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Di scena venerdì 3 maggio a Molfetta per la Fondazione Valente

La musica romantica è un affare di famiglia

Con i fratelli Gabriele e Mirco Ceci al violino e al pianoforte


Il nuovo concerto nel cartellone della Fondazione Musicale Valente di Molfetta è un affare di famiglia con Gabriele Ceci, primo violino dell’Orchestra del Petruzzelli, e suo fratello Mirco, che venerdì 3 maggio (ore 21) l’accompagna al pianoforte nell’auditorium Madonna della Rosa. Il recital, inserito nella rassegna Kaleidos ’24 diretta da Pietro Laera, sarà interamente dedicato al repertorio romantico con musiche di Brahms e Wieniawski, che Gabriele Ceci affronterà con il suo violino d’epoca costruito nel 1786 dal liutaio genovese Paolo Castello.

Classe 1990, giovanissimo vincitore del Concorso «Vittorio Veneto», prima di una lunga serie di affermazioni in competizioni internazionali, tra cui il «Lipizer» di Gorizia (con la conquista del premio speciale per la migliore esecuzione del concerto romantico per violino e orchestra), Gabriele Ceci non solo fa parte dell’organico del Petruzzelli ma collabora anche con l’Orchestra da Camera Italiana su invito di Salvatore Accardo e con le orchestre dell’Opera di Roma e della Fenice di Venezia.

Gabriele Ceci

Con suo fratello Mirco, di due anni più grande (e anche lui vincitore di diversi premi), Gabriele Ceci in apertura di serata eseguirà la Sonata n. 1 in sol maggiore op. 78 di Johannes Brahms, concepita nel 1879 su motivi di un Lied per tenore dello stesso autore e per questa ragione spesso affrontata con un’interpretazione «vocale» del violino solista. Eseguita per la prima volta a Bonn, questa Sonata presenta tre movimenti che condividono idee e materiali dal motivo principale della canzone «Regenlied», il cui tema piaceva molto al musicista, tanto che lo utilizzò in un’altra sua composizione, il terzo Quartetto con pianoforte op. 60 in do minore. Ed è per questo motivo la Sonata n. 1 op. 78 è soprannominata «Regen-sonate» (Sonata della pioggia).

Nella seconda parte saranno, invece, due le pagine di Henryk Wieniawski, compositore e virtuoso dell’archetto che fu allievo a Parigi di Joseph Lambert Massart prima di diventare il maggior rappresentante della scuola violinistica polacca. Impostosi in Europa come interprete di eccezionale valore, si esibì anche in duo con il fratello pianista Józef, proprio come Gabriele e Mirco Ceci. Della sua produzione violinistica di carattere brillante e di grande effetto, oltre ai due Concerti, ai «Souvenirs de Moscou», a «Légende» per violino e orchestra, allo «Scherzo-tarantella» per violino e pianoforte, ai 10 studi per violino solo «L’école moderne» e agli «Études caprices» per 2 violini, sono famosi i due brani di questo programma, la «Fantasia» sui temi dal «Faust» di Gounod op. 20 e la «Polonaise» per violino e pianoforte in re maggiore n. 1.

Tra l’altro, Wieniawski divenne famoso per una particolare presa dell’archetto, detta «russa» o, per l’appunto, «di Wieniawski». Una presa molto rigida che al suo sostenitore consentiva di suonare con facilità ciò che chiamava «staccato del diavolo», da lui usato anche per disciplinare la tecnica dei suoi studenti.

Info 349.7873941 – Biglietti disponibili su https://www.diyticket.it/events/Musica/16730/gabriele-ceci-primo-violino-teatro-petruzzelli-mirco-ceci-pianoforte

“La Cumpagnia” dei pellegrini di San Marco in Lamis e ilculto di San Michele Arcangelo sul Gargano

Abbiamo ricevuto dal coordinatore dellla Confraternita (di San Michele) di San Marco in Lamis, RAFFAELE NARDELLA, questo suggestivo articolo su “La Cumpagnia” dei pellegrini di San Marco in Lamis: espressione vivente del culto di San Michele Arcangelo sul Gargano.
Un contributo che ben si inserisce sull’interesse che i cammini religiosi stanno riscuotendo in tutto il territorio pugliese.

La storia del culto di San Michele sul Gargano è stata a noi tramandata dal Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano, chiamato per brevità Apparitio, redatto tra la fine del sec. VIII e gli inizi del IX. Gli studiosi sostengono che quest’opera, malgrado l’apparente unità, presenti due momenti redazionali diversi. Il più antico si riferisce agli inizi del culto sul Gargano risalente al V-VI secolo: si parla dell’arrivo del culto e della consacrazione della basilica fatta personalmente dall’Arcangelo e delle guarigioni da Lui operate per mezzo dell’acqua che veniva raccolta nel pozzetto. Il secondo momento si riferisce alla metà del sec. VII, quando i Longobardi di Benevento, avendo sconfitto nel 650 i Bizantini, occuparono il Gargano e la Capitanata e unificarono le due diocesi di Benevento e di Siponto, fino a quel momento distinte.

Durante il Medioevo il culto di san Michele si diffuse in tutta Europa. Si moltiplicarono i santuari dedicati all’Arcangelo, soprattutto sui monti alti e nelle grotte. Spesso, nella costruzione di questi santuari veniva murata tra le pietre di fondazione, una proveniente dalla grotta di Monte Sant’Angelo. La pratica, tuttora in uso, è antichissima essendo stata regolata addirittura in una disposizione di papa Gregorio II (715-731).

Fino al X secolo il pellegrinaggio garganico è stato soprattutto un pellegrinaggio popolare di cui purtroppo abbiamo poche testimonianze scritte. I fedeli che vi si recavano erano mossi da motivazioni diverse: per devozione, per penitenza, per chiedere grazie particolari, guarigioni o altro. Dalla fine del V secolo in poi, una folla incalcolabile di pellegrini, desiderosi di vedere e toccare la sacra grotta, per pregare in essa Dio e San Michele, non ha mai smesso di ascendere al monte dell’Arcangelo.

