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Visite guidate nel Parco archeologico di Rudiae a Lecce

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Da sabato 29 aprile a lunedì 1 maggio con doppio turno alle 11 e alle 17 proseguono le visite guidate nel Parco archeologico di Rudiae a LecceSabato, inoltre, dalle 15 alle 16:30 in occasione della “Giornata Mondiale del Tai Chi e Chi Kung“, l’associazione sportiva Apeiron organizza una pratica di gruppo gratuita in cui verranno eseguiti insieme alcuni percorsi proposti nel programma di studio della scuola. Seguirà una breve dimostrazione del maestro Alessandro Borrescio e dei suoi allievi. Il Tai Chi è considerata un’arte marziale millenaria, generalmente benefica per chi la pratica, in quanto esercita uno sforzo minimo sui muscoli e le articolazioni, il che la rende adatta a tutti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (UNWHO) ha riconosciuto la Giornata Mondiale del Tai Chi e Qi Gong come un’iniziativa che partecipa al “Move for Health”. Tornando alle visite guidate, quello di Rudiae, città fondata dai Messapi, nota soprattutto per aver dato i natali al padre della letteratura latina Quinto Ennio (239-169 a.C.), è uno dei siti archeologici più importanti del Salento, fruibile grazie al partenariato pubblico-privato per la promozione e valorizzazione stipulato tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce e A.R.Va srl – spin off dell’Università del Salento, anche sulla base di un preventivo accordo tra la Soprintendenza e il Comune di Lecce. Gli scavi archeologici, avviati sin dalla seconda metà dell’ottocento grazie al Duca Sigismondo Castromediano con la direzione di Luigi De Simone, hanno riportato alla luce aree di necropoli, tombe ipogee scavate nella roccia, porzioni delle fortificazioni messapiche, oltre a tratti di strade basolate, luoghi di culto ed edifici pubblici di età romana. Al centro dell’insediamento si conserva l’Anfiteatro romano, costruito durante il regno dell’imperatore Traiano (98-117 d.C.) e riportato alla luce recentemente. Lecce può vantare, infatti, due anfiteatri romani a distanza di pochi chilometri: quello di Lupiae in Piazza Sant’Oronzo, nel cuore della città, e quello dell’antica Rudiae, nelle campagne alle porte del capoluogo salentino sulla via per San Pietro in Lama. Durante le visite sarà ricordata anche la figura di Otacilia Secundilla, una giovane donna romana vissuta duemila anni fa che, con la sua opera filantropica ha donato le economie proprio per la costruzione dell’Anfiteatro. Biglietto intero 8 euro – ridotto 6 euro – ulteriori agevolazioni per gruppi, studenti, residenti a Lecce e per chi raggiunge il Parco a piedi o in bicicletta. Gratuito bambine e bambini under 10 anni, portatori di disabilità e accompagnatore, insegnanti, guide turistiche e accompagnatori abilitati. Disponibili solo su prenotazione le visite guidate per gruppi organizzati. Info e biglietti www.parcoarcheologicorudiae.it  – 3491186667 – 3495907685 – info@parcoarcheologicorudiae.it o tramite i canali social  @parcoarcheologicorudiae. 
 

LA VISITA

Il percorso di visita di Rudiae prende avvio dall’area di Fondo Acchiatura. Qui è possibile visitare le strutture archeologiche messe in luce nel corso dei vecchi scavi degli anni ’50, ovvero le due strade basolate ortogonali, il luogo di culto e l’ipogeo ellenistico, al quale non è possibile accedere. Dopo aver visitato i resti archeologici di Fondo Acchiatura, il percorso prosegue sul lato nord dove un varco nel muro a secco consente un’affascinante veduta dall’alto dell’anfiteatro al quale si accede mediante una rampa di scale in acciaio situata in corrispondenza dell’ingresso sud del monumento; il sito è parzialmente fruibile anche per persone con disabilità motoria, poiché è presente un percorso semi-sterrato lungo il lato est che, attraverso una rampa in terra, permette di scendere nell’anfiteatro dall’ingresso nord. La visita, supportata dal virtual tour su tablet e da pannelli con foto, ricostruzioni virtuali e illustrazioni grafiche, permetterà di scoprire tutte la fasi di vita e monumentalizzazione dell’area, a partire dall’Età messapica, quando fu realizzata la cisterna (lacus) per la raccolta delle acque meteoriche, fino ad arrivare alla costruzione dell’anfiteatro nei primi anni del II sec. d.C., durante il regno di Traiano. In seguito, si risale dalla rampa in terra e da lì si percorre la stradina perimetrale che consente una vista stupenda del settore ovest, dove è possibile osservare la stratificazione delle strutture del lacus, dell’anfiteatro e del muretto a secco ottocentesco, impreziosita dalla presenza degli ulivi. Oltre agli aspetti archeologici, il sito, distante dall’inquinamento acustico della città, è caratterizzato da un silenzio suggestivo, interrotto solo dal frinire delle cicale, e dagli aromi delle presenze botaniche mediterranee (timo, rucola a fiori bianchi, orchidee, ecc.), in grado di sviluppare molteplici percezioni sensoriali.

ARCHEOLOGIA A RUDIAE
Rudiae fu descritta già nel XVI secolo da Antonio De Ferraris, meglio noto con il nome di Galateo, il quale, nel Liber de Situ Japigiae (1558), denunciò per primo le distruzioni provocate nell’area archeologica dai lavori agricoli. Il luogo rimase a lungo in stato di abbandono e fu oggetto di ritrovamenti sporadici sino alla seconda metà dell’800, allorché, con l’istituzione della ‘Commissione Conservatrice dei Monumenti Storici e di Belle Arti di Terra d’Otranto’, il duca Sigismondo Castromediano promosse alcune campagne di scavo dirette da Luigi De Simone (1869-1875). Le indagini portarono alla luce alcuni ipogei, numerose tombe, ceramiche figurate di produzione attica e italiota ed epigrafi messapiche e romane, che andarono a formare il nucleo principale del Museo Provinciale di Lecce, costituito nel 1868 su volontà del Castromediano. Tra il 1957 e il 1959, la Soprintendenza alle Antichità condusse due campagne di scavo proprio in questo settore. Le indagini condotte sul campo da Giovanna Delli Ponti riportarono alla luce due ipogei ellenistici, tratti di strade basolate ed edifici monumentali di età repubblicana. Nel 1970 la zona compresa entro il limite delle mura messapiche fu sottoposta a vincolo archeologico per favorirne la tutela, senza che ciò comportasse, però, un programma di indagini sistematiche. Alla metà degli anni ’80 venne presentata al Ministero la proposta d’esproprio di Fondo Acchiatura e con la successiva acquisizione venne istituito il parco archeologico di Rudiae. Negli ultimi due decenni, le indagini topografiche realizzate dal Laboratorio di Topografia Antica e Fotogrammetria del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento hanno consentito la redazione della carta archeologica del sito. A partire dal 2011 si è effettuato lo scavo dell’anfiteatro di Rudiae, in collaborazione tra Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto e Comune di Lecce, in un’area dell’insediamento messapico acquisita di recente dall’Amministrazione comunale, grazie ad un finanziamento PRUSST. Le ricerche hanno messo in luce quasi interamente l’anello perimetrale del monumento, i corridoi radiali (vomitoria) che dividevano la cavea in cunei e parte delle sostruzioni sulle quali poggiavano le file di sedili. Sempre nel 2011, nell’ambito del progetto di valorizzazione promosso dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, sono stati condotti saggi di scavo nel settore nord-occidentale della cinta muraria di Rudiae. Gli scavi hanno interessato un tratto del fossato esterno e della possente fortificazione messapica, foderata sia verso l’interno che verso l’esterno da strutture murarie in opera quadrata con blocchi di calcare, per uno spessore complessivo di ca. 8 m. Lo scavo dell’anfiteatro è ripreso a partire dal novembre 2014 sino al settembre del 2015, con finanziamenti POIn FESR 2007-2013 (Valorizzazione delle aree di attrazione culturale – Linea 1), ed ha permesso di riportare in luce la metà sud dell’edificio da spettacolo sino al livello dell’arena. Tra il 2016 e il 2017, il nuovo progetto di recupero e valorizzazione dell’area archeologica di Rudiae, finanziato con fondi FSC 2007/2013, ha consentito di riportare alla luce il settore settentrionale del monumento e di effettuare un primo intervento conservativo delle strutture murarie, oltre al riposizionamento in situ di alcuni blocchi. Le attività sul campo, con il coordinamento scientifico di Francesco D’Andria, dirette dagli architetti Enrico Ampolo e Roberto Bozza, sono state effettuate dalle imprese Nicolì SpA (2014-2015) e De Marco SRL-Lithos SRL (2016-2017), con l’assistenza archeologica della società Archeologia Ricerca e Valorizzazione SRL (A.R.Va), spin-off dell’Università del Salento.

