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domenica, Settembre 8, 2024

La Puglia che ci manca: storie di emigrazione.

Roberta Rizzo

Roberta è nata in Puglia, a Bari ed ha vissuto a Scorrano in provincia di Lecce, studiando al Liceo Scientifico di Maglie e laureandosi presso l’Università del Salento in Beni Culturali. Ha iniziato la carriera come ricercatrice che concluderà dopo il dottorato in Nanoscienze conseguito all’ISUFI-Università del Salento nel 2006 per intraprendere quella aziendale che la porterà a cambiare città, settori e ruoli per molti anni, accrescendo competenze ed esperienze in ambiti come l’innovazione, i progetti di ricerca e il marketing. Nel frattempo, si dedica a varie passioni, tra cui la scrittura: nel 2000 pubblica con la ELI (Editrice Letteraria Internazionale, Siracusa) il libro di poesie, “Dall’alba al tramonto”, nel 2005 il suo primo romanzo autobiografico dedicato alla prematura scomparsa del padre, Angelo (Gino) Rizzo, Magnifico Rettore dell’Università del Salento, una lirica intensa e commovente: “Diario di un’anima: il folle, l’amante, il poeta” (Congedo Editore, Galatina). Partecipa nel 2007, classificandomi quarta, al PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE “SCRIVI UNA LETTERA D’AMORE”, la cui premiazione avviene a Torrevecchia Teatina (CH), dove riceve una targa di riconoscimento speciale dalla giuria e la pubblicazione della lettera. Ha pubblicato online varie opere letterarie, nel 2008 e nel 2010, sul sito www.lulu.com, i romanzi “I VIAGGI DI SOFIA” e “L’IMPORTANTE È NON CADERE DAL PALCO”, diffusi anche nel mercato di Amazon.com. Nel 2010 pubblica su www.ilmiolibro.it il romanzo “TERRA, VIGNE E SOGNI” e sullo stesso sito “SE IL TEMPO FOSSE TUTTO CIO’ CHE RIMANE” (2020).  Nel 2022 pubblica online su Amazon una favola noir:” IL MISTERO DEL CASTELLO DELLE FIABE”. Si occupa di tecnologie del futuro (cybersecurity, IoT, Intelligenze artificiale, ecc.) anche attraverso la formazione e il coaching su strategia digitale e innovazione per varie aziende a Milano, città in cui attualmente vive. Scrive, dipinge, canta e pratica molto sport.