San Marco in Lamis trovandosi sulla via sacra peregrinorum o Francesca è sempre stata nei secoli una stazione di transito dei pellegrini. Nei secoli passati aveva anche l’ospedale per i pellegrini e dei locali, organizzati dalle confraternite, per accoglierli. Secondo tradizioni locali il centro abitato è sorto perché alcuni pellegrini si sono fermati per l’amenità e la ricchezza della valle. Sicuramente i sammarchesi in tutto il medioevo si dice che già andavano in pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo ma la prima notizia storica certa si attinge dallo Statuto dell’Universitas di San Marco in Lamis del 1490 dove si dice già da molto tempo si organizza un pellegrinaggio a Monte Sant’AngeloI  documenti  che  attestano  il  pellegrinaggio  e  la  sua organizzazione sono moltissimi e possiamo dire che è il pellegrinaggio michaelico con più documentazione storica.

Fino alla Prima guerra mondiale vi sono svolti con cadenza annuale tre pellegrinaggi da San Marco in Lamis alla Celeste Basilica, organizzati da confraternite. Uno si effettuava a maggio mentre gli altri due a settembre.

Le vecchie compagnie di pellegrini erano così formate:

  • i santimichelari della confraternita del S.S. Sacramento presso la Chiesa Madre;
  • i pellegrini del Sangue di NSGC della Confraternita del Carmine presso la

parrocchia di sant’Antonio Abate;

  • i pellegrini dell’Angelo della confraternita di Maria SS. bambina presso la parrocchia di san Bernardino. Questi pellegrinaggi erano effettuati da un “sottogruppo” della Confraternita che aveva dei responsabili nominati dalla confraternita e che dovevano relazionare ad essa. (cit. Gabriele Tardio: – Il culto michelitico a San Marco in Lamis. – I sammarchesi cantano e pregano in onore di san Michele –https://www.garganoverde.it/la-cumpagnia/culto-micaelitico-e- cumpagnie.html)

La storia de “la Cumpagnia” ha avuto origine da un voto “per grazia ricevuta”. Sulla fine dell’anno 1898, tale Matteo D’Alessandro fu protagonista di una inaspettata vicenda famigliare, narrata in un opuscoletto edito nel 2015 dal titolo “Vita di altri tempi”, per via di un male improvviso che colpì la giovane moglie, la cui vita rimase legata a un filo di speranza e che solo la grazia dell’Arcangelo Michele, prima sognato e poi implorato portò alla guarigione. La promessa-voto di un pellegrinaggio a piedi fino a Monte Sant’Angelo fu tenuta fedelmente: con un gruppo di famigliari, amici e conoscenti, organizzò il primo pellegrinaggio della durata di tre giorni, che per tutti gli anni a venire non hanno mai disertato “la Cumpagnia”.

Dagli anni ’20 del XX sec., forse per questioni di ordine pubblico, si svolse un solo pellegrinaggio sotto la direzione dell’arciprete della chiesa Collegiata, sulla scorta di quello organizzato da Matteo D’Alessandro, della durata di tre giorni. Questo pellegrinaggio, detto de “la Cumpagnia” si è svolto tutti gli anni compreso il periodo bellico ed è rimasto l’unico pellegrinaggio popolare che non ha mai interrotto di effettuare il percorso di trentacinque Km interamente a piedi fino a Monte Sant’Angelo, se non per la pandemia da Covid-19 che lo ha bloccato per ben due anni.

Il pellegrinaggio a piedi de “la Cumpagnia” è oggi organizzato dalla Confraternita San Michele Arcangelo di San Marco in Lamis con il suo assistente spirituale della chiesa Collegiata cui la stessa ha sede. Si avvia il lunedì successivo alla festa delle apparizioni di San Michele Arcangelo dell’8 maggio. Il pellegrinaggio ha una durata di tre giorni e vipartecipano oltre quattrocento pellegrini, donne e uomini da meno di dieci anni a più di ottant’anni. Il pellegrinaggio alla grotta angelica è inteso come un vero e proprio esercizio spirituale teso alla conversione, alla preghiera, alla meditazione, alla vita comune.

Il pellegrinaggio di San Marco in Lamis è uno dei pochi rimasti che esprime, anchevisivamente, tutta la spiritualità del pellegrinaggio. Il cammino si snoda lungo un percorso ultracentenario che percorre il tratto della via Sacra Langobardorum oppure strada dei pellegrini o meglio l’antica via Francigena che dalla Francia raggiungeva Roma e poi i porti pugliesi per quindi potersi imbarcarsi verso la Terra Santa; una diramazione arrivava anche alla grotta angelica dove transitavano santi, pellegrini, papi, re, imperatori e crociati.

Il pellegrinaggio sammarchese conserva ancora molti elementi simbolici della spiritualità penitenziale del pellegrino medievale.

La Cumpagnia dei devoti sammarchesi è solo quella che parte a maggio dalla Chiesa Madre dopo la Santa Messa, detta “dell’Angelo”. Nei tre giorni del pellegrinaggio dedicati rispettivamente il primo al cammino di andata, il secondo per i sacramentidell’Eucarestia e della Riconciliazione nonché riposo in meditazione e preghiera, il terzoper il ritorno, a piedi, alla chiesa Collegiata di San Marco in Lamis. La Cumpagnia, come metafora della nostra vita, ci insegna a camminare con forza d’animo, sacrificio econsapevolezza nei propri mezzi. Ci insegna a stare insieme, a condividere, a confrontarci, ad abbracciare la solidarietà e la carità, a prendere decisioni e a pregare, quando timorosi dell’ignoto è bene fare, consci che è proprio insita nel nome stesso dell’amato Arcangelo Michele, la risposta alle nostre richieste. La Cumpagnia ci offre il cammino personale di introspezione, alla scoperta della nostra anima e della autenticità della nostra fede. L’esperienza della preghiera unita alla bellezza dei propri passi dietro la Croce, verso il Cristo risorto, fa della Cumpagnia una straordinaria opportunità di conversione: spartiacque tra il quotidiano frenetico, scarno di valori, spesso blasfemo e la Via che porta alla maturità personale, alla crescita umana. Seguiamo sempre la Croce nel cammino della nostra vita come ci insegna la Cumpagnia. Non dimentichiamo il prezzo pagato da Cristo per la nostra salvezza! Molti, all’arrivo in grotta, si segnano con le proprie lacrime: ne sono consapevoli e sono già avanti nel cammino verso la Luce! La tradizione secolare del pellegrinaggio de “la Cumpagnia” e la Confraternita San Michele Arcangelo di San Marco in Lamis sono i testimoni di questa fede.


