Da San Giovanni Rotondo, ambasciatrici nel mondo di antiche pastorali natalizie
Sono di San Giovanni Rotondo le “Zampognare di Puglia”, ma fanno parlare di loro anche al di fuori dei confini regionali, ponendosi all’attenzione nazionale, suscitando l’interesse del pubblico anche a livello europeo. Le loro melodie, legate alla tradizione pastorale natalizia del Gargano, allietano, da alcuni inverni, i vicoli e le piazze dei paesi della Puglia. «Il progetto – spiega la fondatrice del gruppo, Valentina Latiano – è nato dall’estro artistico dell’ensemble folcloristico “Mulieres Garganiche”, formatosi nel 2013, un gruppo di musica popolare tutto al femminile che ha radici nel paese di Padre Pio e in ogni angolo del Gargano». Non sono mancati i riconoscimenti. Nel 2017, il gruppo di musiciste ha ricevuto dal Comune molisano di Scapoli, “regno della zampogna”, il premio nazionale intitolato “La Zampogna è Donna”. Da qui “Le Zampognare”, come parte integrante di un progetto culturale più grande, in omaggio alle donne contadine, custodi silenziose di una civiltà perduta, e a conferma di quanto sia forte ed in costante aumento l’interesse verso la zampogna, questo fondamentale strumento musicale della tradizione popolare italiana. Si tratta, infatti, dello strumento più antico e longevo che vanta duemila anni, legato per molti al Natale ma con una vita sonora molto più ampia e diversificata.
Nel 2018, il progetto di Valentina Latiano è approdato al Parlamento Europeo di Bruxelles per l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale ed è valso alle “Mulieres” la nomina di ambasciatrici della tradizione popolare garganica.
Dal 2018 in avanti, la formazione, guidata da Valentina Latiano, e composta da Paola Di Lorenzo e Renata Marcucci, ha raggiunto risultati eccellenti e ammirevoli: l’incontro con il tenore Andrea Boccelli che le aveva notate alle Isole Tremiti e che improvvisò con loro delle tarantelle; le esibizioni, durante la pandemia, per gli ammalati di Casa Sollievo della Sofferenza; la partecipazione al programma Rai “Linea Verde”. Un gruppo di zampognare pugliesi è una rarità in un contesto antropologico culturale come quello meridionale in cui, da tempo immemorabile, la figura dello zampognaro è relegata al solo genere maschile, una figura del mondo agro-pastorale che oggi sta scomparendo in Puglia perché ormai si fa poca transumanza delle greggi ed è in disuso la consuetudine, da parte dei contadini e dei pastori, di lasciare i campi e i pascoli per tornare in città a Natale. Tre giovani donne del Gargano suonatrici, cantatrici e danzatrici che si dedicano quindi, anima e note alla diffusione e alla valorizzazione di antiche melodie in giacca di fustagno, mantello, berretto di panno e calze pesanti ai piedi. Le loro melodie pastorali sono accompagnate dal suono di strumenti tipici della musica popolare garganica: chitarra battente, tamburello, castagnole, zampogna, ciaramella, sopranino e armonica. «Da quest’anno al gruppo si aggiungerà una nuova componente» – precisa Valentina. A volte girano per i paesi in duo in base agli impegni lavorativi ma lei – nonostante la professione di avvocato e di guida turistica – e la sua zampogna non mancano mai! Il rapporto della terra del Gargano con questo aerofono a sacco è antico ed è profondo il legame con le tarantelle. Ne “La terra del rimorso” Ernesto De Martino osserva che la zampogna era uno degli strumenti impiegati nell’area garganica fra il XV e il XVI secolo con lo scopo di esorcizzare le donne tarantate e guarirle. Suoni antichi, viscerali, che traggono origine dai ritmi della vita di paese, legata alla natura, al lavoro dei campi e che richiamano le antiche armonie che accompagnavano i poemi narrati dagli aedi che di paese in paese diffondevano storie appassionate ed intense. Sono queste le suggestioni da cui traggono spunto le Mulieres/Zampognare, quando si dedicano alla interpretazione musicale. Il loro percorso onora la Puglia e raccoglie un inestimabile repertorio di tarantelle, serenate d’amore e ninne nanne che ritornano in vita grazie alla ricerca e all’ascolto casa per casa delle anziane di San Giovanni Rotondo, ma anche dell’intero promontorio del Gargano, con lo scopo di fare conoscere al mondo il patrimonio ancestrale della Montagna del Sole. «Adoro cantare le “trapolette”, ossia i sonetti tipici di San Giovanni Rotondo come le cantava la mia nonna, con la tonalità e il timbro di voce che ho ereditato da lei» – aggiunge Valentina che è tra le poche donne in Italia a suonare la chitarra battente. Un tempo questo strumento musicale era diffuso lungo tutto il Gargano. A partire dalla seconda metà del Novecento, come è successo per altri strumenti tradizionali italiani, l’uso della chitarra battente si è quasi estinto, facendo posto agli strumenti più moderni, “eppure, in un mondo dove tutto oramai nasce attraverso la tecnologia, non si può ancora creare qualcosa di autentico e puro come il suono di un tamburo battente”. Valentina è inclusa nell’Albo nazionale dei suonatori di chitarra battente censiti in Italia, istituito da Alfonso Toscano, e compare nell’elenco dei suonatori di chitarra battente del Carpino Folk Festival. Il suono di questo strumento artigianale è particolare, l’abilità della suonatrice è nel produrre una grande quantità di armonici mediante una tecnica che prevede la percussione repentina delle corde, così da creare un suono battente che sostenga e avvolga la voce della cantante creando un canto armonico unico e suggestivo che ancora appassiona le vecchie e nuove generazioni, coinvolgendole in straordinari e sani balli romantici, sfrenati, liberatori. «C’è tuttavia il rischio che la tradizione venga dimenticata oppure schiacciata dalle contaminazioni. Per questo motivo noi “Zampognare di Puglia” prediligiamo la ricerca delle radici della nostra musica popolare perché offre stimoli fondamentali per il nostro lavoro che poi portiamo nelle piazze». Fino alla metà del Novecento, i pastori imparavano, fin da bambini, a suonare sulla montagna, con il gregge al pascolo e, nei freddi inverni, per potere racimolare qualche soldo, scendevano nei paesi suonando e cantando pastorali, ninne nanna e storie popolari. È il manifesto di un mondo antico, quello montanaro e agro-pastorale, che segnava nell’ultimo mese dell’anno il suo rapporto con la pianura, motivo di festa e di incontro grazie al richiamo che l’inconfondibile suono della zampogna costituiva per le comunità, riunite intorno ai suonatori o al loro seguito.
Considerati quasi ambasciatori del messaggio del Natale, di pace, mitezza e solidarietà, gli zampognari si fermavano dappertutto: davanti alle botteghe, agli angoli delle vie, sulla soglia delle case dove le famiglie erano raccolte attorno al focolare e aspettavano con ansia di ascoltare il tipico suono della zampogna. Era un vero e proprio tripudio per le famiglie riunirsi nella piazza e per tutta la comunità ritrovarsi e condividere un momento di serenità e bellezza.
Una secolare tradizione popolare del Natale che oggi, grazie alle “Zampognare di Puglia”, novelle ambasciatrici della musica garganica, ritorna nell’epoca del metaverso e fa sognare sia i grandi sia i bambini che, dal Gargano al Salento, rimangono incantati e commossi dalle loro antiche sonorità e dai loro abiti pastorali.
di Francesco Paolo Pizzileo
Pubblicato il 11 dicembre 2022 alle ore 10:23