Appuntamento mercoledì 31 luglio (ore 21.15) per il Barletta Piano Festival
Il giovane fenomeno dell’archetto in duo con sua madre Fiorella Sassanelli
Al Barletta Piano Festival la musica per una sera è un affare di famiglia con Paride Losacco, il brillante violinista barese (classe 2005) avviato alla musica sin dalla prima infanzia da sua madre, la pianista Fiorella Sassanelli, concertista e didatta di lunga esperienza con la quale si esibisce in duo mercoledì 31 luglio (ore 21.15), nel salone dell’Hotel La Terrazza, per la sezione «Puglia: terra di grandi talenti». Nella prima parte di serata Losacco si cimenterà con la Ciaccona dalla Partita n. 2 in re minore BWV 1004 per il violino solo di Johann Sebastian Bach e cinque Capricci per violino solo di Niccolò Paganini (nn. 1, 2, 3, 5 e 22), mentre nella seconda affronterà in duo lo Scherzo dalla Sonata F. A. E. di Johannes Brahms, la Sonata in la minore op. 105 di Robert Schumann e, infine, il Rondino di Henri Vieuxtemps.
Laureatosi nei giorni scorsi con 110 e lode e menzione al Conservatorio Piccinni di Bari sotto la guida di Francesco D’Orazio, concertista di fama internazionale in anni passati consacrato dalla critica con il premio Abbiati quale miglior interprete solista, Paride Losacco ha intrapreso lo studio del violino a soli otto anni e con D’Orazio si è anche esibito in alcune occasioni, come quando insieme hanno eseguito al Teatro Comunale di Novoli una selezione dei Duetti per due violini di Luciano Berio. Losacco ha tenuto il suo primo recital a dieci anni, accompagnato al pianoforte dalla madre, e a dodici ha debuttato per l’associazione «Niccolò Paganini» di Parma. Vincitore del Premio delle Arti 2023 tenutosi a Bologna, Losacco si è già affermato in diversi concorsi nazionali e internazionali (Euterpe, Narni, Città di Barletta, Esperia, Wanda Landowska, International Concerto Competition, Concorso Scimone), ottenendo altresì un terzo premio (primo non assegnato) alla terza edizione del «Leonid Kogan» di Bruxelles. Al repertorio tradizionale alterna pagine di autori contemporanei e del Novecento e questa versatilità gli è valsa la vittoria unanime della terza edizione (2022) del Premio «Riccardo Cerocchi» di Sermoneta, dove gli è stata assegnata anche la borsa intitolata a «Goffredo Petrassi».
Losacco ha debuttato ai festival «Pontino» di Sermoneta e «Nuova Consonanza» di Roma e, come solista, al Teatro Petruzzelli per i Family Concert dell’ente lirico. Inoltre, per l’etichetta Digressione Music ha inciso Otto lamenti (2019) per violino solo di Benedetto Boccuzzi e dal 2021 si sta perfezionando con Yair Kless.
A quanti pugliesi in Italia o sparsi per il mondo manca la Puglia? Sembra una domanda retorica con la risposta scontata: manca a tanti. E non è solo questione di età o di lasso di tempo trascorso fuori dai confini regionali. E se manca, perché se ne sono andati? E cosa propongono per migliorare la situazione del Sud, a quali condizioni? In Puglia tutto l’anno dà la possibilità ai giovani, che hanno lasciato la Puglia per seguire i loro sogni professionali, di raccontarsi, di confrontarsi e di tenere ancora saldo il capo del filo che li lega alla loro terra. Da questo numero nasce una nuova rubrica “la Puglia che ci manca”, affidata a Roberta Rizzo.
Nel secondo numero leggiamo le storie di Daniela e Massimiliano: il loro desiderio di realizzazione che li ha portati a lasciare il Salento, la voglia di un lavoro migliore, di crescere nel carattere e nella professione e la tenerezza verso la loro terra d’origine, il pensiero della famiglia, degli amici di infanzia e il rassicurante sapore antico delle tradizioni, il profumo del mare e dell’affetto sincero della gente del Sud. Ognuno racconta la propria esperienza ispirando riflessioni e idee per una Puglia migliore. (Roberta Rizzo)
Daniela Castelluzzo: LA PUGLIA E IL SOGNO MILANESE
È responsabile ufficio commerciale in Carrefour per 19 stazioni carburanti localizzate in area Nord –Centro, vicino ipermercati. Vive e lavora a Milano.
Cosa ti ha spinto a lasciare la tua terra d’origine?
Sicuramente la crescita professionale e l’opportunità che l’azienda Carrefour in cui lavoravo a Cavallino (LE) poteva offrirmi, lasciando la sede leccese per esplorare nuove esperienze professionali. Ero stata assunta come Addetta alle Vendite presso l’ipermercato, ma dopo qualche anno iniziavo a scalpitare per avere la possibilità di crescere e andare via: ho quindi fatto una valutazione interna e mi è stato proposto un percorso di formazione itinerante che mi ha portato a vivere successivamente a Termoli (CB) per cinque anni, come Responsabile Amministrazione del personale e successivamente Capo Servizi (amministrazione del personale + controllo di gestione).