Confraternita San Michele Arcangelo San Marco in Lamis (FG)

Il Priore – Maurizio D’Alessandro

A lezione di Yoga sulla Murgia

Sulla scorta del successo delle precedenti similari iniziative, l’associazione Murgia Enjoy, propone per domenica 5 maggio un nuovo evento escursionistico-culturale durante il quale i partecipanti potranno apprezzare la bellezza del territorio murgiano che ben si presta alla pratica di alcune discipline olistiche quali, ad esempio, lo Yoga.
Ai partecipanti all’iniziativa saranno, inoltre, proposte una sequenza di asana statici e profondi compresi movimenti distensivi per la colonna e le vertebre cervicali.
La lezione, alla portata di tutti, terminerà con una breve prova di yoga nidra che è una pratica rilassante con una storia ed efficacia molto particolare che spiegherà ai presenti.
Per proporre tale attività sarà presente la giovane e simpatica esperta Fabiana Patella che si è avvicinata allo yoga da diversi anni e che afferma che: “Un insegnante di yoga non insegna nulla, un insegnante di yoga condivide la meraviglia del cambiamento che non ha nulla ha che fare con le contorsioni del corpo, perché la vera acrobazia è quella che impara a fare l’anima!
Attualmente segue il corso di laurea presso la Sarva yoga per yoga terapia (Sarva yoga è l’unica scuola autorizzata dall’India in Italia che permette studi accurati e specifici con il nulla osta del governo indiano).
Il percorso dell’attività escursionistico-culturale, come sempre, sarà adeguato alle capacità dei partecipanti lasciando la possibilità a TUTTI di prendere parte all’evento: un segno di rispetto e di sensibilità dovuto che da sempre permette anche ai bambini, ai meno giovani ed ai meno fortunati di partecipare a queste iniziative di promozione del territorio.
Il luogo d’incontro dei partecipanti, ai quali sarà distribuito gratuitamente materiale informativo del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, gadgets per chi presenterà la propria tessera Decathlon e i cappellini offerti dallo sponsor Combivox per i soci e per chi ha già partecipato alle iniziative Murgia Enjoy, sarà comunicato in risposta alla prenotazione.
Come da consolidata abitudine, al termine delle attività, i partecipanti potranno recuperare le energie consumate usufruendo dei servizi delle attività convenzionate e beneficiando di un particolare trattamento con possibilità di pranzare a partire da soli 9€ (bruschette, lasagna e coperto). I più golosi, inoltre, potranno gustare le dolci bontà di Lab78 usufruendo di una particolare scontistica.
Al fine di evitare eventuali danni all’ambiente e per fornire giusta assistenza e guida ai partecipanti, il numero di questi ultimi sarà limitato. Per la partecipazione, consigliata da Radio Futura New Generation, sono consigliate scarpe da trekking o da ginnastica, pantaloni lunghi, scorta d’acqua, abbigliamento comodo, tappetino per esercizi ginnici ed è indispensabile la prenotazione con messaggio WhatsApp al numero 328/3130450.
Ulteriori informazioni su www.murgiaenjoy.it
Link evento Facebook: https://fb.me/e/3zcdlGFWa

Nuovi riconoscimenti per merito agli studenti da Murgia Enjoy

L’associazione culturale Murgia Enjoy, per il quinto anno consecutivo, assegnerà alcuni riconoscimenti agli studenti che si distingueranno mostrando particolare interesse per le materie di studio.
Quest’anno i riconoscimenti saranno assegnati, ad insindacabile giudizio del Consiglio Direttivo dell’Associazione, agli studenti iscritti ai corso di studio: “Turismo”, “Informatica e Telecomunicazioni”, “Meccanica, meccatronica ed energia”, “Manutenzione ed assistenza tecnica” e al corso serale dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “C. Colamonico – N. Chiarulli” di Acquaviva delle Fonti.
Gli studenti dovranno inviare il proprio curriculum, comprendente anche le attività extrascolastiche, all’associazione tramite mail all’indirizzo murgiaenjoy@libero.it entro il 31 maggio 2024 unitamente all’autorizzazione al trattamento dei dati personali e ad un progetto finalizzato alla valorizzazione del territorio murgiano per gli studenti dell’indirizzo “Turismo”, un circuito elettronico, un’app o un software per gli studenti degli indirizzi tecnici; i candidati dovranno, inoltre, garantire la loro disponibilità ad un colloquio conoscitivo e selettivo.
L’assegnazione di questi riconoscimenti, consistenti in buoni spesa per l’acquisto di materiale informatico acquistabile sul sito www.clonasystem.it, è resa possibile grazie al supporto che Combivox, azienda leader nel settore della sicurezza con sede ad Acquaviva delle Fonti fornisce da anni all’associazione Murgia Enjoy.
A tutti gli studenti degli indirizzi tecnici che presenteranno la domanda, inoltre, sarà concessa la possibilità di visitare i vari reparti dell’azienda Combivox nei quali sono già impegnati diversi diplomati dello stesso Istituto.
Con questi riconoscimenti l’associazione, impegnata da anni nella promozione del territorio e della cultura e che, in diverse occasioni, attraverso percorsi escursionistico-culturali, mostre, conferenze e laboratori, ha proposto attività agli studenti di ogni ordine e grado, intende incentivare i giovani allo studio.
Per maggiori informazioni è possibile contattare l’associazione al n.3283130450 dopo le ore 20 o agli altri recapiti presenti nel sito www.murgiaenjoy.it.

