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venerdì, Ottobre 18, 2024

Salento-Milano: storie di cambiamento.

A quanti pugliesi in Italia o sparsi per il mondo manca la Puglia? Sembra una domanda retorica con la risposta scontata: manca a tanti. E non è solo questione di età o di lasso di tempo trascorso fuori dai confini regionali. E se manca, perché se ne sono andati? E cosa propongono per migliorare la situazione del Sud, a quali condizioni? In Puglia tutto l’anno dà la possibilità ai giovani, che hanno lasciato la Puglia per seguire i loro sogni professionali, di raccontarsi, di confrontarsi e di tenere ancora saldo il capo del filo che li lega alla loro terra. Da questo numero nasce una nuova rubrica “la Puglia che ci manca”, affidata a Roberta Rizzo.

Nel secondo numero leggiamo le storie di Daniela e Massimiliano: il loro desiderio di realizzazione che li ha portati a lasciare il Salento, la voglia di un lavoro migliore, di crescere nel carattere e nella professione e la tenerezza verso la loro terra d’origine, il pensiero della famiglia, degli amici di infanzia e il rassicurante sapore antico delle tradizioni, il profumo del mare e dell’affetto sincero della gente del Sud. Ognuno racconta la propria esperienza ispirando riflessioni e idee per una Puglia migliore.  (Roberta Rizzo)


 

Daniela Castelluzzo: LA PUGLIA E IL SOGNO MILANESE

È responsabile ufficio commerciale in Carrefour per 19 stazioni carburanti localizzate in area Nord –Centro, vicino ipermercati. Vive e lavora a Milano.

Cosa ti ha spinto a lasciare la tua terra d’origine?

Sicuramente la crescita professionale e l’opportunità che l’azienda Carrefour in cui lavoravo a Cavallino (LE) poteva offrirmi, lasciando la sede leccese per esplorare nuove esperienze professionali. Ero stata assunta come Addetta alle Vendite presso l’ipermercato, ma dopo qualche anno iniziavo a scalpitare per avere la possibilità di crescere e andare via: ho quindi fatto una valutazione interna e mi è stato proposto un percorso di formazione itinerante che mi ha portato a vivere successivamente a Termoli (CB) per cinque anni, come Responsabile Amministrazione del personale e successivamente Capo Servizi (amministrazione del personale + controllo di gestione).

Il mio sogno però è sempre stato vivere a Milano, fin da ragazzina quando guardavo la TV, desideravo vivere in questa grande città intuendo le sfide positive che poteva offrirmi. Nel frattempo, mi ero innamorata di un ragazzo di Milano e alla fine arriva la sorpresa: Carrefour mi propone il trasferimento finalmente tanto desiderato. Tutto si era allineato: lavoro, città e fidanzato, per cui il 10 agosto del 2011, nel deserto estivo della città lombarda, arrivai con il mio trolley, pronta a iniziare la mia nuova vita. Ho iniziato a lavorare in sede (lavoravo per un progetto sulla produttività, risorse umane), poi, finito il progetto, ho avuto un’altra esperienza nell’organizzazione e da undici anni sono nel mondo del Fuel, gestendo un ramo d’azienda, prima come Assistente e ormai da 4 anni come Responsabile amministrativa e Commerciale (gestisco 19 stazioni carburanti sotto vari aspetti: contrattuali, immobiliari, commerciali, burocratici ecc.).

Adoro la vita milanese ma torno spesso in Salento durante l’anno (una volta ogni mese e mezzo nei fine settimana) per recuperare il ritmo lento e la bellezza dei rapporti familiari, degli amici di infanzia, trascorrendo giornate completamente diverse dal mio quotidiano metropolitano, per cui sfrutto il potere rigenerante del mare e dei rapporti antichi rispetto alle veloci e diverse connessioni milanesi.

Ho trovato un equilibrio perfetto attraverso il mix giusto dell’anonimato metropolitano e del ritorno in Salento in cui riemerge la mia identità e familiarità.

Oggi posso scegliere di fare ciò che mi piace avendo le comodità tipiche di una città che può esaudire ogni mio pensiero e che un contesto provinciale purtroppo non potrebbe esprimere.

Cosa manca e cosa miglioreresti della Puglia?

