Chirurgo urologo pediatrico di fama internazionale. Salentino, nato a Lecce. Già Primario di Chirurgia Pediatrica presso l’Ospedale Maggiore di Bologna e di Urologia Pediatrica del King Faisal Hospital di Riyadh, in Arabia Saudita. Nel 2005 ha introdotto una innovativa tecnica chirurgica per la ricostruzione precoce dei genitali esterni in età pediatrica. E per questo gli è stata accollato il nome di “penis maker” (ricostruttore di peni).
Ospitiamo nella rubrica “Salute e Turismo nel Salento” questa presentazione/intervista con Roberto De Castro, urologo pediatra, protagonista di una straordinaria avventura e autore del libro: “Il Bimbo e le Belve”. Il libro racconta la storia e le avventure di Roberto vissute in attesa dell’incontro fatale con il bambino del miracolo, vietnamita, che la sua vita avrebbe tanto cambiato. È una bella storia, incredibile ma vera. Lo facciamo con grande piacere, per il rapporto speciale che abbiamo con Roberto De Castro, di cui condividiamo la salentinità, la passione per la professione e l’impegno a salvaguardare la salute dei bambini, in un momento in cui in Italia di bambini ne nascono sempre meno e presentiamo in questo numero il grido di allarme di esperti e specialisti che ci fanno vedere il presente con grande preoccupazione e ci indicano un futuro possibile ma solo attraverso sostegni concreti per la natalità e per la tutela dei bambini. Ci sono bambini che nascono privi del pene o che lo perdono per incidenti, errori chirurgici o aggressioni animali. La Medicina e Chirurgia era impotente di fronte a simili tragedie e aveva sviluppato e portato avanti per decenni l’assurda convinzione che la soluzione migliore fosse trasformare i bambini in bambine.
Oggi sembra incredibile, ma fino a pochi anni fa nei testi di medicina era riportato possibile modificare il cervello di un individuo nei primi anni della sua vita solo vestendolo diversamente (gonne invece di pantaloni!), proponendogli giochi differenti (bambole invece di pistole!), con qualche grossolana modifica chirurgica e cure ormonali e psicologiche. Quante persone hanno pagato con la vita o con l’infelicità queste teorie, oggi fortunatamente superate. Il fatto che De Castro ha dimostrato possibile la ricostruzione peniena già dai primi mesi di vita ha sicuramente contribuito a modificare questo insensato stato di cose. È per questo che viene invitato in tutto il mondo per effettuare interventi un tempo ritenuti impossibili, che hanno consentito la cura efficace di malformazioni e mutilazioni genitali di bambini e bambine permettendo loro di vivere e di condurre un’esistenza piena.
Un giorno venne contattato da Greig Craft, un imprenditore americano impegnato in opere di solidarietà in Vietnam per visitare un bambino speciale, Thien Nhan: un neonato abbandonato nella foresta della provincia di Quang Nam, subito dopo la nascita. Aggredito e mutilato dagli animali selvatici. Miracolosamente sopravvissuto per tre giorni prima di essere ritrovato per caso da un gruppo di monaci di passaggio. Immediatamente soccorso e portato di corsa al dispensario del villaggio. Disidratato, battito debole, sbranato, senza la gamba destra, senza pene e testicoli e tuttavia sopravvissuto. Miracolosamente vivo. Medicato, disinfettato, idratato, trasfuso con il sangue degli infermieri e operato per quel che si poteva in condizioni estreme nell’ambulatorio del piccolo villaggio della campagna del centro del Vietnam. Non ha più la gamba destra e non ha più l’apparato genitale e mostra ferite su tutto il corpo. Trasferito nella città più vicina, Da Nang, gli hanno messo un catetere provvisorio ma serviranno altri interventi e soprattutto uno specialista competente che a Da Nang, e forse nemmeno a Saigon, c’è. I monaci che lo hanno salvato non possono prendersene cura nel monastero e lo affidano a un centro di accoglienza. Dopo circa un anno la notizia viene data in televisione. Attira l’attenzione di Greig Craft che decide di prendersene cura con la moglie vietnamita. Ma si presentano 2 coppie desiderose entrambe di adottarlo. E così sarà. E viene portato ad Hanoi. Cresce. E poi negli Stati Uniti, a Cleveland, in un famoso centro di urologia pediatrica, di fronte all’assenza dell’apparato genito-urinario maschile, propone di farne una femmina … Greig e Mai Anh (la mamma adottiva) rifiutano sdegnati e non si arrendono. Greig cerca una alternativa. Tante coincidenze, alcune fortunate. Con la perseveranza e lo spirito del “nulla davvero impossibile” che ha imparato niente di meno che dall’incontro fortuito e poi dalla frequentazione con Madre Teresa di Calcutta, Greig arriva a sapere dell’italiano “penis maker”. E incontra Roberto De Castro a Bologna, Primario di Chirurgia Pediatrica presso l’Ospedale Maggiore, da qualche anno promotore di una sua personale tecnica di falloplastica pediatrica. Poi il primo incontro di Thien Nhan con Roberto e l’intervento nel gennaio 2011. La dimissione. Il ritorno in Viet Nam. Una complicanza che impone a Roberto di lasciare Bologna per una visita urgente a Thien Nhan ad Hanoi. Trattata la complicanza inizia un nuovo percorso che avrebbe cambiato la vita di Roberto e del bellissimo gruppo di amici e sostenitori vietnamiti nel nome di Thien Nhan. Tanti bambini e bambine da visitare e operare. Ogni anno, con Silvia, e poi con tanti colleghi e collaboratori che lo seguiranno in questa avventura, in cooperazione con specialisti urologi pediatri vietnamiti sempre più numerosi in 2 ospedali di Hanoi, poi a Da Nang e a Ho Chi Minh City (il nuovo nome di Saigon alla fine della guerra e con l’unificazione del Paese). Le missioni hanno avuto un grande successo, Roberto è quasi una celebrità in Vietnam. È stato premiato dalla Nazioni Unite per il suo lavoro umanitario. Il Vietnam ti cambierà la vita, gli aveva detto Greig. E così è stato. Nel 2019 ancora una volta in Vietnam per la 14^ missione, temporaneamente l’ultima per colpa della pandemia.
