di Paolo Sansò
Pedalare, Resistere, Pedalare
Sono ormai diversi anni che il 25 Aprile la FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) pedala in tutta Italia per tenere viva la memoria della Resistenza.
Il 25 aprile del 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale lanciò l’insurrezione per liberare l’Italia settentrionale ancora occupata dai nazisti. Bologna, Milano Torino furono liberate dai partigiani ancor prima che gli Alleati sfondassero la linea gotica. A Genova, caso unico, i partigiani non si limitarono a liberare la città, ma obbligarono i tedeschi alla resa. Già nel 1943 Napoli si era liberata con le 4 giornate e nel 1944 fu Firenze ad accogliere gli alleati dopo aver cacciato i nazisti.
Nel corso degli anni le Associazioni FIAB hanno organizzato, sempre in piena collaborazione con l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), centinaia di eventi su tutto il territorio nazionale per rivivere questo momento fondamentale della storia del nostro Paese e per sottolineare il ruolo importante svolto dalla bicicletta come strumento di liberazione.
Per la FIAB è un’iniziativa che aiuta i soci a ricordare di non essere solo ciclisti ma di pedalare dentro la realtà. Iniziative come “Resistere pedalare resistere” costituiscono infatti parte importante dell’essere cittadini consapevoli, cittadini di un Paese la cui Costituzione è nata dalla Resistenza.
Nell’ambito di questa manifestazione nazionale, FIAB Maglie IL CICLONE, associazione nata nel 2007 per promuovere l’uso della bicicletta quale mezzo veramente ecologico, economico ed efficiente per muoversi in città e strumento formidabile per tenersi piacevolmente in perfetta forma fisica, decise qualche anno fa di
raggiungere in bicicletta Caprarica del Capo, piccola frazione del comune di Tricase (provincia di Lecce). In questo piccolo centro, infatti, nacque il 16 ottobre 1906 Maria Teresa Sparascio, da Giacomo e Assunta Perrone. Nel 1932 giunse nella caserma di Tricase il carabiniere Efisio Luigi Licheri, nato il 16 marzo 1901 a Villamar (provincia di Cagliari). Presto tra Maria Teresa ed Efisio nacque l’amore che fu coronato dal matrimonio celebrato il 20 agosto 1934 nella Chiesa San Lazzaro di Lecce. Dall’unione nacquero quattro figli: Maria d’Itria (1935), Irene (1936), Antonietta (1938) e Giacomo (1942).
Efisio Licheri venne trasferito per motivi di servizio in diverse sedi e partecipò anche alle azioni di guerra sul fronte italo-jugoslavo, rientrando definitivamente in patria il 2 giugno 1942. Venne quindi assegnato alla Stazione dei Carabinieri di Langhirano (provincia di Parma) dove si stabilì con la famiglia.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Efisio decise di militare nelle fila della Resistenza armata entrando col soprannome di “Torino” nella Brigata partigiana “Pablo”, di stanza nelle vicine montagne. A quel tempo tutta la zona del parmense era sotto il controllo nazifascista per cui i partigiani non potevano muoversi con facilità. Per questo utilizzavano le staffette partigiane per avere notizie, ricevere viveri ed altro.
Le staffette partigiane furono fra le protagoniste della Resistenza. Madri, mogli, figlie che dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943, dedicarono la loro vita alla lotta contro il regime nazifascista fino alla Liberazione. Donne coraggiose, spesso giovanissime, che fecero da collegamento con le loro biciclette tra le varie formazioni partigiane, trasmettendo ordini, informazioni, armi, munizioni. Portarono il cibo e le medicine a coloro che ne avevano bisogno, aiutarono le famiglie dei deceduti e se la loro giovanissima età contribuiva a destare meno sospet,ti non sempre fu un deterrente utile a evitare loro torture e rastrellamenti.
Anche Maria Teresa Sparascio svolse con coraggio questo compito.
Questi gli accadimenti che portarono Maria Teresa alla morte, secondo quanto testimoniato dalla sorella Maria Angela Filomena e dalla figlia Maria d’Itria. Il 24 settembre 1944 era in atto una perlustrazione nazifascista a Langhirano. Maria Teresa Sparascio era in quel momento in mansarda con la figlia Maria d’Itria. Dopo aver riposto alcuni documenti che il marito le aveva affidato, era intenta a raccogliere degli indumenti e le scarpette della figlia minore poste ai piedi di una piccola finestra. Un milite tedesco, intravedendo un’ombra dietro quella finestra sparò un colpo di mitra ed un proiettile perforò il polmone sinistro di Maria Teresa Sparascio che cadde in un lago di sangue.
Il marito Efisio seppe del ferimento della moglie probabilmente solo in serata e il giorno seguente si precipitò presso il distaccamento chirurgico dell’ospedale sfollato di Parma per donare il sangue alla moglie. Purtroppo il 7 ottobre 1944, Maria Teresa Sparascio spirava a causa delle ferite riportate, dando anche lei, unica staffetta partigiana salentina, il suo contributo alla lotta di Liberazione.
Nel 1986 l’Amministrazione Comunale di Tricase, in occasione del quarantesimo anniversario della Liberazione, organizzò alcune manifestazioni in collaborazione con l’ANPI e ricordò degnamente il sacrificio della partigiana tricasina con l’apposizione di una lapide nell’atrio di Palazzo Gallone.
A 60 anni dalla morte di Maria Teresa Sparascio, ancora l’Amministrazione Comunale di Tricase, in segno di riconoscenza per questa umile donna del Sud e per il suo sacrificio, decise di intitolarle una strada nei pressi della sua casa natale, cioè nel borgo di Caprarica del Capo di Tricase, e di rendere i dovuti riconoscimenti ad un’umile donna che, senza volerlo e senza rendersene conto, è entrata nella storia del suo piccolo paese e nella storia d’Italia.
Ecco perché il 25 aprile 2012, un nutrito gruppo di soci di Fiab Maglie IL CICLONE inforcò le proprie bici e, sfruttando la rete di tranquille e bellissime stradine secondarie che innerva il territorio salentino, si immerse nella bellezza del paesaggio primaverile per raggiungere in tutta sicurezza la piccola frazione di Caprarica del Capo. Così, dopo aver attraversato i centri urbani di Sanarica, Poggiardo e Andrano, giunsero finalmente in prossimità della casa natale di Maria Teresa. Qui appresero con commozione dalle labbra di una guida esperta la triste vicenda dell’unica staffetta partigiana del Salento e quindi rispettarono un doveroso minuto di silenzio prima di riprendere la strada del ritorno.
Per quanti fossero interessati e volessero conoscere meglio la vita della partigiana tricasina si consiglia il volume curato da Francesco Accogli e Massimo Mura, “Maria Teresa Sparascio. L’unica staffetta partigiana salentina (07.10.1944 – 07.10.2004)”, Tricase, Edizioni dell’Iride, 2004.