Il mio sogno però è sempre stato vivere a Milano, fin da ragazzina quando guardavo la TV, desideravo vivere in questa grande città intuendo le sfide positive che poteva offrirmi. Nel frattempo, mi ero innamorata di un ragazzo di Milano e alla fine arriva la sorpresa: Carrefour mi propone il trasferimento finalmente tanto desiderato. Tutto si era allineato: lavoro, città e fidanzato, per cui il 10 agosto del 2011, nel deserto estivo della città lombarda, arrivai con il mio trolley, pronta a iniziare la mia nuova vita. Ho iniziato a lavorare in sede (lavoravo per un progetto sulla produttività, risorse umane), poi, finito il progetto, ho avuto un’altra esperienza nell’organizzazione e da undici anni sono nel mondo del Fuel, gestendo un ramo d’azienda, prima come Assistente e ormai da 4 anni come Responsabile amministrativa e Commerciale (gestisco 19 stazioni carburanti sotto vari aspetti: contrattuali, immobiliari, commerciali, burocratici ecc.).
Adoro la vita milanese ma torno spesso in Salento durante l’anno (una volta ogni mese e mezzo nei fine settimana) per recuperare il ritmo lento e la bellezza dei rapporti familiari, degli amici di infanzia, trascorrendo giornate completamente diverse dal mio quotidiano metropolitano, per cui sfrutto il potere rigenerante del mare e dei rapporti antichi rispetto alle veloci e diverse connessioni milanesi.
Ho trovato un equilibrio perfetto attraverso il mix giusto dell’anonimato metropolitano e del ritorno in Salento in cui riemerge la mia identità e familiarità.
Oggi posso scegliere di fare ciò che mi piace avendo le comodità tipiche di una città che può esaudire ogni mio pensiero e che un contesto provinciale purtroppo non potrebbe esprimere.
Cosa manca e cosa miglioreresti della Puglia?
Mancano serie opportunità professionali: lavorando da sempre in un contesto multinazionale, mi sentirei compressa in una realtà locale. L’idea di confrontarmi con un Imprenditore, unico responsabile, non mi darebbe sicurezza, mentre lavorare in una grande società mi fa sentire più tutelata, rispondendo funzionalmente e gerarchicamente a diversi responsabili. È un ambiente stimolante e riesco a mostrare molti aspetti del mio carattere che variano in base alle persone ed alle circostanze.
Potrei anche citare la mancanza di infrastrutture ma in realtà è un aspetto anche affascinante del Salento per la sua natura rurale.
L’aspetto sanitario invece andrebbe decisamente migliorato evitando disservizi e mancanza di innovazione.
Tornerei a casa soltanto per il clima e non escludo di farlo in ottica pensionamento ma mantenendo sempre un piede-a-terre a Milano che ormai considero casa mia: sono stabile, non mi sento precaria, mi piace la vita che ho costruito e i rapporti d’amicizia che ho creato. Se dovessi rientrare in Salento un giorno, probabilmente sceglierei Lecce perché mi piace il contesto della città e non del paesino.
Massimiliano Nucita: LA PUGLIA E IL CAMBIAMENTO INTERIORE.
Lavora presso Italtel, a Milano, una multinazionale nel settore delle Telecomunicazioni e dell’ICT, con il ruolo di Product Manager nel gruppo di Global Business Development. Vive a Pavia.
Cosa ti ha spinto a lasciare la tua terra d’origine?
Volevo allontanarmi dalle sicurezze del mio paese di origine in provincia di Lecce per mettermi in gioco, andare in un luogo che poteva garantirmi lavoro ed esperienze di crescita diverse. Il periodo tra gli anni 80 e 90 peraltro è coinciso anche con la partenza per motivi di studio anche di persone che conoscevo ed ho seguito tale onda. Ho scelto di fare ingegneria elettronica per via della mia propensione alle materie scientifiche e ho scelto Pavia visto che lì avevo già alcuni amici che ci vivevano e quella città era anche molto a misura d’uomo. E poi volevo fare un’esperienza diversa perché sentivo dentro di me voglia di cambiamento: volevo superare alcuni miei limiti caratteriali e di fatto Massimiliano è venuto fuori durante l’università e la mia vita si è arricchita di esperienze che, restando in Salento, non avrei potuto fare. Ho fatto la scelta giusta: Pavia è casa mia, circondato dai miei amici ed in un contesto non così grande e dispersivo come Milano ma abbastanza vicino alla metropoli e aperto come contesto.
Cosa manca e cosa miglioreresti della Puglia?
Manca sicuramente il Lavoro per i giovani. Il Salento è una terra isolata non solo nella geografia ma anche nel modo di pensare. Anzi credo che la geografia rifletta tale aspetto, essendo la Puglia una piccola penisola circondata dal mare in un lembo terra lunga e stretta. Chi ha viaggiato si rende conto di tale mancanza ma le persone che ci ritornano per viverci poi si adeguano a questo stile ed è come se tornassero indietro nel tempo, nei modi di pensare, chiusi in un piccolo mondo antico.
Per quanto riguarda l’aspetto turistico, mi dispiace vedere aziende del settore che spremono il turista senza valorizzare la qualità, offrendo pochi servizi e competenze. Da Salentino mi rendo conto parzialmente di questo problema ma lo percepisco in persone che lo hanno riscontrato e me ne parlano con delusione: purtroppo la colpa è di tutti, del singolo ma anche delle istituzioni politiche che non investono ad esempio nelle infrastrutture: in Salento senza auto non puoi muoverti, ed è un peccato!
Come contraltare però posso dire che essere salentino significa amare la terra, il link con le tradizioni, l’accoglienza delle persone indipendentemente dalla disorganizzazione e la bellezza del territorio, i sorrisi della gente dei paesini senza sovrastrutture, il fascino e il profumo di tale zona, dell’anziano che ti dice con tenerezza “qquai c’è sulu la disperazione (ndr. Qui c’è solo la disperazione!)”, ovvero quell’ agrodolce tipico che attira e conquista e rimane dentro per sempre. E poi le donne salentine sono bellissime.
