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Stessa spiaggia stesso mare

da “Puglia tutto l’anno” agosto 2020

La Puglia può vantare uno dei perimetri costieri più estesi della penisola italiana per cui non c’è da sorprendersi se il turismo balneare sia una delle principali risorse economiche della regione. Lungo 800 km circa di costa pugliese si alternano paesaggi molto diversi caratterizzati da coste rocciose (38%), falesie (16%) e spiagge (36%). Le coste ricadenti nei primi due gruppi rivestono un interesse economico subordinato in quanto risultano per molti tratti inaccessibili oppure sono utilizzate da un numero relativamente ridotto di persone per le oggettive difficoltà di accesso e di fruizione.

In effetti, il ruolo predominante nell’offerta turistico-balneare è ricoperto dalle spiagge, in particolar modo quelle sabbiose.  Estese spiagge sono presenti nei pressi della foce del fiume Fortore (costa settentrionale del Promontorio del Gargano), un corso d’acqua che ha alimentato con i propri depositi i cordoni litoranei che in tempi storici hanno completato lo sbarramento dei laghi di Lesina e di Varano.  Una spiaggia lunga 60 km si è formata tra Manfredonia e Barletta, ai bordi dell’ampia piana alluvionale costruita dai fiumi Ofanto, Carapelle, Candelaro e Cervaro. Spiagge estese si rilevano inoltre nell’area metapontina del Golfo di Taranto.

Torre dell’Orso

Numerose altre spiagge, di estensione più limitata, sono distribuite lungo la costa del Gargano, delle Murge e del Salento, ospitate in baie e insenature di ampiezza variabile che interrompono lunghi tratti costituiti da coste rocciose.

Le spiagge pugliesi, caratterizzate da una elevata qualità ambientale e valorizzate da un contesto climatico e culturale favorevole, costituiscono uno degli attrattori principali presenti nella nostra regione e giustificano il numero sempre maggiore di turisti domestici ed internazionali che visitano ogni anno le località costiere pugliesi.  Le spiagge, quindi, costituiscono uno degli elementi fondamentali su cui poggia l’offerta turistica della regione ed è quindi opportuno conoscerle in maggiore dettaglio.

Torre San Giovanni
Alimini – Mareggiata

La spiaggia è un elemento del paesaggio costiero prodotto dall’azione di trasporto e deposito del moto ondoso. Le onde, infatti, prendono in carico una parte dei depositi trasportati in mare dai corsi d’acqua, quelli provenienti dalla disgregazione dei corpi di frana presenti al piede delle falesie e dalla frammentazione dei gusci dei molluschi (bioclasti) che colonizzano i fondali. Questo materiale può essere trasportato anche per lunghe distanze lungo costa prima di essere accumulato a formare una spiaggia. Lungo le coste adriatiche della Puglia centro-meridionale, per esempio, si nota la presenza di sedimenti di spiaggia di colore nero, spesso scambiati dal turista da catrame o altre terribili forme di inquinamento. In realtà i granuli di colore scuro che compongono questi particolari sedimenti sono minerali vulcanici provenienti dalle rocce del Monte Vulture, un antico edificio vulcanico posto nei dintorni di Melfi, in Basilicata. Queste rocce sono attivamente erose dal Fiume Ofanto che le trasporta, riducendole progressivamente in sabbia, sino alla foce, ubicata tra Barletta e Margherita di Savoia. Il moto ondoso, poi, ridistribuisce questo materiale lungo costa verso sud-est sino ad Otranto. Nel caso invece delle spiagge ioniche la maggior parte del rifornimento è rappresentato da bioclasti provenienti dai fondali antistanti.

Il materiale trasportato viene quindi depositato in alcuni settori protetti del litorale a formare delle spiagge, in Puglia prevalentemente sabbiose.

è bene sottolineare che la spiaggia comprende sia una parte emersa, l’arenile su cui stendiamo i nostri asciugamani e piantiamo gli ombrelloni, sia una parte sommersa. Il moto ondoso modifica in continuazione la forma della spiaggia muovendone i sedimenti dalla parte emersa, estesa dal piede della duna alla battigia, alla parte sommersa e viceversa. Questo spiega perché durante una passeggiata invernale stentiamo a riconoscere la spiaggia che ci ha accolto durante il soggiorno balneare. Dopo una mareggiata, infatti, quando la maggior parte dei sedimenti di spiaggia sono accumulati sulla parte sommersa, la spiaggia emersa è rappresentata da una piatta superficie di erosione.

Il movimento di sedimenti da terra verso mare e viceversa avviene principalmente durante e subito dopo le mareggiate e risulta di vitale importanza per le spiagge a vocazione turistico-balneare come quelle pugliesi perché garantisce l’elevata qualità dell’ambiente di spiaggia, uno dei punti fondamentali di attrazione dei turisti.

