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giovedì, Novembre 21, 2024

Una prima regionale per Chiari di Luna, Vajonts di Gabriele Vacis

“VAJONTS”, RICORDARE PER RIBELLARSI

PRIMA REGIONALE PER “CHIARI DI LUNA”


Mercoledì 28 agosto, Villa Tamborino, Maglie

Una prima regionale, mercoledì 28 agosto (come di consueto alle 21.15), per il penultimo appuntamento della ventesima edizione di “Chiari di Luna”, rassegna teatrale in corso a Maglie, a Villa Tamborino, con direzione artistica di Massimo Giordano, sostegno di Ministero della Cultura, Regione Puglia e PiiiLCultura, patrocinio del Comune di Maglie.  Lo spettacolo in questione è “Vajonts”, libera reinterpretazione de “Il racconto del Vajont” di Marco Paolini e Gabriele Vacis nell’allestimento per “PEM”, Potenziali Evocati Multimediali.  Ovvero, diretti dallo stesso Vacis (con scenofonia di Roberto Tarasco), Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Pietro Maccabei, Eva Meskhi, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Giacomo Zandonà.

Gli attori di PEM con Gabriele Vacis

Il 9 ottobre 1963 dal Monte Toc si staccarono 260 milioni di metri cubi di roccia che piombarono nella diga del Vajont, sollevando un’onda che distrusse cinque paesi e uccise duemila persone. Nel 1993 Marco Paolini e Gabriele Vacis diedero vita a un’orazione civile su quella tragedia, tra le più memorabili del nostro teatro: il racconto del Vajont. Ed oggi Gabriele Vacis, insieme ai giovani attori di PEM, dà voce a questa narrazione e alle riflessioni che fa maturare. Scrivono gli attori di PEM: “Siamo una generazione di protetti. Il rischio che conosciamo è diverso da quello vissuto dalle generazioni che ci hanno preceduti. I nostri genitori si sono sempre premurati di tutelare il nostro corpo, e di instillare in noi un retropensiero di auto-conservazione che limita ogni nostra manifestazione nelle sue punte più spigolose. Il tentativo di protezione degli adulti si è rivelato egoismo sociale: i giovani sono sempre meno e perciò vanno protetti. Ma protetti da cosa? E soprattutto: come? Per difendersi serve scoprire. Il racconto del Vajont per noi è una scoperta: la ribellione va costruita. A dire “no” bisogna imparare, soprattutto se dall’altra parte c’è un grande sistema”.

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