Roberta è nata in Puglia, a Bari ed ha vissuto a Scorrano in provincia di Lecce, studiando al Liceo Scientifico di Maglie e laureandosi presso l’Università del Salento in Beni Culturali. Ha iniziato la carriera come ricercatrice che concluderà dopo il dottorato in Nanoscienze conseguito all’ISUFI-Università del Salento nel 2006 per intraprendere quella aziendale che la porterà a cambiare città, settori e ruoli per molti anni, accrescendo competenze ed esperienze in ambiti come l’innovazione, i progetti di ricerca e il marketing. Nel frattempo, si dedica a varie passioni, tra cui la scrittura: nel 2000 pubblica con la ELI (Editrice Letteraria Internazionale, Siracusa) il libro di poesie, “Dall’alba al tramonto”, nel 2005 il suo primo romanzo autobiografico dedicato alla prematura scomparsa del padre, Angelo (Gino) Rizzo, Magnifico Rettore dell’Università del Salento, una lirica intensa e commovente: “Diario di un’anima: il folle, l’amante, il poeta” (Congedo Editore, Galatina). Partecipa nel 2007, classificandomi quarta, al PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE “SCRIVI UNA LETTERA D’AMORE”, la cui premiazione avviene a Torrevecchia Teatina (CH), dove riceve una targa di riconoscimento speciale dalla giuria e la pubblicazione della lettera. Ha pubblicato online varie opere letterarie, nel 2008 e nel 2010, sul sito www.lulu.com, i romanzi “I VIAGGI DI SOFIA” e “L’IMPORTANTE È NON CADERE DAL PALCO”, diffusi anche nel mercato di Amazon.com. Nel 2010 pubblica su www.ilmiolibro.it il romanzo “TERRA, VIGNE E SOGNI” e sullo stesso sito “SE IL TEMPO FOSSE TUTTO CIO’ CHE RIMANE” (2020). Nel 2022 pubblica online su Amazon una favola noir:” IL MISTERO DEL CASTELLO DELLE FIABE”. Si occupa di tecnologie del futuro (cybersecurity, IoT, Intelligenze artificiale, ecc.) anche attraverso la formazione e il coaching su strategia digitale e innovazione per varie aziende a Milano, città in cui attualmente vive. Scrive, dipinge, canta e pratica molto sport.
-Quando andrai via dal Salento non tornerai più! -, risuonano ancora vivide le parole di mio padre, alla mia laurea. Scalpitavo: avevo tentato di scegliere una facoltà fuori dalla Puglia ma poi avevo ripiegato su Beni Culturali presso l’Università del Salento. Anche il dottorato di ricerca lo avevo vinto nello stesso ateneo, in Nanoscienze, ma dopo avevo trovato soltanto trafile di ricerca lunghe e pilotate troppo difficili e incomprensibili per la mia voglia di realizzazione che mi incitava a esplorare orizzonti nuovi. Dovevo trovare il modo di lavorare e crescere in ambienti competitivi e all’avanguardia: il desiderio di innovazione e di crescita personale e professionale mi spingevano al cambiamento. Non riuscivo a vederlo nella mia amata terra: ho cominciato ad allontanarmene, lentamente. Prima Gioia del Colle in un’azienda del gruppo Ansaldo, poi la Sicilia, nelle energie rinnovabili, in Enel Green Power, in ruoli sfidanti e completi nel marketing e nella tecnologia. Finalmente sviluppavo competenze nuove, rivendibili sul mercato, apprezzate e altamente qualificanti: mi confrontavo con realtà industriali importanti e costruivo un curriculum rispettabile, ambizioso. Ho perfezionato l’inglese trasferendomi a Dublino per quasi tre anni ed al rientro in Italia sceglievo Milano, col suo tessuto imprenditoriale vario e i suoi ritmi accelerati, perfetti per le mie caratteristiche: qui, dove attualmente vivo e lavoro occupandomi di tecnologie del futuro e trasformazione digitale, ho trovato terreno fertile per continuare a formarmi, migliorando skills, relazioni e investendo nella mia carriera senza fermarmi, con la possibilità di scegliere nuove avventure professionali senza bisogno di “aiuti” dall’esterno, con le mie forze e puntando sulle mie qualifiche. Ecco, uno dei principali vantaggi che ho trovato trasferendomi in Lombardia: la possibilità di essere me stessa giocando alla pari meritocraticamente. Sicuramente l’Italia ha un grosso problema di valorizzazione dei talenti poiché in molti casi si punta alla “conoscenza” o alla raccomandazione, ma non si può generalizzare: il Nord Italia comunque riesce a garantire una fetta di riconoscimento basato sul valore e sulle esperienze, sulle abilità individuali, avendo un’offerta ben più ampia di quella del Sud, ancora fortemente chiuso in “caste” e poco evoluto a livello aziendale. Abbiamo grandi eccellenze e potenzialità ed una scarsa attitudine al rischio legato alle assunzioni. Poi c’è il grande tema delle possibilità, non solo lavorative: da Milano è facile viaggiare, appassionarsi di tante cose (ed una come me ha infiniti hobbies), riuscire ad organizzarsi pianificando appuntamenti, sport, tempo libero, amici. La metropolitana con le sue varie linee è super efficiente, gli spostamenti facili, i servizi completi. Di contro, vivo in un territorio tra i più inquinati d’Europa: il prezzo da pagare compensato dalla velocità del movimento che mi permette di prendere un treno o un aereo per respirare aria migliore in altre parti della Regione o per tornare a casa a vivere il mio piccolo mondo antico e la mia famiglia. C’è una forte comunità di Pugliesi in Lombardia e questa