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giovedì, Gennaio 30, 2025

Otranto: un mosaico che parla

La bellezza della Puglia medievale è notoria soprattutto per l’architettura fatta di cattedrali romaniche, castelli normanni, torri di difesa, monasteri, masserie, colombaie… Abbandonati per secoli si vanno riscoprendo nel loro valore e ristrutturando. All’interno permane ancora il silenzio e il vuoto. Solo le parole di una guida rianimano quei luoghi facendo immaginare chi ci viveva, come operava e cosa pensava. Il loro vero tesoro è da scoprire, è il lascito di un pensiero creativo del passato da cogliere nel suo significato. È la vera ricchezza che il turista può portarsi a casa da un territorio dalla cultura antica e varia che egli ha rivissuto anche nello stile di vita, nell’accoglienza aperta, nelle tradizioni e manifestazioni culturali della popolazione pugliese.

L’opera più grandiosa e poco valorizzata è forse proprio il mosaico di Otranto ricco di contenuti culturali e spirituali, un testo unico del Medioevo. Il suo genere è del tutto particolare: è figurato e a colori, proprio dei testi innovativi. L’immagine prevale sulla parola, un libro aperto che parla da sé  di una storia millenaria, riscritta per quel tempo. I suoi contenuti e idee hanno contribuito all’evoluzione e crescita della stessa società.

Un’analisi accurata evidenzia la realtà e la storia religiosa e politica di quella comunità.

La struttura gerarchico-feudale del Medioevo è in crisi a livello di vertice e alla base. Imperatore e papato sono in lotta per il primato supremo. I vari feudatari, grandi e piccoli, appoggiano o contrastano chi è al vertice.  Nel Meridione i Normanni hanno creato una prima forma di Stato, ispirandosi all’istituzione della Chiesa e al modello bizantino. I servi della gleba si sono evoluti con organizzazioni produttive e professionali che mirano all’autonomia, come è avvenuto altrove con i comuni e le repubbliche marinare all’apertura dei nuovi mercati. Un mondo nuovo in ristrutturazione e in conflitto, non ancora una vera guerra di eserciti nazionali.

Fuori dall’Europa l’impero di Bisanzio soffre per le ultime invasioni, l’Islam  ha ormai preso l’Asia Minore,  l’Africa e la Sicilia.

Il rosone della cattedrale di Otranto

Il mosaico parla di tutto ciò per la voce propria di un arcivescovo. La Chiesa di Roma vive lo scisma d’Oriente su questioni di dottrina. Si va intanto consolidando all’interno una vera riforma. L’elezione del papa è demandata al collegio dei cardinali per evitare i frequenti contrasti tra papi e antipapi. Vescovi e abati rientrano sotto la giurisdizione del primate romano. Il clero regolare monastico e quello secolare sottostanno alla stessa normativa di una vita santa: ne faranno parte persone dette nobili uomini, i dom, signori e i don, nobili. Costituiranno la forza di diamante per la conversione dei servi della gleba e per la formazione cristiana anche dei regnanti. Questi, peccatori come tutti gli altri, vanno giudicati non ratione feudi, per l’estensione più o meno grande del feudo, ma ratione peccati e quindi ricadono sotto la giurisdizione del papa vicario di Dio. Anche l’uso della  spada va regolamentato. Vassalli e cavalieri, quali nuovi milites Christi, la useranno contro gli infedeli e gli eretici. Sui regnanti disobbedienti al dictatus papae peserà la scomunica che comporta anche la disobbedienza dei loro sudditi.   L’ordine e la giustizia vanno così ripristinati in terra come in cielo. Il fine ultimo, dice Sant’Agostino è  “la pace nella vita eterna e la vita eterna nella pace”,  conseguita dai perfetti. Un progetto non facile. Comporta una vera lotta anche cruenta tra il bene e il male, fra i carnali e gli spirituali. La Chiesa, che ha il monopolio della formazione dello spirito, ha nel suo programma una vera scuola annuale di catechesi per i fedeli. Di tutto questo parla il mosaico con le figure di uomini e animali. Riflette l’immaginario, la visione della storia e della realtà proprio dell’uomo medievale.

La cattedrale di Otranto

Pantaleone, su ordine del vescovo Gionata, scrive poche parole nella sua opera. Sono quasi sempre vicine alle teste coronate. Sono per chi sa e deve leggerle. Riguardano la posizione della Chiesa nel rapporto con il potere secolare, anche imperiale, degli uomini a cavallo, i centauri, che vivono per i castelli.

 A Otranto vige un’intesa amichevole tra Gionata e il re Guglielmo I, il Malo. Questi, da parte sua, toltagli la scomunica, è stato sempre a favore della Chiesa e a difesa del Papa sia contro le pretese degli aristocratici romani, sia con i comuni e il papa contro l’imperatore Barbarossa.

Nell’abside del mosaico domina un grande Giona. Eppure era il più piccolo dei profeti ma è stato preso da Gesù come suo segno per chi lo contestava. Ora nel nome richiama Gionata, l’arcivescovo. Predica la conversione ed ha accanto il re di Ninive, in formato ridotto, che si strappa le vesti e fa cadere dalla mano un bastone-spada. Sansone, altra grande figura, lotta a mani nude contro il leone, il re degli animali. È forte perché votato in qualità di nazireo a Dio. I Sansoni della Chiesa sono i chierici con i voti, capaci di affrontare i poteri forti, animali dalla testa dura.

Nel presbiterio il re Salomone cede la corona regale all’arcivescovo, a cui è demandata ora la Sapienza divina. Gionata insegna il Vecchio e il Nuovo Testamento alla nuova regina di Saba, la Chiesa e i fedeli, che così catechizzati sono dalla sua parte.

Nella navata centrale due sono i re a confronto. Sopra c’è il cavaliere vestito di rosso sull’Ariete. Si è scontrato con due fiere feroci e ne è uscito quasi sgozzato. La sua vittoria è stata conseguita con la croce ed ascende nudo benedicendo la sua città santa fondata dopo morto. L’iscrizione è chiara  Rex Aries tau vincit. Rex urbis sanctae, il re Ariete vince con la croce, re della città santa. Il doppiamente re indica la sua città santa nell’ascesa al cielo.

Sotto domina l’insieme della scena  Alessandro, il grande re. Vuol emergere ma non riesce ad ascendere, eppure ha la forza di due degli animali più potenti, i grifoni, dal corpo di aquila-leone. Anche se vestito da re non ha più lo scettro del potere. Il suo sogno era un impero universale, una città grande a memoria  e la scalata al cielo come immortale. Ha offerto, però, agli animali affamati la carne delle sue vittime. La sua è stata una pura follia.

I potenti nel corso della storia vincono con la spada che gronda sangue. L’Ariete divino ha dalla sua la Parola. La Chiesa del Medioevo la usa come una spada a doppio taglio.

L’Ariete è un animale non appariscente e quasi perdente a confronto del forte e terribile grifone che domina su volatili e terrestri. La parola dell’ Ariete ha l’alito profumato della Pantera che attrae tutti per la sua bellezza e la promessa di una vita che va oltre la morte. L’imperatore non può perciò prevalere sul re dei re, l’Ariete che ha fondato una nuova città, quella dei pacifici. Questi possederanno la terra.

Se i castelli sono progettati per la difesa, l’arca di Noè è stata fabbricata per l’accoglienza e la sopravvivenza al diluvio.


di Vincenzo Colavero, già docente di lettere

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