Il Parco Archeologico di Rudiae dista da Lecce circa 3 km in direzione sud-ovest. L’ingresso al Parco, dotato di un parcheggio interno nell’area di Fondo Acchiatura, è situato in Via A. Mazzotta (40°19’55.6″ N 18°08’46.3″ E), di fronte all’IISS Presta Columella. Per la visita (della durata di circa un’ora) si consigliano scarpe comode, copricapo/cappellino e acqua.


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@parcoarcheologicorudiae

Comunicato Stampa

Casting nel Salento per Andromeda film Srl

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Si cercano comparse e attori pugliesi per un cortometraggio da girare nel Salento. La casa di produzione, Andromeda film Srl, sta lavorando per realizzare un cortometraggio di grande impatto emotivo e visivo.

In particolare, sta cercando tre attori con età scenica 25/30 anni e una attrice con età scenica 25/30 anni, per ruoli principali nel cortometraggio, e anche comparse di tutte le età. E’ importante avere una forte passione per il mondo del cinema e della recitazione.

Chi interessato a partecipare a questo progetto unico nel suo genere, non esiti a contattare la casa di produzione per maggiori informazioni. Sarà un’esperienza indimenticabile, con un cast e una troupe di professionisti del settore pronti a guidarti attraverso ogni fase della produzione.

I casting in presenza verranno effettuati nei seguenti giorni e orari:

29 e 30 aprile dalle ore 9:00 alle ore 12:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00 presso la Sala Convegni del Palazzo Ducale, in Piazza del Popolo a Presicce – Acquarica in località Presicce (Le)
6 maggio dalle ore 15:00 alle ore 18:00 presso la Sala Convegni del Palazzo Ducale sita in Piazza del Popolo a Presicce – Acquarica in località Presicce (Le)

7 Maggio dalle ore 09:00 alle 12:00 presso la Sala Convegni del Palazzo Ducale sita in Piazza del Popolo a Presicce – Acquarica in località Presicce (Le)

Contatti: profilo Instagram e/o Facebook Made_in_arte_short.

Per inviare la candidatura per il casting: mail a inartemade@gmail.com. Con l’accortezza di di indicare il tuo nome, età, contatti, eventuali esperienze pregresse nel campo della recitazione o del cinema e di allegare una o più foto recenti di te stesso/a.

 

Comunicato stampa

Gli appuntamenti per il 25 Aprile, 78° Anniversario della Liberazione d’Italia

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Nardò celebra il 78° Anniversario della Liberazione d’Italia, giornata simbolo per la storia del Paese in ricordo della lotta di resistenza militare e politica delle forze partigiane durante la Seconda guerra mondiale.
La cerimonia organizzata dall’amministrazione comunale prevede alle ore 9:45 il raduno dei partecipanti in piazza Umberto I, dove sarà deposta una corona al Monumento ai Caduti. Il corteo si dirigerà poi verso piazza Salandra, dove alle 10:15, dopo i saluti e gli interventi di rito, è prevista la deposizione di una corona in ricordo di Giacomo Matteotti, don Giovanni Minzoni, Giovanni Amendola e dei martiri delle Fosse Ardeatine. Interverranno le autorità civili e militari. Nella stessa giornata il Museo della Memoria e dell’Accoglienza di Santa Maria al Bagno ospiterà (ore 19) un incontro per approfondire la storia degli IMI, gli internati militari italiani che nei giorni successivi all’8 settembre 1943 furono catturati e deportati in Germania. Una sorte che accomunò circa 650mila italiani (di cui 30mila pugliesi), disarmati dopo l’armistizio, isolati e posti dalle truppe tedesche davanti alla scelta di combattere per la Germania nazista e la Repubblica Sociale Italiana o essere inviati nei campi di detenzione tedeschi. Moltissimi rifiutarono consapevolmente l’arruolamento e divennero “internati militari” nei lager in Germania, dove in condizioni indicibili vennero impiegati nella produzione bellica tedesca come manodopera schiavizzata (e molti dei quali persero la vita durante la detenzione). Un significativo e, fino ad oggi, sconosciuto numero di soldati neretini divenne parte degli IMI, la cui sorte è stata spesso trascurata o totalmente dimenticata dalle ricostruzioni storiche sulla Seconda Guerra Mondiale.

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A Leporano arrivano gli Après La Classe. E poi teatro di burattini, laboratori di archeologia, atmosfere medievali, concerti e dj set.
«Siamo molto emozionati e felici. Per noi suonare in Puglia, nella nostra terra, è sempre una grande gioia». Parola degli Après La Classe, attesissimi ospiti dell’evento “A Sud del Mondo” in programma il 25 aprile al Canneto Beach di Leporano, in provincia di Taranto. «Sarà la nostra data zero – annunciano- quindi la prima occasione per assistere al nuovo show e salutare il nostro pubblico. Come da tradizione, portiamo in scena una fusione di generi musicali che si ritrovano nel patchanka: ritmi latini, rock e reggae che sono da sempre il filo conduttore del nostro lavoro. Sul palco, tanto cuore e tanta energia. Manca davvero pochissimo».
Tra i loro singoli più conosciuti: “Paris”, “Ricominciamo”, “Mammalitaliani”, “Nada Contigo” feat. Alborosie, “L’estate dei miracoli” con Tormento, “Sogno Otro Mundo” con la partecipazione di Manu Chao e “Chiringuito” con Didy & Dj Gruff. La loro esibizione è prevista alle 16:30, ma l’intera giornata è ricca di attività, a partire dalle 10 del mattino e sino alle 23 di sera.
La musica dal vivo protagonista anche con i gruppi “Brasilian Mood Trio” tra samba, bossa nova e rivisitazioni di artisti come Antonio Carlos Jobim e Vinicius De Moraes, e i “Tarantinìdion” per un viaggio suggestivo, tra ritmo e contaminazioni. Spazio anche ai vinyl set del dj Goffry, Attilio Monaco e Perry, mentre dopo il concerto degli Après La Classe arrivano i dj resident Tonio Amendola e Giorgio Vinciguerra, con ospite Beatz To Play e il live set dj di Simone Cisternino. Per i più piccoli, imperdibili i laboratori ArKeogiochi e Vivi la storia con la cooperativa Polisviluppo, lo spettacolo di burattini del Teatro Le Forche con la favola della principessa Bella e del re di Pietrasecca, il Medieval baby party dell’associazione Maria d’Enghien per realizzare un castello di cartone o indossare abiti nello stile dell’epoca, la giocoleria con Amelia Bagalà per imparare a costruire palline con riso e palloncini, le letture a cura di Ciurma libreria per bambini. Ancora: artigianato e vintage, la parata di sbandieratori e musici di Oria, dimostrazioni di salvamento acquatico con la squadra cinofila a cura di Fisa, il miniclub di Asd Canneto Beach. Ma non è tutto: sarà anche possibile scoprire come nascono fumetti, cartoni animati, giochi da tavolo grazie ai workshop artistici di Animatà Academy, diretta dal regista, storyboard artist e fumettista Nicola Sammarco.