rubrica nasce con l’idea di raccogliere i diversi punti di vista di tanti “emigrati al Nord”, le loro idee, attitudini, suggerimenti. Personalmente, se dovessi fornire alcuni suggerimenti per il Salento, da dove provengo, investirei per un miglioramento generale dei servizi: non solo a livello di efficienza di trasporti ma di opportunità di network, di contatti con ambienti professionali e personalità futuristici, innovativi in diversi settori che possano ampliare gli orizzonti a livello formativo, lavorativo, garantendo connessioni e relazioni, incrementando il tessuto sociale e culturale, stimolando anche la capacità di assunzione dei giovani nativi digitali e orientati naturalmente alle avanguardie. Inoltre, cercherei di rendere il turismo esperienziale, offrendo diversi scenari in base alle esigenze di varie tipologie di clienti: internazionali, vegani/vegetariani, celiaci, ecc., avventurosi oppure orientati al comfort, sviluppando percorsi ad hoc di enogastronomia personalizzati in base al target di riferimento con una adeguata azione di marketing e di customer care evoluto. E ancora le infrastrutture decisamente migliorabili, la cura verso le persone, il rispetto del territorio, la valorizzazione delle tradizioni, lo spirito di “famiglia” che noi del Sud riusciamo a coltivare e diffondere nella nostra unicità. Nel prossimo numero ascolteremo altre esperienze e storie di uomini e donne che hanno lasciato il proprio paese di origine trasferendosi altrove e capiremo cosa li/le ha spinti/e al cambiamento ed in che modo migliorerebbero la loro terra. Se avete ulteriori consigli e opinioni scriveteci alla e-mail: roberta.rizzo@inpugliatuttolanno.it .Ogni piccola increspatura può diventare onda di trasformazione e miglioramento per la nostra Puglia.
Iniziamo il nostro viaggio con l’intervista ad Andrea Colella, originario di Casarano (LE), Service Management Team Leader che lavora a Roma e racconta la sua prospettiva riguardo un tema importante e attualissimo: il work life balance. Ma qual è la connessione tra la Puglia e tale argomento? Scopriamolo.
Andrea: LA PUGLIA E IL WORK LIFE BALANCE
Cosa ti ha spinto a lasciare la tua terra d’origine?
La mia stessa natura, unita proprio al desiderio di starci e viverla. Da ragazzo avevo subito sentito l’amore per questa terra d’origine, il mio benessere, come funzionava l’equilibrio della mia salute al suo interno, soprattutto vicino al mare, la facilità e la spontaneità con cui intessevo relazioni sociali, le amicizie strettissime, i primi fidanzamenti, le indimenticabili sagre estive al suono della Pizzica.
Ma al contempo capivo che la mia formazione doveva svilupparsi fuori, in una prima lunga fase. Sapevo (e so tuttora) che un giorno tutti quei “frammenti” si sarebbero ricongiunti, in un modo e in un tempo che ovviamente era (ed è ancora, per certi versi) sconosciuto e affidato a qualcosa di superiore (chiamatela contingenza, o provvidenza…).
E così ho fatto: mi sono iscritto a Ingegneria a Bologna, nel 2005 sono rientrato per una nuova “sbirciatina” su Lecce e lì ho scritto la mia tesi sperimentale in azienda, progettando un database georeferenziato per il censimento di tutto il catasto stradale provinciale. La dedica era “Alla Terra del Salento, e a tutti coloro che si battono per il suo avvenire”, ma i tempi non erano ancora maturi e ho continuato il mio “ostracismo”. Un primo contratto di stage a Perugia, poi Roma in una grande multinazionale, tempo indeterminato – ci mancherebbe – da qui spola su Napoli e Milano, poi Ingolstadt (Germania), Illinois (US), ho imparato l’Inglese sul campo professionale, ho collaborato con colleghe e colleghi delle più svariate origini, dai paesi scandinavi al Giappone, colleghi indiani, filippini, sudamericani, perfino provenienti da splendidi paesi emergenti in Africa, come il Camerun. Sono partito da sviluppatore e oggi rivesto un ruolo da team leader, con una promozione a manager che mi attende al varco.
La Puglia nel mio animo tumultuoso è stata come una splendida donna, nobile e complessa. Troppo, per le mie ridotte condizioni iniziali. Un uomo che se ne innamora, cade inizialmente nella tentazione di negare l’amore stesso, lo ignora, lo reprime, cerca difetti, ma non ci riesce. È una cosa più grande di lui. Convive quindi con quel segreto nel cuore, predispone tutto quello che può perché un giorno vuole dichiararsi quella donna e chiedere la sua mano offrendole il meglio di sé. Il meglio di ciò che ha dentro, sapendo che lei lo aspetterà e che quell’intuizione senza tempo era esclusiva, solo fra lui e lei. Gli amori veri sono così, vivono nei segreti, attendono, condividono, si donano a vicenda, sono generativi per definizione, crescono e fanno germogliare nuova vita intorno a sé, non si ferma al solo “prendere” o al solo “stare bene”.
Da dove nasceva questa mia certezza, non lo so nemmeno io, ma c’è sempre stata ed ha accompagnato ogni scelta di tutto il mio percorso a cominciare dal giorno di quella immatricolazione all’Università di Bologna.
Cosa manca e cosa miglioreresti della Puglia?
Dividerei la risposta in due sezioni distinte, una riguardante il territorio, l’altra la politica.
