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mercoledì, Febbraio 5, 2025

Salute e  ricerca in Puglia: Riccardo Rizzo

Riccardo Rizzo è Ricercatore presso l’Istituto di Nanotecnologie del CNR (CNR NANOTEC, Lecce, Italia) da luglio 2020 e coordinatore del gruppo di ricerca “Membrane Trafficking” da Gennaio 2022 (https://orcid.org/0000-0002-5716-9195). Ha conseguito la laurea triennale in Biotecnologie nel 2006, con lode e la laurea magistrale in Scienze Biotecnologiche con indirizzo Biotecnologie industriali nel 2008, con lode presso l’Università del Salento. Ha conseguito il corso di Pre-dottorato (03/2009–11/2009) presso Fondazione Mario Negri Sud (Chieti) ed il Telethon Institute of Genetics and Medicine (TIGEM, Napoli) ed ottenuto nell’ aprile del 2014 il titolo di PhD in Life and Biomolecular Sciences presso in TIGEM (programma The Open University, UK). Da aprile 2014 a luglio 2020 è stato ricercatore post-dottorato presso l’IBP-CNR e poi presso l’IBBC-CNR di Napoli. Vincitore di diversi premi scientifici nazionali ed internazionali, Riccardo Rizzo attualmente è responsabile e coordinatore di 4 progetti focalizzati sullo studio dell’apparato secretorio in salute e malattia. I lavori scientifici di RR sono stati pubblicati su riviste prestigiose come Journal of Cell Biology, Developmental Cell, The EMBO Journal, Nature Communication, Cell, nonché in altre riviste.


Dott. Rizzo, di cosa si occupa?

I miei interessi scientifici riguardano lo studio delle cellule di mammifero, con un particolare focus sulla comprensione dell’organizzazione morfo-funzionale e la regolazione della via secretoria e il suo coinvolgimento nelle patologie. Infatti, una caratteristica fondamentale delle cellule dei mammiferi è la presenza di organelli intracellulari (lisosomi, reticolo endoplasmatico, apparato di Golgi, ecc.), strutture provviste di membrana che svolgono differenti funzioni necessarie alla sopravvivenza cellulare. Questi organelli comunicano tra loro attraverso sofisticati sistemi di trasporto e consegna. Tra questi, la via secretoria svolge un ruolo centrale ed è responsabile della sintesi, dell’elaborazione e del trasporto di proteine e lipidi al sistema endocitico e alla membrana plasmatica. Come tale, la via secretoria rappresenta una piattaforma di comunicazione intra- e intercellulare che svolge un ruolo chiave nelle malattie infettive, nel cancro e nella fibrosi. Grazie a tecniche di biologia cellulare, imaging ad alta risoluzione e sistemi di coltura cellulare in 3D, io ed il gruppo di ricerca che coordino, cerchiamo di comprendere i meccanismi cellulari di base al fine di identificare bersagli molecolari utili per lo sviluppo di farmaci appropriati per diverse patologie.

Quali sono i risultati della sua ricerca e quali sono le possibili applicazioni?

Nel corso della mia carriera scientifica ho dato importanti contributi nel campo della biologia cellulare svelando, dallo studio della dinamica di alcuni enzimi del Golgi, le strategie di trasporto di questo organello. Il Golgi infatti, funge da “ufficio postale” della cellula, attaccando così delle etichette specifiche (zuccheri) sui pacchi (lipidi e proteine), prima di smistarli alla loro destinazione finale. Lo studio dei meccanismi molecolari responsabili della ritenzione di specifici enzimi al complesso del Golgi, grazie ad un finanziamento che ho ottenuto dalla Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, mi ha permesso di decifrare il meccanismo d’azione dell’oncogene GOLPH3. Tale ricerca ha consentito l’identificazione di farmaci anti tumorali e stabilito un nuovo paradigma nel contesto del traffico cellulare e dell’oncogenesi, favorendo inoltre l’attivazione di diverse linee di ricerca dedicate a studi simili presso altri istituti di ricerca. Attualmente, presso il CNR NANOTEC e TecnoMED Puglia sto studiando come gli stress meccanici influenzano la secrezione. Lo studio, in fase di pubblicazione, mette in luce un meccanismo di regolazione della secrezione proteica cellulare da parte della rigidità del substrato su cui le cellule vengono fatte aderire. La scoperta di specifici interruttori molecolari che risentono degli stress meccanici modulano la secrezione, rappresentano un potenziale bersaglio farmacologico per la cura di malattie fibrotiche come il cancro.

Riccardo Rizzo

Quanto le ha dato la Puglia in questo percorso formativo? 

Amo la Puglia, la regione in cui sono nato, dove sono cresciuto e dove mi sono formato. Ricordo che ogni volta che dovevo presentare un progetto ed i risultati nei meeting scientifici, la prima immagine che proiettavo dal mio computer era la mia terra, il mio paese Castro, con i sui meravigliosi colori del cielo e del mare. Durante il mio percorso formativo ho avuto la fortuna di avere dei docenti che mi hanno trasmesso la passione per la scienza e dei colleghi con i quali condividevo interessi ed obbiettivi comuni. La Puglia mi ha dato le basi per cominciare il mio percorso lavorativo ma non gli strumenti per crescere. Le opportunità di crescita e specializzazione nel mio settore le ho dovute trovare altrove.

Ma poi è tornato. Cosa l’ha spinta a farlo?

Perché non poter fare in Puglia, la regione in cui sono nato e cresciuto, quello che invece riesco a fare tranquillamente in un’altra regione? Questa domanda mi tormentava e mi spingeva a fare sempre di più, con l’obbiettivo di ottenere quell’indipendenza lavorativa che mi permetteva di fare le mie scelte senza dover dare conto a nessuno.  Dopo vari spostamenti e 13 anni vissuti lontano dalla mia terra, appena si è presentata l’opportunità, ho ritenuto giusto trasferirmi nel territorio che aveva contribuito alla mia formazione. Dovevo ripagare in qualche maniera quello che mi era stato dato, ma allo stesso tempo volevo portare nel territorio le competenze che io non avevo trovato.

Cosa ha trovato?

Ho trovato un ambiente rinnovato, nuovo e pieno di opportunità per la crescita nel settore scientifico, con tante opportunità per i giovani. Tuttavia è necessario ancora del tempo affinché questo cambiamento possa adeguarsi ai ritmi competitivi della ricerca nel campo nazionale ed internazionale in modo da attirare ancora più giovani ricercatori della nostra terra e non solo.

Con chi porta avanti queste ricerche?

Svolgo le attività sperimentali presso l’Istituto di Nanotecnologie del CNR di Lecce e l’infrastruttura di ricerca TECNOMED Puglia che mi ospitano e mettono a disposizione le strumentazioni necessarie per i miei studi. Porto avanti le mie ricerche insieme al mio gruppo attualmente composto da 2 post-Dottorandi ed un neo laureato, e grazie a collaborazioni nazionali ed internazionali che includono l’università di Milano, il CNR IEOS-Second Unit Second di Napoli, il TIGEM di Napoli, l’EPFL (Lausanne, Switzerland) e l’Università di Alabama a Birmingham (Stati Uniti).

Cosa le manca?

Mi manca una burocrazia più snella e meno farraginosa che permetta a noi ricercatori italiani di focalizzarci di più sui problemi scientifici al fine di competere scientificamente con le realtà estere.

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