Inaugurata la mostra «Via Lucis» al Torrione Passari di Molfetta

La prima mostra d’arte sacra – interamente fatta di cioccolata

In esposizione le uova aerografate del pasticciere artista Nicola Giotti


Si è inaugurata, nel Torrione Passari di Molfetta, la prima mostra d’arte
sacra interamente realizzata con opere edibili, dunque, che possono essere
mangiate. Si tratta delle uova di cioccolato aerografate di Nicola Giotti,
rappresentante della terza generazione di una famiglia di pasticcieri di
Giovinazzo. La mostra, intitolata «Via Lucis», promossa dalla Fondazione
Valente con Confartigianato Bari-Bat-Brindisi e Città di Molfetta, resterà
aperta sino al 24 maggio, tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle ore 18
alle 21 (la domenica anche dalle 10 alle 13). L’ingresso è libero. Info
346.6691876.
Mostra Via Lucis – Nicola Giotti

Dunque, con Nicola Giotti le uova di cioccolato diventano tela dolce sulla

quale dare forma e immagine a quadri di arte sacra, in questo specifico
frangente, disegni particolarmente evocativi ed emozionanti perché, come
lascia intendere il titolo della mostra, brillano di luce, elemento insito
nel cioccolato, esaltato dall’invenzione dell’«aerografia indiretta
speculare lucida». Si tratta di una tecnica di decorazione dell’arte dolce
inventata dallo stesso Nicola Giotti, consistente nell’aerografare,
attraverso l’utilizzo di colori alimentari, film coprenti nello stampo di
policarbonato all’interno di una forma concava e trasparente. Un’operazione
particolarmente difficile e laboriosa che viene completata colando il
cioccolato fuso e temperato negli stampi precedentemente aerografati,
procedimento che determinerà l’assimilazione molecolare dei pigmenti di
colore e, con la successiva cristallizzazione, la realizzazione definitiva
di un manufatto artigianale di rara bellezza e lucentezza.
Nicola Giotti

Classe 1975, Nicola Giotti ha un forte legame con Molfetta per aver

frequentato da studente modello il locale Istituto alberghiero, dove si
diploma nel 1994 come miglior studente della scuola. In seguito,
approfondisce gli studi e la conoscenza della pasticceria partecipando a
decine e decine di corsi di formazione con i migliori maestri e
professionisti del settore a livello mondiale.
Quindi, nel 2010 inizia le sperimentazioni che lo porteranno a inventare
«l’aerografia indiretta speculare lucida», consacrata come tecnica di
decorazione pasticcera nel 2018. Una tecnica attraverso la quale Giotti
realizza vere e proprie opere d’arte, a partire dalle inimitabili uova di
cioccolato simili a pregiatissime porcellane sulle quali ha raffigurato
anche papa Francesco in occasione della visita apostolica fatta a Molfetta
nel 2018. Tante anche le star del mondo dello spettacolo immortalate sulle
sue dolci creature, da Elena Sofia Ricci a Mariagrazia Cucinotta, con la
quale ha partecipato a un cortometraggio in qualità di esperto di
pasticceria, dalla star hollywoodiana John Turturro al regista e attore
Sergio Rubini sino alla rockstar Vasco Rossi, alla conduttrice Mara Venier,
al rapper Caparezza e all’attore e doppiatore Luca Ward.
Giudice in alcuni tra i più importanti concorsi di pasticceria, nel 2020
Giotti ha pubblicato il suo primo libro «Metamorfosi» edito da Chiriotti, il
più prestigioso editore di settore, volume che nel 2022 l’autore ha
presentato in Senato con le sue uova di cioccolato aerografate.

1° Maggio in natura con Murgia Enjoy

Grazie alle rassicuranti previsioni meteo anche quest’anno l’associazione Murgia Enjoy propone per il 1° Maggio una “full immersion” in natura in una località lontana da smog e confusione alla scoperta del territorio murgiano.
Il percorso dell’attività escursionistico-culturale, come sempre, sarà adeguato alle capacità dei partecipanti lasciando la possibilità a TUTTI di prendere parte all’evento: un segno di rispetto e di sensibilità dovuto che da sempre permette anche ai bambini, ai meno giovani ed ai meno fortunati di partecipare a queste iniziative di promozione del territorio.
Il luogo d’incontro dei partecipanti, ai quali sarà distribuito gratuitamente materiale informativo del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, gadgets per chi presenterà la propria tessera Decathlon e i cappellini offerti dallo sponsor Combivox per i soci e per chi ha già partecipato alle iniziative Murgia Enjoy, sarà comunicato in risposta alla prenotazione.
Come da consolidata abitudine, al termine delle attività, i partecipanti potranno recuperare le energie consumate usufruendo dei servizi delle attività convenzionate e beneficiando di un particolare trattamento con possibilità di pranzare a partire da soli 9€(bruschette, lasagna e coperto). I più golosi, inoltre, potranno gustare le dolci bontà di Lab78 usufruendo di una particolare scontistica.
Al fine di evitare eventuali danni all’ambiente e per fornire giusta assistenza e guida ai partecipanti, il numero di questi ultimi sarà limitato. Per la partecipazione, consigliata da Radio Futura New Generation, sono consigliate scarpe da trekking o da ginnastica, pantaloni lunghi, scorta d’acqua, abbigliamento comodo ed è indispensabile la prenotazione con messaggio WhatsApp al numero 328/3130450.
Ulteriori informazioni su www.murgiaenjoy.it
Link evento Facebook: https://fb.me/e/3nYwAFRdZ

Tre serate per la rassegna «Teatro Studio» della Compagna Diaghilev

Dante e l’unità linguistica nazionale – Prova d’attore con Virginio Gazzolo

In Vallisa a Bari dal 26 al 28 aprile col «De Vulgari Eloquentia»


La Compagnia Diaghilev propone venerdì 26 e sabato 27 aprile alle ore 21 e domenica 28 aprile alle ore 19, all’Auditorium Vallisa di Bari, per la stagione Teatro Studio 2024 sostenuta da Ministero della Cultura, Regione Puglia e Comune di Bari, una «prova d’attore» per il «De Vulgari Eloquentia». Protagonista un grande del teatro italiano, Virginio Gazzolo, una carriera iniziata negli anni Sessanta sia nel circuito teatrale «ufficiale» che nell’ambiente delle «cantine» romane animato da Vittorio Sindoni, Leo De Berardinis e Antonio Calenda, con il quale contribuisce alla fondazione del Teatro dei 101 frequentato da Piera degli Esposti e Gigi Proietti. Questi i costi dei biglietti acquistabili online sul circuito vivaticket: venerdì 10 euro, sabato e domenica 15 euro. Info e prenotazioni 333.1260425.