Mancano serie opportunità professionali: lavorando da sempre in un contesto multinazionale, mi sentirei compressa in una realtà locale. L’idea di confrontarmi con un Imprenditore, unico responsabile, non mi darebbe sicurezza, mentre lavorare in una grande società mi fa sentire più tutelata, rispondendo funzionalmente e gerarchicamente a diversi responsabili. È un ambiente stimolante e riesco a mostrare molti aspetti del mio carattere che variano in base alle persone ed alle circostanze.

Potrei anche citare la mancanza di infrastrutture ma in realtà è un aspetto anche affascinante del Salento per la sua natura rurale.

L’aspetto sanitario invece andrebbe decisamente migliorato evitando disservizi e mancanza di innovazione.

Tornerei a casa soltanto per il clima e non escludo di farlo in ottica pensionamento ma mantenendo sempre un piede-a-terre a Milano che ormai considero casa mia: sono stabile, non mi sento precaria, mi piace la vita che ho costruito e i rapporti d’amicizia che ho creato.  Se dovessi rientrare in Salento un giorno, probabilmente sceglierei Lecce perché mi piace il contesto della città e non del paesino.

Massimiliano Nucita: LA PUGLIA E IL CAMBIAMENTO INTERIORE.

Massimiliano Nucita

Lavora presso Italtel, a Milano, una multinazionale nel settore delle Telecomunicazioni e dell’ICT, con il ruolo di Product Manager nel gruppo di Global Business Development. Vive a Pavia.

Cosa ti ha spinto a lasciare la tua terra d’origine?

Volevo allontanarmi dalle sicurezze del mio paese di origine in provincia di Lecce per mettermi in gioco, andare in un luogo che poteva garantirmi lavoro ed esperienze di crescita diverse. Il periodo tra gli anni 80 e 90 peraltro è coinciso anche con la partenza per motivi di studio anche di persone che conoscevo ed ho seguito tale onda. Ho scelto di fare ingegneria elettronica per via della mia propensione alle materie scientifiche e ho scelto Pavia visto che lì avevo già alcuni amici che ci vivevano e quella città era anche molto a misura d’uomo. E poi volevo fare un’esperienza diversa perché sentivo dentro di me voglia di cambiamento: volevo superare alcuni miei limiti caratteriali e di fatto Massimiliano è venuto fuori durante l’università e la mia vita si è arricchita di esperienze che, restando in Salento, non avrei potuto fare. Ho fatto la scelta giusta: Pavia è casa mia, circondato dai miei amici ed in un contesto non così grande e dispersivo come Milano ma abbastanza vicino alla metropoli e aperto come contesto.

Cosa manca e cosa miglioreresti della Puglia?

Manca sicuramente il Lavoro per i giovani. Il Salento è una terra isolata non solo nella geografia ma anche nel modo di pensare. Anzi credo che la geografia rifletta tale aspetto, essendo la Puglia una piccola penisola circondata dal mare in un lembo terra lunga e stretta. Chi ha viaggiato si rende conto di tale mancanza ma le persone che ci ritornano per viverci poi si adeguano a questo stile ed è come se tornassero indietro nel tempo, nei modi di pensare, chiusi in un piccolo mondo antico.

Per quanto riguarda l’aspetto turistico, mi dispiace vedere aziende del settore che spremono il turista senza valorizzare la qualità, offrendo pochi servizi e competenze. Da Salentino mi rendo conto parzialmente di questo problema ma lo percepisco in persone che lo hanno riscontrato e me ne parlano con delusione: purtroppo la colpa è di tutti, del singolo ma anche delle istituzioni politiche che non investono ad esempio nelle infrastrutture: in Salento senza auto non puoi muoverti, ed è un peccato!

Come contraltare però posso dire che essere salentino significa amare la terra, il link con le tradizioni, l’accoglienza delle persone indipendentemente dalla disorganizzazione e la bellezza del territorio, i sorrisi della gente dei paesini senza sovrastrutture, il fascino e il profumo di tale zona, dell’anziano che ti dice con tenerezza “qquai c’è sulu la disperazione (ndr. Qui c’è solo la disperazione!)”, ovvero quell’ agrodolce tipico che attira e conquista e rimane dentro per sempre. E poi le donne salentine sono bellissime.

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