Come territorio personalmente credo che la nostra regione abbia tutti gli ingredienti che servono (se usati propriamente) per fare della nostra vita e del nostro lavoro proprio quello di cui oggi si ha maggiormente bisogno, almeno per chi lavora nel mio settore. Contatto con la natura, clima temperato, aria pulita, silenzio, un cielo limpido la notte per guardare le stelle (mi riferisco all’inquinamento luminoso, basta andare in una grande città per capire).
A livello politico vedo che da qualche tempo si iniziano a muovere i primi passi (come fanno i bambini che vogliono iniziare a correre) ma quello che manca ancora è proprio una cultura di rispetto e tutela dell’ambiente (quindi mi ricollego al punto suddetto) credo che il mondo dell’Ingegneria (dall’edilizia alle infrastrutture, al settore energetico-rinnovabile) debba lavorare insieme all’ambiente e alla tutela di questi “tesori” che altrimenti rischiamo di perdere.
L’11 agosto proiezione e serata-evento al Teatro Verdi di Martina Franca
appuntamento esclusivo del festival Piano Lab
Mentre la maratona musicale «Suona con noi» si sposta a Ceglie Messapica
il 31 agosto e l’1 settembre. Iscrizioni sino al 31 maggio sul sito pianolab.me
Ruichi SakamotoIl festival che in Puglia celebra il pianoforte propone in esclusiva per il Sud Italia l’ultimo concerto di Ryuichi Sakamoto, il film testamento diretto dal figlio del musicista, Neo Sora, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Il prestigioso appuntamento con «Ryuichi Sakamoto | Opus» è in programma domenica 11 agosto (ore 21), nel Teatro Verdi di Martina Franca (biglietti 10 euro su Vivaticket) per una delle iniziative clou di Piano Lab, il progetto targato La Ghironda in collaborazione con Steinway & Sons – Amburgo e Marangi Strumenti Musicali che quest’anno sperimenterà l’esperienza della maratona pianistica per tutti «Suona con noi» nel centro storico di Ceglie Messapica il 31 agosto e l’1 settembre (ci si può iscrivere sino il 31 maggio sul sito pianolab.me).
La proiezione a Martina Franca di «Ryuichi Sakamoto | Opus» seguirà le presentazioni di Milano per Piano City e Rimini per Percuotere la Mente e precederà quelle del Romaeuropa Festival e dell’Estate Fiesolana. Il film, distribuito in Italia da Nexo Digital e Mescalito Film in collaborazione con Ponderosa Music & Art, racconta l’ultimo concerto di Sakamoto, premio Oscar per le musiche del film «L’ultimo imperatore» di Bernardo Bertolucci, e rappresenta una celebrazione della vita e del lavoro del leggendario musicista e compositore giapponese, scomparso il 28 marzo 2023. Benché non fosse più in grado di esibirsi dal vivo, alla fine del 2022 Sakamoto raccolse le forze per lasciare al mondo un’ultima performance: un film concerto i cui protagonisti fossero soltanto lui e il pianoforte.
Curati da Sakamoto stesso e presentati nell’ordine da lui deciso, i venti pezzi che si ascoltano narrano una vita per la musica senza ricorrere alle parole. La scaletta copre l’intera carriera dell’artista, dal periodo da popstar con la Yellow Magic Orchestra alle magnifiche colonne sonore dei film di Bertolucci, alla musica del suo ultimo album contemplativo «12».
Girato in uno spazio intimo che conosceva bene, circondato dai suoi più fidati collaboratori, Sakamoto ha scelto di mettere la propria anima a nudo attraverso la musica, sapendo bene che sarebbe potuta essere l’ultima occasione, quale poi è stata questo film: il canto del cigno di un grande maestro.
«Memore della fascinazione di mio padre per il tempo, ho voluto evocare visivamente il trascorrere delle ore nel corso di un’intera giornata», spiega il regista Neo Nora, figlio dell’artista, che di quest’esperienza aveva detto: «Quando ho iniziato le riprese ero un po’ nervoso al pensiero che potesse essere l’ultima possibilità di condividere una mia performance. Per cui abbiamo registrato alcuni pezzi al giorno, con molta cura. Ed ho suonato alcuni brani masi eseguiti al pianoforte solo, come “The Wuthering Heights” e “Ichimei/Piccola felicità”. Poi ho suonato “Tong Poo” in un nuovo arrangiamento, a un ritmo più lento di quanto l’avessi mai eseguito. E mentre pensavo a questa come la mia ultima opportunità di esibirmi – aveva concluso Sakamoto – sentivo anche di essere in grado di aprirmi a nuovi orizzonti».
Lunedì 20 maggio, nell’auditorium dell’I.I.S.S. ”Enrico Fermi” di Lecce, si è tenuta la cerimonia di premiazione della 14esima edizione del concorso giornalistico ‘Giornalista per un giorno”dedicato alla memoria di Sergio Vantaggiato, scomparso nel 2007. Il concorso, organizzato da Panathlon Club in collaborazione con la Provincia di Lecce, l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Ordine dei Giornalisti di Puglia, ha visto tra i premiati tra i ragazzi di diversi licei di tutto il Salento, anche Sofia Tarantino del Liceo “Capece” di Maglie.
Sofia si è cimentata sulla traccia B “Lo sport è un linguaggio universale. Esso valorizza ciò che gli uomini hanno in comune; unisce e non divide. È per questo che è un veicolo di pace” .
Partendo da questo assunto: “Nei momenti di competizione, gli atleti si sfidano in un terreno neutro, privo di pregiudizi o distinzioni di classe sociale, dovendo imparare a gestire le sconfitte con dignità e a celebrare le vittorie senza arroganza
”, la giovane giornalista evidenzia alcuni esempi significativi, che esaltano pratiche positive e invitano a riflettere su come lo sport possa essere veicolo anche per promuovere la parità di genere. Per concludere infine con Mandela che “
Lo sport ha il potere di cambiare il mondo, di ricongiungere le persone come poche altre cose e di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione; è più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni”.
