9.9 C
Lecce
giovedì, Gennaio 30, 2025

Petruzzelli: una nuova stagione. Dalle rovine alla rinascita

Una cosa è certa: l’opera lirica l’abbiamo inventata noi. La data tradizionale di nascita (anche se controversa) è quella fiorentina del 6 ottobre 1600, quando a Palazzo Pitti fu rappresentata l’Euridice su musica di Jacopo Peri e libretto di Ottavio Rinuccini per le nozze di Maria de’ Medici ed Enrico IV re di Francia e Navarra. Ma il primo grande capolavoro, quello che segnerà per sempre il destino del neonato genere musicale, è l’Orfeo di Monteverdi del 1607. Non a caso, proprio un anno fa, l’Unesco ha proclamato il canto lirico italiano elemento del patrimonio immateriale dell’umanità.

E non c’è stato un solo teatro in Puglia che non abbia ospitato stagioni, rassegne o singole serate dedicate alla lirica. Il teatro più grande della regione e il quarto in Italia è il Petruzzelli di Bari, la cui nascita si deve ai fratelli Antonio ed Onofrio Petruzzelli, due commercianti che con coraggio e lungimiranza costruiscono nella loro città un teatro ancora più bello del già esistente Piccinni, aperto il 4 ottobre 1854 con il “Poliuto di Donizetti”.

Il Petruzzelli fu inaugurato il 14 febbraio 1903 con Gli Ugonotti di Meyerbeer. Da allora sono passati su quel palcoscenico tutti i maggiori interpreti (manca solo la Callas), a iniziare dai pugliesi “doc” Licia Albanese e Tito Schipa. Il soprano barese, cantante prediletta da Arturo Toscanini e regina assoluta del Metropolitan di New York, trionfò nella Manon di Massenet che inaugurò la stagione lirica 1934.

Il tenore leccese, il più grande fra quelli di “grazia” del Novecento, chiuse proprio al Petruzzelli la sua straordinaria carriera operistica con L’elisir d’amore il 14 e 17 aprile 1955, chiamato dal suo amico Carlo Vitale.

Da Renata Tebaldi, fantastica Violetta nella Traviata del 1952, a Mario Del Monaco, presente nel 1958 e dal ’66 al ’68, da Herbert von Karajan a Riccardo Muti par arrivare a Luciano Pavarotti, sono passati proprio tutti su quel palcoscenico fino alla tremenda notte tra il 26 ed il 27 ottobre 1991, quando un incendio divorò il teatro dopo una recita di Norma. Ma dopo diciotto anni di lavori, polemiche e questioni giuridiche, il Petruzzelli nel 2009 è ritornato di una bellezza incomparabile e dotato di una modernissima tecnologia. E con il nuovo status di Fondazione lirica ha ripreso le sue stagioni con cartelloni sempre ricchi di qualità.

In particolare dal 2014, quando viene nominato sovrintendente Massimo Biscardi, che lascerà l’incarico il prossimo febbraio per assumere la presidenza dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, una delle più antiche istituzioni musicali al mondo. Un traguardo straordinario che premia il lavoro di grande qualità che il musicista di Monopoli ha sempre svolto nella sua carriera, prima da pianista e direttore d’orchestra e poi alla guida dei più prestigiosi enti lirici italiani.

Sotto la sua guida le stagioni del Petruzzelli si sono ritagliate a livello internazionale un posto di assoluto rilievo per la qualità degli interpreti e la ricercatezza dei programmi anche grazie alla rinnovata attenzione per la musica classica contemporanea con il grande successo del progetto “Aus Italien”, vincitore del Premio Abbiati della critica italiana.

La stagione in corso, che si era aperta a gennaio con il Fidelio di Beethoven, dopo la recente e splendida La fille du régiment di Donizetti finora mai rappresentata al Petruzzelli, si chiuderà a dicembre con la Tosca firmata dal regista argentino Hugo de Ana. Ed è già tutto pronto per l’anno prossimo. Dal romanticismo di Verdi con la rarità de Il Corsaro accanto a uno dei capolavori indiscussi della maturità come il Don Carlo, al decadentismo di Puccini con Manon Lescaut, passando per il grande barocco di Händel e la contemporaneità di Kurt Weill e Bertolt Brecht per chiudere con la celeberrima Carmen: sono solo alcuni degli attesissimi appuntamenti del ricchissimo Cartellone 2025, l’ultimo firmato da Biscardi, che vedrà anche il ritorno di Riccardo Muti sul podio dei leggendari Berliner Philharmoniker.

di Eraldo Martucci, critico musicale, giornalista

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

2 × 4 =

Ultimi Articoli