Exultet è la prima parola del canto liturgico attraverso il quale il diacono, durante la veglia pasquale, annuncia al mondo il mistero della Resurrezione del Cristo e la redenzione dell’intera umanità, decaduta in seguito del peccato originale. Per traslato, questa esortazione all’esultanza, “Exultet”, indica l’intera preghiera e il rotolo pergamenaceo, spesso miniato, che l’accoglie. Si tratta di una liturgia antichissima che affonda le sue radici nella benedizione di una lampada, già praticata presso i giudei e nella Chiesa primitiva.
A partire dal IV secolo, questo rito, celebrato durante il Sabato Santo, divenne più solenne e la lampada fu sostituita dal cero pasquale, simbolo del Salvatore e della colonna di fuoco che guidò nella notte i figli di Israele.
In Italia meridionale, in un arco cronologico che va dal X al XIII secolo, il rito della veglia pasquale assunse dei connotati unici, talvolta enigmatici. Nella penombra della navata principale di maestose cattedrali, si ergeva, su un candelabro artisticamente scolpito, il cero pasquale, ornato da festoni con figure vegetali, nastri dorati e argentati. Dopo la benedizione del fuoco nuovo, il vescovo sedeva, mentre un diacono srotolava, dall’alto dell’ambone, rotoli liturgici sontuosamente decorati con magnifiche miniature, realizzate in senso inverso rispetto al testo, gli Exultet appunto, intonando l’omonimo canto che, solenne, irrompeva nel silenzio di un’atmosfera surreale, fra umano e divino. Gli astanti erano inebriati dal profumo dell’incenso e illuminati dalla flebile fiamma del cero.
In totale, si conoscono attualmente trentuno rotoli liturgici di lunghezza compresa fra i due e i nove metri. Sono ventotto Exultet, due Benedizionali (rotoli contenenti la benedizione dell’acqua battesimale) e un Pontificale (formulario per l’ordinazione sacerdotale). Questi manoscritti provengono tutti, salvo due (Exultet 1 e 3 di Pisa), dall’Italia meridionale, sono stati realizzati all’interno di monasteri benedettini e sono oggi conservati nelle più grandi biblioteche di Londra, Parigi, Roma o in archivi di Cattedrali e Musei Diocesani. L’uso dei rotoli di Exultet in Puglia è attestato almeno fino al XV secolo, mentre la comunità scientifica, ancora oggi, si interroga sul significato più profondo di questi tesori inestimabili, espressione di un contesto storico-culturale multietnico.
Quale genesi?
Complessa si rivela la ricostruzione della genesi di tali manufatti, unitamente alla scelta libraria del rotolo (estremamente raro in area occidentale) e all’inversione dell’apparato figurativo rispetto al testo. La funzione catechetica attribuita alle immagini in relazione alle caratteristiche materiali dei rotoli, alle loro dimensioni, alle distanze oggettive all’interno delle Cattedrali, pone il problema della reale leggibilità delle stesse da parte dei fedeli. La teoria di un’ostensione durante la Settimana santa, avanzata da diversi studiosi, non spiega completamente la necessità dell’inversione delle miniature che, nei primi esemplari, oggi conservati presso la Biblioteca Casanatense di Roma, si trovavano nel medesimo senso del testo. Questi ultimi furono commissionati dall’arcivescovo Landolfo I di Benevento, in un momento di particolare splendore culturale per la città, fra il 969 e il 982. È tuttavia l’Exultet 1 di Bari, l’anello principale nella evoluzione della complessa fenomenologia dei rotoli liturgici, in quanto protagonista di una vera e propria “teatralizzazione” delle immagini, rappresentate in direzione opposta rispetto al testo. La città era, in quel momento, una piccola capitale occidentale dell’Impero Bizantino, amministrata dal Catapano, un alto ufficiale, governatore della provincia. È dunque all’interno dell’Exultet 1 di Bari che si racchiude la chiave di lettura di uno dei fenomeni più enigmatici del medioevo occidentale?
