di Anita Rocco
IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI CANOSA DI PUGLIA
A pochi chilometri da Barletta e Castel del Monte, facilmente raggiungibile con l’A14, su una piccola altura che domina il Tavoliere e la valle dell’Ofanto, si trova Canosa di Puglia, oggi una tranquilla cittadina che, per la ricchezza delle sue testimonianze archeologiche, merita senza dubbio una deviazione dai percorsi turistici più battuti.
Nel centro della città, non distante dalla Concattedrale dedicata a San Sabino, l’ottocentesco Palazzo Sinesi racchiude una bella storia di partecipazione cittadina alla custodia del patrimonio culturale: a metà degli anni ’90 del XX secolo, un gruppo di cittadini mossi dalla volontà di trovare un degno luogo in cui conservare i materiali archeologici provenienti da continui rinvenimenti, creò la Fondazione Archeologica Canosina. Dopo aver stipulato una convenzione con l’allora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, il Palazzo fu messo a disposizione come deposito dei reperti provenienti dall’area urbana e dal territorio di Canosa e servì da sede per esposizioni temporanee.
Fino ad allora i reperti canosini, soprattutto i corredi delle tombe ellenistiche, frutto di scoperte più o meno casuali sin dalla metà del Settecento, erano stati oggetto di una vera e propria caccia al tesoro ed erano finiti più o meno lecitamente ad arricchire collezioni private oltre che i musei di Napoli, Taranto, Bari e di tutto il mondo. In assenza di un Museo cittadino, la dispersione dei materiali era continuata anche per tutto il Novecento.
Soltanto nel 2015 Palazzo Sinesi è stato riconosciuto come Museo Archeologico Nazionale e, alla fine del 2018, è stato completamente riallestito e trasformato da sede di mostre temporanee a vero e proprio percorso museale. Nelle stanze del piano nobile del palazzo, tuttavia, l’esposizione attuale riesce a offrire uno spaccato soltanto su alcune delle fasi più interessanti della millenaria storia della città, quella arcaica e quella ellenistica. A causa dell’esiguità degli spazi, la Direzione regionale Musei Puglia, organo periferico del Ministero della Cultura che si occupa della valorizzazione del patrimonio culturale a cui il Museo afferisce, in accordo con il Comune di Canosa, ha individuato una nuova e prestigiosa sede in un’ala dell’edificio scolastico“Giuseppe Mazzini”.
La nuova sede, decisamente più ampia di quella attuale, consentirà di sviluppare il racconto della storia della città, testimoniata da reperti quantitativamente e qualitativamente unici, in spazi adeguati e accessibili a tutti. Il Museo si doterà di idonei depositi per meglio conservare i reperti che già possiede e altri provenienti dagli scavi nel territorio canosino, oltre che di spazi per ospitare attività culturali e didattiche, laboratori per il restauro e lo studio dei materiali conservati.
In attesa che il sogno del grande Museo si realizzi nei prossimi anni, Palazzo Sinesi rimane una tappa imperdibile per tutti gli studiosi e gli appassionati di archeologia e per chi voglia conoscere e apprezzare gli straordinari prodotti dell’artigianato canosino, creati tra VI e II secolo a.C. per soddisfare le esigenze di autorappresentazione dei capi dei clan aristocratici. Furono proprio questi capi, i cosiddetti principes, detentori di grandi ricchezze e potere, a rendere Canosa, insieme ad Arpi, uno dei centri più importanti della Daunia, l’attuale Puglia settentrionale.
Nelle prime due sale del Museo, sono esposti i corredi di alcune tombe arcaiche in cui spiccano i vasi della produzione subgeometrica daunia (VI – V sec. a.C.), tipicamente canosina per forme e decorazioni: le olle con labbro ad imbuto, gli askòi, gli attingitoi e i vasi filtro, arricchiti di elementi decorativi plastici a forma di animali o di figure femminili.
