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giovedì, Novembre 21, 2024

Il fascino immortale dei Riti della Settimana Santa a Taranto

Gli antichi gesti di una tradizione secolare, attirano ogni anno centinaia di visitatori


Siete mai stati a Taranto a vedere i Riti della Settimana Santa?

Se non l’avete ancora fatto, è consigliato andarci. Assisterete incantati a uno degli eventi religiosi e folcloristici più antichi e singolari che ogni anno si rinnova sulle sponde della antica Città dei Due Mari.

Certamente la Puglia è il non plus ultra della varietà dei Riti pasquali.  Ogni città ha un modo proprio di vivere con intensità le processioni del Triduo Pasquale, conosciute con il nome di ‘Misteri’. È il momento in cui si rende visibile la vitalità delle confraternite religiose che animano le ritualità cittadine.

Da Canosa di Puglia a Molfetta, da Vico del Gargano a Casamassima, da Francavilla Fontana a Gallipoli, i Riti dai più semplici ai più grandiosi sono vissuti come giorni di riflessione e cordoglio per la Passione e Morte del Cristo grazie alla ritualità dei penitenti che trova la sua manifestazione più significativa nelle numerose antiche processioni e culmina nei festeggiamenti della domenica di Pasqua.

©Luigi di Taranto

Sono senza dubbio emblema della ritualità pasquale pugliese le processioni di Taranto.

Nella città cullata dalle acque dello Ionio, i Riti della Settimana Santa sono un evento religioso che, come nella città spagnola di Siviglia, appassiona e commuove molti turisti che appositamente programmano un viaggio per un’esperienza sicuramente indimenticabile.

Tutto inizia dalla Domenica delle Palme quando i confratelli mettono all’asta i simboli della Settimana Santa per aggiudicarseli e tocca il culmine durante le due processioni dell’Addolorata del Giovedì Santo e dei Misteri del Venerdì Santo.

@ Maria Gravina

In questi tre giorni il capoluogo ionico si trasforma in una città di preghiera, penitenza e silenzio grazie alle forti emozioni generate da una tradizione che risale all’epoca della dominazione spagnola degli Aragonesi nell’Italia Meridionale.

Figure fondamentali delle processioni sono i Perdoni, in dialetto le Perdùne, confratelli che, a coppie o “poste”, già dal pomeriggio del Giovedì Santo escono dalla Chiesa del Carmine, nel centro cittadino, effettuando un pellegrinaggio verso le principali chiese della città, nelle quali troviamo allestiti i “sepolcri”.

Simbolo dei pellegrini che andavano a Roma in cerca del perdono di Dio, i Perdoni colpiscono per il cappuccio bianco calato sul volto, per i due forellini all’altezza degli occhi, per l’incedere, a piedi nudi, lento e dondolante, detto “a nazzecate”.

L’ultima coppia che esce “nazzicando” dalla Chiesa del Carmine è la “serrachiese” ed ha il compito di “serrare” le chiese per la notte. Le “poste” impiegano diverse ore a compiere il tragitto designato.

Sono guidate dal confratello che suona la “troccola”, lo strumento liturgico sacro che, quando la banda chiude le marce, viene agitato ed emette un suono inconfondibile.

Davanti ad ogni sepolcro, il confratello suona la troccola ed i Perdoni si fermano in adorazione.

© Sara Bastianelli

Talvolta le “poste” si incrociano con altre lungo la strada e i confratelli fanno “u salamelicche”, cioè una sorta di riverenza: i Perdoni si tolgono il cappello, si spostano verso il lato dal quale proviene l’altra coppia di confratelli e portano i rosari ed i medaglieri contro il petto.

Il rientro alla Chiesa del Carmine è previsto prima della mezzanotte del Giovedì Santo quando, dalla Chiesa di San Domenico nella città vecchia, prende il via la Processione della Madonna Addolorata che raggiunge la città nuova alle prime luci dell’alba.

L’immagine dell’Addolorata è di una bellezza straordinaria; la statua è rivestita di un lungo abito nero, ha nella mano destra un fazzoletto bianco, nella sinistra un cuore. La processione l’accompagna alla ricerca di suo Figlio, che ormai giace morto sulla croce.

È la Madre di tutti i dolori, colei alla quale ognuno rivolge una preghiera o una supplica straziante, per chiedere il suo aiuto, la sua protezione, con amore e con fiducia.

Lascia tutti con il fiato sospeso, il delicato momento in cui la statua dell’Addolorata viene fatta scendere lungo una ripida scalinata di San Domenico, sorretta a mano da un gruppo di confratelli.

La processione dell’Addolorata si conclude nel pomeriggio del Venerdì Santo per dare inizio alla processione dei Misteri che parte dalla Chiesa del Carmine per portare in giro le statue della Passione e farvi nuovamente ritorno al mattino del Sabato Santo.

A guidare le due Processioni c’è sempre il “troccolante” che chiude poi i Riti pasquali il sabato mattina. Giunto “nazzicando” alla soglia della Chiesa del Carmine batte tre colpi col bastone detto “bordone” sull’anta chiusa del portale d’ingresso e fa entrare le statue accompagnate dall’ultima marcia funebre.

Cosi la processione che ha percorso il centro della città per 14 ore scompare oltre la soglia della porta sacra che si chiude e il sipario cala definitivamente sui Sacri Riti della Passione e Morte del Cristo.

© Sara Bastianelli

È il segno, salutato dall’applauso commosso della folla, che tutto si è compiuto.

Comincia la Pasqua di Resurrezione.

Solo pochi decenni fa, la città di Taranto esplodeva letteralmente dalla gioia, risuonava per le campane sciolte a festa, per le sirene delle navi ancorate in Mar Piccolo e di tutte le attività lavorative dell’Arsenale.

Nonne, mamme e bambini si affacciavano ai balconi, spalancando le finestre, perché doveva entrare nelle case la “luce della Resurrezione”. Ogni lavoro veniva sospeso: i contadini nelle campagne si segnavano, i pescatori delle barche e delle paranze agitavano fazzoletti. Un’esperienza toccante che racconta un popolo.

Oggi la città rinsalda il legame vitale e profondo con quella parte tradizionale di sé che la fa apparire non solo bella ma unica, misteriosa e al tempo stesso suggestiva nella sua antica ritualità tramandata da padre in figlio.

Come potrete immaginare tutto ciò che accade nel triduo dei Sacri Riti a Taranto è affascinante, nonché unico, e raccontarlo non è come viverlo.

La Pasqua è vicina. Quale momento migliore per venire a Taranto se non durante la Settimana Santa?

di Francesco Paolo Pizzileo

Pubblicato il 6 marzo 2023 alle ore 15:56

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