Associazione Giovanni Colafemmina XVII stagione concertistica
Sabato 25 maggio ad Acquaviva delle Fonti per l’associazione Colafemmina
Con Giorgio Consoli (attore), Giorgio Matteoli (flauti) e Pietro Pardino (fisarmonica)
La musica di Bach e le parole di Calvino, in un recital a cavallo tra il concerto e la lettura di alcuni brani tra i più significativi dei romanzi del grande scrittore, del quale lo scorso anno si sono celebrati i cento anni dalla nascita. È lo spettacolo dal titolo «Italo Calvino: un volo leggero e musicale tra Cosmicomiche e città invisibili» che viene proposto sabato 25 maggio, alle ore 20, nella Sala Colafemmina di Palazzo De Mari, ad Acquaviva delle Fonti, per la stagione dell’associazione Colafemmina diretta da Maurizio Matarrese. A dare vita all’evento saranno l’attore Giorgio Consoli, che proporrà letture calviniane tratte da «Le Cosmicomiche», «Le città invisibili», «Il barone rampante» e «Il sentiero dei nidi di ragno», e il duo strumentale composto da Giorgio Matteoli ai flauti dolci e Pietro Pardino alla fisarmonica, impegnati con le musiche di Johann Sebastian Bach. Perché se è vero, come diceva Calvino, che se un classico non finisce mai di dire ciò che ha da dire, allora la musica del genio di Eisenach è ineluttabilmente destinata a far parte di questa categoria.
Dunque, l’universo letterario di Italo Calvino viene esplorato a partire da «Le Cosmicomiche», opera nella quale l’autore unisce i propri interessi scientifici a quelli letterari, accomunati dal bisogno perpetuo dell’uomo di conoscere e comprendere il mondo, urgenza che il grande scrittore affronta affiancando la prospettiva comica al racconto fantascientifico.
Si prosegue con «Le città invisibili», una serie di relazioni di viaggio che il visionario Marco Polo fa a Kublai Kan, imperatore malinconico dei Tartari consapevole che il suo sterminato potere conta ben poco di fronte a un mondo sempre più in rovina. Nei cinquantacinque ritratti di città immaginarie, talvolta surreali, Calvino racconta, infatti, gli intrecci dalle dimensioni profonde della società umana, al punto che tra le pagine de «Le città invisibili» è possibile ritrovarsi a osservare il mondo attuale trattando l’autore come fosse un contemporaneo.
Negli ultimi due romanzi, «Il barone rampante» e «Il sentiero dei nidi di ragno», si va invece manifestando con più forza la componente eccentrica che caratterizza la scrittura calviniana, sempre pronta a discostarsi dalle regole comuni o dalla tradizione letteraria, da un lato con una decostruzione dell’estetica neorealistica e l’ideologia basata sulla centralità dei partiti politici, dall’altro con l’esaltazione del tipo ideale calviniano di «leggerezza» frutto della contrapposizione tra impegno ed evasione.
Pagine affidate alla sensibilità dell’attore pugliese Giorgio Consoli formatosi alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, ma anche musicista con il gruppo Leitmotiv del quale è cofondatore. Ad accompagnarlo sulle note di Bach, un duo inusuale per l’accostamento tra due strumenti, il flauto dolce e la fisarmonica, apparentemente distanti, ma che qui s’incontrano formando un perfetto connubio musicale nell’unione tra l’eleganza del primo e la completezza ritmo-armonica del secondo.
Info biglietti e prenotazioni 335.1406658 oppure 349.4775799.
AUDITORIUM VALLISA BARI dal 14 maggio al 16 giugno
Dal 23 al 26 maggio in Vallisa per la rassegna «Incroci» della compagnia Diaghilev «Diario di un pazzo», viaggio nella Cina di cent’anni fa con i racconti di Lu Xun
Spettacolo del Teatro delle Forche diretto e interpretato da Giancarlo Luce
Scritto nel 1918 da Lu Xun, tra i maggiori esponenti della letteratura cinese del XX secolo, «Diario di un pazzo» è diventato uno spettacolo del Teatro delle Forche diretto e interpretato da Giancarlo Luce, che lo presenta per la rassegna «Incroci» della compagnia Diaghilev in corso all’auditorium Vallisa di Bari, giovedì 23, venerdì 24 e sabato 25 maggio alle ore 21 e domenica 26 maggio alle ore 20.
Siamo nella Cina in pieno declino di inizio Novecento, in un Paese appena transitato dall’impero alla repubblica, scosso da lotte fra fazioni politiche e militari, in cui l’educazione è ancora fondata su testi filosofici e politici risalenti a più di mille anni prima, mentre la produzione letteraria è in una lingua classica avulsa dalla realtà quotidiana.
Insomma, un Paese nel quale i racconti di Lu Hsün, crudamente realistici e scritti in lingua vernacolare, hanno un effetto dirompente e spiazzante. Da qui la scelta di raccoglierli nel «Diario di un pazzo», dato alle stampe nel 1923, quando lo stesso Lu Hsün deve apparire lui stesso un «pazzo» al cospetto dei contemporanei,
Lo spettacolo «Diario di un pazzo» è un omaggio a Carlo Formigoni e Ettore Toscano, «entrambi miei maestri d’arte, entrambi pedagoghi e artisti che hanno impegnato la loro vita nel proporre un arte teatrale educativa a favore dei giovani, ed entrambi estimatori dell’opera di Lu Xun», dice Giancarlo Luce. Al centro, la storia di uno studente di medicina (lo stesso scrittore cinese) che trovato denso di significato il diario di un suo vecchio amico del quale è venuto in possesso e ha deciso di trascriverne alcune parti. Ed è da questa trovata letteraria che origina il personaggio a tutto tondo del pazzo con le sue ossessioni, dalle quali emergono verità indiscusse, moniti ed esortazioni per nulla folli e un incitamento finale a salvare chi verrà dopo di noi.