L’iniziativa è organizzata da un gruppo di operatori culturali del territorio: ArchiTA Festival, cooperativa archeologica Polisviluppo, This is the Party e Sisters eventi. Ingresso gratuito fino a 12 anni, in prevendita 15 euro per l’intera giornata, al botteghino 20 per l’intera giornata, 15 euro dalle 17:30. L’evento è fruibile anche da persone con disabilità ed è consentito l’ingresso a cani con guinzaglio e museruola. Info: 393.3302247 e https://fb.me/e/34OOZrQIG.

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Arci Rubik insieme al Comune di Guagnano, con il patrocinio dei Comitati provinciali di Arci e di ANPI e in collaborazione con Officine Arca, Lu Campanile, Terrae a Sud del Tempo, Pro Loco Guagnano 93, Soccer Guagnano, Guagnano Bike e Salento Informa organizzano una giornata di attività all’aperto presso il parco in zona Caponazzo, con letture, laboratori, musica, giochi, sport per piccoli e grandi e gastronomia.
Porta un plaid, dei cuscini ed il pranzo a sacco per festeggiare insieme il giorno della Liberazione.
Per chi non vuole portare da casa il pranzo a sacco sarà possibile degustare panini con la carne arrosto, crepes, patatine ed altre cibarie.
Vi aspettiamo presso il parco in Zona Caponazzo a Guagnano a partire dalle ore 10.00.
Sarà presente un banchetto di ANPI comitato provinciale di Lecce.

Il programma
h 10.00 Start
Saluti
Apertura campetto da calcio e campo di pallavolo

h 10.00 “Ci vuole un fiore”
Mercatino floreale a cura dell’associazione Lu Campanile

h 11.00 “Terrarte – la storia della terra” laboratorio per bambinз a cura di Officine

h 12.00 “Ma sono mille papaveri rossi” 🌷
Laboratorio per bambinз a cura di Arci Rubik

h 15.00 Mini percorso ad ostacoli in bici a cura di Guagnano Bike

h 15.30 “Così come sono” Laboratorio per bambinз a cura di Bla Bla Bla

h 16.00 “Bella Ciao” canto corale con Alfredo Quaranta

h 16.00 Proiezione del documentario “Le Tabacchine” di Luigi del Prete a cura di Terrae a Sud del Tempo

h 17.00 “Bombe di semi resistenti”
Laboratorio per bambinз a cura di Arci Rubik

h. 18.00 “Nuove forme di Resistenza – la Restanza”. Talk su esperienze di “Restanza” con Gianluca Palma de La Scatola di Latta; Roberto Paladini con Innovaction Cooperativa.
Modera Fabio Carbone.

h. 19.00 Alessia Tondo con Sita in concerto
Alessia Tondo, voce del Canzoniere Grecanico Salentino e protagonista della Notte della Taranta, ci farà ascoltare il suo primo progetto solista: Sita

In caso di pioggia la manifestazione sarà spostata a lunedì 1 maggio.

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All’Art&Lab Lu Mbroia di Corigliano d’Otranto: Una giornata necessaria per riflettere insieme sulla storia d’Italia e sull’attuale momento sociale e politico, coltivando la memoria e la speranza nel futuro. Dalle 12 apre l’area food con la possibilità di fare un aperitivo, acquistare panini, focacce, insalate e verdure, primi e secondi piatti, dolci e frutta. Dalle 15:30 spazio ai concerti con la musica d’autore di Mino De Santis e la tradizione di Officina Salentina, gruppo formato da Lamberto Probo, Cinzia Marzo e Donatello Pisanello, fondatori di Officina Zoè, e Francesco Probo.

Il cantautore salentino Mino De Santis, voce e chitarra, condurrà il pubblico in un viaggio nel suo personale universo. In scaletta, oltre ai brani divenuti ormai “classici” e qualche inedito, anche le canzoni di “Sassidacqua”, ultimo progetto discografico pubblicato nel 2020 dall’etichetta Il Cantiere con la produzione esecutiva dell’Associazione Civilia. La giornata si concluderà con il live di Officina Salentina. Cinzia Marzo (voce e tamburello), Lamberto Probo (tamburello e tammorra) e Donatello Pisanello (organetto, chitarra, armonica), Francesco Probo (chitarra) proporranno un viaggio nella canzone popolare salentina tra classici conosciuti e meno noti della tradizione.

(contributo associativo 3 euro – info e prenotazioni 3381200398 –lumbroia@massimodonno.it)

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Nel Museo della Ceramica – Biblioteca Comunale di Cutrofiano proseguono le attività e gli appuntamenti promossi da 34° Fuso Aps in collaborazione con l’amministrazione comunale e i volontari del Servizio Civile. Martedì 25 aprile alle 10, in occasione della Festa della Liberazione, la Biblioteca parteciperà, insieme alle istituzioni e alle Tessitrici di Cutrofiano, al corteo commemorativo che si snoderà per il centro storico, fino a raggiungere il Parco delle Rimembranze. Qui, innanzi al Monumento ai caduti, oltre al rito consueto della deposizione di una corona d’alloro in ricordo delle vittime di tutte le guerre, verrà presentata l’installazione di papaveri rossi realizzati all’uncinetto dal gruppo informale di signore solerti e laboriose che, una volta a settimana, sceglie di incontrarsi in biblioteca per scambiarsi idee e cooperare alla creazione manuale di un’opera da donare alla comunità. Giovedì 27 aprile alle 19 le Scuderie di Palazzo Filomarini ospiteranno l’incontro “I salentini e la Resistenza. Il dovere della memoria” con Giovanni Leuzzi e tante testimonianze.
 

A Turi la fioritura dei ciliegi

“In primavera, con l’aumento della temperatura, assistiamo nelle botti il lavoro dei lieviti che danno inizio alla fermentazione che dopo alcuni processi, passo dopo passo, si trasforma in vino”.

Il poeta Vincenzo Cardarelli, usa proprio questo momento descrivendolo nei primi versi di una sua poesia dedicata alla primavera: “Oggi la primavera è un vino effervescente…”. Il risveglio della natura è un’esplosione di colori, profumi e colori una vibrazione di emozioni. L’inizio della primavera ci accoglie con una visione fantastica prodotta dalla fioritura degli alberi di ciliegio, la Puglia è la maggior produttrice di ciliegie con quasi il 35% della produzione italiana. La maggior coltivazione regionale che sfiora quasi il 90% la troviamo nella zona di Bari. A Turi (Ba) è il momento giusto per assistere ad una diffusione della fioritura dei ciliegi. Distese di rosa e bianco che presto si trasformeranno in verde e rosso nel mese di maggio-giugno. Le varietà prodotte sono circa 22 ma le più apprezzate sono: Lapins, Bigarreau, Giorgia e soprattutte, la varietà Ferrovia. Quest’ultima apprezzatissima per grandezza, gusto, consistenza, di un bellissimo colore rosso vermiglio con la polpa di colore rosa, è la varietà che rappresenta la Regione ed è la più esportata all’estero. La sua comparsa la vede protagonista di una storia che parte intorno il 1935, dove un nocciolo gettato vicino ai binari lungo la ferrovia sud-est, diede vita ad un alberello. Curato dal custode del casello, il frutto di quest’albero ben presto si fece notare per il suo calibro e la sua qualità. Da quell’albero vicino alla ferrovia sono partiti numerosi pezzi di rami per essere innestati e avviare la produzione. Trovando nella zona terroir adatto, divenne presto una delle risorse contadine. La ciliegia Ferrovia è stata più volte premiata come miglior ciliegia italiana nel concorso che ogni anno viene organizzato ad Orvieto da Slow-Food, Regione Lazio e Università della Tuscia, premiandola negli anni: 2004, 2005, 2006, 2008, 20015, 2016. I primi giorni del mese di giugno, a Turi, assistiamo alla sagra dedicata a questo “oro rosso” della Puglia. Le ciliegie si sa, una tira l’altra. Approfittiamo di questo bellissimo frutto per fare scorta di Vitamina A e C, di fosforo, ferro, calcio, magnesio e potassio. Quello che ci vuole per aiutare e risvegliare il nostro organismo. L’uso in cucina le vede protagoniste dall’aperitivo al dolce concludendo con un liquore alle ciliegie. La cosa più bella è conservare questa fotografia di fine primavera e inizio estate per l’inverno, mettendole sotto alcool, facendone marmellate. I vasetti ben confezionati diventano dono prezioso in qualsiasi occasione per un dolce pensiero.

