Da “Puglia tutto l’anno” aprile 2020
Intervista all’assessora regionale Loredana Capone
Qual è il bilancio del turismo in Puglia in questi cinque anni?
Sono stati cinque anni di crescita costante del turismo in Puglia. Per accorgersene é sufficiente girare per le nostre città che solo cinque anni fa non erano città vocate al turismo e oggi pullulano di turisti, soprattutto stranieri. Infatti è cresciuto in particolare il tasso di internazionalizzazione di ben sette punti percentuali, passando dal 21% del 2015 al 28%, e nel 2019 l’incoming dall’estero in Puglia ha segnato + 12% e ha riguardato soprattutto le stagioni autunnali e primaverili. Ci siamo dati due obiettivi tra loro collegati: fare venire i turisti tutto l’anno, non solo in estate, (e l’Istat dice che nella primavera del 2019 per crescita siamo secondi in Italia dopo la Toscana), e fare venire in Puglia più turisti stranieri: e anche questo obiettivo abbiamo raggiunto. La Puglia è oggi una comunità accogliente, ha un patrimonio paesaggistico, culturale ed enogastronomico magnifico da offrire ai viaggiatori ed è sempre più facilmente raggiungibile, grazie al grande sviluppo di collegamenti aerei. A tre anni dall’ approvazione del Piano strategico Puglia 365, che ha messo in campo azioni per l’allungamento della stagione turistica, l’internazionalizzazione del turismo pugliese e il turismo sostenibile, l’attenzione è centrata proprio sul turismo internazionale, grazie al quale è possibile allungare la stagione, decongestionando i periodi più “caldi” e favorendo una industria del turismo che funzioni tutto l’anno.
Alcuni dati: 52mila aziende, 135mila addetti, un valore aggiunto di 9 miliardi di euro. Quanto può crescere ancora questo settore?
I margini sono ancora notevoli, soprattutto in termini di quote dall’estero. L’incidenza del Pil turistico è cresciuta dal 7,7 per cento del 2010 al 9 per cento nel 2019. E però siamo lontani dai grandi del settore. Nel 2018 la Puglia è risultata ottava per presenze turistiche sul totale nazionale, con il 3,5 per cento di presenze, al pari della Liguria e superando la Sicilia. Ma il 16 per cento di presenze del Veneto e l’11 per cento di Toscana e Trentino sono ancora lontane. Del resto la Puglia ha cominciato solo da una decina di anni, rispetto ad altre regioni italiane che sono ormai destinazioni turistiche mature, a sentirsi una destinazione turistica e a promuoversi e organizzarsi in questa direzione. La crescita è stata comunque esponenziale. Possiamo crescere ancora. Rivitalizzando e qualificando la nostra offerta.
Le mete preferite dai turisti restano Gargano e Salento. Il settore pugliese è ancora una importante metà per il turismo balneare
La Puglia consente di fare in ogni stagione una esperienza di viaggio in pieno stile mediterraneo, dove i luoghi, le persone e le storie rappresentano gli elementi di forza. Il lavoro per migliorare l’accoglienza e l’offerta turistica, costruendo veri e propri “prodotti turistici”, oltre a quello del mare, è in corso, ma la risposta degli operatori turistici c’è. Si punta decisamente su qualità e sostenibilità per i quali la rete e il dialogo sono fondamentali. Stiamo promuovendo la destinazione attraverso il racconto di una Puglia inedita che va oltre il posizionamento “vacanza al mare d’estate” facendo emergere un’offerta turistica variegata e diversificata e favorire la destagionalizzazione e le “vacanze brevi” in Puglia tutto l’anno. Ed è la Puglia, autentica, inedita e accogliente, della costa ma anche dell’entroterra, che preserva la tradizione ma è anche capace di innovare, che abbiamo raccontato per promuoverla in Italia e all’estero. Ed è questa la Puglia che vogliamo ancora lanciare, promuovere, far conoscere al mondo ed anche preservare.
Federalberghi ha censito 40mila alloggi per affitti brevi su Airbnb solo da dicembre 2018 a agosto 2019. Quanto pesa ancora oggi questo fenomeno nel settore?
Secondo lo studio di Becheri del New Mercury Consulting un turista su cinque è sommerso in Puglia. Per questo abbiamo introdotto il codice identificativo di struttura e il registro regionale delle strutture ricettive non alberghiere che sicuramente costringerà le piccole strutture non alberghiere ad uscire dal sommerso.
Cosa deve fare la Regione nei prossimi cinque anni per potenziare il settore?
Migliorare l’accoglienza, sviluppare ulteriormente la rete degli infopoint nei comuni e negli hub di arrivo come porti ed aeroporti, incentivare voli diretti intercontinentali e promuoversi in nuovi mercati con nuovi prodotti. Importante anche l’attuazione di politiche con le comunità accoglienti rispettose dell’ambiente e della natura, come lo sviluppo dei cammini che con il riconoscimento da parte della Associazione europea dei cammini della Via Francigena fino a Santa Maria di Leuca e la nascita del Cammino materano ha avuto un nuovo impulso. Infine proseguire nella realizzazione di interventi legislativi e di formazione per un salto di qualità nelle competenze al servizio del turismo, per un turismo che aumenta la spesa diminuendo l’impatto, come è stato nel 2019 per la classificazione degli stabilimenti balneari, la nuova disciplina delle Agenzie di viaggio, la Semplificazione amministrativa, l’ introduzione del codice identificativo di struttura e di un registro regionale delle strutture ricettive non alberghiere e l’iter di abilitazione per guide turistiche e accompagnatori. La Puglia poi è la prima regione che ha varato una legge sulle spiagge “plastic free”, condivisa da tutti gli operatori.
