da “Puglia tutto l’anno” aprile 2020
I percorsi salentini della Via Francigena
Tre sono i percorsi nel Salento tracciati dall’Associazione europea delle vie Francigene, in coordinamento con la Regione Puglia e Puglia Promozione: la via Francigena del Sud da Brindisi a Santa Maria di Leuca, la Via Leucadense da Lecce a Leuca e la Via Sallentina da Taranto a Leuca.La prima ha inizio dalle colonne romane di Brindisi alla fine della via Appia, tocca Lecce, Acaya, Otranto, S. Maria di Leuca.La via Leucadense si snoda nell’entroterra: comincia a Lecce, attraversa le Serre salentine, tocca Barbarano, la Leuca piccola, S. Maria di Leuca.La via Sallentina parte da Taranto e attraversa il versante ionico: Manduria, Nardò, Alezio, Ugento, Vereto, S. Maria di Leuca.
Se la via Appia è ritenuta la “regina viarum”, non da meno è la Francigena che potrebbe essere l’antica “Via del sole”, secondo il sistema viario progettato da Giulio Cesare nel 58 a.C, e che collegava le isole britanniche a Roma. Nei secoli successivi, nel VII secolo, con l’Italia contesa dai Longobardi e dai Bizantini, nacque l’esigenza di strade che avessero sia la funzione di collegamento sia di difesa. Quando i Longobardi riuscirono ad occupare gran parte della penisola pensarono da subito di creare un percorso strategico che collegasse Pavia, capitale del Regno, con i Ducati meridionali di Benevento e Cassino, in modo da creare una via interna sicura e ben protetta dalla minaccia bizantina.
Nacque così la Mons Longobardorum, letteralmente via di Monte Bardone: un insieme di fasci viari che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa (Monte Bardone era l’antico nome del Passo della Cisa), e che proseguiva per la valle del Magra, in direzione di Lucca, da qui poi per la valle dell’Elsa si arrivava a Siena raggiungendo la Val di Paglia e il territorio laziale per ricongiungersi infine nell’antica Via Cassia che conduceva a Roma.
Quando i Franchi subentrarono ai Longobardi, in epoca carolingia, la via cambiò nome e diventò la Via Francigena: strada, cioè, generata dalla Francia, che oltre al territorio francese comprendeva anche la valle del Reno e i Paesi Bassi. Il tratto della via Francigena divenne ben presto meta di numerosi traffici, sia di mercanti che di eserciti, nonché di numerosi pellegrini, che da Nord si dirigevano a Roma, e da Roma lungo la via Appia verso i porti pugliesi per raggiungere la Terrasanta.
Naturalmente non si può parlare della via Francigena come di un tracciato ben definito perché il percorso variava per cause naturali, per la presenza di briganti, per richiesta di pedaggi: si tratta di sentieri, di piste battute dai mercanti e dai pellegrini convergenti verso i centri abitati dove si trovava alloggio per la notte, le cosiddette mansioni, attraverso cui è possibile tracciare il percorso. E proprio attraverso le 80 mansioni raccontate da Sigerico possiamo ricostruire l’antico percorso della Francigena. Nel 990, dopo essere stato ordinato Arcivescovo di Canterbury da Papa Giovanni XV, Sigerico nel viaggio di ritorno a casa annotò su due pagine manoscritte tutte le mansioni in cui era stato ospite.
Tra il I e il II millennio la pratica del pellegrinaggio assunse sempre più importanza e fu proprio la via Francigena a permettere i collegamenti tra le cosiddette “Vie della fede” che portavano ai luoghi santi della cristianità, Gerusalemme, Santiago de Compostela e Roma. Da nord il percorso puntava a Roma per poi spostarsi verso la Puglia e la Terrasanta, da sud invece si percorreva la via per andare a Luni, da dove poi si proseguiva verso i porti francesi o il Moncenisio per immettersi sulla via Tolosana in direzione della Spagna.
In particolare, la via Francigena del Sud, quella cioè che da Roma portava in Puglia, dove si trovavano i porti d’imbarco per la Terrasanta, nel 1994 è stata certificata come ‘Itinerario culturale del Consiglio d’Europa’, e a 25 anni di distanza da questa certificazione, a Monte Sant’Angelo durante il convegno “Francigena: via per Roma, Santiago e Gerusalemme”, è stata avviata l’estensione della stessa certificazione da parte dell’AEVF (Associazione europea delle vie francigene), che si occupa di promuovere il territorio e il valore del pellegrinaggio attraverso una costante comunicazione con regioni e istituzioni europee senza trascurare lo sviluppo sostenibile dei territori e l’identità culturale e turistica degli stessi.
L’itinerario prevede dunque un nuovo cammino da Canterbury all’estremità della Puglia, cioè Santa Maria di Leuca, da Roma verso Sud fino a Terracina passando poi per Teano, Alife, Benevento e Troia: o verso il Gargano e Monte Sant’Angelo, oppure verso Bari, proseguendo per Brindisi, Otranto e Leuca, per un cammino di un migliaio di km. A ragione, quindi, si parla ora di Vie Francigene.
di Raffaela Cezza – Foto tratte dal sito: viefrancigenedelsud.it