Dici “treno” e dici “slow”, dici “vino” e dici “Salento”. E se combini questi quattro termini apparentemente slegati tra di loro, come in un piatto dagli ingredienti sorprendenti per diversità, puoi ottenere un risultato altrettanto inatteso: Salento Wine Train, l’uovo di colombo. Il convoglio antico e lento che ti porta a spasso tra vigneti e cantine del Tacco d’Italia, nei territori del Negroamaro e del Primitivo. Una vera rivoluzione dell’enoturismo che potrebbe entrare in funzione presto nel Salento: l’intenzione, dopo il doppio viaggio test di metà novembre, è di dargli stabilità di iniziativa regolare. Già nel 2024. Inizialmente nei mesi primaverili e autunnali, perché il treno storico messo a disposizione da Fondazione Ferrovie dello Stato per dare sostanza all’iniziativa non ha impianti di condizionamento in grado di consentire agli enoturisti di affrontare con sufficiente comfort. E proprio la primavera del 2024 – previa presentazione al Vinitaly di Verona – potrebbe rappresentare il momento di entrata in funzione del servizio, ancora tutto da riempire di contenuti: i due viaggi inaugurali dell’11 e del 12 novembre scorso sono stati solo un test dimostrativo del potenziale del progetto lanciato da Andrea Caroppo. Parlamentare salentino di Forza Italia che un giorno, a passeggio su analogo treno della Napa Valley, in California – territorio in cui si fa un vino che tra l’altro deriva dal Primitivo pugliese, lo Zinfandel – ha avuto l’idea: ma perché qui sì e da noi no? Ma occorreva qualcuno con lo sguardo “lungo”, anche un po’ visionario, per mettere insieme gli ingredienti di cui sopra: la vocazione vitivinicola del Salento, l’attitudine “lenta” di una terra ancora in parte preservata dal logorio della vita moderna, una rete ferroviaria locale capillare come poche altre al mondo, forse. Il che, in prospettiva, potrebbe addirittura estendere le possibilità di promozione enoturistica del territorio. Non solo la linea jonica superiore, diciamo così – da Lecce a Manduria, passando da Novoli, Campi salentina, Salice salentino, Guagnano, San Pancrazio salentino, Erchie. Solo uno dei percorsi possibili effettuabili anche parzialmente, appunto, una volta che il Salento Wine Train andrà appunto a regime. Perché si potrebbe raddoppiare la sua carica di fascino retrò sulla linea jonica sud, dove pure insistono comuni vitivinicoli più che degni di nota: Copertino, Leverano, Nardò, Gallipoli, Alezio, giusto per citarne qualcuno. E chissà che il Wine Train del Salento non accenda anche l’immaginario di altre zone vitivinicole della Puglia, che com’è noto è tutta un vigneto.
Il giorno del primo viaggio un centinaio di persone tra autorità e giornalisti, e tanta altra gente in attesa sui binari delle stazioni di passaggio e sosta: sindaci dei territori interessati, Gal, produttori, operatori turistici, tutta la filiera che potrebbe beneficiare del passaggio di un simile convoglio. Su cui stanno già ragionando fin dalla prima ora – ovvero dal lancio dell’idea da parte del deputato Caroppo – le tre Camere di commercio di Lecce, Brindisi e Taranto, il Distretto Agroalimentare di Qualità Jonico-Salentino (Dajs), le Ferrovie del Sud-Est, la Fondazione Ferrovie dello Stato – che mette a disposizione di queste iniziative i treni storici: quello impiegato per il test è del 1936 – e poi le banche che hanno deciso di sostenere l’iniziativa. Anche il secondo test, quello di domenica 12 novembre si è rivelato un indicatore entusiasmante: sold out già nei primi giorni, e la mattina della partenza 200 persone, sul binario dedicato del Museo ferroviario di Lecce, pronti a mettersi in viaggio per approfondire la conoscenza di cantine e vini del Grande Salento. Prenotazioni da tutta la Puglia: dai tre territori interessati dal passaggio del Salento Wine Train, ma pure dal Barese. E poi quattro americani che si sono uniti allo sciamare festoso dei pugliesi nelle prime cantine individuate, scelte tra l’altro concordemente dai produttori – “e la collaborazione che si è creata tra di loro è una delle cose più belle di questo progetto”, spiega Caroppo. Perché l’enoturista non conosce latitudini: può venire dal Foggiano o dalla Basilicata, ma pure dall’Australia o dalla Francia, o può avere gli occhi a mandorla. E si tratta quasi sempre di viaggiatori appassionati, di cultura medio-alta e di buone capacità di spesa, che non mancano poi di ripetere le degustazioni sperimentate in loco acquistando sul momento o più frequentemente via e-commerce. E che amano viaggiare senza stress, senza fretta, gustando non solo le proposte enogastronomiche dei luoghi visitati, ma anche i momenti irripetibili che certi tipi di viaggio possono offrire. Quel molle relax che solo il treno, di questi tempi, può dare.
di Leda Cesari