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sabato, Novembre 23, 2024

Dott. Alessandro Ballestrazzi – Pediatra

Il Dott. Alessandro Ballestrazzi, bolognese, laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bologna, specializzazione in Pediatria e in Fisioterapia. Dal 1987 è Pediatra di famiglia nel Distretto di San Lazzaro di Savena dell’ASL di Bologna. È stato Presidente Nazionale della FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) nel 2013-14.

Attualmente, riveste la carica di Segretario Regionale della FIMP dell’ Emilia-Romagna. Dall’aprile 2017 è Segretario Generale di Simetip (Società Italiana di Medicina Termale e Idrologia Pediatrica) per la quale svolge attività di coordinamento di eventi formativi e scientifici.

In Italia nascono sempre meno figli. Tanta è la incertezza del futuro. Oggi ancor di più. Lei è stato Presidente nazionale della FIMP. Quali proposte per un futuro meno grigio?

Il problema del calo demografico è assolutamente rilevante per il futuro del Paese. Come noto, il tasso di fertilità italiano ci pone agli ultimi posti tra i paesi industrializzati. È finanche inutile sottolineare come il calo demografico induce e indurrà significativi squilibri sia per quanto riguarda il mercato del lavoro, e quindi lo sviluppo futuro (o almeno il mantenimento degli attuali livelli di sviluppo), sia per i costi sanitari dell’assistenza a una popolazione sempre più anziana, sia per quanto riguarda gli aspetti pensionistici. C’è da dire che il nostro paese fa poco per sostenere la demografia nazionale. Questo ci differenzia in negativo rispetto ad altri paesi, non solo del nord Europa. La mia esperienza di pediatra mi fa dire che la gente fa pochi figli perché non trova nella società e nelle istituzioni quel sostegno che dovrebbe avere. Incentivi economici, sgravi fiscali ma anche e soprattutto servizi efficienti sarebbero di grande aiuto e possono fare la differenza come ci insegna il caso di altri Paesi. È necessario che la politica, al di là delle facili parole, pensi a interventi di sostegno attivo per le giovani coppie. In tutto il dibattito di questi giorni sull’allocazione dei fondi straordinari per il Covid non ho sentito una sola voce che prendesse in esame questa problematica così importante per il futuro reale del Paese. È tempo che l’opinione pubblica si faccia sentire perché da questo dipende il nostro futuro>>.

Da oltre un anno viviamo una emergenza da Pandemia che ha costretto i nostri ragazzi alla didattica da casa. Un danno del Covid non solo educativo/formativo, ma anche nella crescita in una età particolare, quella evolutiva. Cosa ne pensa?

La permanenza forzata in casa imposta dalla chiusura generalizzata è stata per molti difficile da soppor-tare. I bambini non fanno eccezione. Lo sconvolgimento di abitudini consolidate, le difficoltà della frequenza scolastica e la necessità di elaborare nuove metodiche di lavoro e di apprendimento, le stesse tensioni familiari create da problemi sociali e lavorativi, sono tutte cose che hanno influito e influiscono pesantemente sull’equilibrio psicologico dei nostri bambini e dei nostri ragazzi.

Vaccino si. Vaccino no. Finalmente cominciano ad arrivare le prime proposte con il Covid. Quali sono le sue riflessioni da Pediatra e come imposterebbe una adeguata campagna sanitaria?

È fuori di dubbio che tutti dovranno vaccinarsi per il Covid. Dai dati disponibili, i vaccini che si prevede che saranno usati sono sicuri. È chiaro che, dato il breve tempo di sviluppo, non tutto è noto per quanto riguarda l’efficacia a lungo termine. In altre parole non sappiamo ancora se e quando saranno necessari richiami. Tuttavia, non occorre avere esitazioni perché la posta in gioco è altissima. Per quanto riguarda i bambini, anche nella mia personalissima esperienza, se contraggono il Covid normalmente sono pressoché asintomatici o con pochissimi sintomi. Tuttavia, è necessario vaccinare anche loro per lo stesso motivo per cui ci vaccineremo tutti, cioè per proteggere le fasce a rischio della popolazione, cioè anziani, persone con problemi immunitari e altri gruppi a rischio. È quindi necessario che i pediatri si attivino efficacemente per sostenere in tutti lo sforzo vaccinale delle autorità sanitarie nell’interesse dei loro piccoli pazienti e anche delle loro famiglie.

