La Puglia è una regione caratterizzata da una grande varietà di paesaggi e di rocce tanto da attirare nei decenni passati l’attenzione di numerosi studiosi, sia italiani che stranieri. Questo ricco patrimonio geologico è stato oggetto di un recente censimento prodotto dall’Amministrazione Regionale che ha individuato quasi mille siti di rilevante interesse. Tutti questi siti sono caratterizzati da forme del paesaggio fisico o dall’affioramento di rocce di elevato interesse scientifico in quanto rappresentative di un periodo più o meno lungo della storia geologica della regione o del pianeta oppure esemplificative di fenomeni geologici particolari.
Proviamo quindi a compiere un rapido volo “geologico” sulla nostra regione, da nord verso sud, catturando alcune delle storie preziose celate tra i suoi paesaggi e le sue rocce.
L’area più settentrionale della regione è marcata dalla Punta delle Pietre Nere, posta presso la foce del Canale Acquarotta, all’estremità occidentale del cordone litorale che limita il lago di Lesina dal Mar Adriatico. Il toponimo trae origine dal colore prevalente delle rocce affioranti, le più antiche della regione pugliese: si tratta di rocce magmatiche di colore nero che si sono cristallizzate all’interno della crosta terrestre circa 60 milioni di anni fa intorno a 5 km di profondità. Cinque milioni di anni fa queste rocce sarebbero state spremute verso l’alto da immense forze tettoniche sino a raggiungere la superficie terrestre. Non è quindi un caso che quest’area costiera si presenti oggi ancora in forte sollevamento e che in tempi storici sia stata sede di terremoti e maremoti disastrosi.
Un paesaggio dall’aspetto lunare costituisce le superfici sommitali del Promontorio del Gargano. Qui è infatti presente un altopiano carsico crivellato da migliaia di piccole depressioni subcircolari, le doline. Tra tutte spicca la Dolina Pozzatina, la più grande dolina d’Italia. Si tratta di una enorme depressione a pianta ovale, bordata da pareti calcaree subverticali, con diametro massimo di 675 metri e profondità di 130 metri. Questa forma del paesaggio proviene dal crollo di una o più cavità carsiche di grandi dimensioni sviluppatesi a poca profondità; forme simili sono il Pulo di Altamura e quello di Molfetta. Altrettanto interessanti appaiono le coste del promontorio, contrassegnate dai laghi di Lesina e Varano e da forme erosive caratteristiche come l’architello di San Felice e il Pizzomunno, il famoso faraglione di Vieste.
Il subappennino dauno, porzione pugliese dell’Appennino meridionale, è caratterizzato dal rilievo più alto della Puglia, il Monte Cornacchia (1151 metri di quota). Le rocce affioranti sulle sue pendici permettono di ricostruire la storia geologica di questa regione, dal Cretaceo al Miocene, e di leggere la costruzione della catena appenninica. Dal piccolo rifugio posto sulla cima è possibile ammirare l’ampio Tavoliere delle Puglie e, sullo sfondo, il promontorio del Gargano.
L’altopiano delle Murge appare modellato su rocce calcaree le quali conservano nei pressi di Altamura migliaia di impronte di grandi dinosauri. Le tracce sono state lasciate circa 65 milioni di anni fa da enormi rettili durante l’attraversamento delle estese piane costiere poste ai bordi del continente africano che all’epoca costituivano la nostra regione. Qualche decina di milioni di anni più antichi sono i resti di suoli tropicali dal caratteristico colore rosso-violaceo presenti in località Murgetta Rossa (Spinazzola), intensamente interessati nel passato dalla estrazione della bauxite, minerale utile per la produzione di alluminio.
Le rocce carbonatiche delle Murge ospitano alcune delle cavità carsiche più famose d’Italia, le Grotte di Castellana, riccamente drappeggiate da fantasiose concrezioni calcaree. Esplorate per la prima volta nel 1938 dal prof. Franco Anelli, si sviluppano per una lunghezza complessiva superiore a 3.000 metri e raggiungono una profondità massima di 122 metri dalla superficie. Sono attualmente visitate ogni anno da centinaia di migliaia di visitatori.
L’entroterra tarantino costituisce il bordo sud-occidentale delle Murge e risulta solcato da profonde gravine, valli fluviali simili per forma e genesi a quelle presenti sulla superficie del pianeta Marte. Sui bordi di queste impressionanti forme fluviali si affacciano alcune città ricche di storia (Massafra, Castellaneta, Laterza, ecc.) mentre i ripidi versanti ospitarono nel medioevo numerosi insediamenti trogloditici.