Il «Diario di un pazzo» è, infatti, uno scritto in forma di diario intimo e dai risvolti politico-rivoluzionari che apre la raccolta «Alle armi» di Lu Xun, pseudonimo di Zhou Shuren (1881 – 1936), considerato il padre della letteratura cinese moderna e convinto sostenitore delle istanze di riscatto nazionale e rinnovamento della cultura e della società propugnate dal Movimento del Quattro Maggio. E questo scrittore, tra i più preziosi narratori della Cina moderna, ma anche polemista, saggista e poeta che ha vissuto il primo quarto del secolo scorso in una società, quella cinese, in piena trasformazione, politica e sociale, diventa uno dei più acuti e originali osservatori dei fenomeni letterari e politico sociali della sua epoca.
La nascita di questa raccolta coincide con la maturazione politica e letteraria di Lu Xun e rappresenta il primo tentativo di emancipazione del popolo cinese per il tramite della letteratura. La sua opera tratta degli infelici e dei reietti, quasi in un tentativo sociale di voler curare il male rivelandolo. Per questo i suoi personaggi sono compositi, non solo nei tratti somatici, ma anche e soprattutto nell’uso della lingua popolare cinese, il «pai hua», della quale Lu Xun si fa promotore nella letteratura, utilizzando la prosa come metafora, cosi come metafora è il lavoro del letterato e dell’artista che tenta di riformare la società con l’obiettivo di cambiare lo spirito di un popolo. In questo caso, quello cinese.
I biglietti, al costo di 10 euro (posto unico), sono acquistabili online sul circuito vivaticket oppure al botteghino prenotando al numero 333.1260425.
Dal 14 maggio al 16 giugno Compagnia Diaghilev – INCROCI – Teatri a confronto
AUDITORIUM VALLISA BARI
In scena dal 16 al 19 maggio all’auditorium Vallisa per la rassegna «Incroci» «Shakespeare Love», quando per amore l’attore s’identifica con gli eroi del Bardo Enzo Vacca e Roberto Petruzzelli interpretano un testo di Franco Damascelli.
Testo dell’indimenticato Franco Damascelli, diretto da Roberto Petruzzelli e dallo stesso interpretato con la collaborazione di Enzo Vacca, «Shakespeare Love», spettacolo della Compagnia Diaghilev liberamente ispirato al Bardo con le musiche di Enzo Cardone e gli oggetti scenici di Natale Panaro, va in scena all’auditorium Vallisa di Bari per la rassegna «Incroci» giovedì 16 e venerdì 17 maggio alle ore 21, sabato 18 e domenica 19 maggio alle ore 20.
Nella pièce si svolgono due eventi speculari: la rappresentazione vera e propria dello spettacolo, collage di brani tratti da commedie del Bardo, e la vicenda personale di un attore che sta per interpretarli. Infatti, poco prima che la «prova aperta» di «Shakespeare Love» abbia inizio. l’attore riceve un’inaspettata ma gradevole visita di una ragazza che scatena in lui incredibili e tormentosi rovelli sentimentali.
L’attore si incammina, così, lungo un itinerario di sensazioni, pensieri e comportamenti tipici dello stato d’innamoramento, che si susseguono tra contraddizioni e incertezze. Con curiosa analogia, nella rappresentazione dei brani scespiriani, l’attore interpreta i mutevoli modi di agire, assai affini ai suoi, di Romeo, Orlando, Mercuzio, il duca Orsino, Troilo e altri personaggi, che si cercano e s’incontrano, si scontrano, s’inseguono e si nascondono gli uni agli altri, ciascuno esponendo la propria «filosofia» dell’amore.
L’evolversi della vicenda con l’affascinante ragazza, porta l’attore a rivivere in maniera consapevole le parole, i gesti e i percorsi mentali dei personaggi interpretati. Per cui sembrerà particolarmente singolare riscontrare come Orlando, Romeo, Otello e gli altri, creature con le quali Shakespeare ha voluto campionare differenti logiche amorose, possano trovare credibile sintesi nella personalità dell’attore, come prassi in divenire della sua trasformazione artistica e umana.
I biglietti, al costo di 10 euro (posto unico), sono acquistabili online sul circuito Vivaticket oppure al botteghino prenotando al numero 333.1260425.
“FELICE CANTO”, OMAGGIO A VINCENZO “SISI” PECORARO
AMATISSIMO DOCENTE MUSICALE E COMPOSITORE DEL SALENTO
Venerdì 17 maggio, ore 20.45, Teatro Paisiello di Lecce
Serata inserita nel progetto “La musica che gira intorno”
Una serata per rendere omaggio a Vincenzo “Sisi” Pecoraro, appassionato e amatissimo docente di musica che per oltre 40 anni, fino alla metà degli anni ’60, ha insegnato a suonare il pianoforte, il violino, la fisarmonica a generazioni di salentini, soprattutto giovani. Componendo arie e canzoni destinate a un successo non esclusivamente locale, perché furono eseguite nei più prestigiosi teatri del mondo da artisti del calibro di Tito Schipa e Franco Perulli.