-Quando andrai via dal Salento non tornerai più! -, risuonano ancora vivide le parole di mio padre, alla mia laurea. Scalpitavo: avevo tentato di scegliere una facoltà fuori dalla Puglia ma poi avevo ripiegato su Beni Culturali presso l’Università del Salento. Anche il dottorato di ricerca lo avevo vinto nello stesso ateneo, in Nanoscienze, ma dopo avevo trovato soltanto trafile di ricerca lunghe e pilotate troppo difficili e incomprensibili per la mia voglia di realizzazione che mi incitava a esplorare orizzonti nuovi. Dovevo trovare il modo di lavorare e crescere in ambienti competitivi e all’avanguardia: il desiderio di innovazione e di crescita personale e professionale mi spingevano al cambiamento. Non riuscivo a vederlo nella mia amata terra: ho cominciato ad allontanarmene, lentamente. Prima Gioia del Colle in un’azienda del gruppo Ansaldo, poi la Sicilia, nelle energie rinnovabili, in Enel Green Power, in ruoli sfidanti e completi nel marketing e nella tecnologia.  Finalmente sviluppavo competenze nuove, rivendibili sul mercato, apprezzate e altamente qualificanti: mi confrontavo con realtà industriali importanti e costruivo un curriculum rispettabile, ambizioso. Ho perfezionato l’inglese trasferendomi a Dublino per quasi tre anni ed al rientro in Italia sceglievo Milano, col suo tessuto imprenditoriale vario e i suoi ritmi accelerati, perfetti per le mie caratteristiche: qui, dove attualmente vivo e lavoro occupandomi di tecnologie del futuro e trasformazione digitale, ho trovato terreno fertile per continuare a formarmi, migliorando skills, relazioni e investendo nella mia carriera senza fermarmi, con la possibilità di scegliere nuove avventure professionali senza bisogno di “aiuti” dall’esterno, con le mie forze e puntando sulle mie qualifiche. Ecco, uno dei principali vantaggi che ho trovato trasferendomi in Lombardia: la possibilità di essere me stessa giocando alla pari meritocraticamente. Sicuramente l’Italia ha un grosso problema di valorizzazione dei talenti poiché in molti casi si punta alla “conoscenza” o alla raccomandazione, ma non si può generalizzare: il Nord Italia comunque riesce a garantire una fetta di riconoscimento basato sul valore e sulle esperienze, sulle abilità individuali, avendo un’offerta ben più ampia di quella del Sud, ancora fortemente chiuso in “caste” e poco evoluto a livello aziendale. Abbiamo grandi eccellenze e potenzialità ed una scarsa attitudine al rischio legato alle assunzioni. Poi c’è il grande tema delle possibilità, non solo lavorative: da Milano è facile viaggiare, appassionarsi di tante cose (ed una come me ha infiniti hobbies), riuscire ad organizzarsi pianificando appuntamenti, sport, tempo libero, amici. La metropolitana con le sue varie linee è super efficiente, gli spostamenti facili, i servizi completi. Di contro, vivo in un territorio tra i più inquinati d’Europa: il prezzo da pagare compensato dalla velocità del movimento che mi permette di prendere un treno o un aereo per respirare aria migliore in altre parti della Regione o per tornare a casa a vivere il mio piccolo mondo antico e la mia famiglia. C’è una forte comunità di Pugliesi in Lombardia e questa rubrica nasce con l’idea di raccogliere i diversi punti di vista di tanti “emigrati al Nord”, le loro idee, attitudini, suggerimenti. Personalmente, se dovessi fornire alcuni suggerimenti per il Salento, da dove provengo, investirei per un miglioramento generale dei servizi: non solo a livello di efficienza di trasporti ma di opportunità di network, di contatti con ambienti professionali e personalità futuristici, innovativi in diversi settori che possano ampliare gli orizzonti a livello formativo, lavorativo, garantendo connessioni e relazioni, incrementando il tessuto sociale e culturale, stimolando anche la capacità di assunzione dei giovani nativi digitali e orientati naturalmente alle avanguardie. Inoltre, cercherei di rendere il turismo esperienziale, offrendo diversi scenari in base alle esigenze di varie tipologie di clienti: internazionali, vegani/vegetariani, celiaci, ecc., avventurosi oppure orientati al comfort, sviluppando percorsi ad hoc di enogastronomia personalizzati in base al target di riferimento con una adeguata azione di marketing e di customer care evoluto. E ancora le infrastrutture decisamente migliorabili, la cura verso le persone, il rispetto del territorio, la valorizzazione delle tradizioni, lo spirito di “famiglia” che noi del Sud riusciamo a coltivare e diffondere nella nostra unicità. Nel prossimo numero ascolteremo altre esperienze e storie di uomini e donne che hanno lasciato il proprio paese di origine trasferendosi altrove e capiremo cosa li/le ha spinti/e al cambiamento ed in che modo migliorerebbero la loro terra. Se avete ulteriori consigli e opinioni scriveteci alla e-mail: roberta.rizzo@inpugliatuttolanno.it .Ogni piccola increspatura può diventare onda di trasformazione e miglioramento per la nostra Puglia.

Iniziamo il nostro viaggio con l’intervista ad Andrea Colella, originario di Casarano (LE), Service Management Team Leader che lavora a Roma e racconta la sua prospettiva riguardo un tema importante e attualissimo: il work life balance. Ma qual è la connessione tra la Puglia e tale argomento? Scopriamolo.

Andrea: LA PUGLIA E IL WORK LIFE BALANCE

Andrea Colella

Cosa ti ha spinto a lasciare la tua terra d’origine?