Lo spettacolo sull’opera dantesca di Gazzolo è una dedica al Paese Italia con una ripresa del progetto tenuto a battesimo in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia con la direzione scientifica dell’Accademia della Crusca. Gazzolo dà voce al sommo poeta e alla «pantera dall’alito profumato», la lingua italiana, che all’inizio del Trecento iniziava ad aggirarsi per le nostre regioni. Dante inizia la caccia, su e giù per la penisola, dialetto per dialetto, alla ricerca del più nobile ed efficace in grado di unificare il parlare di tutti gli italiani. Quale merita il titolo? Nessuno, dice Dante. E con divertita malizia fa ascoltare gli «ignobili barbarismi» del Lombardo, Siculo, Romagnolo, Apulo e di molti altri.

Dante esplora inutilmente quattordici regioni. E ne ha anche per il dialetto toscano, che definisce «un turpiloquio da ubriachi». Gli italiani sono destinati a intendersi poco e male. E, divisi dalla lingua, a restare un insieme di genti sospettose l’una dell’altra. Tuttavia, Dante ha una sua trappola per acciuffare la sfuggente belva linguistica. E la trappola si chiama poesia. Perché, dice Alighieri, senza il paziente lavoro dei poeti sulla parola, una lingua non nasce. E senza una lingua comune un popolo non esiste. Dunque, non può nascere una nazione.

Virginio Gazzolo

«Io ho il mondo come patria, come i pesci hanno il mare», scriveva Dante. Una frase che non può non colpire in questo momento storico. Una frase che risuona attualissima settecento anni dopo. Il «De Vulgari Eloquentia» fu, infatti, composto tra la fine del 1302 e i primi mesi del 1305. E seppure lasciato interrotto al secondo libro, questo trattato sull’eloquenza volgare è tra le voci più importanti del Dante della maturità, contributo fondamentale per capire l’evoluzione del suo pensiero in tema di lingua e di poesia volgare, forse già in fase di ideazione, se non di preparazione, della «Divina Commedia», maturata più tardi.

La ricerca di Dante è lunga e complessa, proprio perché il poeta cerca una lingua – come sarà, per l’appunto, quella della «Commedia» – che sappia piegarsi a tutti gli usi e le necessità che la creazione letteraria impone, in grado pure di rivaleggiare con l’ingombrante concorrenza del latino. L’Alighieri allora, nel sedicesimo capitolo del primo libro, si serve dell’immagine della pantera odorosa (immagine tipica dei «bestiari» medievali che Dante conosceva benissimo) per prefigurare le caratteristiche di un volgare che avrebbe dovuto sommare le qualità di ogni dialetto nazionale.

Immagini video al link: https://www.youtube.com/watch?v=7rinDGAJAL0&t=332s 

Basket, storica promozione in Serie C per la squadra del Cus Foggia

Guidati da coach Sandro Ciccone, i cussini della pallacanestro hanno vinto la finale play-off della Divisione regionale 1. La soddisfazione del presidente Claudio Amorese e del Rettore dell”Università di Foggia Lorenzo Lo Muzio

 Foggia, 23 aprile 2024Al termine di una trionfale e vibrante cavalcata, la squadra di basket del Cus Foggia festeggia la sua prima storica promozione nella prossima Serie C unica. Fondamentale la doppia vittoria nella finale play-off giocata con l’Armeni Assi Brindisi. Il successo in Gara-2 ottenuto sabato sera in un gremito PalaRusso ha regalato una gioia enorme, costruita nel tempo con passione, determinazione e solide progettualità.

Per il secondo anno consecutivo, il Cus Foggia festeggia sul campo un traguardo importantissimo. Nella scorsa stagione fu la nostra squadra di calcio a 5 (che quest’anno ha sfiorato la serie B perdendo la semifinale play-off) a gioire per la promozione in Serie C1 grazie al lavoro di mister Natale Coccia e del dirigente Milko Pollidoro. Questa volta invece vinciamo con la senior della pallacanestro. Credo sia un segnale importante per noi ma anche e soprattutto per il movimento sportivo di Capitanata. Non è un momento facile, fare sport a livello agonistico richiede sforzi economici ed organizzativi di non poco conto. Noi abbiamo scelto la via della competenza e della continuità: lavoriamo ormai da anni con uno staff tecnico e dirigenziale, sia nel basket che nel calcio a 5, capace e lungimirante. Persone che hanno assorbito i valori del Cus Foggia e si impegnano per costruire non solo vittorie e titoli ma anche contesti sportivi e sociali di assoluta qualità. A loro, ai giocatori e a tutti i collaboratori del Cus Foggia, il mio ringraziamento per queste splendide e meritate emozioni”. Questo il commento di Claudio Amorese, orgoglioso presidente del Centro Sportivo dell’Università di Foggia.

Una realtà che continua a fare cose ottime, fuori e dentro il campo.

Abbiamo un grande gruppo di atleti e tra questi – continua Amorese –  il nostro capitano Nicola Padalino, figura emblematica del movimento cestistico locale, ed un giovane talento Enrico Lioce durante la settimana, gestiscono anche la nostra attività di Minibasket. Ciò spiega bene il senso di appartenenza e lo spirito con cui tutti noi viviamo lo sport: vogliamo crescere e vogliamo farlo tutti insieme, giorno dopo giorno, coinvolgendo anche i più giovani”.