L’Exultet 1 di Bari
Commissionato dall’arcivescovo Bisanzio (1025-1036), il rotolo pergamenaceo è composto da otto fogli cuciti fra loro ed è lungo poco più di cinque metri. Fu vergato con una scrittura beneventana locale denominata “Bari type”, fortemente influenzata dalla scrittura greca libraria, con la quale erano stati scritti molti dei codici in circolazione in città, fra X e XI secolo. Particolarmente ricco è il ciclo figurativo che lo adorna, composto da otto scene che illustrano i dogmi contenuti all’interno della preghiera, inquadrate, insieme al testo e alla notazione musicale, entro fasce decorative laterali, arricchite da medaglioni racchiudenti busti di santi, i cui nomi sono vergati con una scrittura maiuscola greca. Degna di nota è la miniatura rappresentante la Preghiera del Diacono, una sorta di diapositiva della reale liturgia in corso di svolgimento, con la rappresentazione del diacono che srotola il rotolo liturgico alla presenza del Vescovo e degli astanti. Una rara iconografia contenuta unicamente in questo esemplare di Exultet è quella rappresentante la Rosa dei Venti, simbolo dell’Universo, il cui fulcro è il Cristo, che partecipa al mistero della resurrezione e della redenzione dell’umanità. In queste variopinte vignette, in cui cultura orientale ed occidentale si fondano, le genti dell’Italia meridionale sembrano prendere vita, come nella naturalistica scena di apicultura nell’Elogio delle api, o nelle commemorazioni finali in cui vi sono il papa, in trono, che benedice alla greca fra due diaconi e i due imperatori barbuti, avvolti in ricche vesti orientaleggianti. È stato possibile datare l’Exultet 1 di Bari intorno all’inizio del secondo venticinquennio dell’XI secolo, verosimilmente realizzato all’interno del Monastero di San Benedetto, fondato in città, nel 978, dall’abate Girolamo e luogo d’incontro fra tradizione longobardo-cassinese e bizantina.
Tesori da riscoprire
Da Benevento a Bari, i rotoli liturgici si diffusero in maniera capillare in tutta l’area di cultura beneventano-cassinese, interessando la pugliese Troia ed altri centri culturali quali Capua, Gaeta, Mirabella Eclano, Salerno, Montecassino, seguendo la parabola della stilizzazione grafica beneventana, sotto l’influenza del monachesimo benedettino. Irrisolti sono taluni interrogativi che pone l’affascinante fenomenologia degli Exultet, ancora oggi, a distanza di secoli. Alla ricerca scientifica l’arduo compito di analizzare queste testimonianze con un nuovo approccio metodologico, mentre ad ogni lettore si rivolge l’invito a scoprire questi tesori, dall’inestimabile valore, presso il Museo diocesano di Bari dove sono conservati in totale quattro rotoli liturgici: tre Exultet e un Benedizionale.
Breve bibliografia di riferimento
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Il Museo diocesano di Bari
Il Museo diocesano di Bari ha sede presso il primo piano del seicentesco Palazzo del Seminario Vescovile. Fu istituito nel 1981, con l’intento di tutelare e valorizzare il prezioso patrimonio artistico e culturale proveniente dalla Cattedrale di San Sabino e da tutto il territorio della diocesi. Il percorso museale si snoda attraverso cinque sezioni espositive, che mettono in mostra testimonianze databili in un arco cronologico che va dal X al XX secolo. La prima sezione, quella del lapidario, consente di ricostruire la secolare vicenda architettonica della Cattedrale, attraverso la riscoperta di frammenti lapidei recuperati in occasione dello scavo che ha interessato il succorpo (ambiente sotterraneo). Di particolare interesse sono i lacerti di un mosaico del VI secolo, alcune lastre e transenne bizantine con decorazioni floreali dell’XI secolo o frammenti ascrivibili alla sapiente maestria di Anseramo da Trani. La seconda sezione corrisponde alla Pinacoteca; qui sono conservati pregevoli dipinti realizzati fra il XVI e il XVIII secolo, fra cui l’icona trecentesca della Madonna degli Alemanni, la Madonna con Bambino dello ZT, la pala d’altare del Cristo Risorto di Andrea Bordone e l’Adorazione dei Magi di Corrado Giaquinto. Nella Sala del Tesoro si ammirano, invece, preziosi arredi liturgici. Degna di nota è la Stauroteca a doppia traversa in argento, del XII secolo. Infine, la sezione dedicata agli Exultet rappresenta il cuore del Museo, con i meravigliosi rotoli liturgici, testimoni unici del medioevo occidentale.
Per informazioni e prenotazioni:
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Orari
• Lunedì e giovedì: 10.00 -13.00
• Sabato: 10.00 – 13.00 /17.00 – 20.00
• Domenica: 10.00 – 13.00
• Negli altri giorni, su richiesta.
A cura di Carmela Battista