Ricetta

Ciliegie sotto alcool:

1kg di ciliegie,

500 ml di alcool,

230 gr di zucchero,

300 gr di acqua.

Procedimento:                                                                                                                Accorciate il picciolo alle ciliegie e lavatele, per l’utilizzo devono essere ben asciutte. Preparate uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero facendolo sobbollire per 10 minuti, mettetelo a raffreddare. Adesso a voi la scelta se preparare un vaso unico o distribuirle in più vasi. Unite l’alcool allo sciroppo e mescolate bene. Con questo liquido dovete coprire interamente i frutti nel vaso, a voi la scelta se usare delle spezie come la cannella. Riponete in un ambiente buio e lontano da fonti di calore, lasciare maturare almeno un mese. Per palati più “strong”, coprite le ciliegie direttamente con grappa di primitivo, Brandy o Rum. Vi raccomando di sterilizzare sempre i vasi per una perfetta conservazione.

 

Maria Rita Pio

lunedì 24 aprile 2023

foto di congerdesign da Pixabay

Terzo appuntamento con la rassegna “Pensiero e arte della legalità”

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Terzo incontro all’interno del progetto “Pensiero e arte della legalità”, in programma per mercoledì 12 aprile alle 18.30 nella Sala conferenze dell’ex Convento delle Clarisse a Galatina. Si converserà sul tema della salute che passa attraverso la salvaguardia ecologica del territorio. Le cosiddette “ecomafie”, con la loro rete di illegalità, intervengono sullo smaltimento dei rifiuti e lo condizionano. Questo contribuisce certamente all’avvelenamento di aria, acqua, terra, ma quanto dipende anche da un approccio sbagliato di ognuno di noi? L’incontro vede la partecipazione di noti professionisti ed esperti del settore. I relatori sono Ennio Cillo, giurista ambientale, già magistrato; Annibale Gagliani, giornalista e scrittore; Marcello Seclì, responsabile Italia Nostra. Modera gli interventi Giuseppe Resta, architetto e scrittore dell’Ass. A Levante. In apertura dell’incontro, porterà i saluti dell’Amministrazione comunale di Galatina, l’Assessore Carmine Perrone, con delega all’ambiente. Letture a cura della Compagnia Salvatore Della Villa.

I relatori, attraverso le loro testimonianze, opere e riflessioni, punteranno i riflettori sulla variegata mappa dell’illegalità malavitosa che gira intorno ai rifiuti e sulle tante abitudini sbagliate che comportano inquinamento e, ammorbando il territorio, portano l’insorgenza di patologie gravissime.

Ingresso Gratuito

Per info e prenotazioni: Tracce Creative 3384960251 – 3297155894 anche con Whatsapp

PENSIERO E ARTE DELLA LEGALITÀ è un progetto finanziato dall’ Avviso Pubblico ‘Bellezza e Legalità per una Puglia libera dalle mafie.

Incontri a cura dell’associazione Tracce Creative in collaborazione con l’associazione A Levante.  Partner di progetto è il Comune di Galatina, il Liceo Scientifico e Linguistico ‘Antonio Vallone’ e dell’I.I.S.S. ‘Falcone Borsellino’ entrambi di Galatina.

Si ringrazia l’azienda vitivinicola Cantina Fiorentino per aver affiancato e sostenuto il progetto.

Il Progetto

Riconoscere e svincolarsi dalle catene subdole del pensiero mafioso, per scoprire la pienezza del vivere liberi, attraverso gli esempi di donne e uomini che hanno sacrificato la propria vita e grazie alle storie di chi continua a combattere contro omertà e illegalità.

Con quattro incontri frontali e con i laboratori artistici il progetto “Pensiero e arte della legalità” permetterà agli studenti del Liceo Scientifico e Linguistico ‘Antonio Vallone’ e dell’I.I.S.S. ‘Falcone Borsellino’ di Galatina di essere protagonisti di un percorso educativo e di crescita, volto a sostenere azioni di responsabilità sociale e cultura della legalità: dalle storie di uomini e donne vittime della Sacra Corona Unita realizzeranno dei corti per onorarne la memoria e per tramandare l’impegno contro tutte le mafie.

Due i percorsi formativi che gli studenti stanno già seguendo: il primo attraverso lezioni frontali con esperti quali professori e ricercatori universitari, giornalisti, sindaci e amministratori locali, che forniranno agli studenti un quadro storico, geografico e filosofico della Sacra Corona Unita. Un momento di condivisione e di coinvolgimento della collettività è previsto con gli incontri aperti al pubblico, nei giorni 13 e 24 marzo, 12 aprile e 10 maggio 2023, alle 18.30 nella Sala conferenze ex Convento delle Clarisse a Galatina durante i quali gli ospiti proporranno delle riflessioni sui temi della legalità, della lotta alle mafie e della giustizia.
Comunicato Stampa

Concorso Fotografico – 𝗤𝘂𝗮𝗿𝘁𝗮 𝗲𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 –

𝗤𝘂𝗮𝗿𝘁𝗮 𝗲𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗳𝗼𝘁𝗼𝗴𝗿𝗮𝗳𝗶𝗰𝗼 “𝗛𝗼 𝘃𝗶𝘀𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝗣𝘂𝗴𝗹𝗶𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗶̀”
📸| Com’è la Puglia quando esplode la primavera e l’estate è alle porte? Ditelo con le vostre foto partecipando alla quarta edizione del concorso “Ho visto la Puglia così”. Scegliete l’angolo che preferite: la campagna, il mare, la collina, i borghi, i centri storici. Tutto vi apparirà inondato dalla luce naturale e da quella che sapranno aggiungere i vostri occhi e la vostra passione.
📩| Avete tempo fino al 31 maggio 2023 per inviare i vostri scatti tramite Messenger al link m.me/101740768326323 o inviando una mail all’indirizzo foto@inpugliatuttolanno.it indicando il nome e cognome dell’autore e della località rappresentata nelle foto, completa della provincia. Parteciperete alla selezione delle due foto più belle: una a giudizio insindacabile della giuria qualificata e l’altra secondo i like dei lettori di Facebook.

🏆|Al primo classificato delle due categorie andrà un voucher di 200 euro per un fine settimana al Caroli Hotel di Gallipoli o S. Maria di Leuca. Il secondo classificato riceverà un voucher dal valore di 100 euro per una escursione in barca nel mare del Salento.


REGOLAMENTO

ORGANIZZATORI

Il concorso fotografico è promosso dalla rivista trimestrale “In Puglia tutto l’anno”, dall’editore Medinforma in collaborazione con Caroli Hotels.

TEMA

La Puglia dal Gargano fino a S. Maria di Leuca: il paesaggio urbano, rurale, marino, le evidenze architettoniche, le piazze, le strade, le chiese… La Puglia si racconta attraverso le immagini. L’iniziativa mira a far guardare con occhi nuovi anche realtà molto conosciute e apparentemente scontate. Come vedi la Puglia? Qual è il tuo posto del cuore?

MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE

La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutti. Non ci sono limiti di età. Ogni partecipante potrà inviare un massimo di due foto all’indirizzo foto@inpugliatuttolanno.it, specificando nella mail il nome dell’autore e il luogo raffigurato. Sono esclusi dalla gara: i membri della commissione giudicatrice, i rispettivi familiari e quanti interessati all’organizzazione del concorso.

CARATTERISTICHE TECNICHE DELLE IMMAGINI

Sono ammesse fotografie b/n e a colori con inquadrature sia verticali sia orizzontali in formato JPEG (jpg), realizzate anche da cellulare. Le fotografie dovranno essere inedite. Le immagini non conformi alle specifiche richieste non verranno prese in considerazione.