“Rivolgo, a nome mio personale e di tutta la comunità accademica, le più sentite congratulazioni alla squadra di basket del Cus Foggia, ai tecnici, ai dirigenti ed ai collaboratori per la promozione in serie C. –  Ha dichiarato il Rettore dell’Università di Foggia, Lorenzo Lo Muzio – Il raggiungimento di questo importante traguardo ci riempie di orgoglio  non solo perché testimonia il vostro impegno, la vostra passione e la determinazione nella pratica di questo sport sempre più seguito dalla nostra Comunità Unifg ma, anche e soprattutto perché  ricorda quanto l’attività agonistica rappresenti un’opportunità unica di crescita personale a  completamento del percorso formativo intrapreso dai nostri studenti e studentesse. Il mio personale augurio è  di continuare a dare prova del vostro talento divertendovi e sempre nel rispetto dei valori legati all’etica della competizione. Ad Majora! 

Di giovani, in squadra, la rosa del Cus Foggia quest’anno ne contava tanti. A loro il merito di dare forza ed energia al roster magistralmente costruito dal team manager Saverio Padalino e perfettamente guidato dal coach Sandro Ciccone.

Saverio Padalino è un dirigente appassionato, abile, unico. Ha dato una dimensione nuova alla nostra sezione di basket. Sempre presente, è una figura per noi preziosa. Così come prezioso è stato il lavoro fatto nelle ultime stagioni dal nostro coach, Sandro Ciccone. Tecnico preparato, persona di grande spessore umano, ha saputo gestire con puntuale professionalità le varie fasi della stagione, dando al gruppo non solo un’anima ma anche un cuore. Quel cuore che ha fatto la differenza nell’ultima partita e che ha conquistato le centinaia di persone presenti al Palazzetto Russo. A questa squadra, che con questo risultato rilancia il movimento cestistico di Capitanata, va il merito di aver regalato a tutti una serata ed una stagione davvero indimenticabile”. – Ha aggiunto Claudio Amorese.

Questa la rosa del Cus Foggia Basket 2023/2024
Nicola Padalino, Eugenio Padalino, Marco Dell’Aquila, Giovanni Chiappinelli, Enrico Lioce, Cristian Marinelli, Giuseppe Aliberti, Francesco Morelli, Andrea Dell’Aquila, Kevin Podio, Davide Olivieri, Jacopo Sebastio, Carlo Zagni.

Della vincente ed avvincente stagione cussina hanno fatto parte anche i dirigenti Marcello Ferraretti, Rino Olivieri, Paolo Zagni ed il secondo coach, Francesco Basile.

A caccia di tesori musicali col Turina Piano Ensemble

Venerdì 26 aprile a Bari (Parrocchia Santa Fara) per la rassegna MusicAperta

Raffinato concerto del trio spagnolo. In programma brani di Frühling e Rota


Proposta internazionale con il Turina Piano Ensemble, formazione spagnola nata nel 1995 e composta da Francisco Josè Gil (clarinetto), Samuel Sherwood (violoncello) e Antonio Soria (pianoforte). Ospiti della rassegna MusicAperta nella Sala San Francesco della Parrocchia Santa Fara a Bari, venerdì 26 aprile (ore 20.30, info 347.4567734), i tre musicisti saranno impegnati in un programma particolarmente affascinante intitolato «Tesoros Redimidos», tesori redenti.

Nella prima parte di serata si ascolterà il Trio op. 40 di Carl Frühling (1868-1937), compositore nato nell’allora Lemberg, capoluogo della provincia del Regno di Galizia e parte dell’impero austriaco asburgico, oggi conosciuta come Lviv e situata in Ucraina. Nella seconda, invece, prevista è l’esecuzione del Trio di Nino Rota, il cui arcinoto legame con la Puglia si sostanziò prima come docente dell’Istituto musicale Paisiello di Taranto, poi come direttore del Conservatorio Piccinni di Bari.

Come gruppo di musica da camera, il Turina Piano Ensemble è dedito alla diffusione del repertorio scritto per pianoforte e strumenti ad arco dal classicismo ai giorni nostri, con particolare attenzione all’opera del celebre compositore spagnolo da cui la formazione prende il nome, Joaquín Turina (Siviglia, 1882- Madrid, 1949), uno dei quattro più importanti compositori della prima metà del Ventesimo secolo. Un impegno reso possibile da parte degli eredi del musicista attraverso l’Archivio Joaquín Turina di Madrid e il suo vecchio direttore Alfredo Morán, stretto collaboratore dell’intero processo di ricerca e grande fonte documentaria del lavoro svolto da Antonio Soria, direttore artistico dell’ensemble.

Turina Piano Ensemble

Dunque, il concerto si apre con il Trio per clarinetto op. 40 di Carl Frühling, vincitore del Premio Liszt nel 1889 e per molti anni accompagnatore dei più importanti solisti strumentali e cantanti dell’epoca, tra cui stelle come Pablo Sarasate, Bronislav Huberman e Leo Slezak. Fu spesso pianista del Rosé Quartet, allora il primo quartetto d’archi di Vienna. Ma con la Prima guerra mondiale e i suoi effetti catastrofici su Austria e Vienna, la carriera di Frühling fu praticamente distrutta e, purtroppo, la sua musica venne presto dimenticata. Il merito del Turina Piano Ensemble è, dunque, aver acceso i riflettori su questo grande musicista, celebrato con un Trio che ricorda lo stile di Brahms e, in misura minore, di Wagner, ma in modo del tutto originale. Un pezzo da concerto di grande fascino cui, nella seconda parte, farà da contraltare il Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte di Nino Rota, una pagina ricca di funambolici e deliziosi dialoghi strumentali scritta nel 1973, lo stesso anno in cui Rota licenziava la colonna sonora di «Amarcord» per Federico Fellini.

Il Festival della Valle d’Itria  festeggia i suoi primi 50 anni.

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50° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA

Martina Franca (TA)

17 luglio – 6 agosto 2024


Il 17 luglio si inaugura il Festival della Valle d’Itria nell’edizione che festeggia i suoi primi 50 anni.

Fino al 6 agosto opere, concerti, incontri, tavole rotonde, teatro, proiezioni e una mostra per lo storico festival di Martina Franca. Fra rarità, riscoperte e titoli più noti, dal richiamo internazionale.

