Su un foglio di quaderno
Strano mondo è questo che s’è fermato
nel sole d’un mattin di tardo inverno
su un foglio regolare di quaderno
volato via da un banco abbandonato.
Strano mondo è questo che infettato
in casa vien rinchiuso dal governo;
le strade vuote sembrano l’eterno,
e ieri, chiù, l’assiolo è ritornato.
Sparuto mondo è questo, che infantile
creatura appare quasi all’improvviso
di fronte a tal letal nemico, e vile.
È un mondo speranzoso che sul viso,
grazie a medici e infermier’, già in aprile,
attende torni il suo più bel sorriso.
Un uomo sta nascendo
E quando torneranno i tempi buoni,
insieme tutti quanti a festeggiare:
banchetti ai campi e griglie in riva al mare;
sorrisi, abbracci, vino e poi canzoni.
I bimbi fan volare gli aquiloni
e il lor frastuono il cuor fa deliziare;
chi brinda alla salute, chi al compare,
chi si sbaciucchia in mezzo a botti e suoni.
È notte ormai; tramonta pian la luna
all’orizzonte. Dorme il mondo intero
e luci non ci son, né voce alcuna.
Un uomo sta nascendo per davvero,
che apprezza, e ne gioisce, altrui fortuna;
un uom che sparte il pane, ch’è sincero
ed ama la Natura, il Giallo e il Nero.
Realtà puo diventar, sì, questa speme,
ma ad una condizion: nasciamo insieme!
Giganti dal cervello fino
Al mondo non c’è lingua ancor capace
di dire tutto quanto questo gelo;
ottenebrati quasi siam da un velo
che il sole oscura e splender l’ fa incapace.
Sì come artiglia l’aquila rapace
la preda sua e la porta via nel cielo,
così ci prende il virus, mentre il melo
sorride e la natura tutta è in pace.
Qual infima cosa siam sulla Terra:
giganti dal cervello fino vinti
da un nonnulla e dai nostri stessi mali…
Gaia scienza dai placidi arsenali,
ridacci la salute e i cieli tinti
di blu, e vinci quest’iniqua guerra!
Ognun di noi s’afferra
a te con fiducia immensa, infinita,
e attende di riavviar la sua vita
nel mentre fra le dita
il tempo scorre lento e misterioso,
fra pia speranza ed eterno riposo.
Di dolci bambini
Mentre le luci si van riaccendendo
e speranzose tornano le genti
appresso a tanti sforzi e mille stenti,
qualcuno nella nebbia sta soffrendo.
Nel mentre il primo mondo sta riaprendo,
le mascherine finalmente assenti,
immerso dentro a turbinosi venti
qualcuno ancor di fame sta morendo.
È il terzo mondo? è il quarto? è il quinto? Gloria
altissima a chi ha fame e non vaccini,
a chi null’altro ha nella memoria
che infami nottate e büi mattini
tristemente consegnati alla storia
come le tombe di dolci bambini.
Il chiurlo dell’assiuolo
Discreto sopra un albero la sera
monotonamente chiurla un assiuolo;
il canto suo nel cielo prende il volo,
e par ch’a tutti dica: “È primavera”.
È un canto ammaliatore di chimera,
è un naturale flauto, è un bel bocciolo;
il mio pensiero è preso dall’assolo,
e provo gratitudine sincera.
Ed ecco, in una pausa del bel canto,
si ode nella piana riecheggiare
un altro chiurlo: loro due soltanto
nel buio silente stanno a chiurlare:
son i primi passi di un nuovo incanto,
è un nuovo amore ch’è pronto a volare.
A cura di Gianni Seviroli