TEMPI E MODALITÀ DI SVOLGIMENTO DEL CONCORSO

Nel corso dell’anno il concorso si può articolare in varie edizioni (che potranno avere un tema specifico in relazione al periodo) e tempi che verranno divulgati attraverso il sito e i social.

Tutte le foto inviate saranno pubblicate sul sito della rivista www.inpugliatuttolanno.it e sottoposte al giudizio dei lettori che esprimeranno la loro scelta con un like sulla pagina fb dedicata.

Una giuria, composta da esperti, esprimerà a sua volta un giudizio insindacabile. Saranno premiate le due foto che avranno ottenuto più consensi: una da parte dei lettori sul web e l’altra dal giudizio della giuria qualificata. Il premio consisterà in un weekend per due persone nelle strutture di Caroli Hotels e sarà assegnato con cadenza trimestrale. Non si escludono premi ai secondi classificati.

I vincitori di una qualsiasi edizione del Concorso fotografico, sezione “like dei lettori”, qualora risultassero utilmente piazzati a ricevere i premi previsti nelle successive 3 (tre) edizioni del Concorso, verranno collocati agli ultimi posti delle graduatorie delle suddette edizioni.

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Il fascino immortale dei Riti della Settimana Santa a Taranto

Gli antichi gesti di una tradizione secolare, attirano ogni anno centinaia di visitatori


Siete mai stati a Taranto a vedere i Riti della Settimana Santa?

Se non l’avete ancora fatto, è consigliato andarci. Assisterete incantati a uno degli eventi religiosi e folcloristici più antichi e singolari che ogni anno si rinnova sulle sponde della antica Città dei Due Mari.

Certamente la Puglia è il non plus ultra della varietà dei Riti pasquali.  Ogni città ha un modo proprio di vivere con intensità le processioni del Triduo Pasquale, conosciute con il nome di ‘Misteri’. È il momento in cui si rende visibile la vitalità delle confraternite religiose che animano le ritualità cittadine.

Da Canosa di Puglia a Molfetta, da Vico del Gargano a Casamassima, da Francavilla Fontana a Gallipoli, i Riti dai più semplici ai più grandiosi sono vissuti come giorni di riflessione e cordoglio per la Passione e Morte del Cristo grazie alla ritualità dei penitenti che trova la sua manifestazione più significativa nelle numerose antiche processioni e culmina nei festeggiamenti della domenica di Pasqua.

©Luigi di Taranto

Sono senza dubbio emblema della ritualità pasquale pugliese le processioni di Taranto.

Nella città cullata dalle acque dello Ionio, i Riti della Settimana Santa sono un evento religioso che, come nella città spagnola di Siviglia, appassiona e commuove molti turisti che appositamente programmano un viaggio per un’esperienza sicuramente indimenticabile.

Tutto inizia dalla Domenica delle Palme quando i confratelli mettono all’asta i simboli della Settimana Santa per aggiudicarseli e tocca il culmine durante le due processioni dell’Addolorata del Giovedì Santo e dei Misteri del Venerdì Santo.

@ Maria Gravina

In questi tre giorni il capoluogo ionico si trasforma in una città di preghiera, penitenza e silenzio grazie alle forti emozioni generate da una tradizione che risale all’epoca della dominazione spagnola degli Aragonesi nell’Italia Meridionale.

Figure fondamentali delle processioni sono i Perdoni, in dialetto le Perdùne, confratelli che, a coppie o “poste”, già dal pomeriggio del Giovedì Santo escono dalla Chiesa del Carmine, nel centro cittadino, effettuando un pellegrinaggio verso le principali chiese della città, nelle quali troviamo allestiti i “sepolcri”.

Simbolo dei pellegrini che andavano a Roma in cerca del perdono di Dio, i Perdoni colpiscono per il cappuccio bianco calato sul volto, per i due forellini all’altezza degli occhi, per l’incedere, a piedi nudi, lento e dondolante, detto “a nazzecate”.

L’ultima coppia che esce “nazzicando” dalla Chiesa del Carmine è la “serrachiese” ed ha il compito di “serrare” le chiese per la notte. Le “poste” impiegano diverse ore a compiere il tragitto designato.

Sono guidate dal confratello che suona la “troccola”, lo strumento liturgico sacro che, quando la banda chiude le marce, viene agitato ed emette un suono inconfondibile.

Davanti ad ogni sepolcro, il confratello suona la troccola ed i Perdoni si fermano in adorazione.

© Sara Bastianelli

Talvolta le “poste” si incrociano con altre lungo la strada e i confratelli fanno “u salamelicche”, cioè una sorta di riverenza: i Perdoni si tolgono il cappello, si spostano verso il lato dal quale proviene l’altra coppia di confratelli e portano i rosari ed i medaglieri contro il petto.

Il rientro alla Chiesa del Carmine è previsto prima della mezzanotte del Giovedì Santo quando, dalla Chiesa di San Domenico nella città vecchia, prende il via la Processione della Madonna Addolorata che raggiunge la città nuova alle prime luci dell’alba.

L’immagine dell’Addolorata è di una bellezza straordinaria; la statua è rivestita di un lungo abito nero, ha nella mano destra un fazzoletto bianco, nella sinistra un cuore. La processione l’accompagna alla ricerca di suo Figlio, che ormai giace morto sulla croce.

È la Madre di tutti i dolori, colei alla quale ognuno rivolge una preghiera o una supplica straziante, per chiedere il suo aiuto, la sua protezione, con amore e con fiducia.

Lascia tutti con il fiato sospeso, il delicato momento in cui la statua dell’Addolorata viene fatta scendere lungo una ripida scalinata di San Domenico, sorretta a mano da un gruppo di confratelli.

La processione dell’Addolorata si conclude nel pomeriggio del Venerdì Santo per dare inizio alla processione dei Misteri che parte dalla Chiesa del Carmine per portare in giro le statue della Passione e farvi nuovamente ritorno al mattino del Sabato Santo.

A guidare le due Processioni c’è sempre il “troccolante” che chiude poi i Riti pasquali il sabato mattina. Giunto “nazzicando” alla soglia della Chiesa del Carmine batte tre colpi col bastone detto “bordone” sull’anta chiusa del portale d’ingresso e fa entrare le statue accompagnate dall’ultima marcia funebre.

Cosi la processione che ha percorso il centro della città per 14 ore scompare oltre la soglia della porta sacra che si chiude e il sipario cala definitivamente sui Sacri Riti della Passione e Morte del Cristo.

© Sara Bastianelli

È il segno, salutato dall’applauso commosso della folla, che tutto si è compiuto.

Comincia la Pasqua di Resurrezione.

Solo pochi decenni fa, la città di Taranto esplodeva letteralmente dalla gioia, risuonava per le campane sciolte a festa, per le sirene delle navi ancorate in Mar Piccolo e di tutte le attività lavorative dell’Arsenale.

Nonne, mamme e bambini si affacciavano ai balconi, spalancando le finestre, perché doveva entrare nelle case la “luce della Resurrezione”. Ogni lavoro veniva sospeso: i contadini nelle campagne si segnavano, i pescatori delle barche e delle paranze agitavano fazzoletti. Un’esperienza toccante che racconta un popolo.

Oggi la città rinsalda il legame vitale e profondo con quella parte tradizionale di sé che la fa apparire non solo bella ma unica, misteriosa e al tempo stesso suggestiva nella sua antica ritualità tramandata da padre in figlio.

Come potrete immaginare tutto ciò che accade nel triduo dei Sacri Riti a Taranto è affascinante, nonché unico, e raccontarlo non è come viverlo.

La Pasqua è vicina. Quale momento migliore per venire a Taranto se non durante la Settimana Santa?

di Francesco Paolo Pizzileo

Pubblicato il 6 marzo 2023 alle ore 15:56

San Marzano di San Giuseppe

San Marzano di San Giuseppe è l’unico casale della provincia di Taranto che conserva ancora inalterata nel tempo la storia del suo territorio attraverso l’antica lingua arbëreshe.