Oggi Thien Nhan ha sedici anni, sta bene, cammina, corre, gioca. Normalmente. “Thien Nhan and Friends” è l’associazione che sostiene il progetto per la cura delle malformazioni e anomalie genitali dei bambini, con sede principale in Vietnam e con la branca italiana “Thien Nhan & Friends Italia” (www.tnfitalia.org). Il responsabile della équipe chirurgica è Roberto De Castro. Ha descritto questa meravigliosa esperienza nel libro di recente pubblicazione dalla prestigiosa Baldini + Castoldi: “Il Bimbo e le Belve”, scritto in collaborazione con Viliam Amighetti (scrittore dai mille talenti che ha seguito Roberto a Lecce, Bologna e in Vietnam per raccoglierne la storia) e con il generoso sostegno di Al Bano Carrisi che ha scritto la prefazione. I proventi del libro sosterranno il Progetto, che, in attesa del ritorno alle missioni umanitarie internazionali, ha permesso a bambini e bambine del cosiddetto terzo mondo di arrivare in Italia ed essere curati da Roberto e i suoi Colleghi negli Ospedali di Parma, Trieste, Lecce, e Perugia.
Sono amico di Roberto. Ci sentiamo ogni tanto, sempre con grande affetto. Colleghi, io ortopedico, lui urologo pediatra. Lui un gigante di fama mondiale, io piccolo in una piccola provincia. Ma condividiamo lo stesso Progetto di Vita. Di sicuro ne viviamo una. Viviamola bene. Facendo del bene.
Ho letto il tuo libro d’un fiato, imponendomi di trovare il tempo che spesso non c’è. Una fantastica avventura, la tua vita, frenetica, di corsa, sempre alla ricerca del nuovo e del bello.
«Grazie Lucio, grazie delle tue parole e dalla presentazione del mio libro sulla tua bellissima rivista. Sono onorato. Stimo molto te e le tue instancabili iniziative a favore dei progressi della Medicina nel nostro Salento».
Non sono d’accordo con Greig. Il Vietnam secondo me non ti ha cambiato la vita. Ti ha permesso di continuare a fare ciò che nella tua vita hai sempre fatto. O no?
«Caro Lucio, la passione per il lavoro, l’orgoglio di adoperarci per fare al meglio il nostro lavoro e così fare del bene, la ricerca dell’appagamento professionale e quindi della felicità, fanno parte della nostra natura e ci accomunano. La vita mi ha favorito in questo. Sono consapevole del privilegio. Tuttavia a un certo punto qualcosa mancava, ci voleva un evento che avrebbe in un certo qual modo giustificato e dato un senso alle tappe della mia vita e stabilito un programma preciso per il futuro. Così è arrivato l’incontro con Thien Nhan. Quindi credo che Greig abbia intuito giustamente che il Vietnam mi avrebbe cambiato la vita».
Nel 2019 la 14^ missione in Vietnam. E avresti fatto anche la 15^ e 16^ se la pandemia non avesse fermato il mondo.
«È così! Le missioni annuali o bi-annuali in Vietnam di 3 settimane ognuna si sono temporaneamente interrotte. Dovremmo poter ricominciare nell’autunno 2022. Abbiamo continuato regolarmente a fare ambulatorio online con i 4 Ospedali vietnamiti seguendo i nostri bambini, consigliando i trattamenti urgenti e programmando le terapie più complesse al nostro ritorno. Come hai ricordato prima, abbiamo sostenuto l’arrivo di bambini in grave difficoltà dal Bangladesh, dall’Algeria e dal Medio Oriente. Li abbiamo accolti e curati in Italia. Vari Ospedali italiani hanno offerto le cure gratuitamente e la nostra associazione ho permesso viaggio e soggiorno, a volte anche di vari mesi. Anche gli inviti a operare nel mondo nell’evenienza della nascita di bambini privi di genitali esterni, si sono interrotti per lo stesso motivo. Ho prodotto dei video del mio intervento e fatto conferenze online con gli Stati Uniti per permettere che la mia tecnica potesse essere correttamente eseguita da altri. Ciò sta avvenendo in questi giorni nell’Ospedale Pediatrico di Emergency in Uganda, dove non io, ma Emilio Merlini, Professore di Urologia, Presidente dell’Associazione Europea di Urologia Pediatrica, primo e fondamentale membro della mia équipe in Vietnam, eseguirà la falloplastica».