La mia stessa natura, unita proprio al desiderio di starci e viverla. Da ragazzo avevo subito sentito l’amore per questa terra d’origine, il mio benessere, come funzionava l’equilibrio della mia salute al suo interno, soprattutto vicino al mare, la facilità e la spontaneità con cui intessevo relazioni sociali, le amicizie strettissime, i primi fidanzamenti, le indimenticabili sagre estive al suono della Pizzica.

Ma al contempo capivo che la mia formazione doveva svilupparsi fuori, in una prima lunga fase. Sapevo (e so tuttora) che un giorno tutti quei “frammenti” si sarebbero ricongiunti, in un modo e in un tempo che ovviamente era (ed è ancora, per certi versi) sconosciuto e affidato a qualcosa di superiore (chiamatela contingenza, o provvidenza…).

E così ho fatto: mi sono iscritto a Ingegneria a Bologna, nel 2005 sono rientrato per una nuova “sbirciatina” su Lecce e lì ho scritto la mia tesi sperimentale in azienda, progettando un database georeferenziato per il censimento di tutto il catasto stradale provinciale. La dedica era “Alla Terra del Salento, e a tutti coloro che si battono per il suo avvenire”, ma i tempi non erano ancora maturi e ho continuato il mio “ostracismo”. Un primo contratto di stage a Perugia, poi Roma in una grande multinazionale, tempo indeterminato – ci mancherebbe – da qui spola su Napoli e Milano, poi Ingolstadt (Germania), Illinois (US), ho imparato l’Inglese sul campo professionale, ho collaborato con colleghe e colleghi delle più svariate origini, dai paesi scandinavi al Giappone, colleghi indiani, filippini, sudamericani, perfino provenienti da splendidi paesi emergenti in Africa, come il Camerun. Sono partito da sviluppatore e oggi rivesto un ruolo da team leader, con una promozione a manager che mi attende al varco.

La Puglia nel mio animo tumultuoso è stata come una splendida donna, nobile e complessa. Troppo, per le mie ridotte condizioni iniziali. Un uomo che se ne innamora, cade inizialmente nella tentazione di negare l’amore stesso, lo ignora, lo reprime, cerca difetti, ma non ci riesce. È una cosa più grande di lui. Convive quindi con quel segreto nel cuore, predispone tutto quello che può perché un giorno vuole dichiararsi quella donna e chiedere la sua mano offrendole il meglio di sé. Il meglio di ciò che ha dentro, sapendo che lei lo aspetterà e che quell’intuizione senza tempo era esclusiva, solo fra lui e lei. Gli amori veri sono così, vivono nei segreti, attendono, condividono, si donano a vicenda, sono generativi per definizione, crescono e fanno germogliare nuova vita intorno a sé, non si ferma al solo “prendere” o al solo “stare bene”.

Da dove nasceva questa mia certezza, non lo so nemmeno io, ma c’è sempre stata ed ha accompagnato ogni scelta di tutto il mio percorso a cominciare dal giorno di quella immatricolazione all’Università di Bologna.

Cosa manca e cosa miglioreresti della Puglia?

Dividerei la risposta in due sezioni distinte, una riguardante il territorio, l’altra la politica.

Come territorio personalmente credo che la nostra regione abbia tutti gli ingredienti che servono (se usati propriamente) per fare della nostra vita e del nostro lavoro proprio quello di cui oggi si ha maggiormente bisogno, almeno per chi lavora nel mio settore. Contatto con la natura, clima temperato, aria pulita, silenzio, un cielo limpido la notte per guardare le stelle (mi riferisco all’inquinamento luminoso, basta andare in una grande città per capire).

A livello politico vedo che da qualche tempo si iniziano a muovere i primi passi (come fanno i bambini che vogliono iniziare a correre) ma quello che manca ancora è proprio una cultura di rispetto e tutela dell’ambiente (quindi mi ricollego al punto suddetto) credo che il mondo dell’Ingegneria (dall’edilizia alle infrastrutture, al settore energetico-rinnovabile) debba lavorare insieme all’ambiente e alla tutela di questi “tesori” che altrimenti rischiamo di perdere.

 

 

 

 

 

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