Il termine arbëreshe indica sia l’antica lingua albanese sia i discendenti dei profughi che, per fuggire alla dominazione ottomana e conservare la loro fede cristiana, tra il XIV ed il XVIII secolo, si stabilirono nell’Italia meridionale. Giorgio Castriota Scanderbeg è l’ eroe nazionale albanese che testimonia una delle pagine più importanti della storia del popolo balcanico, veniva chiamato “atleta di Cristo” e viene ricordato per la sua grandezza  la sua scaltrezza e per la sua forza, esaltata dall’amore per la sua terra e per i suoi ideali religiosi e civili. Dopo la sua morte (1468), inizia il grande esodo del popolo albanese  verso le coste italiane.

L’esistenza del casale di San Marzano è certa già nel XIII secolo anche se sono state riscontrate tracce di insediamenti medioevali più antichi in grotte vicine al Santuario della Madonna delle Grazie. La storia documentata ci racconta di come Il fondatore dell’odierno Casale di S. Marzano sia il Capitano albanese Demetrio Capuzzimati che acquistò nel 1530 sia il feudo S. Marzano sia il vicino Feudo denominato “Li Rizzi”.


          La festa di San Giuseppe

L’origine   della nostra festa è da ricercare in tempi lontani, quando nel 1866 la comunità sammarzanese, decise di non offrire gli annuali fuochi propiziatori al Santo. Durante la notte fra il 17 e 18 Marzo un violento nubifragio si abbatté su San Marzano distruggendo vegetazione, campi e colture. Il mattino seguente si iniziò a pensare che San Giuseppe avesse voluto, con quel gesto, punire i propri fedeli  per aver trascurato la propria ricorrenza. A quel punto si decise di offrire un solo fuoco, questa volta più grande, proprio nel centro del paese. Tutta la cittadinanza accorse portando con se legna e fascine è da questo momento in poi ha origine la tradizione della processione delle fascine per accensione del tradizionale “fucarazzu” o “zjarrë i madhë”. Sempre nello stesso anno il 7 settembre con delibera comunale si decretò che a San Marzano fosse aggiunto il suffisso di San Giuseppe per suggellare il proprio legame al Santo. Da allora la festa patronale è vissuta ancora oggi come un appuntamento corale importantissimo che si esprime essenzialmente con i riti devozionali della processione delle legna e dell’accensione di un falò alla periferia del paese, il giorno della vigilia. È sicuramente difficile spiegare a parole a chi non è di San Marzano il significato profondo della festa di San Giuseppe, le emozioni e le sensazioni che da ormai 150 anni coinvolgono la comunità locale. Questa parte della tradizione è tanto importante quando l’identità arbëreshe: seppure siano due tratti distinti della nostra storia, in questa particolare ricorrenza diventano l’una parte dell’altra, regalando a chi osserva l’immagine della nostra identità.

Le azioni della festa si ripetono di anno in anno da allora, in un appuntamento a cui nessun sammarzanese vuole mancare osservando cadenze e tempi rigidi e stabiliti. La cittadinanza organizza con settimane di anticipo l’allestimento e la preparazione dei pani tradizionali, dei tredici piatti e delle cosiddette “mattre”. Al mattino del 18 marzo, si radunano le ceste ricolme di pani all’interno delle Chiesa Madre per la tradizionale benedizione, il pane poi viene distribuito alla popolazione che lo dividerà con i propri cari recitando il Padre Nostro. Nel pomeriggio, invece, intorno alle 15, prende vita la più bella e caratteristica fase della festa: la processione delle fascine. Tutti ne prendono parte, con piccoli fasci, con carretti, con trattori e naturalmente con i carri trainati dai cavalli. Sfilano per le vie del paese, attorniati da turisti e concittadini, e si dirigono verso la contrada Principe, luogo destinato all’accensione. È una processione interminabile che si snoda per le vie del paese e vede la partecipazione di uomini, donne, anziani. Ognuno con il proprio carico mentre i bambini sono con le carrozzelle rumorose, ripiene anch’esse di legna. Infine, i carrettieri, con i grandi protagonisti della processione: i cavalli addobbati per l’occasione con eleganti finimenti e con il loro traino carico di fascine. A sera inoltrata poi, terminata la processione, la cittadinanza si riunisce finché “lu facarazzu” non viene acceso e lì come una grande famiglia dopo una lunga giornata di lavoro, si ritrova quel senso di condivisione e appartenenza, che riporta tutti verso l’amato San Giuseppe. Il fuoco poi, arde per tutta la notte.

La mattina del 19, fra le vie stracolme di gente vengono allestite le tradizionali tavole di San Giuseppe le cosiddette Mattre, (tavolieri di legno contenente piatti tipici della tradizione culinaria locale: orecchiette, “braciole” al ragù, pane, vino, polpette, carteddate e zeppole) piatti semplici e gustosi, preparati con amore dalle donne del posto che vengono destinate a tutti coloro che ne fanno richiesta, spesso gente “forastiera”. Terminate le tappe salienti delle giornate, la festa può dirsi chiusa, la processione religiosa del pomeriggio e lo spettacolo di fuochi pirotecnici concludono i festeggiamenti, lasciando nei sammarzanesi un senso di abbandono e la consapevolezza che poi, dopo un anno, tutto ricomincerà di nuovo. Un programma che nel suo significato primario è innanzitutto religioso. Una Festa, quella del 18 e 19 Marzo, dedicata al Santo Patrono dal quale grandi sono i significati e gli insegnamenti religiosi che tutti noi traiamo. 

dott.ssa Marisa MARGHERITA – Comune di San Marzano di San Giuseppe


PROVERBI E FILASTROCCHE  ARBËRESH

GLUKA NËNG  KA ESHTRËT PERO ÇIAN ESHTRËT !

LA LINGUA NON HA LE OSSA MA ROMPE LE OSSA!

KUR ZOGU VETE E VIEN BËN FOLE’

QUANDO L’UCCELLO VA E VIENE FA IL NIDO!

GJAKU NËNG BËN MAI UJË

IL SANGUE NON DIVENTA MAI ACQUA!

BJERRËT NË NJË QIERQ UJË

SI PERDE IN UN BICCHIERE D’ACQUA

DO TË HAI ME DI LUGË

VUOLE MANGIARE  CON DUE CUCCHIAI

 KUR BJE SHI ME DIELL , MARTOHËT DHELPRA ME LIEPRI

QUANDO PIOVE MA C’E’ IL SOLE, SI SPOSA LA VOLPE CON LA LEPRE

 

 


 

BJE SHI BJE BORË

BJE SHI BJE BORË

TAVA VATA KA NJË HERË

TAVA VATA NDË KATUND

BJE SHI BJE BORË

TAVA VATA SHËN MARCANI

 

PIOVE NEVICA

PIOVE NEVICA

PAPA è ANDATO COME UNA VOLTA

PAPA è ANDATO AL PAESE

PIOVE NEVICA

PAPA è ANDATO A SAN MARZANO

KY DO NJAJ BUKA

KY THOTË SE NUK E KIMI

KY THOTË: E VEMI E BLEMI

KY THOTË: NËNG E KIMI SURDË

I VONGËL THOTË: PIRI PIRI PIRI

E FARE BUKË SHPIMI JASHT?

 

QUESTO (POLLICE) VUOLE UN PO DI PANE

QUESTO (INDICE) DICE :NON NE ABBIAMO

QUESTO (MEDIO) DICE : ANDIAMO A COMPRARLO

QUESTO (ANULARE )DICE :NON ABBIAMO SOLDI

IL Più PICCOLO ( MIGNOLO) DICE: PIRI PIRI PIRI

NEANCHE UN PEZZO DI PANE DOBBIAMO PORTARE IN CAMPAGNA?