Ma tu non ti sei fermato. Hai continuato a lavorare, a correre, a leggere, a scrivere: “Il Bimbo e le Belve”.
«Ci ho provato e vorrei avere l’energia per continuare a farlo».
Quale è l’obiettivo di questo libro?
«Risposta non facile. Certamente non ho cominciato a scrivere di me e di Thien Nhan avendo già stabilito un obiettivo se non la sfida di portare a termine l’opera. C’è stata la coincidenza di aver conosciuto Viliam Amighetti e aver stimolato la sua fantasia raccontandogli quello che stavo facendo in Vietnam. Avrebbe dovuto scriverlo lui interamente e poi la mia partecipazione diretta è stata sempre maggiore e ne sono diventato coautore. Poi il grande Al Bano che l’ha letto quando ancora in bozza, gli è piaciuto, si è addirittura commosso ed entusiasmato, ha preteso che lo riprendessi e ampliassi. Alla fine la pubblicazione, che è stata accettata da Elisabetta Sgarbi, leader della importante Casa Editrice Baldini + Castoldi. Una volta in libreria, il racconto potrebbe però avere assunto vari scopi. Quello di far conoscere una storia di vita vera e vissuta intensamente, che possa essere di esempio (spero di non essere troppo presuntuoso!) ai giovani medici all’inizio della loro carriera. L’obiettivo di raccontare del miracolo del neonato abbandonato che ha generato miracoli. Lo scopo di stimolare la raccolta di fondi a sostegno delle missioni e delle iniziative umanitarie che stiamo portando avanti. E poi ha prodotto gioia, commozione, soddisfazione».
L’hai scritto con Viliam Amighetti e Al Bano ne ha scritto la prefazione. Quanta altra gente hai coinvolto?
«Viliam e Al Bano sono stati ovviamente fondamentali, ma un grande aiuto l’ho avuto da mia moglie Silvia, che mi ha seguito in Vietnam più volte e ha collaborato strettamente alla stesura del libro e alle innumerevoli correzioni. Sembra una frase fatta, ma la verità è che senza di lei non ci sarebbe stato il libro».
Tutti ti sostengono. Al Bano propone un film. Si può fare? E dopo, quanto altro ancora?
«Il sostegno di tanti amici è stato subito notevole. Il libro sembra proprio sia piaciuto. La prima stampa è andata esaurita e la ristampa avviata in questi giorni. Abbiamo fatto presentazioni e firmacopie in varie città. Il 27 novembre a Lecce alla Libreria Feltrinelli di via Templari per un firmacopie. Tanti amici e anche Al Bano. La versione in lingua vietnamita sta prendendo corpo. Il resto è un sogno, ma i sogni a volte diventano realtà come i miracoli».
a cura di Lucio Catamo
Al Bano sostiene la Puglia e i pugliesi
In questo libro “Il Bimbo e le Belve” di Roberto De Castro, suo conterraneo e grande amico, scrive l’introduzione e sostiene il Progetto di Solidarietà della Associazione Thien Nam e Friends.
Vorrei chiedere ad Al Bano, profondamente legato alla sua terra, la Puglia. Perché?
«Nonostante i continui viaggi in tutto il mondo sento forte il senso dell’appartenenza»
Tante gioia o anche dolori?
«Guardo sempre e solo la parte positiva»
Salute e Turismo nel Salento è una proposta che stiamo sostenendo da tempo, perché ci sono grandi chirurghi, come Roberto De Castro, che si sono formati e affermati in altre realtà rendendo eccellenti questi Centri, ma potrebbero rendere ancor più eccellente la nostra Regione. Bisognerebbe valorizzarli di più e meglio. Cosa ne pensa?
«Io ritengo che viaggiare, conoscere, informarsi, formarsi per allargare sempre più la propria esperienza professionale serve. Ma poi il ritorno alla base è altrettanto importante perché questa terra necessita di queste eccellenze che rendano sempre più opportuno scegliere la Puglia».
Al Bano, ambasciatore della Puglia nel Mondo. Oltre alla musica, al canto, al vino e all’olio quali prodotti si sente di proporre?
«Anche le verdure. C’è un clima straordinario. I prodotti della nostra terra sono salutari. Mangiare sano per vivere meglio… La dieta mediterranea.
Ma… soprattutto le ricchezze naturali e architettoniche. Abbiamo 800 chilometri di costa con un mare meraviglioso e tanta arte, musei, cattedrali, borghi.
Non possiamo esportare solo quello che non abbiamo… la neve … il ghiaccio…»
Quindi proponiamo la Puglia sempre e comunque?
«Sempre, comunque… e dovunque»
a cura di Lucio Catamo