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giovedì, Febbraio 6, 2025

Il dialetto barese, un tesoro da riscoprire

Quando ho accettato l’invito, graditissimo, a scrivere una breve sinossi introduttiva al recente Dizionario del dialetto barese di Enrica e Lorenzo Gentile (Grifo 2022), d’istinto mi è venuto di verificare, sull’amato-odiato web, cosa pensassero e dicessero i più a proposito di questo dialetto; e, più in generale, cosa ne sia stato, come si guardi, oggi, a questo insieme di ‘sapere poco e molto’, di conservare e rifiutare, di condividere e ‘ghettizzare’ contemporaneamente forme e significati che evidentemente non sono solo lingua, ma anche cultura, territorio, società, comunicazione ‘larga’ e ‘stretta’ allo stesso tempo. Mi ha colpito l’apparire istantaneo, quasi invadente, sul monitor di un articolo di Michele Girardelli dal titolo assai emblematico: Dialetto: definizione semplice di una parola controversa. Effettivamente, a tratti controversa è, in generale e di fatto, non solo la parola che lo denomina, ma la sussistenza stessa del dialetto; la sua ammissibilità, nella visione degli utenti della cosiddetta lingua standard, in comunità più o meno estese, e più o meno variegate, di parlanti; la opportunità di renderlo parte integrante di un percorso più ampio, quello della educazione linguistica. Proprio da qui parto per sottolineare brevemente, ma spero in tono efficace, la indiscutibile attualità di questo lavoro nell’ottica generale della creazione – cui tanto si auspica- di un ambiente effettivamente plurilingue. Da glottodidatta e studiosa delle dinamiche di comunicazione nelle moderne società dei parlanti, posso annotare qui che molte definizioni della ‘educazione linguistica democratica’ (con un pensiero grato a Tullio De Mauro e ai tanti don Milani, padre Ciari e Alberto Manzi di comune memoria), suggeriscono di proporre e di svolgere, laddove possibile, una riflessione esplicita sul ruolo determinante che i dialetti ricoprono nel delicato processo di concretizzazione di questa dimensione. Bari e i baresi sanno da sempre, magari citt citt (ovvero senza farne consapevole sfoggio), cosa siano le dinamiche dell’accoglienza; dell’integrazione; del confronto pacifico; e – introducendo un ambito forse più dichiaratamente didattico – dell’intercomprensione, ovvero della possibilità di usare tutte le lingue e gli ‘strumenti linguistici’ a disposizione per ‘parlare’, per ‘farsi capire’: in una parola, per provare in ogni modo a comunicare, specie con chi sembra non riuscirci. E il dialetto barese, con i suoi colori, le sue performances figurate, la sua particolarissima gestione dello spazio prossemico, può rientrare a pieno titolo tra questi strumenti.

Lodi sincere, dunque, agli autori di questo dizionario, per aver sistematizzato e reso fruibile ad un pubblico più ampio quello che i baresi, da soli, ‘già sanno’; e un altrettanto sincero augurio di buona lettura a chi, anche alla sc’rdat (dietro le quinte, quando non ci si penserà più), si farà tentare dall’esplorare e, perché no?, far suo questo piccolo, preziosissimo patrimonio.

di Rossella Abbaticchio, docente di Didattica delle Lingue moderne (Università degli Studi di Bari)

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