 

NINA NANA SHPIRT IM

SE SHTËPJA U KATË LAJ

SHIK NAJA ÇË TË ZËN GJIUM

PERÇ VET  NËNG TË PËT LENJ

NINA NANA SHPIRT IM

BËJ NINA OH

 

NINNA NANNA ANIMA MIA

CHE LA CASA IO DEVO PULIRE

CERCA UN PO DI ADDORMANTARTI

PERCHE SOLO NON POSSO LASCIARTI

NINNA NANNA ANIMA MIA

FA LA NANNA

Con un passo nella tradizione, puntando sull’innovazione per nuove e accattivanti sonorità

L’impresa di Biagio Panico e del figlio Lorenzo, due generazioni di costruttori di tamburelli

Nel laboratorio a Torrepaduli, nel luogo del tamburello per antonomasia, Biagio da anni si occupa della costruzione di tamburelli, adesso è il figlio Lorenzo che prosegue il lavoro di ricerca e sperimentazione, puntando sulla qualità e il mercato internazionale. Padre e figlio raccontano la loro esperienza imprenditoriale.


Lorenzo e Biagio Panico

Come nasce la sua attività?

Biagio – Devo tutto all’incontro con Ada Metafune, la mia compagna, è di Torrepaduli e balla la pizzica sin da adolescente.

In che modo la Pizzica è legata a Torrepaduli?

B.- Per me il movimento della Pizzica è nato qui. Ogni anno nella notte tra il 15 e il 16 agosto, durante le celebrazioni della festa patronale di San Rocco, musicisti e ballerini di pizzica si danno appuntamento per ballare sino al mattino davanti alla cappella. Formano la “Ronda”: i suonatori di tamburello si dispongono in cerchio per consentire al centro l’esibizione di chi spontaneamente balla la pizzica o la danza scherma.

Lorenzo -Ci tengo a precisare che Torrepaduli non è mai stato un paese di costruttori di tamburello, non creiamo un falso mito. Non è come Scapoli, il paesino in provincia di Isernia, dove da secoli si fabbrica e si suona la zampogna. Lì solo in seguito la festa è diventata occasione di ritrovo per tutti gli zampognari.

Torrepaduli è, quindi, un luogo di pellegrinaggio dove a ritualità si manifesta…

  1. L. – Una ritualità, laica per non dire profana, svolta nel mezzo delle funzioni religiose e davanti alla cappella di San Rocco. Le ronde si costituiscono spontaneamente verso la mezzanotte e si suona e si balla la Pizzica anche oltre le otto del mattino. Anticamente si ballava solo la danza scherma o pizzica scherma o danza dei coltelli fino alle sei.
  2. B. – Ai miei tempi la tradizione, come in tutti i riti popolari, aveva un suo codice normativo e voleva la conclusione delle danze al primo suono della campana della cappella, in coincidenza dell’inizio della messa, per una questione di rispetto verso i fedeli. Poi si continuava a ballare in piazza dei Carmelitani. Oggi le ronde, magari anche ignare dell’usanza, continuano senza interruzione.
Tamburelli di Pizzica

C’è un nesso tra San Rocco e la danza scherma?

L. – Basato su ipotesi fantasiose secondo me. La leggenda vuole che San Rocco da Montpellier, essendo di famiglia nobile, tirasse di scherma e insegnasse quest’arte: la notte di San Rocco gli schermidori particolarmente devoti, di origine Rom e salentini, mimano con le mani l’ondeggiante minaccia del coltello nell’atto della sfida.

Claudio Giagnotti (Claudio Cavallo – Mascarimirì)

Nasce in quel periodo la sua amicizia con Cavallo, alias Claudio Giagnotti di origine Rom, noto musicista di Pizzica e grande interprete di tamburello.

B.- Tra i tiratori di scherma salentini e Rom, ci sono delle differenze sostanziali. I primi li trovo più statici, quasi meccanici, i secondi sembrano libellule, hanno una grazia nei movimenti che è un’emozione vederli, come se avessero questa danza nel sangue. Negli ultimi anni la loro presenza è sempre più scarsa, ma c’è sempre qualcuno che rinnova la tradizione nella notte di San Rocco.

Tornando al tamburello…

B.- Per curiosità ho chiesto ad Ada da dove provenissero, chi li produceva. E l’ultimo costruttore di tamburelli rimasto attivo negli anni ’80 era “Mesciu Ninu” di Nociglia. Uscendo dal suo laboratorio l’accordo tra noi era che dovevo vendergli una trentina di strumenti a San Rocco. Non è stato difficile, operazione non rilevante economicamente, ma la mia intuizione di metterli sulle bancarelle della festa è stata di enorme importanza. Dopo un paio d’anni, Luigi Chiriatti ricercatore e portatore della tradizione culturale salentina mi ha stimolato a produrne in proprio, e così ho iniziato.

Tamburello con dedica di Alfio Antico

È in quel periodo che esplode il movimento della Pizzica?

B.- Sì, a Torrepaduli si riunivano Pino Zimba, Gigi Toma degli Alla Bua, Luigi Chiriatti, Lamberto Probo e Donatello Pisanello degli Officina Zoé, Claudio Cavallo, Giorgio di Lecce, l’ambiente della Pizzica a 360 gradi, inizio anni ’90. In quegli anni ci siamo messi un po’ tutti in gioco: con la musica, con il teatro, con la danza, con la ricerca sul campo o di tipo accademico. Io con la costruzione dei tamburelli. C’era il fermento che ha prodotto lustro e notorietà al movimento della Pizzica.

Tamburello accordabile in ulivo

All’inizio costruivo solo da aprile ad agosto, in procinto della festa di San Rocco. Dopo qualche anno, non senza qualche disapprovazione famigliare, decisi di dedicarmi a tempo pieno. È stata una sfida, una scommessa, che oggi dico vinta. Io e mio figlio siamo una piccola azienda che vende in tutto il mondo.

Quali sono i materiali usati per la costruzione?

  1. B. – Per il tamburello tradizionale sono sempre gli stessi. Abbiamo adottato una variazione solo nei sonagli, prima pezzetti tondi di latta, ricavati da scatolame di banda stagnata, da barattoli di sarde in salamoia, oggi quasi introvabili. Adesso invece usiamo banda stagnata, ricavata dello scatolame di latta dei pelati, sempre da materiale di recupero comunque. Per il cerchio o corona si usa il legno di faggio e il pellame, che dà l’accattivante sonorità, dalle pelli di capretto, che conciamo in proprio rigorosamente a mano. Lorenzo, invece, si occupa delle innovazioni.
  2. L. – Oltre ai modelli tradizionali, che possono variare per diametro, profondità della cassa, materiale dei sonagli, per i quali usiamo anche l’ottone, storicamente mai utilizzato, adesso, grazie all’entrata in scena di nuovi musicisti, si è aperto un mondo. Che facciano musica popolare o no, usano il tamburello per diversi generi musicali ed hanno esigenze specifiche. E ci hanno stimolato a farci produrre su richiesta del musicista, capace di soddisfare determinate e specifiche sonorità.

Durante la pandemia, costretti a stare chiusi, ci siamo dedicati alla sperimentazione di nuovi materiali e nuove tecniche di lavorazione: oggi produciamo tamburelli con cornici in ulivo, un azzardo rispetto al tradizionalissimo faggio, ma anche in rovere, noce, iroko africano, padouk. Abbiamo sperimentato anche sui tamburi tradizionali di Pizzica.

Lavoriamo in contatto con percussionisti locali come Federico Laganà, Sergio Pizza, Roberto Chiga e del calibro di Andrea Piccioni, Alfio Antico: grazie a loro proviamo a creare qualcosa di unico, capace di ampliare orizzonti musicali, realizzando sonorità variegate.