I grandi contenitori, le olle, e i vasi per attingere, versare e bere, rimandano a forme di convivialità e, pur in assenza di elementi particolarmente pregiati, la ripetizione dei vasi e la presenza di oggetti d’ornamento e armi testimoniano il livello sociale dei defunti.
Nella seconda sala, dedicata ai crateri, trovano posto i corredi di alcune deposizioni dell’Ipogeo di Vico san Martino (IV-II sec. a.C.), in cui compaiono vasi apuli a figure rosse provenienti dalle colonie della Magna Grecia, in particolare da Taranto, che mostrano l’adesione dell’êlite canosina alla moda greca, accanto a prodotti più tipicamente dauni e ad altri beni di prestigio, ad armi e alla tradizionale ceramica geometrica.
Nelle sale successive, è esposto lo straordinario corredo dell’ipogeo Varrese, una delle più importanti tombe a camera di Canosa, appartenuta per varie generazioni ad una famiglia di spicco. L’ipogeo custodiva un corredo ricchissimo di oltre 400 pezzi comprendente vasi apuli a figure rosse di straordinaria monumentalità e impegno decorativo, come l’anfora di Niobe, una corazza anatomica in bronzo quasi intatta, e le sorprendenti ceramiche plastiche e policrome.
Queste ultime sono autentici capolavori artigianali. Prodotte a Canosa a partire dalla metà del IV secolo a. C., reinterpretano con straordinaria originalità la tradizione daunia e la cultura ellenistica. Nelle botteghe canosine, numerosi elementi ornamentali (in basso e alto rilievo) si applicano sui vasi prima della cottura con un legante di acqua e argilla. La ricca decorazione plastica si accompagna alle immagini dipinte dopo la cottura del vaso, a tempera a freddo, su fondo bianco e prevalenza dei colori celeste, rosa e rosso. Le raffigurazioni che oggi si ammirano rappresentano teste di donna, gorgoni, mostri ibridi e fantastici, quadrighe e ippocampi alati.
Le ceramiche policrome dell’Ipogeo Varrese ebbero un estimatore d’eccezione nel poeta Giuseppe Ungaretti, che ebbe modo di ammirarle nel Museo Provinciale di Bari e ne rimase tanto colpito da raccontarle così: “Ma il vasaio canosino un giorno impazzisce.[…]nel vaso è penetrato come un lievito, e il vaso si è gonfiato, s’è fatto trabocchevole di ornati in rilievo; le teste dei cavalli d’una quadriga hanno sfondato la pancia d’un orciuolo, dai fianchi d’un secondo vaso fanno capolino vispi ippocampi, dalla bocca d’un terzo escono brontolando un tritone e una tritonessa, un quarto ha addirittura la forma d’una testa femminile e due testine giovanette le sbocciano lateralmente da quattro petali che formano calice. Insomma il Barocco più straordinario e più genuino si manifesta in questi vasi rinvenuti in un ipogeo di 22 secoli fa”.
Ogni giorno nei visitatori del Museo si rinnova lo stupore e la curiosità per la straordinaria collezione. Una visita a Canosa, quindi, non solo per visitare il Museo, ma anche i siti archeologici limitrofi, come l’Antiquarium e il Parco Archeologico di Canne della Battaglia.
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE – CANOSA DI PUGLIA
Palazzo Sinesi – Via Kennedy 18
0883.664716 –drm-pug.museocanosa@beniculturali.it
Facebook @museoarcheologicocanosa– Instagram @museo_archeologico_canosa
Orari di apertura:martedì, mercoledì, giovedì, domenica 9.00-14.00 (ultimo ingresso 13.15)
venerdì e sabato 15.00-20.00(ultimo ingress 19.15)
Biglietto unico: intero 3 euro – ridotto 2 euro
Biglietto cumulativo con Antiquarium e Parco Archeologico di Canne della Battaglia (valido per un ingresso in ognuno dei due siti entro una settimana dall’acquisto): intero 5 euro – ridotto 3 euro
Museo Card (accesso illimitato al Museo per 6 mesi): intero 4 euro – ridotto 3 euro