Appuntamento venerdì 17 maggio alle 20.45 al Teatro Paisiello di Lecce con “Felice canto”, progetto musicale che l’associazione “Euterpe” presenterà in partnership con l’associazione IconRadio Visual Group, e in connessione con l’iniziativa “La musica che gira intorno”, in svolgimento in queste settimane in città grazie alla collaborazione con SGM e Comune di Lecce. Nel corso della serata saranno infatti proposti i dieci brani contenuti all’interno del cd “Felice canto”, omaggio al maestro Pecoraro: accanto all’interpretazione dei suoi pezzi più celebri (“Lucerneddhre de Santu Ronzu” e “Serenata allu Titu Schipa”, giusto per citarne due), verranno proposti i nuovi brani del progetto discografico ispirati alle immortali armonie di “Sisi”. Le nuove composizioni sono firmate dal maestro Toni Tarantino, che accompagnerà al pianoforte tutte le melodie interpretate dal tenore Raffaele Pastore.
I testi dei nuovi brani sono stati curati da Nicola Papa, cui è affidata la conduzione della serata. In apertura di concerto interverrà tra gli altri Elsa Martinelli, autrice del libro “Vincenzo Pecoraro musicista leccese del Novecento”, che sottolineerà l’importanza del compositore nella storia musicale e letteraria salentina. Inoltre, sempre nell’ambito del progetto di promozione della mobilità sostenibile “La musica che gira intorno”, sarà disponibile il collegamento tra il bus di linea S13, con partenza alle 20.30 dal City Terminal/Foro Boario, e la fermata numero 149 di Porta Napoli, che consentirà agli spettatori del concerto di parcheggiare comodamente in Piazzale Carmelo Bene e arrivare a teatro in bus. L’accesso alla serata, fino ad esaurimento posti, è gratuito ma ad invito. Informazioni al numero 379.1456540.
Sempre nel fine settimana, inoltre, in programma l’evento “2night Bus Museum”: in contemporanea con la Notte europea dei Musei, sabato 18 maggio, visita notturna al Museo Castromediano, mentre domenica 19 maggio toccherà al Ninfeo di Fulgenzio e alla Pinacoteca Caracciolo.
Appuntamento sabato 18 maggio a Molfetta per la Fondazione Valente
Quintorigo con Roberto Gatto tra Hendrix, Mingus e Zappa
Sabato 18 maggio (ore 21), nell’auditorium Regina Pacis di Molfetta, per la stagione Kaleidos ‘24 diretta da Pietro Laera, la Fondazione Valente presenta un concerto di grande prestigio. Protagonisti i Quintorigo di Valentino Bianchi (sax), Gionata Costa (violoncello), Stefano Ricci (contrabbasso) e Andrea Cosa (violino) allargati alla voce di Alessio Velliscig con special guest Roberto Gatto, gigante della batteria. Il progetto, dai lineamenti teatrali, coinvolgente e di forte impatto, s’intitola «Trilogy» ed ha come parole chiave contaminazione e sperimentazione nel segno del jazz, del blues, del rock e della santissima trinità sonora composta da Charles Mingus, Jimi Hendrix e Frank Zappa: tre giganti della musica statunitense, letti, riletti, stravolti, scomposti e ricomposti dai Quintorigo con il loro inconfondibile stile corroborato dal batterista Roberto Gatto, tra i grandi del ritmo nel panorama del jazz europeo.
Tra l’altro, questi tre mostri sacri della musica del Novecento hanno già costituito il fulcro di spettacoli singoli negli anni passati. «Trilogy» nasce, infatti, dalla produzione discografica dei Quintorigo: «Play Mingus», premiato da «Musica Jazz» quale «miglior album» del 2008, «Quintorigo Experience», dedicato al genio musicale di Jimi Hendrix, e «Around Zappa», tributo al grande musicista americano che ha segnato anche l’inizio della proficua collaborazione tra i Quintorigo e Roberto Gatto.
Ora questi tre singoli omaggi vengono riproposti insieme perché simile era la motivazione che muoveva i tre musicisti a comporre musica e a dialogare con i rispettivi pubblici. Il rifiuto delle discriminazioni razziali, molto evidente in Mingus, era presente anche nell’opera di Hendrix. E il pacifismo, minimo comune denominatore di Mingus, Hendrix e Zappa, inteso come contestazione della politica aggressiva e di guerra, fu un messaggio comune. Così come simile era lo spirito dissacrante che accomunava i tre artisti e che si è voluto ricreare in quest’unico progetto contraddistinto dalla fusione della visione musicale eclettica dei Quintorigo, da sempre impegnati ad abbattere con la loro originalità le barriere tra i diversi generi musicali. Per cui, gli elementi comuni messo in risalto da «Trilogy», attraverso lo stile creativo e divertito di un gruppo che non si è mai tirato indietro di fronte alle sfide, sono l’ibridazione di generi e stili e la voglia di sperimentare nuovi linguaggi e nuove frontiere, in questo frangente con uno spirito iconoclasta fatto di sciabolate sonore, con gli strumenti spinti oltre il loro limite dentro affondi solistici e trame contrappuntistiche da cardiopalma. Il tutto amplificato dal «drumming» incalzante del più poderoso batterista jazz italiano e dalla presenza vocale di Alessio Velliscig
Pertanto, «Trilogy» non è un tributo, né un insieme di cover, piuttosto un modesto, sentito, filologico omaggio sperimentale a tre immense icone della musica, attraverso le infinite influenze e le ispirazioni che questi maestri continuano a produrre nel panorama del jazz, del rock e del blues sulla scena mondiale.
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