In tante realtà italiane e nel mondo capita spesso di incontrare medici originari del Salento, che si sono formati e affermati altrove e ricoprono ruoli importanti e fanno importante la struttura dove lavorano.
Ma assistiamo pur tuttavia a questa costante migrazione di pazienti dal sud verso strutture e specialisti del nord… ma tanti sono originari del Salento. E allora? Perché non promuovere la inversione di questo flusso, valorizzando il Salento e del Salento una Sanità eccellente, con eccellenti specialisti che operano già in loco… o che, pur salentini, operano a Milano, Torino, Parma, Firenze, Bologna…
In ogni numero di Puglia Tutto l’Anno presenteremo questi medici, originari del Salento, che si sono formati e affermati in altre realtà e spesso incontriamo nei nostri “viaggi della speranza” e chiederemo di riportare nel Salento la loro esperienza.
Incontriamo il Presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce, Donato De Giorgi, già sensibile alla valorizzazione della sanità pugliese pubblica e privata del Salento, e gli abbiamo posto qualche domanda.
Presidente, cosa pensa di questa ambiziosa impresa?
La migrazione sanitaria esprime un duplice disagio: quello dei professionisti che non trovano nel territorio d’origine e spesso neanche in quello nazionale, le giuste opportunità per esprimere al meglio progetti, aspirazioni competenze, frutto di una formazione sempre lunga, faticosa e costosa: è così che moltissimi professionisti salentini rappresentano, lontano dal nostro territorio, eccellenze mediche e scientifiche assolute in Italia e nel mondo.
Però il disagio maggiore e lacerante è quello raccontato dai tanti pazienti che ancora si recano nelle grandi strutture del Nord e del Centro Italia aggiungendo alla difficoltà determinata dalla malattia, quella di doversi allontanare da un contesto sociale e di affetti, per trovare risposte soprattutto organizzative più adeguate e strutturate. L’Ordine dei Medici si è impegnato dall’esordio dell’attuale governance a cercare di invertire questa tendenza, ben cosciente che moltissimo deve essere ancora fatto. Il problema di fondo è rendere “attraente” il nostro territorio. Ciò può essere realizzato principalmente attraverso due linee prospettiche: il miglioramento dell’organizzazione (con razionalizzazione, efficienza, ricerca, tecnologia, accessibilità) e offrendo in un unico link il valore aggiunto della “bellezza” della nostra terra, categoria non solo estetica, ma anche etica nei rapporti e nella cultura.
Cosa pensa del progetto Salute e Turismo nel Salento?
Abbiamo da tempo immaginato di declinare il concetto di salute come valore complessivo e non riducendolo a mera cura di una patologia; avevamo progettato alcune iniziative che riuscissero a coniugare le offerte di salute con quanto di meglio può offrire il Salento, ciò perché riteniamo il progetto salute-turismo assolutamente organico, ben strutturato e integrato perfettamente con il nostro impegno. È questo il motivo principale per cui siamo veramente entusiasti sostenitori della progettualità generale proposta da Medinforma. Probabilmente ciò potrebbe costituire la premessa per realizzare un sogno che abbiamo nelcassetto: questa straordinaria offerta potrebbe addirittura invertire una tendenza consolidata e attrarre utenti del resto d’Italia verso il Salento.
Qualche mese fa le avevo parlato di “Regala un Sorriso”. Può essere secondo lei per i pazienti un’opportunità per un adeguato trattamento clinico utilizzando le eccellenze del luogo?
Il progetto “Regala un Sorriso” rappresenta un’interessante iniziativa che connette positivamente varie esigenze. L’importanza di prevenire con quella di informare, il coinvolgimento di target sociali “sensibili” (ragazzi, famiglie, educatori) con la possibilità di utilizzare un network sanitario e scientifico efficace. Soprattutto l’opportunità di garantire la qualità delle prestazioni e l’accessibilità di esse, nell’ambito di un convenzionamento. Naturalmente deve essere sempre garantita l’assistenza degli utenti nel nostro territorio e nell’ambito del sistema sanitario, con la collaborazione di Ordine dei Medici e CAO, per non contravvenire alle premesse di base; deve essere inoltre favorito un proficuo scambio di professionisti (e di esperienze) pluri-direzionale, tra le Regioni, che si “gemellano”.
A cura di Gioia Catamo