Cosa rappresenta per lei la bellezza?
La bellezza è una qualità talmente astratta da essere dovunque. È anche qualcosa di così concreto, e può essere vista con gli occhi, toccata con mano, e sentita con il cuore. La bellezza è ciò che genera la passione, e la passione è quello che ci fa andare avanti. Io sono una persona curiosa, e nella mia curiosità non mi curo trop- po delle gerarchie: trovo la bellezza in un’architettura o in un’opera particolarmente significativa, in un testo che mi fa riflettere, in una tecnica tradizionale che non conoscevo, in un film che mi emoziona, in un corpo che esprime gioia quando danza. Senza farmi domande, ma lasciandomi guidare dalle emozioni che quella cosa mi suscita. La bellezza è dovunque, e spesso risiede nella diversità, e nelle persone che la preservano e la onorano.
Per quanto riguarda invece la bellezza femminile, è qualcosa di talmente complesso e variegato che è praticamente impossibile darne una definizione univoca. Oggi, mi sento di dire che bellezza è unione di forza e grazia, attivismo e dignità, consapevolezza e voglia di combattere per le proprie idee.
Cos’è per lei Dior?
La mia idea della Maison è cambiata da quando ne sono direttore creativo. Prima di essere direttamente coinvolta, per me Dior era un’icona, un nome mitico, sinonimo di eccellenza francese e di una certa idea di femminilità. Poi, approfondendone la storia straordinaria e frequentando l’archivio, ho imparato a riconoscere e apprezzare i codici della maison – sia quelli stabiliti da Monsieur Christian Dior che quelli aggiunti dai direttori creativi successivi.
Ora, per me è importante non dimenticare i codici Dior, ma allo stesso tempo credo sia fondamentale accettare la responsabilità e fare di Dior oggi un progetto culturale complesso, fatto di abiti, ma anche di messaggi, di tradizioni preservate, di attivismo rivolto a un futuro migliore, in una parola: di politica.
Dior deve dare rappresentazione a una idea di femminilità trasformata dal femminismo: quella contemporanea, che rivendica il proprio ruolo nella società, il diritto all’uguaglianza, la necessità di bellezza. Fare sì che Dior sia rilevante rispetto alle questioni dell’oggi, attraverso il progetto di moda: questa considero la mia missione.
Cos’è per lei la Puglia?
La Puglia rappresenta le mie origini, le architetture, le atmosfere mi parlano della mia famiglia, della mia storia. Un territorio straordinario di tradizioni e saperi che hanno dato forte impulso al mio lavoro. L’intera regione è complessità che mescola la meraviglia ai suoi contrasti. Ogni città è diversa e devo dire che questo periodo passato in Puglia mi ha fatto apprezzare moltissimo l’impasto di culture che pervade questi territori. Ho per esempio scoperto la potente bellezza di una città come Taranto. La sfilata Cruise 2021 a Lecce a luglio è stata per me una impresa straordinaria che mi ha coinvolto emotivamente moltissimo, come non avrei mai immaginato, una celebrazione della tradizione, della femminilità nelle sue sfaccettature. Un modo di riconnettermi alle mie origini ma anche al mio presente. Attraverso questo progetto ho potuto saldare il legame tra Dior, la Puglia e l’Italia tutta (ma anche tutti i sud del mondo) una terra variegata e sempre sorprendente, che lo stesso Christian Dior amava tantissimo. Questa collezione è un’opera corale che mostra al mondo intero, con gesto inclusivo, savoir-faire, tradizioni, credenze, memoria, cultura, aprendo al futuro immaginativo della Maison.
di Antonio Amato