Vieste – Architello del Gargano

Le mareggiate, infatti, erodono i sedimenti di spiaggia emersa che a causa della loro permanenza per un certo periodo in ambiente continentale si presentano naturalmente ricchi di pollini, semi, animali terricoli e acquatici, funghi microscopici, particelle argillose, ecc. Questi sedimenti vengono trasportati al largo durante le mareggiate, privati dei granuli di minori dimensioni che vengono allontanati in sospensione e disinfettati dalla vigorosa ossigenazione prodotta dal moto ondoso, per poi essere restituiti perfettamente idonei alla fruizione turistico-balneare alla spiaggia emersa durante i periodi di mare calmo.

A questi movimenti continui dei sedimenti di spiaggia si devono quindi arenili igienicamente sicuri ed acque di balneazione cristalline che rappresentano il miglior biglietto da visita delle spiagge pugliesi.

Purtroppo talvolta il moto ondoso, a cui si deve la formazione di una spiaggia e la conservazione di elevate qualità ambientali, determina dei fenomeni erosivi più o meno generalizzati. Questi fenomeni, che provocano inesorabilmente la riduzione dell’ampiezza dell’arenile, possono essere ricondotti a cause sia naturali che antropiche. Le prime sono in qualche modo legate ai cambiamenti climatici in atto che determinano un progressivo innalzamento del livello del mare e un aumento della frequenza e della intensità delle mareggiate, le seconde alla realizzazione di numerose dighe lungo i principali corsi d’acqua pugliesi e lucani, di opere portuali e di difesa costiera.

Purtroppo i fenomeni erosivi interessano attualmente anche le spiagge pugliesi. Per esempio nell’area del fiume Ofanto è stato stimato un tasso di arretramento medio di 2 metri/anno con una perdita di sedimenti di spiaggia superiore a 125000 mc di sabbia, mentre nell’area metapontina si sono registrati negli ultimi 40 anni arretramenti con tasso pari a 3-4 metri/anno.

In maniera comprensibile, l’erosione delle spiagge spaventa gli operatori balneari che vedono ridurre inesorabilmente l’area utile per la fruizione della spiaggia e per questo vengono subito invocati interventi per fronteggiare i fenomeni erosivi. Le risposte tecniche a questo problema sono molteplici, ma condividono una base comune in quanto queste non rimuovono le cause dell’erosione ma tendono solo a mitigarne gli effetti.  Qualsiasi intervento, quindi, perde la propria efficacia nel tempo e bisogna per questo prevedere, oltre ai costi per la sua realizzazione, anche quelli di manutenzione e ripristino.Purtroppo le spiagge utilizzate ai fini turistico-balneari devono il loro valore alla elevata qualità ambientale dell’arenile e delle acque di balneazione cosicché la scelta del migliore intervento da realizzare per mitigarne l’erosione deve garantire il mantenimento di queste caratteristiche. Il rischio, infatti, è di avere una spiaggia stabile ma di scadenti qualità ambientali e per questo non più attrattiva per i turisti balneari che possono trovare la stessa offerta in aree geograficamente più vicine o più economiche.

Torre Pietra

La natura ha generosamente donato alla nostra regione spiagge incontaminate ed acque cristalline che rappresentano un’importante risorsa per l’economia turistica regionale. Purtroppo questa risorsa non è rinnovabile ed è attualmente minacciata in più punti da fenomeni erosivi che possono essere mitigati mediante varie tipologie di interventi. La scelta di quelli più idonei deve essere necessariamente sostenuta da una conoscenza approfondita della dinamica costiera in modo da evitare di far scadere l’elevata qualità ambientale. Sintetizzando questo concetto in pochi e famosi versi, ogni intervento dovrebbe quindi garantire “stessa spiaggia, stesso mare”.

di Paolo Sansò


 

Paolo Sansò
Paolo Sansò è professore associato di Geografia fisica e Geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali del- l’Università del Salento. Svolge attività didattica nell’ambito del corso di laurea triennale in Scien- ze e Tecnologie dell’Ambiente e della laurea magistrale in Scienze Ambientali. Si è interessato ai differenti aspetti della geologia ambientale, ha sviluppato ricerche sull’evoluzione del paesaggio costiero pugliese in risposta alle variazioni del livello del mare, del clima e delle attività antropiche nel corso dell’Olocene; ha studiato i fenomeni di erosione costiera, gli effetti di maremoti verificatisi in epoca storica, i fenomeni di crollo e di alluvionamento legati all’evoluzione del paesaggio carsico.
I risultati delle ricerche sono riportati in numerose pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed internazionali.

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