Il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca tocca il traguardo della cinquantesima edizione con un calendario di 21 giorni ricco di eventi, dal 17 luglio al 6 agosto 2024. Con tre titoli d’opera, concerti, incontri, spettacoli di prosa, giornate di studio, una mostra e la proiezione di un documentario inedito, per un totale di trenta appuntamenti, il festival, fra le più antiche manifestazioni estive dedicate all’opera e alla musica vocale, la prima del Mezzogiorno, festeggia mezzo secolo di storia. Una storia fatta di riscoperte e novità, eccellenza della cultura italiana nel mondo, che fin dagli esordi ha richiamato l’attenzione di un pubblico internazionale.

Firmato dal direttore artistico Sebastian F. Schwarz e organizzato dalla Fondazione Paolo Grassi, avrà come cornice alcuni luoghi simbolo di Martina Franca – il Palazzo Ducale, il Teatro Verdi, i chiostri di San Domenico e del Carmine, la Basilica barocca di San Martino –, nonché le piazze e le vivaci contrade, insieme alle più belle masserie, fra gli uliveti secolari del territorio pugliese.

LE OPERE

Tre i titoli in programma, tre diversi stili musicali, dal barocco al Belcanto fino al Novecento, un arco temporale di oltre due secoli per riaffermare quell’attenzione che da sempre il festival ha nutrito per il canto lirico: sono Norma di Vincenzo Bellini, Ariodante di Georg Friedrich Händel, Aladino e la lampada magica di Nino Rota.

Nello storico cortile del Palazzo Ducale, l’inaugurazione spetta mercoledì 17 luglio (repliche 21, 28 luglio e 2 agosto, ore 21) a una nuova produzione di Norma (1831) di Vincenzo Bellini, con la direzione di Fabio Luisi, direttore musicale del Festival, fra le bacchette più autorevoli nel panorama musicale internazionale, alla guida dell’Orchestra e Coro della Teatro Petruzzelli di Bari (Maestro del coro Marco Medved).

Il grande titolo, capolavoro del compositore catanese, che nel 1977 portò alla ribalta internazionale il giovane Festival della Valle d’Itria, torna a Martina Franca nell’edizione critica di Casa Ricordi, in cui i ruoli di Norma e Adalgisa sono affidati a due soprani, riportando l’esecuzione all’originale volontà del compositore, come nello storico allestimento martinese degli anni Settanta. Debuttano nei ruoli delle due donne i soprani Jacquelyn Wagner (Norma) e Valentina Farcas (Adalgisa); Pollione è il tenore Airam Hernandez, Oroveso il basso Simon Lim, Clotilde il mezzosoprano Saori Sugiyama, Flavio il tenore Zachary McCulloch. La regia è affidata alla tedesca Nicola Raab, dalla consolidata esperienza internazionale in campo lirico, scene e costumi di Leila Fteita, già premio Abbiati 2022 per l’allestimento de Il Giocatore alla 48ª edizione del Festival.

L’attenzione e la riscoperta del repertorio barocco, da sempre fiore all’occhiello del Festival, quest’anno verterà su Ariodante (1735) di Georg Friedrich Händel, in occasione dei 550 anni della nascita di Ludovico Ariosto, il cui Orlando furioso è fonte di ispirazione dell’opera handeliana. Protagonisti, al Teatro Verdi il 22 luglio (repliche il 25 e 29 luglio, ore 21), l’ensemble Modo Antiquo diretto dal suo fondatore Federico Maria Sardelli (al terzo e ultimo anno di residenza artistica al Festival), e alcuni fra i migliori interpreti specializzati in questo repertorio: Cecilia Molinari (Ariodante), Teresa Iervolino (Polinesso), Francesca Lombardi Mazzulli (Ginevra), Biagio Pizzuti (Re di Scozia), Theodora Raftis (Dalinda), Manuel Amati (Lurcanio), Manuel Caputo (Odoardo). Regia, scene e costumi sono del consolidato team artistico Torsten Fischer(regia), Herbert Schäfer (drammaturgia e scenografia) e Vasilis Triantafillopoulos (costumi).

Il 27 luglio (repliche il 30 luglio, 1 e 4 agosto, ore 21) a Palazzo Ducale il Festival omaggia Nino Rota con il nuovo allestimento di Aladino e la lampada magica “fiaba lirica” del 1968 del compositore che scelse la Puglia come terra d’adozione, e di cui il Festival ha già allestito nelle edizioni passate Il cappello di paglia di Firenze e Napoli milionaria. Francesco Lanzilotta, fra i più brillanti direttori della sua generazione, apprezzato nei maggiori teatri europei e italiani, dirige l’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari. Firma la regia l’argentina Rita Cosentino artista presente nei principali palcoscenici teatrali, scene e costumi di Leila Fteita. Nei ruoli principali il tenore Marco Ciaponi (Aladino), il soprano Claudia Urru (La Principessa Badr-al-Budùr), il basso Marco Filippo Romano (Mago e Re) e il baritono Alexandr Ilvakhin (Il genio dell’anello). A loro si affianca il Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi (direttore Angela Lacarbonara), giovane realtà nata da un progetto che coinvolge le scuole del territorio, occasione per avvicinare i ragazzi al mondo della lirica e al Festival. Di rara esecuzione, l’opera viene proposta nella versione integrale.

I CONCERTI E GLI INCONTRI

Il Festival si arricchisce, come di consueto, di un nutrito numero di concerti di musica da camera e liederistica, musica sacra, barocca, sinfonica e incontri con gli artisti, dislocati in alcuni dei luoghi più suggestivi del territorio.

L’imponente Basilica di San Martino di Martina Franca, “monumento messaggero di cultura di pace” per l’Unesco, ospita il 26 luglio (ore 21) il Concerto per lo spirito del complesso barocco Modo Antiquo diretto da Federico Maria Sardelli con musiche di Vivaldi e dello stesso Sardelli.

Torna al festival la Banda dell’Esercito Italiano, diretta da Filippo Cangiamila, nel concerto a Palazzo Ducale il 31 luglio (ore 21), con trascrizioni per banda di musiche ben note, da Musorgskij a Morricone.