Le Murge Tarantine, un basso rilievo a ridosso della costa ionica compresa tra S. Pietro in Bevagna e Capo S. Vito, custodiscono un singolare rilievo isolato, il Monte del Diavolo. La bizzarra morfologia indusse il conte Michele Milano, uno dei primi studiosi ad interessarsi della geologia del Salento, a considerare questa curiosa collinetta un edifico vulcanico. In realtà, studi recenti hanno dimostrato che il Monte del Diavolo è costituito dai detriti fortemente cementati che un tempo riempivano una grande cavità carsica.
Tra l’altopiano delle Murge e il Salento si stende la piana di Brindisi-Taranto dominata dal castello di Oria, maestosamente edificato da Federico II sulla cima di un antico cordone dunare. Da qui si sovrasta una distesa infinita di vigneti che traggono la loro forza dal substrato sabbioso-argilloso, resti di un fondale marino emerso meno di un milione di anni fa. Sulla costa brindisina, a Torre Santa Sabina, è possibile osservare in corrispondenza di una “lama” un importante cordone dunare, oggi cementato, sviluppatosi circa 6 mila anni fa.
La penisola salentina è caratterizzata da rocce ricche di fossili, brandelli di storia del pianeta Terra risaliti dall’immensità del tempo geologico. A Vitigliano si materializzano le imponenti scogliere a Rudiste che isolavano dal mare aperto ampie lagune tropicali; le Rudiste erano molluschi dalla forma aberrante estintisi insieme ai Dinosauri alla fine del Mesozoico (65 milioni di anni fa). Molto più tardi, circa 25 milioni di anni fa, furono i coralli a costruire estese scogliere coralline lungo la costa orientale del Salento, tra Otranto e Leuca.
La Pietra Leccese, intensamente cavata nei dintorni di Cursi e Melpignano e utilizzata ampiamente in edilizia, ci restituisce un ampio braccio di mare del Miocene (da 20 a 5 milioni di anni fa circa) popolato da squali, delfini e balene. I numerosi fossili presenti nelle argille di Cutrofiano segnalano invece il primo arrivo nel Mar Mediterraneo di specie marine di provenienza nordica (come rivelato dai nomi specifici: Artica islandica, Hyalinea baltica, ecc.) a testimoniare gli effetti sulla fauna marina mediterranea della prima grande glaciazione quaternaria verificatasi circa 2 milioni di anni fa. Condizioni climatiche sub-tropicali sono infine chiaramente indicate dalla presenza nelle rocce recenti (solo 125 mila anni) di Gallipoli di grossi esemplari di gasteropodi attualmente viventi lungo le coste del Senegal.
Anche nel Salento non mancano paesaggi fortemente attrattivi per la loro bellezza scenica, come ad esempio la cava di bauxite in località Le Orte (Otranto), o per la loro singolarità morfologica, come i Massi della Vecchia di Giuggianello. Lo splendido paesaggio costiero del Salento è invece impreziosito dalla presenza di numerose grotte marine, alcune delle quali hanno offerto riparo nelle ultime migliaia di anni all’uomo di Neanderthal e ai nostri antichi progenitori. La grotta più famosa è probabilmente la Grotta Zinzulusa, aperta al pubblico nel 1957 e visitata ogni anno da decine di migliaia di turisti.
I numerosi siti di interesse geologico (geositi) censiti in Puglia costituiscono quindi un ricco patrimonio che ad oggi viene generalmente percepito solo nei suoi aspetti estetici o scenografici. Per gli esperti, invece, esso rappresenta un libro estremamente interessante ed unico da cui recuperare storie inaudite sprofondate nell’abisso del tempo geologico.
Masso della Vecchia
Il territorio pugliese rappresenta così un vero e proprio scrigno di pietra, ricco di tesori immateriali che in parte aspettano ancora di essere pienamente valorizzati e offerti al grande pubblico. Il capillare censimento dei beni geologici regionali costituisce quindi una base conoscitiva fondamentale per la realizzazione di una valida offerta turistico-culturale che potrà avvalersi di strumenti di divulgazione come geoparchi, itinerari tematici, ciclovie e cammini, cartoguide ecc.. Insomma, il patrimonio geologico può fornire un valido contributo alla promozione turistica della nostra regione facendo conoscere luoghi estremamente interessanti ma ancora oggi fuori dai flussi turistici principali e attirando visitatori nei periodi di bassa stagione.
di Paolo Sansò