Qual è l’incidenza delle malformazioni giovanili del rachide nella vostra Regione?

<<L’incidenza delle malformazioni del rachide nella mia regione non si discosta in modo significativo da quella documentata per l’adolescenza (circa 7 per mille per quanto riguarda la scoliosi idiopatica dell’adolescenza, con prevalenza nelle ragazze), mentre le malformazioni della prima infanzia sono molto più rare e spesso comprendono vere deformità strutturali del rachide inquadrandosi talvolta in quadri sindromici. Esistono anche scoliosi idiopatiche che insorgono nella seconda infanzia ma direi che quelle dell’adolescenza sono in assoluto le più frequenti.

Tuttavia, talvolta si fa confusione tra deformità strutturali vere del rachide (la scoliosi idiopatica dell’infanzia e dell’adolescenza, le malformazioni vere e proprie) e i cosiddetti paramorfismi. Cosa sono i paramorfismi?

Sono anomalie dell’asse rachideo su base posturale che però non comprendono una reale deformità del rachide stesso e questo le differenzia dalla scoliosi idiopatica e da altri fatti malformativi del rachide. I paramorfismi sono frequentissimi e sono spesso legati ad aspetti ortodontici o, meno frequentemente a disturbi visivi o uditivi. La corretta terapia delle concause è quasi sempre in grado di risolvere il problema. Per questo un esame della postura e della colonna da parte del medico dovrebbe essere parte integrante di ogni visita pediatrica almeno a partire dai 6 anni di età.

L’attività sportiva aiuta per una sana crescita muscolare e scheletrica. Quali sport in particolare consiglia?

Indubbiamente, l’impossibilità di fare sport rappresenta nella situazione attuale un’ulteriore fonte di disagio per bambini e ragazzi. I nostri ambulatori sono pieni di bambini con disturbi d’ansia e sintomi psicosomatici legati allo stress collettivo che stiamo vivendo. Per questo, l’impossibilità o la limitazione dell’attività sportiva che con opportuni accorgimenti si sarebbe potuto evitare o comunque ridimensionare si aggiunge al disagio generalizzato che interessa la popolazione pediatrica.

L’Emilia Romagna e la Puglia sono in qualche modo gemellate. Molti giovani pugliesi vengono attratti dalle opportunità formative della vostra Regione e molti emiliani scelgono la Puglia come meta turistica. Questa pandemia ha rallentato questo flusso. Come vede il futuro?

È sempre esistito un asse privilegiato tra la mia regione e la Puglia lungo la dorsale adriatica. Io stesso ho molti amici pugliesi e tanti emiliani trascorrono le vacanze in quel meraviglioso microcosmo che caratterizza la Puglia, con il suo mare, le sue tradizioni e i suoi innumerevoli monumenti. Allo stesso modo, i ragazzi pugliesi che studiano a Bologna ma non solo sono tanti. Uno degli aspetti più negativi della pandemia è proprio il blocco degli spostamenti, pur necessario. È indubbio, e parlo anche per esperienza personale, che nell’età formativa il fatto di muoversi e incontrare altre persone e altri ambienti diversi da quello di origine rappresenta un elemento fondamentale per lo sviluppo armonico dell’individuo. Parlando con molti ragazzi, una delle osservazioni che ho sentito più spesso è stata quella del 2020 come di un anno perso. E non parlavano soltanto del fatto di essere stati chiusi in casa ma alludevano proprio all’impossibilità di coltivare i rapporti e allargare il proprio cerchio di esperienze. Sono però convinto che quando tutto sarà finito, e non c’è motivo di dubitare che nei prossimi mesi sia pure lentamente la situazione migliorerà, potremo riprendere a vivere come prima e quindi a spostarci lungo quella dorsale adriatica da cui ho preso le mosse. Per concludere, posso dire quello che farò io appena potrò: un bel viaggio… in Puglia!.

A cura di Gioia Catamo

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