Patrimonio Unesco, capolavoro di tutti i tempi, simbolo di fratellanza, unità, pace, gioia, la Nona Sinfonia di Beethoven compie quest’anno 200 anni. Il Festival della Valle d’Itria la propone il 3 agosto (ore 21) a Palazzo Ducale, affidandola all’esecuzione dell’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari diretti da Riccardo Frizza. Voci soliste Jacquelyn Wagner (soprano), Miriana Lacarbonara (mezzosoprano), Ladislav Elgr (tenore), Simon Lim (basso).

Quattro i concerti del Canto degli ulivi in alcune fra le più belle masserie del territorio, esempi splendidi di architettura barocca. Il Leonardo Trulli Resort a Locorotondo (18 luglio, ore 21) e la Masseria Palesi di Martina Franca (31 luglio, ore 21) ospitano le più promettenti voci dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”. Ancora in località Martina Franca, la Masseria Mangiato (20 luglio, ore 21) accoglie il concerto del mezzosoprano Teresa Iervolino accompagnata al pianoforte da Andrea del Bianco, mentre una quarta masseria (in via di definizione, 5 agosto, ore 21) il duo formato da Irina Vylegzhanina (violoncello) e Liubov Gromoglasova (pianoforte).

Nelle cornici storiche del Chiostro di San Domenico e del Chiostro del Carmine di Martina Franca, tre gli appuntamenti con i Concerti del sorbetto, il 20, 27 luglio e 3 agosto (ore 17): il pubblico avrà l’occasione di ascoltare giovani e talentuosi interpreti, e degustare, al termine del concerto, un fresco sorbetto.

Finale con il concerto dell’Orchestra della Magna Grecia a Palazzo Ducale il 6 agosto (ore 21) per un concerto Omaggio ai 50 anni del Festival.


Da non perdere la serie degli incontri con gli artisti e le presentazioni alle opere che verranno programmate a ridoso delle prime. Fra questi si segnala la Lezione d’opera del maestro Fabio Luisi il 19 luglio al Chiostro San Domenico (ore 21), che si avvarrà delle giovani voci dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, accompagnati al pianoforte da Ettore Papadia.

LE NINA’S DRAG QUEENS

Il Festival si apre poi alla prosa, irriverente e ironica, delle Drag Queen, figure eclettiche, personaggi multiformi, vere e proprie maschere post-moderne. La compagnia milanese Nina’s Drag Queens arriva a Martina Franca con lo spettacolo Il giardino delle ciliegie, al Teatro Verdi il 24 luglio (ore 21). Il regista Francesco Micheli mette in scena il capolavoro di Cechov, opera teatrale di grande coralità, un affresco femminile vario e affascinante, in una nuova, originale versione, che si avvale delle scene di Clara Storti e Selena Zanrosso, dei costumi di Giada Masi e delle luci di Giulia Pastore.

IL DOCUMENTARIO

L’utopia della Valle, questo il titolo scelto per il documentario del regista Leo Muscato, di Martina Franca, scritto con Massimo Bernardini e Laura Perini, ripercorre la storia di 50 anni di Festival. Prodotto dalla Fondazione Paolo Grassi, il filmato, che verrà proiettato il 23 luglio (ore 21) e in altri momenti del festival, raccoglie le voci storiche della Fondazione, nonché i racconti di cantanti, registi, direttori artistici, giornalisti, scrittori e maestranze che hanno visto crescere e prender forma l’idea di un festival unico nel suo genere, nato grazie alla tenacia e alla passione di figure illuminate – Paolo Grassi, Alessandro Caroli e, su tutti, Franco Punzi, anima instancabile del festival per quasi mezzo secolo, di cui il documentario regala una preziosa e commovente testimonianza.

LE GIORNATE DI STUDIO

Durante il Festival verranno approfonditi alcuni argomenti di carattere musicologico, con giornate di studio all’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi che richiameranno studiosi e musicisti a confronto, grazie anche alla collaborazione con Università italiane e Fondazioni. In occasione di Aladino e la lampada magica, il 27 luglio si terrà Il punto su Nino Rota, giornata realizzata per i 30 anni dell’Associazione Docenti Universitari Italiani di Musica, coordinata da Dinko Fabris, mentre il 29 luglio si discuterà di Comicità e musica nel lungo Settecento, approfondendo un repertorio da sempre caro al Festival della Valle d’Itria, cui si devono, di quel secolo, riscoperte e rarità.

IN ORBITA. IL FESTIVAL TRA PIAZZE E CONTRADE

Fra le ricorrenze del 2024, i 250 anni della nascita di Gaspare Spontini vengono omaggiati con una versione “pocket”, e per un pubblico più giovane, della Vestale, celebre tragédie-lyrique del compositore marchigiano che girerà nelle contrade di Martina Franca nei giorni 9, 11, 13 luglio (ore 21) portando la lirica in luoghi meno usuali. Grazie alla rielaborazione musicale di Gianluca Piombo, la regia e drammaturgia di Lorenzo Giossi, l’opera viene proposta in una versione agile dal titolo C’era una volta… Giulia, la Vestale, con tre cantanti (Sabrina Sanza, Aleksandr Ilvakhin, Davide Zaccherini) e un pianoforte. Lo spettacolo è in coproduzione con la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi.

HOPERAPERTA

Dopo l’esposizione alla Milano Design Week 2024, le Sale nobili di Palazzo Ducale ospiteranno grazie alla nuova partnership fra Fondazione Paolo Grassi e il progetto multidisciplinare HoperAperta, la mostra “Mimesis. Forma Immagine” curata da Patrizia Catalano e Maurizio Barberis. Dal 21 giugno al 20 agosto saranno esposte opere di diversi artisti e architetti italiani e di alcuni laureandi del New York Institute of Tecnology.


Il 50° Festival della Valle d’Itria è organizzato da Fondazione Paolo Grassi

con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Puglia, Comune di Martina Franca, Puglia Promozione, Provincia di Taranto, Comune di Cisternino

in collaborazione con Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, European Festivals Association, Opera Europa, ItaliaFestival, Cidim

main partner BCC Locorotondo

platinum partner Masseria Torre Maizza – A Rocco Forte Hotel, Eurospin, Tagliatore

major partner Itelyum Castiglia, Basile srl, Electronic’s Time, UC Gioielleria, Relmef, Malu, Werent, Marraffa