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martedì, Dicembre 3, 2024

Eugenio Gemello

Medico chirurgo, specialista in “Scienza dell’Alimentazione”,esperto di nutrigenomica, una branca della medicina molecolare di recente nascita, che studia i rapporti tra alimentazione, malattie e corredo genetico individuale. Responsabile del Servizio di Dietologia e Nutrizione Clinica – Casa di Cura Petrucciani di Lecce


Dopo 2 anni di DaD, le ansie di questa guerra in Europa, con tutte le incertezze per il futuro. I nostri ragazzi sono più che provati. Quali sono i dati del nostro territorio?

«Effettivamente, tra pandemia (che soprattutto ha pesato molto di più ovviamente della guerra) e reclusioni forzate e cambio di abitudini, quelli che ne hanno sofferto di più sono i ragazzi. Infatti abbiamo avuto il 30 % di incremento di disturbi del comportamento alimentare. C’è stato ovviamente anche aumento del numero di casi di adolescenti in sovrappeso, perché purtroppo si è dovuto anche interrompere l’attività fisica, la socializzazione. Quindi ora è un momento straordinario di ripresa, e ci dobbiamo adoperare tutti perché si ritorni alla normalità completa e totale. Perché per fortuna il pericolo del virus è abbastanza accantonato ma ci sono pericoli per la salute più seri, soprattutto nella fascia di età adolescenziale, che non dobbiamo sottovalutare. Il sovrappeso e l’obesità sono diventati un vero problema endemico. Una pandemia molto più pericolosa del corona virus per i ragazzi. Sono stato ora a Maastricht al congresso Europeo sull’obesità: c’è sempre un numero maggiore di casi che vengono trattati anche con chirurgia bariatrica e terapia farmacologica iniettiva, in particolare il saxenda, proprio per contrastare questo enorme aumento del sovrappeso e dell’obesità in età adolescenziale».

Come si riflette questa ansia sull’alimentazione?

«Questa è una domanda di non facile risposta. Perché l’ansia, che è presente in una larga percentuale di adolescenti, soprattutto nel sesso femminile, può dare sia problemi di eccessiva alimentazione, come avviene nel binge eating disorder (BED), sia come comorbidità della restrizione, e quindi dell’anoressia nervosa. Purtroppo il cibo è sempre un mezzo per esprimere, soprattutto in questa fascia di età, i propri sentimenti, le proprie emozioni, i propri disagi: l’ansia e anche la depressione vengono spesso ad essere specchio del disturbo alimentare e quindi sono due cose da trattare contemporaneamente, sia il disturbo alimentare che il disturbo dell’umore».

Quali progetti sostenibili per il futuro e con quali strumenti?

«Sicuramente ci dovrà essere, a mio avviso, un impegno nelle scuole, della classe medica, che deve far capo ad una equipe multidisciplinare in cui dovrebbe essere previsto anche l’utilizzo degli psicologi, dei dietisti e anche dei biologi nutrizionisti. Noi medici specialisti in scienze della alimentazione siamo veramente troppo pochi sul territorio e ovviamente non ce la facciamo, però nelle scuole ci deve essere un sistema capillare di formazione e di primo screening di queste patologia, prima che diventi grave. Perché il segreto è che prima si affrontano i problemi legati all’alimentazione, legati al peso e alla mal nutrizione, e più sono le possibilità di concludere con successo un piano terapeutico».

Quale ruolo possono e devono svolgere le istituzioni?

«Le istituzioni devono svolgere un ruolo di finanziamento dei professionisti, perché è impensabile che un’istituzione abbia una capacità tecnica, specifica, in quest’ambito; quindi si deve limitare, a mio avviso, a finanziare dei progetti in cui quei pochi specialisti, perché sono pochi, che abbiamo sul territorio, sono disposti a operare« mettendo il proprio know how a disposizione della comunità. Le istituzioni devono mettere semplicemente a disposizione una sovvenzione economica, perché ovviamente nessuno specialista andrà mai gratuitamente, di routine, nelle scuole, nelle palestre, nei centri sportivi, per educare la popolazione».

Il Decreto Milleproroghe cerca di aiutare chi è in condizioni di fragilità psicologica e sta vivendo con ansia, stress e depressione questi momenti di grande difficoltà con un sostegno psicoterapeutico. E la Regione Puglia lo sta sostenendo ancor di più. Basterà?

«Il sostegno psicologico probabilmente non basterà da solo, però è fondamentale, anche per avere una prima identificazione del problema e poi eventualmente richiedere un consulto con degli specialisti; però come prima fase di approccio alla popolazione probabilmente è una scelta molto azzeccata».

Quale il ruolo delle famiglie?

«Il ruolo delle famiglie è assolutamente fondamentale e indispensabile. Nel nostro centro infatti i genitori vengono ad essere dei veri e propri infermieri della struttura, quindi devono essere educati, acculturati sui problemi legati all’alimentazione, al peso, ai disturbi psicologici, per poter mettere in atto quelle che sono le nostre direttive terapeutiche. Hanno un ruolo essenziale».

La vostra esperienza sul territorio

«Io ho la fortuna di lavorare al centro di disturbi del comportamento alimentare, che è un centro per la cura e la ricerca. Abbiamo l’onore di poter dire questo: nel sud Italia siamo forse gli unici, abbiamo pazienti che vengono dalla Calabria, dal Molise, dalla Puglia (dal Foggiano, dal Barese), è uno dei pochi centri in Italia con un sistema di reparti assistiti e con un’equipe multidisciplinare così variegata: abbiamo psichiatri, psicologi, educatori, io come medico nutrizionista. Quindi è una vera fortuna per me lavorare in questo centro»
di Gioia Catamo

 

Pubblicato il 02 gennaio 2022 ore 20:23

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