Che opportunità di lavoro si aprono per quei ragazzi che vogliano dedicarsi al patrimonio artistico, storico e archeologico?
Nel Mezzogiorno d’Italia la gestione del patrimonio culturale come fonte di sviluppo e occupazione appartiene alla categoria delle opportunità mai colte pienamente. La mancanza di investimenti e politiche eccessivamente vincolistiche, e per nulla orientate alla fruizione, hanno impedito di mettere a valore la più grande ricchezza del paese: il suo Patrimonio. Occorre passare dalla tutela alla valorizzazione. Che significa semplicemente rendere contemporaneo il nostro patrimonio artistico e culturale e connetterlo con le altre arti, il teatro, la musica, le arti visive, il cinema, l’artigianato, il design. Tutto ciò naturalmente ha bisogno di investimenti ma ha bisogno anche di competenze. Sul piano degli investimenti, la scelta della Regione di legare il recupero alla gestione dei contenitori culturali e alla produzione di nuovi contenuti apre opportunità enormi.
E l’arte, in quanto tale, in tutte le sue forme, cinema, teatro, danza, fotografia, pittura e quant’altro, che opportunità di lavoro e guadagno riserva ai giovani? Ci sono misure a sostegno anche in questo senso?
Bisogna essere prudenti e non far passare l’idea che l’arte e la cultura possano essere la soluzione alla disoccupazione giovanile. La carriera artistica è di per sé più difficile rispetto a tanti altri lavori. Alla domanda di un intervistatore che gli chiedeva chi può fare teatro oggi, Eugenio Barba ha risposto: «Chiunque purché abbia una volontà di acciaio e dopo essere caduto sette volte sia capace di rialzarsi un’ottava, sempre con la voglia di avanzare sulle cime delle montagne, danzando». Una risposta che può essere estesa a tutti i mestieri della cultura. Nonostante le difficoltà non si può negare come, sempre più giovani, siano attratti dal lavoro culturale. Non è una moda. Io vedo in questa tendenza una preoccupazione verso i destini del mondo. Una preoccupazione quasi politica. La consapevolezza di un investimento su di sé e nello stesso tempo sulla società. Ma non bisogna fermarsi davanti alle difficoltà. E i giovani, infatti, vanno avanti con coraggio e determinazione sapendo, per continuare con le parole di Barba, che “ognuno deve saper trovare la sua soluzione prendendo in considerazione le circostanze che lo soffocano. Ma le circostanze non possono essere una scusa o un alibi per non intraprendere”. Intraprendere, ecco la parola giusta. Il lavoro culturale è un lavoro collettivo. Infatti, per lo più, lo si intraprende attraverso differenti forme associative e d’impresa. La Regione ha deciso di dare fiducia ai giovani mettendo alla base delle sue politiche il sostegno alle imprese culturali e creative. In questa direzione va il bando sulla valorizzazione degli attrattori culturali che individua nelle imprese dello spettacolo dal vivo i beneficiari di una misura che vale complessivamente oltre dieci milioni di euro e che finanzia 21 imprese e altrettanti progetti di gestione di teatri, castelli, piazze, palazzi. Mettendo a valore un patrimonio altrimenti condannato all’abbandono. Ugualmente il bando triennale sullo spettacolo e le attività culturali(18 milioni e 250 mila euro) vede le imprese culturali e le associazioni iscritte alla Camera di Commercio come prime beneficiarie, sia direttamente che indirettamente attraverso il finanziamento ai Comuni. Tutta la strategia Smart In (100 milioni di euro destinati a biblioteche, siti archeologici, teatri storici, laboratori di fruizione e restauro, empori della creatività) mettendo al centro il tema della gestione, diventa una straordinaria opportunità per tutte le arti.
Qual è il progetto d’insieme? Quale il disegno per il futuro culturale della Regione? Quali le aspettative economiche per le attività collegate?
Potrei sintetizzare la risposta con l’acronimo del piano strategico della cultura cui la Puglia, tra le prime regioni in Italia, sta lavorando: PiiiL, prodotto, innovazione, impresa, identità, lavoro. Dietro ognuna di queste parole c’è un pensiero collettivo frutto del confronto serrato e franco con la grande e variegata comunità dell’arte e della cultura che fa della Puglia la Puglia. Il futuro, anche quello economico, passa da qui. Dalla nostra capacità di mettere a valore il bene più prezioso che abbiamo, che non sono soltanto le pietre, i siti archeologici, i castelli, le masserie fortificate, le piazze, le grotte, i menhir e i dolmen, i parchi, i cammini, i tratturi, i musei, le biblioteche, gli archivi, i teatri, i cinema, ma l’intelligenza di chi li abita, li vive, li gestisce, e li agisce, li cura, li studia, li promuove trasformando con il proprio lavoro, giorno per giorno, un valore potenziale in un valore reale. Che è valore sociale, valore simbolico, valore identitario e valore economico insieme. Perché queste cose o stanno insieme, o coesistono oppure semplicemente non esistono.
di Maria Rosaria De Lumé