Un amore passionale e puro. Lei rimane, “piagata d’amore”, lui sparisce, si fa attendere. Ricorda la storia di Eros e Psiche. Lei, come l’oca uccello dell’amore sacro, lo porterà fino al cielo.  Come Beatrice farà con Dante. «Io sono del mio diletto e il mio diletto è mio» conclude la regina.

Mosaico Pavimentale della Cattedrale di Otranto: La Virago

Dall’altro lato dell’altare abbiamo la sirena, essere ibrido dalla doppia natura: donna nella parte superiore, pesce o uccello con artigli nella inferiore. Le sirene col canto, musica e danza ingannano gli uomini e li sprofondano nel mare. Salomone, esperto del mistero delle cose di natura, le dice meretrici: “labbra come il miele che è fiele amaro”. La figura della sirena  è femminile, ma il suo riferimento è Babilonia o la stessa Gerusalemme che si è prostituita agli egiziani, assiri e babilonesi. Nell’Apocalisse, “la madre delle prostitute e delle abominazioni della terra è Babilonia la grande, città dalle molte acque ove danzano le sirene e gli onocentauri”. Metropoli del peccato, frutto della potenza e della ricchezza, un vero pandemonio, luogo di perdizione di sirene e onocentauri, prostitute e prostituti in una continua danza. Non è l’amore profano, ma la profanazione di ogni amore e dignità dell’uomo in un mondo del caos.

Il medioevo sessuofobico conosceva anche bene l’ambigua potenza del sesso. Persino nella Roma dei papi non mancavano le prostitute. Tutte colpevoli? Salomone della Bibbia ha dubbi: nel decidere tra due donne che si contendono un figlio che ciascuna di esse dice suo, si affida al cuore della vera madre che preferisce perdere il figlio pur di saperlo vivo.  Salomone, Gionata, vescovo, ha la certezza: tra la regina con un unico sposo sparito con la promessa del ritorno e una sirena che ha amato molto e ha una banda di putti, ha scelto la vergine.  Senz’altro la sua preferita sarà la vergine, la Chiesa. Salomone, il profeta, vede oltre: Dio in un mondo di prostitute ordina al profeta Osea di sposare una di queste, sicuro che finirà per invocarlo “marito mio, Dio mio”. Il profeta di Dio conclude il suo testo: «Seminatevi la giustizia e mieterete frutti d’amore».

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