Parte così la nostra produzione di tamburelli accordabili, complessi da realizzare per via di un sistema di accordatura su pelli naturali, o con i chiavini, o con l’uso di una camera d’aria. Siamo gli unici al mondo a realizzare tamburelli con legno d’ulivo e questa specificità ci sta caratterizzando sul mercato internazionale: uno di questi lo abbiamo chiamato Xylella, per un fatto identitario e per un piccolo tributo agli alberi vittime.

di Mario Blasi


Ronda a San Rocco

Biagio Panico è un pezzo di storia di quel movimento salentino chiamato “Pizzica”. Inizia a trasmettere musica popolare dalle antenne di Radio Salento Popolare ad Andrano, suo paese di origine, negli anni ’80, in pieno revival e anni di riscoperta delle “musiche minori” ai tempi delle radio libere. Negli anni i suoi interessi spaziano dalla scoperta di suoni ancestrali del tamburello alla ricerca bibliografica praticata da appassionato con sete di conoscenza, dal ruolo di animatore culturale e fondatore dell’Associazione Novaracne, alla sperimentazione e ricerca di nuove soluzioni sui materiali e le differenti timbriche.

I piatti della tradizione nella Settimana Santa in Puglia

Pupa, Caddhuzzu e agnello di pasta di mandorla, i simboli immancabili

Due personaggi attesissimi sono invitati il giorno di Pasqua “pupa” e “caddhuzzu”, fatti di pasta frolla a cui viene data la forma di bambola e di un gallo, realizzati e regalati ai rispettivi innamorati, a lei il gallo e a lui la pupa. Nel grembo delle due figure è racchiuso un uovo, segno di prosperità e fertilità, tenuto insieme da nastri di pasta frolla decorati con delle codette. Questa antica tradizione resiste ancora oggi e rallegra anche i bambini. Il rito arriva da lontano quando non c’era molta disponibilità di cibo ed era un regalo attesissimo, poteva essere consumato dopo la benedizione ricevuta durante la Messa del giorno di Pasqua. Pupetta e caddhuzzu non sono soli,  fanno la comparsa l’agnello “pecureddhu”, di pasta di mandorle farcito in modi differenti e secondo la ricetta di famiglia, come centro tavola viene realizzata la Cuddhura, una corona di pasta frolla dolce intrecciata o nella versione salata di pasta di pane condita con olio e pepe che racchiude le uova sode, questo simboleggia la rinascita e l’abbondanza. I piatti più rappresentativi hanno radici religiose, l’agnello ricorda il sacrificio di Gesù lo troviamo in pasta di mandorle, con il classico stendardo rosso che ricorda la resurrezione, o come secondo piatto cotto al forno con le patate e i carciofi, costolette di agnello fritte o meravigliosi carrè al forno sempre di agnello.

Passare la settimana Santa in Puglia è un bel modo per tuffarsi nella gastronomia che nasce dalla genialità di una terra povera. Il mare e la terra cadenzano la settimana Santa, il pesce consumato il venerdì insieme ai maccheroncini al ferro impastati con il vino cotto che colorando la pasta di rosso scuro simboleggiando il sangue di Cristo, la Cuddhura che mette fine al digiuno soprattutto dalle carni, dalle uova e dai formaggi e viene fatta il sabato Santo e l’agnello, che simboleggia il sacrificio, viene usato il giorno di Pasqua.

Pasqua significa passaggio in ebraico e segna con i suoi vibranti colori la transizione dall’inverno alla primavera. I pascoli rinnovati con erba fresca e profumata arricchiscono le proprietà sensoriali del latte crudo che differisce dal latte proveniente da animali nutriti in stalla.                          Scegliere allevatori che hanno una diversa sensibilità prediligendo il pascolo o erba fresca porta un valore maggiore al prodotto, rinnovando in questa scelta il legame con il territorio e le tradizioni. Questa attenzione porta alla produzione di formaggi con una meravigliosa intensità aromatica. I formaggi che fanno primavera sono soprattutto quelli freschi o poco stagionati come la giuncata, la ricotta, pecorini appena stagionati, caciottine di pecora, formaggi o latticini freschi a pasta filata come la mozzarella, burrate e il caciocavallo poco stagionato. I vini da abbinare con i formaggi freschi li possiamo scegliere tra un Fiano del Salento, Verdeca, Locorotondo, un Gravina, Rosato di Bombino o di Negroamaro.

Il formaggio più rappresentativo del periodo è la ricotta marzotica. Il nome indica esattamente il periodo di produzione e il Ministero delle politiche agricole Alimentari e Forestali lo ha inserito nella lista dei Prodotti Agroalimetari Tradizionali (PAT).

Questo formaggio viene prodotto all’inizio della primavera nel mese di marzo. Il latte usato può essere di capra, di vacca, di pecora o misto. Nel mese di marzo gli animali si nutrono al pascolo con foraggio fresco che conferisce un aroma e un sapore più ricco al latte. Il
formaggio viene lasciato stagionare circa due settimane, periodo in cui le forme vengono girate ogni giorno. Dopo questa breve stagionatura ogni forma viene avvolta con delle foglie di graminacee che conferiscono al prodotto finale più carattere, accentuando il gusto e l’aroma. La pasta è di consistenza friabile e la crosta sottile e rugosa. Ovviamente sposa bene i piatti di pasta ma è speciale consumato insieme alle fave fresche. La ricotta Marzotica ha un gusto saporito si presenta sapida e un po’ piccante, da abbinare un vino rosso corposo come un primitivo.


Germogli del giovedì Santo

Un ricordo molto caro è legato al giovedì Santo o giovedì dei Sepolcri. Il primo venerdì di quaresima, in un contenitore, vengono messi nel cotone idrofilo bagnato abbondantemente dei semi preferibilmente di grano. Il tutto veniva riposto nel cassetto del comodino, al buio ma facendo attenzione che la base di cotone fosse sempre umida. Questo trattamento produceva delle piantine simili a fili d’erba di colore bianco, molto coreografici e bellissimi. Era importante che non prendessero luce altrimenti veniva attivata la clorofilla colorandoli di verde. La composizione arricchita di nastri colorati veniva portata in chiesa nel luogo adibito al sepolcro. Alla fine dell’adorazione ognuno riportava a casa con orgoglio il piccolo orticello. Non ne sento più parlare, credo che questa tradizione non sia più in uso. I bambini hanno attenzione solo per la grandezza del loro uovo di cioccolato e poco ne sanno della magia dell’erba bianca. Continuare a trasmettere tradizioni vuol dire coltivare cultura e identità di un territorio. Sarebbe bello trasformare l’attesa della sorpresa dell’uovo con l’attesa della sorpresa dei germoglia bianchi.



RICETTA

Cuddhura salata

  • 300 gr di farina 00
  • 200 gr semola di grano duro
  • ½ cubetto di lievito di birra
  • 2 ½ cucchiaini di sale fino, assaggiate la pasta e aggiungete a vostro gusto il sale
  • Pepe macinato fresco in quantità secondo il vostro gusto, si deve sentire
  • olio extravergine di oliva q.b.
  • poca acqua per quanta ne prende la farina per ottenere un impasto liscio e morbido
  • 40 gr mandorle tostate e tritate grossolanamente
  • 5-6 uova sode

Preparazione:

sciogliete il lievito in poca acqua con un cucchiaino di zucchero e mettetelo da parte. Fate la fontana di farina sulla spianatoia e al centro versate il lievito sciolto e impastate, aggiungete man mano acqua, l’olio, il sale, il pepe e ancora acqua se ne serve. Continuate ad impastare lungamente, quando cominciano a comparire delle bolle aggiungete le mandorle. Coprite l’impasto e lasciatelo lievitare due ore. Riprendete l’impasto, tenetene da parte un pochino che andrà a formare i nastri che terranno le uova sode. Formate due o tre filoni e date forma alla treccia che chiuderete dando forma di una corona. Tra un intreccio e l’altro posizionate le uova sode che ancorerete con le strisce di pasta posizionate come un canestrello.                                                                                    Preriscaldate il forno a 200 gradi e infornate per 30 minuti, ovviamente ogni forno cuoce in maniera diversa, a voi il controllo del tempo di cottura.


di Maria Rita Pio

Pubblicato il 7 marzo 2023 alle ore 12:34